14 marzo 2009

Praga 1950-1968: il racconto di Radio Oggi in Italia

Sguardi altrove. Doveva essere puntato lì, altrove, il mio sguardo e ho stupidamente perso l'occasione di assistere, qui a Milano, sabato scorso, alla proiezione di un documentario su Radio Oggi in Italia, emittente clandestina che il Partito Comunista italiano gestì, da Praga, tra il 1950 e i 1968, con l'aiuto di un gruppo di transfughi italiani, ex partigiani, e altre personalità tra cui Sandro Curzi. Il documentario firmato da Claudia Cipriani, si intitola La guerra delle onde: storia di una radio che non c'era, e racconta attraverso testimonianze dirette, come quella dell'anunciatrice Stella Amici, i quasi vent'anni di operazione di una radio "alternativa" nel corso della Guerra Fredda. Un'esperienza che si concluse con la Primavera di Praga e la chiusura su decisione Sovietica, che forse preferivano controllare direttamente la propaganda attraverso Radio Praga ufficiale e certo non avevano gradito l'appoggio dei comunisti italiani alla politica di Dubcek. Il documentario di Claudia Cipriani era stato presentato a gennaio in occasione di Trieste Film Festival.
E' Oliva che mi ha parlato di questo documentario l'altra sera, scusandosi (come se ce ne fosse bisogno) se le sue vicende personali avevano fatto slittare in terzo piano la veloce lettura di un articolo del Corriere che anticipava la proiezione milanese nel quadro dello Sguardi Altrove Filmfestival. Oliva, che le trasmissioni di Oggi in Italia se le ricorda ancora, insieme agli appelli che le emittenti locali cecoslovacche diffondevano inutilmente verso il mondo occidentale poche ore prima di soccombere davanti ai carriarmati sovietici, mi ha suggerito anche di andarmi a leggere la storia scritta sugli italiani che alla fine degli anni Quaranta scelsero di sfuggire ai processi in corso (molti per le vicende legate alle lotte e alle vendette partigiane in Emilia-Romagna) e si rifugiarono in una nazione "amica". "Uomini ex" si intitola questo libro ed è stato scritto dal giornalista Giuseppe Fiori.
Riporto qui una scheda sul documentario apparsa su Indymedia nei giorni del festival milanese (questa la locandina ufficiale del documentario), segnalandovi però che di Radio Praga e Radio Oggi in Italia ha parlato esattamente un anno fa la rubrica dei TGR Estovest in due puntate, la prima delle quali è presente in archivio RAI. Purtroppo non ho trovato la seconda, ma sul sito della trasmissione si trovano alcune indicazioni. [Nota aggiunta il 4 giugno 2013: purtroppo sull'attuale sito Web della rubrica del TG3 EstOvest mancano proprio le due puntate del 1 e 8 marzo 2008 che parlavano di Radio Praga e di Oggi in Italia. Una coincidenza o un tentativo di rimuovere informazioni sgradite a qualcuno?]


La guerra delle onde - storia di una radio che non c'era
autore: Claudia Cipriani

SINOSSI
Quando nel 1968 i sovietici invasero la Cecoslovacchia, occuparono, tra le altre cose, la sede di Radio Praga, la radio pubblica ceca. I suoi giornalisti trovarono rifugio e poterono trasmettere dagli studi di una piccola radio italiana comunista, “Radio Oggi in Italia”. “Oggi in Italia” era nata a Praga nel 1950 e trasmetteva in italiano notizie di attualità che riguardavano l’Italia, tutte con un’impostazione anti-governativa. Dato il tono pesantemente polemico, l’emittente attirò presto l’attenzione del governo democristiano italiano, cui la vittoria nelle elezioni del ’48 aveva permesso di controllare gli apparati dello Stato, inclusa la RAI, che per legge era l’unico gestore radiofonico. “Oggi in Italia” fu contrastata in quanto radio illegale, “lesiva per gli interessi del Paese”, come testimoniano le interpellanze parlamentari dell’epoca. L’idea di un programma radiofonico alternativo alla Rai ebbe origine all’interno del Partito Comunista Italiano, cui era negato l’accesso ai canali radio statali. Fu per questo che Oggi in Italia non trasmise dall’Italia, ma da Praga, dove nell’immediato dopoguerra erano espatriati molti ex-partigiani comunisti. Erano alcuni di loro a curare le trasmissioni radiofoniche, che rientravano in un accordo di collaborazione tra PCI e KSC (partito comunista cecoslovacco). Superata la fase artigianale degli esordi, la radio si perfezionò, allacciò rapporti privilegiati con la redazione dell’Unità che istituì per Oggi in Italia una sorta di agenzia di stampa, si caratterizzò per la tempestività dell’informazione e per la costante polemica con la RAI. Fu il primo organo d’informazione a dare notizia dei fatti di Ungheria nel 1956, anticipò la radio di stato nell’informare dell’accordo tra Kennedy a Krusciov sui missili di Cuba e diede per prima l’annuncio che la “Legge truffa” del ’53 non era scattata. In pochi anni acquisì grande popolarità (riuscendo anche a superare i 4 milioni di ascoltatori), divenendo una seria antagonista al monopolio dell’informazione Rai, in un’epoca in cui in Italia era dominante il conflitto tra PCI e DC e nel mondo imperava la guerra fredda. Osteggiata per vent’anni dal governo democristiano italiano, cessò di trasmettere per volontà dell’Unione Sovietica dopo l’invasione di Praga nel ’68 per aver palesato posizioni pro-Dubcek.
Protagonista del filmato è Stella, storica speaker di Oggi in Italia, presso i cui studi lavorò dagli esordi alla chiusura. Per la prima volta dopo tanti anni, Stella decide di tornare a Praga per andare a visitare gli archivi della radio e rivedere la balia che accudì sua figlia. Un viaggio nella memoria della radio, dell’Italia degli anni ’50 e del proprio percorso di vita. Un viaggio fatto di emozioni e di ferite ancora aperte. La descrizione di questo viaggio è intercalata da varie testimonianze, tra cui quelle di Sandro Curzi, Carlo Ripa di Meana e Aroldo Tolomelli, per quasi vent’anni caporedattore della radio. I loro interventi rispondono a domande chiave: perché si dovette fare a Praga questa radio? Perché i redattori erano esuli? Perché il governo italiano si accanì per chiuderla? Perché invece fu chiusa dai sovietici? Domande e risposte svelano a poco a poco la storia, stimolando la curiosità e tratteggiando sempre più marcatamente il quadro di una radio scomoda e di una storia sfaccettata.

I PROTAGONISTI

•Stella Amici: fu speaker della radio per tutta la sua durata. Nel 1963 quando sono decadute le accuse contro di lei è tornata in Italia per una breve vacanza. Ha deciso però di continuare a lavorare a Oggi in Italia fino alla sua chiusura a fianco del marito, redattore di Radio Oggi in Italia.
•Sandro Curzi: è firmatario dell’accordo che sancisce ufficialmente la nascita di Radio Oggi in Italia e si occupa della radio sia come giornalista dell’Unità (di cui fu caporedattore e direttore) sia come responsabile Stampa e Propaganda della Direzione del Pci. Nel 1975 viene assunto dalla Rai, dove diventerà direttore del telegiornale di Rai 3. E’ stato consigliere d’amministrazione della Rai.
•Aroldo Tolomelli: nel dopoguerra è un giovane dirigente del Pci. A seguito delle agitazioni avvenute dopo l’attentato a Togliatti, viene accusato di essere il mandante di un omicidio. Espatria a Praga dove è caporedattore di Radio Oggi in Italia dal ’51 al ‘66. Rifiuta l’amnistia dichiarandosi innocente e torna in Italia nel ’66 solo quando decadono le imputazioni contro di lui. È stato senatore del PCI.
•Carlo Ripa di Meana: nei primi anni ’50 è tra i giornalisti incaricati di fornire contenuti a Radio Oggi in Italia per conto dell’Unità. Dal 1953 al 1956 è a Praga per dirigere la rivista World Student News. Nel ’57 lascia il Pci in seguito ai fatti di Ungheria ed entra a far parte del Psi. Dal 1974 al 1978 è presidente della Biennale di Venezia. Viene eletto deputato del Partito Socialista e in seguito dei partito dei Verdi. Nel 2005 diventa presidente dell’associazione ambientalista Italia nostra.

15 commenti:

Anonimo ha detto...

Spero di non andare off topic e se lo faccio chiedo scusa in anticipo: quella "Radio Praga" che sul finire degli anni 70 in onde medie (in Toscana la si riceveva decentemente) dopo la mezzanotte trasmetteva un notiziario in italiano ha a che fare con quanto scrivi?

ciao, Dario

Andrea Lawendel ha detto...

Certo Dario, quella era la Radio Praga governativa che ascoltavo anch'io. Nei 18 anni tra il 1950 e il 1968, da Praga operava una seconda stazione, con infrastrutture immagino messe sempre a disposizione dal governo filosovietico, con programmi realizzati dal gruppo di transfughi della redazione di "Oggi in Italia". Dopo che i carriarmati ristabilirono l'ordine costituito, la redazione italiana di Radio Praga continuò a trasmettere i suoi programmi, fino alla caduta del muro di Berlino, quando il numero di redazioni dei programmi per l'estero venne ridotto a quattro. Ho trovato un lungo articolo su Oggi in Italia sulla rivista storica di studi partigiani di Biella. Potete leggerlo qui.

Anonimo ha detto...

Certo che di storie alla Judica Cordiglia ve ne sono tante. Qui poi abbiamo il travisamento totale della storia di una radio filosovietica. Esponenti comunisti che nonostante che Togliatti si confidasse con la Iotti e suoi amici al ritorno da Mosca (anni '50 "Finalmente respiriamo a casa aria di libertà"), hanno continuato per 18 anni a fornire molte notizie anti democratiche e false. Stettero assolutamente zitti su massacri, delitti, tragedie e povertà della URSS e paesi satelliti, pre e post staliniana. Nelle fabbriche si moriva per malattie facilmente curabili nei paesi democratici, Nessuno poteva fare non solo uno sciopero ma [era] pure minacciato se divulgava il motivo del familiare ferito o morto in fabbrica. Non fu sufficiente l'Ungheria ('56), i danni dello stalinismo denunciati da Kruscev e la totale ingiustizia e miseria subiti dal popolo. Chi contestava spariva (il mio amico Milan [nel] 1964, mai più tornato a casa una sera dal lavoro a Praga. Si era lamentato con un gruppo d’operai, la settimana prima). Queste persone di alti valori democratici e di libertà (forse gli stessi che lanciavono sassi a Venezia agli esuli dell’Istria e Dalmazia, urlando di tornare indietro) dovettero rinsavire 18 anni dopo, alla visione dei carri armati sovietici sotto le loro finestre per trasformarli in social democratici alla Dubcek?
Povero Jan Palach!! La storia non può essere travisata e nascondere i propri errori e allineandosi poi con la maggioranza e addirittura passare come una radio di voce libera clandestina.
 Perseguiti dall’Italia e poi dal Urss. Poveretti! Diffamare e raccontare il falso, senza pagare dazio invece fu lecito?
Nessuno vuole fare accuse, ma se non impariamo nulla dagli errori non cresciamo e non facciamo crescere. Si fa solo retorica e si vuol passare per lungimiranti, per veri democratici. Esempio: i primi a denunciare che la "legge truffa fu bloccata".
 Non è un vanto nel 2009, ma fu grave errore politico di visione limitata, vivere alla giornata e non dare vantaggi a chi governa. (Se fosse stato il contrario, non si sarebbe chiamata truffa ma legge pensata per le nuove generazioni future.) Persino dopo la caduta del Muro ('89) anche il PCI si accorse che se fosse passata la legge di De Gasperi nel '53,detta "truffa " da loro, non avremmo avuto le instabilità di governabilità che ci hanno portato dal 1994 a oggi ad una anomalia tutta italiana di cui non si intravedono vie d'uscita. Magari i Curzi e compagni avessero denunciato via radio, almeno il 5% di ciò [che] mi raccontavano in Iugoslavia, dal 1964 al 1966 amici Cecosloacchi che abitavano a Praga.
Collocare questi comunisti con la visione di socialisti riformatori democratici alla Duceck che operava e diffondeva dal 1965 è troppo per me, caro Andrea! Comunque non ne usciremo se basta un forzato cambiamento di 15 giorni per cancellare 18 anni di antidemocratica e falsa diffusione delle notizie. Violante iniziò un periodo di onesto dibattito sugli errori fatti ma non ebbe seguito, il comportamento di vedere la storia come una fede calcistica (non si cambia mai il tifo per la squadra di calcio, Inter o Milan), cioè non trovare mai una cosa giusta all’avversario politico è nel nostro DNA. Bartali e Coppi ecc. ecc...
Gianfranco Verbana

Andrea Lawendel ha detto...

Grazie, Gianfranco. Non ho visto il documentario, mi limitavo a segnalare il fatto che è stato prodotto e presentato nelle occasioni indicate. Non so quindi quanto, per così dire "giustificatorio" sia l'intento degli autori o dei testimoni ascoltati. Non mi pare ci possano essere dubbi sulla natura delle trasmissioni di Oggi in Italia, nei lunghi anni che hanno preceduto la primavera di Praga. Erano contenuti propagandistici senza mezzi termini. Io che non ho fatto in tempo ad ascoltare Oggi in Italia, ricordo perfettamente 15 anni di assurdità trasmessi da tutte le redazioni italiane delle emittenti dell'Est e non mi sognerei certo di presentarli né come cronaca accurata né come il sintomo di derive verso posizioni più o meno socialdemocratiche o comunque di stampo "dissidente".
Insomma non posso dire se davvero qui si faccia "solo retorica e si vuol far passare per lungimiranti" i redattori di Oggi in Italia e io sicuramente non ho detto che l'emittente fosse una "voce libera". Abbiamo a che fare con la storia di un lungo, drammatico e purtroppo sanguinoso confronto tra la forma politica assunta da una ideologia e un altro modo di intendere la gestione della politica e della cosa pubblica (non voglio dire che la Democrazia Cristiana in Italia non rappresentasse a suo modo una ideologia, ma per quanto difettoso e pieno di inquietanti lati oscuri, il nostro parlamentarismo era tutt'altra cosa rispetto ai regimi di polizia che producevano certa propaganda). La storia di questo confronto non è quella di una teoria scientifica sbagliata che cede magari riottosamente il passo a quella "corretta". Ci sono di mezzo gli uomini, le donne, i loro sentimenti, le loro imperfezioni. Ciascuno può, deve trarre le proprie conclusioni, imparare la lezione che vuole. Ma il rispetto di una memoria che non sono certo io a sottovalutare, non può neppure permettersi di ignorare gli inevitabili chiaroscuri.
Una cosa però dev'essere solo chiara, a Gianfranco e a tutti gli altri: Radiopassioni è un diario che spero interessante e stimolante, non un megafono brandito per far passare falsità più o meno evidenti.

Anonimo ha detto...

Grazie a Radiopassioni sono venuta a conoscenza dell'esistenza del documentario "La guerra delle onde" che tratta di una storia a me molto familiare. Infatti mio nonno, da poco scomparso, aveva lavorato a Oggi in Italia agli inizi degli anni '50.
Qualcuno saprebbe darmi un suggerimento su come poter vedere il film o aiutarmi a rintracciare la regista Claudia Cipriani.
Ve ne sarei molto grata.

Alessandra

Andrea Lawendel ha detto...

Cara Alessandra,

Con un po' di ricerche sono riuscito a trovare il sito di un festival francese che ha in locandina "La guerra delle onde" e pubblica una scheda molto dettagliata:

http://www.fipa.tm.fr/fr/fipatel/2009/fip_19828.htm

Se credi contattami all'indirizzo sul blog o su lawendel (at) gmail (dot) com.
Forse può interessarti anche il volume Praga, radio clandestina, di Paola Oliva Bertelli, pubblicato da Terre di Mezzo nella collana Archivio Diaristico.

gheorgi ha detto...

TECNICAMENTE BEN FATTO MA AUTOCENSURANO LA VERITA' SECONDO I DETTAMI DI UN COMINTERN CHE NON ESISTE PIU'.
STELLA AMICI E' LA MOGLIE DI NATALE BURATO, EX VOLANTE ROSSA. NELLA REDAZIONE CI FU GIULIO PAGGIO, IL COMANDANTE MITICO DELLA VOLANTE.
NON VIENE MAI APPROFONDITO CHI ERANO GLI ESULI E PERCHE' ERANO ESULI....
LA VERITA' NASCOSTA.

Andrea Lawendel ha detto...

Grazie per questo interessante commento, Gheorgi, ma proprio perché il Komintern non esiste più e dato che qui si parla di storia, sarebbe bello andare oltre ai nickname e all'assenza di fonti citate... Secondo Philip Cooke, autore di "Oggi in Italia, La voce della verità e della pace nell'Italia della Guerra Fredda", Giulio Paggio nel 1954 lavorava per la redazione italiana di Radio Praga:

Nel 1954, complessivamente, erano quindici le persone che lavoravano per Radio Praga e "Oggi in Italia"19. I tre fuorusciti politici che lavoravano per Radio Praga erano, come già detto, Natale Burato insieme a Giulio Paggio ed un modenese, Armando Ribaldi. I dodici che lavoravano per "Oggi in Italia" erano: Aroldo Tolomelli, Enzo Biondi, Bruno Montanari, Yvonne Amici, Felice Angelini, Fausto Govoni, Alessandro Pecorari, Sergio Cecchini e Paola Bertelli (marito e moglie), Antonio Natoli, Martino Silvestri e Maria Silvestri.

Non so se successivamente Paggio si trovò anche a lavorare ai programmi di Oggi in Italia.

Il saggio di Philip Cooke, apparso su Modern Italy/2, giugno 2007 è disponibile anche qui.

gheorgi ha detto...

HAI RAGIONE ANDREA, MA PURTROPPO I NOSTALGICI DEL COMINTERN ESISTONO ANCORA PERCUI PREFERISCO L'ANONIMATO.
SUL DOCUMENTARIO: PER CHI NON CONOSCE LE VICENDE E' TUTTO BELLISSIMO E NUOVISSIMO.
PER CHI CONOSCE LE VICENDE: E'COME SE CI FOSSE UN BUCO NERO DELLA STORIA.

CMQ SOTTOSCRIVO TUTTE LE INFORMAZIONI CHE HAI SCRITTO.
SI LEGGA ANCHE "UOMINI EX" DI GIUSEPPE FIORI, GRAN LIBRO.

Andrea Lawendel ha detto...

Naturalmente rispetto la posizione di Gheorgi, l'anonimato in rete deve rimanere una garanzia per tutti e se personalmente non scelgo questa strada (ma ci sono anche precise ragioni professionali, io vivo della mia firma) in questa sede continuerà a esserci lo stesso spazio per tutti i tipi di nome. L'importante, come sempre, è che la nostalgia non diventi una scusa per stravolgere la storia e le sue interpretazioni. Purtroppo ancora non sono riuscito a vedere il lavoro di Claudia Cipriani, ma sono convinto che al di là del documentario, sulle vicende di "Oggi in Italia" ci sia un ragionevole grado di chiarezza e verità documentale.

gheorgi ha detto...

E' EVIDENTE CHE CLAUDIA CIPRIANI E' UNA OTTIMA REGISTA PERO' SI E' LASCIATA SOPRAFFARE DALLA AMICI, NAVIGATA E TRINARICIUTA CARIATIDE DEL PCI. LA AMICI HA IMPOSTO UNA LINEA BEN PRECISA E I GIOVANI FILMAKER SONO STATI COSTRETTI A SEGUIRE QUELLA LINEA. SPERO DI ESSERE STATO ABBASTANZA ESPLICITO.

Andrea Lawendel ha detto...

Chiarissimo, anche se una certa terminologia lascerà i lettori più giovani con qualche perplessità :-)
Grazie ancora per questo contributo, che al di là delle questioni metodologiche e dei miei personali dubbi sull'effettiva esistenza - nella fattispecie - di un preciso disegno disinformatore, testimonia se non altro l'importanza di episodi niente affatto marginali della nostra storia recente.

gheorgi ha detto...

DA PARTE DEI FILMMAKER NON C'E' STATO NESSUN DISEGNO DISINFORMATORE.
DA PARTE DELLA AMICI SI'.
I FILMMAKER AVREBBERO VOLUTO FARE UN DOCUFILM SULLA VOLANTE ROSSA....
TE CAPI'?

SempreNeiMieiPensieri ha detto...

Non avevo mai notato questo blog....sono felicissima di leggere di mio nonno e della sua storia in "Oggi in Italia: gli uomini ex" ......la sua fuga dall'Italia, gli anni del suo esilio a Praga, le condanne, l'amnistia...è stata una grande persona, una piccola parte della nostra storia ma una grande persona. Mi manchi...sei sempre nei miei pensieri.
M.

Andrea Lawendel ha detto...

Cara M. grazie per il commento. Forse avrai notato che anche il nonno di Alessandra (vedi qualche commento sopra), ha lavorato per Oggi in Italia.