26 marzo 2009

La Cortina di ferro di Prypiat

Una fotonotizia su Repubblica di oggi rimanda a un sito dedicato ai relitti di artefatti umani, dalle navi agli edifici. Cimiteri di imbarcazioni, fabbriche abbandonate, il sito Artificial Owl è una macabra antologia di cose grandiose e inutili, un monumento alla nostra caducità espressa su scale sempre più larghe. Talmente larghe che alla fine lo sforzo della distruzione supera di gran lunga quello della costruzione. Tra le tante fotografie estratte dal quotidiano in questo impressionante florilegio, ecco le antenne di Prypiat, in Ucraina, non lontano da Chernobyl. Le antenne da cui trasmetteva il radar over the orizon sovietico, il celeberrimo Picchio Russo. Il picchio russo operava nelle frequenze delle onde corte e sparava segnali da diversi megawatt sulle frequenze delle emittenti internazionali e radioamatoriali. Un tac-tac-tac che occupava finestre di spettro amplissime e spesso obliterava le trasmissioni legittime che occupavano quelle frequenze. Doveva servire come sistema di pre-allerta in caso di attacco missilistico. Un lavoro che col senno di poi si sarebbe rivelato del tutto inane. Il Russian Woopecker operò fino al 1989. Poi il silenzio e questa incredibile cortina di acciaio, vera metafora della Cortina di ferro che un po' continua a dividerci.

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