29 giugno 2011

Radio pubblica europea, l'EBU analizza le strategie Web

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La versione integrale del report conta duecento pagine ed è riservata agli iscritti all'Unione radiofonica europea, ma anche l'executive summary liberamente scaricabile a questo indirizzo contiene molte informazioni interessanti. Con il suo studio sulla situazione attuale delle emittenti radiofoniche pubbliche in Europa e le loro relazioni con i social media, l'ufficio ricerche EBU guidato da Alex Shulzycki ha preso in esame la questione dei consumi radiofonici nelle varie fasce di età e popolazione in 28 nazioni, ponendoli in relazione al consumo di servizi via Internet, siano essi indipendenti o direttamente curati dalle stesse radioemittenti statali.
Con poche eccezioni, anche legate ai cambiamenti subiti dalle metodiche di indagine applicate nei vari paesi, l'audience radiofonica negli ultimi cinque anni è in calo quasi dappertutto. Vistosissimo (prossimo al -15%) il crollo dell'ascolto della radio in Svezia, dove la fascia di giovani tra i 19 e i 24 anni ascolta soprattutto il servizio di musica in streaming Spotify, seguito dalle stazioni radio commerciali e per una modesta percentuale da Sverige Radio. In Italia la contrazione è di pochi decimi di punto percentuale, ma i dati - come sappiamo - sono fermi a ben prima dell'infausta autodistruzione di Audiradio.
Il report analizza anche le strategie Internet delle emittenti e offre un approfondimento su una trentina di programmi di successo che utilizzano il Web, i social network e altre forme di interazione non radiofonica per stabilire una relazione con gli ascoltatori e inventare nuove formule e linguaggi. I programmi RAI presi in esame sono Caterpillar, Fahrenheit, Ruggito del coniglio e RaiTunes. Il ritratto è quello ormai abbastanza scontato ma senz'altro convincente, di un mezzo che soffre molto la concorrenza dei media digitali, almeno fino alle fasce di pubblico più maturo o anziano. Ma che proprio attraverso i media digitali riesce a percorrere strade diverse, forse più tortuose, spesso fallaci, ma non necessariamente meno coinvolgenti.

The European Broadcasting Union today released the results of an in-depth study on the situation of public service radio and its relation to social media.

The report includes data on international radio consumption from 31 EBU Member organizations in 28 countries. It also features 28 case studies on radio programme formats, as well as social- and cross-media strategies in seven European countries France, Germany, UK, Italy, Spain, Poland, Sweden plus the USA.
The study found that public service broadcasters are successfully exploiting social media to reach new listeners and boost their relevance.
One key finding was that while traditional AM/FM radio consumption is down, most public service radio broadcasters now provide online and mobile services, social media interactivity and smartphone applications that have actually extended their reach. Public radio broadcasters are adapting to and even shaping the new radio landscape by building their cross-platform presence to raise their profile and make their content more accessible.
EBU Head of Research Alex Shulzycki said the data showed that the heightened social media activity of radio presenters and their programmes meant public service radio's relevance was continuing to grow.
“In an increasingly competitive radio market, European public broadcasters maintained a strong average 37% share for their national radio channels in 2010, unchanged from the previous year and this is also due to multiplatform distribution and social media,” says Shulzycki.
Mike Mullane, Head of News, Sports & New Radio at the EBU, stated that public radio broadcasters were meeting head-on the challenge posed by music-on-demand websites.
“When these services began to gain a foothold, some people were predicting the end of music-based public service radio. What this study shows is that listeners are still tuning in because they value the interactive human experience that radio offers, but which is not available from music streaming sites,” says Mullane.
The programme case studies showed that European public service radio is engaging with diverse audiences. Programme formats analysed varied from morning shows to cultural magazines and documentaries, but all had social media strategies designed to hold listeners' attention after the radio is turned off.

27 giugno 2011

UCOM: la radio professionale per le emergenze

Se vi capita di trovarvi a Torino il prossimo giovedì, mi troverete al Lingotto dove nell'ambito della manifestazione Protec Italia 2011, salone dei servizi per la protezione civile e ambientale, organizzato dal 30 giugno al 2 luglio, si svolge anche il convegno specializzato UCOM Urgent & Critical Communication Technology. In calendario, alle 14.30 del 30 giugno, è previsto in Sala Blu l'incontro "Infrastrutture, reti e servizi a supporto delle attività in emergenza e in situazioni critiche"
Ecco la lista dei partecipanti e delle tematiche che verranno affrontate nel corso di una chiacchierata di tre ore.

Moderatore: Andrea Lawendel
Relatori: Alberto Barbera, Antonio Pigozzi, Sergio Zaccaria, Libero Cannarozzi, Luca Sani, Marco Morresi, Pippo Sergio Mistretta, Renato Farina, Sandro Mari

L'adozione di mezzi e strumenti quanto più efficienti possibili che facilitino gli interventi del personale di emergenza e che consentano di effettuare rilevazioni, comunicazioni e quant'altro necessario al buon andamento delle operazioni è fondamentale in zone a rischio o nei casi in cui un evento sia già verificato. Ciò consente infatti di ridurre l'impatto dell'evento stesso sul territorio e sulla popolazione e talvolta si rivela determinante anche per il salvataggio di vite umane.
Le comunicazioni in casi di emergenza sono uno dei fattori più critici ma al contempo essenziali per le squadre di soccorso. La sessione offrirà una panoramica sulle infrastrutture, le reti e i servizi pensati per supportare e assistere efficacemente le attività degli operatori di emergenza on site e da remoto. Fornirà inoltre un avanzamento sulle soluzioni per garantire integrazione e interoperabilità tra i vari sistemi, con uno sguardo particolare alle necessità di protezione e sicurezza delle reti stesse da intrusioni esterne.
Nella mia attività mi sono occupato abbastanza spesso, in passato, di sistemi e reti di comunicazioni mobili professionali (professional mobile radio), un settore molto vivave e caratterizzato dalla presenza di numerosi standard in continua evoluzione. Le reti di comunicazione di pronto intervento e emergenza sono quelle che il grande pubblico - e anche molti appassionati di radioascolto - tendono a occupare le "frequenze della polizia". E' una definizione molto generica perché gli scenari si sono molto evoluti da quando il professional mobile radio era un modello di comunicazione analogico, basato sul concetto di radiotrasmissione istantantea o push to talk. Schiaccio un bottone e grazie a un ripetitore centrale vengo ricevuto sia dalla centrale operativa che da tutte le altre radio sintonizzate in quel momento sul mio canale di trasmissione. Il concetto di fondo, almeno per la comunicazione vocale, è ancora quello, ma le infrastrutture di supporto sono enormemente complesse, altamente (quando non completamente) digitalizzate, offrono la possibilità di comunicare in modalità miste voce-dati, sono di tipo stabile (rappresentano cioè una vera e propria rete di comunicazione indipendenti dalle altre anche se con forte orientamento al multiservizio, cioè alla possibilità di servire con una unica infrastruttura dei corpi di intervento diverso, con eventuale interoperabilità) o ad hoc. Insomma una complessa realtà autonoma dalle altre reti di teleradiodiffusione e dalle reti telefoniche radiomobili.
In Italia, tanto per cambiare, siamo piuttosto indietro, anzi drammaticamente indietro con l'adozione di architetture PMR di penultima e ultima generazione. A Torino spero si possa anche approfondire il perché di questo ritardo. Uno dei temi affrontati riguarda lo standard ibrido Digital Mobile Radio (DMR), sviluppato in ambito ETSI, e recentemente affiancatosi al precedente sistema TETRA Terrestrial Trunked Radio. Se intanto volete documentarvi sul DRM e sul confronto tra DRM e TETRA vi suggerisco questo eccellente documento preparato dalla società milanese Radio Activity. Spero di incontrarvi a Torino.

24 giugno 2011

Danimarca, ritorno alle onde lunghe

Un misto di conformismo e di strategia controcorrente nella decisione delle autorità danesi di riattivare l'impianto trasmissivo di Danmark Radio sulle onde lunghe, i 243 kHz di Kalundborg. I programmi verrano diffusi su quella frequenza ma verranno disattivati, a partire da lunedì, sulla frequenza in onde medie di 1062 kHz. La mossa è legata al fatto che sui 243 kHz è stata spenta l'emittente turca che costringeva i danesi a utilizzare 300 kiloWatt, considerati un livello di potenza eccessivo (e proprio per questo Kalundborg era stato spento nel 2007). Oggi il canale e libero e tornerà a essere utilizzato, ma con soli 50 kW sufficienti a garantire una buona ricezione nella parte occidentale del paese. Ma in onde medie l'antenna consumava 250 kW e quindi non sarebbe stata economicamente sostenibile. C'è tempo per cercare di sintonizzarla nel weekend, ovviamente in orari serali. Di notte sarà forse possibile ascoltare anche i 243 kHz riattivati da pochi giorni.

Today the Danish national public service radio station DR has reactived long wave 243 kHz using a brand new Nautel 50 kW sender from the current transmitter site in Kalundborg on the western part of Sealand (Sjælland), Denmark.
Broadcasting on medium wave 1062 kHz (250 kW) will cease on Monday June 27 2011.
From today and until Monday the programmes will be simulcast on the two frequencies. Broadcasting hours remain the same. Cf. WRTH or Euro-African MW Guide for details.
The use of 243 kHz with 300 kW was ended in February 2007, but after Turkey left the channel in October 2008, DR is the only radio station on this channel. Thus it is estimated that the coverage will be pretty good on 243 although the power utilized is only 50 kW.

Radio Nederland, ridimensionamento che sa di chiusura

Il governo conservatore olandese ha deciso una radicale riforma dell'emittenza radiotelevisiva pubblica che include il probabile smantellamento del broadcaster internazionale Radio Nederland (trasmissioni in dieci lingue). L'organismo che oggi percepisce oltre 130 milioni di euro dovrebbe passare nel bilancio del ministero degli esteri e subire un drastico taglio. In previsione la sospensioni delle trasmissioni in olandese e la riconversione a struttura adibita alla copertura di "geografie a rischio". Radio Nederland potrebbe lasciare le onde corte quasi completamente e continuerà a operare come emittente "ad hoc" rivolta alle aree critiche sul piano governativo e militare, dove è necessario supplire alla mancanza di altre fonti informative.
La discussione parlamentare sul piano del governo è prevista per lunedì, quando Radio Nederland organizzerà tutta una serie di eventi, inclusa una trasmissione speciale in FM. Ecco il messaggio dell'emittente:
As you have no doubt seen, last Friday's announcement by the Dutch government about the future of RNW was received here with shock. There are still a lot of details to be announced, not least of which is the size of the budget that we will receive from the Foreign Ministry as from 1 January 2013.
On Monday many of my colleagues will travel to The Hague for the parliamentary debate on the Cabinet's proposals for public broadcasting. The Dutch department, which is threatened with total closure, will be broadcasting special programming between 0600 and 1200 UTC on 27 June. It will involve members of all ten current language departments, but all speaking in Dutch.
The programming will be available via Internet and satellite on RNW2, and portions will also be carried on shortwave according to the regular schedule. In The Hague a special FM licence has been issued for this broadcast. Further details will be published on our website and in the Weblog during the next few days. Here's a summary of what was announced by the Cabinet, and reaction to it:
RNW will no longer provide information for Dutch people living abroad, nor be responsible for providing a realistic image of the Netherlands to the rest of the world. RNW will concern itself solely with providing information in countries where free speech is suppressed or threatened.
The cuts to RNW are part of a widespread austerity programme the current government is implementing to bring the national budget into balance. In the wake of cuts to higher education, the arts and defence, the government today announced a reorganisation of the entire public broadcasting system.
As part of that reorganisation, RNW will no longer fall under the media budget, but will become the responsibility of the Foreign Affairs Ministry. That move is scheduled to take place on 1 January 2013. Foreign Minister Uri Rosenthal confirmed the focus on free speech and press freedom for Radio Netherlands Worldwide:
"Radio Netherlands Worldwide will concern itself with free speech under Foreign Affairs starting in 2013. I will not say anything else about it right now."
Mr Rosenthal explained that, since RNW will remain part of the media budget next year, he does not want to step on his fellow minister's toes. The exact financial consequences of this limiting of RNW's activities are not yet known. Parliament must still approve the cabinet's planned cuts. No detail has been given about the extent of future budget cuts. The lower house of parliament will debate the cabinet proposals on 27 June. During his press conference after the cabinet meeting, Prime Minister Mark Rutte praised the work RNW has done: "Radio Netherlands Worldwide will limit itself to one role, promoting free speech. I think the other tasks Radio Netherlands Worldwide performs are nice, valuable, but not enough to finance them with public money."
In reaction to the news from The Hague, former foreign minister Bernard Bot, chairman of the RNW Supervisory board, said: "I find this Cabinet decision incomprehensible for a government whose foreign policy should serve the long-term interests of the Netherlands and the Dutch." RNW Director-General Jan Hoek echoed the feelings of Mr Bot: "This is an incomprehensible and sad decision. The Ministry has chosen the easy way out by passing one quarter of the cuts in Public Broadcasting (two hundred million euros) in its entirety to one organization - RNW."
RNW Editor-in-Chief Rik Rensen said: "Our country is known as an important and reliable trading nation. Radio Netherlands Worldwide is making a unique contribution in ten languages 24 hours a day. For tens of millions of people around the world, RNW is an important source of information and a journalistic calling card for the Netherlands. Is our country really going back behind the dikes? "

Ma il piano del governo olandese riguarda l'intero assetto mediatico dei Paesi Bassi, che è estremamente complesso (in questo mio post di qualche tempo fa trovate qualche spiegazione fornita da David De Jong, giornalista italonederlandese). Jonathan Marks lo analizza in questo post su Critical Distance, una lettura che vi consiglio perché contiene molte considerazioni interessanti sul ruolo di un broadcaster pubblico nell'era della crossmedialità partecipativa e la necessità di stabilire un organo di controllo che possa anche svolgere la funzione di ponte tra i cittadini, i consumatori (e sempre più spesso produttori) dei contenuti, e le emittenti finanziate dal canone o dalla fiscalità.

22 giugno 2011

Radio cognitiva, il 4 luglio a Bologna un seminario FUB

Finalmente una iniziativa di alto profilo, affidata alla Fondazione Ugo Bordoni, per analizzare la questione della radio cognitiva, dell'accesso dinamico allo spettro e dei cosiddetti white spaces televisivi anche in Italia. Il 4 luglio prossimo a Bologna è previsto un seminario internazionale che vedrà la presenza di studiosi e di rappresentanti delle autorità regolatori svizzera e britannica:

La sfida per l’accesso dinamico e flessibile allo spettro: radio cognitiva, spazi bianchi e nuovo quadro regolatorio

Per la registrazione al seminario compilare l'apposito modulo.
Nella sessione mattutina del seminario sarà illustrato lo stato dell'arte dei lavori condotti in ambito CEPT (Conferenza Europea delle amministrazioni Postali e delle Telecomunicazioni) sulla radio cognitiva e sull'uso degli spazi bianchi potenzialmente disponibili nella banda 470-790 MHz. Le relazioni di base tratteranno gli aspetti tecnici per l'operatività di dispositivi che impiegano lo spettro su base non interferenziale e non protetta e affronteranno le questioni regolamentari collegate alle tecniche di accesso alle risorse radio, come l'implementazione di gelocation database.
Nella tavola rotonda del pomeriggio i temi sollevati nel dibattito europeo saranno calati nello scenario italiano, che presenta peculiarità uniche nel panorama internazionale, in virtù dell'uso intensivo della banda UHF nel nostro paese. Saranno inoltre affrontati temi di stretta connotazione operativa, presentando anche i risultati preliminari di attività sperimentali sull'uso degli spazi bianchi. Alla tavola rotonda parteciperanno rappresentanti del mondo delle istituzioni, dell'industria e della ricerca.

L'appuntamento è per l'intera giornata del 4 luglio presso l'aula “Giorgio Prodi” del Complesso di San Giovanni in Monte a Piazza San Giovanni in Monte 2, Bologna. Presente anche Roberto Borri del CSP Piemonte, molto attivo in ambito radioamatoriale. Per il programma completo cliccare qui.

UK: si studia l'FM per dare lo stesso servizio su DAB

Mentre in Italia il piano di implementazione della copertura DAB è fermo da mesi e il settore della radiofonia torna mestamente dalla cerimonia di sepoltura di Audiradio (possibile preludio al crollo della pubblicità radiofonica), il governo conservatore britannico imprime una accelerazione al processo di digitalizzazione della radio. Un percorso che in base alle normative approvate di recente potrebbe culminare già nel 2015 con un vero e proprio switchover, con la disattivazione dei servizi attualmente in modulazione di frequenza e il loro definitivo spostamento sulla piattaforma DAB, al momento ancora a codifica convenzionale. Nel marzo scorso il ministero della cultura, media e spettacoli ha pubblicato la terza versione del Digital Radio Action Plan e oggi il regolatore OFCOM annuncia una consultazione che inaugura un piano per la revisione della copertura FM in Gran Bretagna e lo studio di una manovra di adeguamento per portare a un analogo livello anche la copertura DAB. Il piano viene illustrato in un lungo documento di una cinquantina di pagine. Occorre, scrive OFCOM, tener conto delle differenze tra la ricezione della radio analogica e DAB. Un segnale "accettabile" in FM non lo è quando il ricevitore è sintonizzato su un multiplex digitale. L'obiettivo finale è assicurare un analogo livello di servizio a tutta la popolazione che ascolta la radio nelle case, in mobilità e a bordo dell'automobile.
Non vedremo mai niente del genere in Italia, un territorio che trarrebbe un enorme vantaggio da un approccio così tecnico e pragmatico alla pianificazione delle frequenze. Non siamo culturalmente e politicamente in grado di implementare un piano di questo tipo, neanche considerando che la radiofonia digitale potrebbe servirci per porre rimedio alle storture della completa anarchia nella radiofonia italiana dal 1975 agli anni '90. Il caso di Audiradio è la definitiva conferma che a nessuno sta veramente a cuore lo stato di salute complessiva di un mercato da 40 anni considerato una piazza aperta, in cui i singoli editori dispiegano le proprie strategie, se necessario a scapito della concorrenza. Non è una questione di flessibilità, men che meno di "creatività" italica. E' che proprio ci fanno paura le regole, specie quando sono rivolte al bene comune.

Audiradio addio. E non è un arrivederci.

I giornali e i siti Web oggi riportano la notizia dell'esito infausto del consiglio di amministrazione straordinario della società Audiradio, che non approvando il nuovo bilancio ha decretato lo scioglimento di ogni accordo. Audiradio, l'alleanza che dal 1988 aveva finanziato l'unica ricerca per la misurazione dell'ascolto radiofonico su scala nazionale e locale, non esiste più. Un efficace riassunto è stato pubblicato da Rockonline. Non si sa bene se e che cosa ci sarà al suo posto, con tutta probabilità senza un organismo misto pubblico-commerciale resteranno solo le indagini commissionate dai diversi gruppi. Senza una misurazione attendibile, imparziale, è quasi certo che il mercato della pubblicità radiofonica subirà un crollo. Forse si può ipotizzare l'arrivo di un provider indipendente che si metta al servizio dell'intero mercato, sarebbe una soluzione "moderna". Troppo poco italiana. Diciamo la verità: tutto il settore dell'editoria in Italia versa in una situazione disdicevole. I grandi gruppi sono orribilmente condizionati dalla politica e da poteri che con l'editoria non hanno nulla a che fare. Nei settori specializzati dominano regole da mercato rionale del pesce, lo scopo di tutti è fottere gli avversari, giocando al ribasso su tutto, valore dei contenuti, compensi di giornalisti e collaboratori, investimenti tecnologici, prezzi degli spot svenduti un tanto al mazzo. E' una vergogna totale, probabilmente irreversibile. C'è chi dà la colpa della distruzione di Audiradio alla RAI e se penso a quello che sta succedendo ai canali televisivi pubblici e alla caduta della loro raccolta pubblicitaria, il sospetto può apparire giustificato. Inutile nascondersi anche che la presenza, pur limitata, di Mediaset sul mercato radiofonico non può che essere un condizionamento in più. Non sarebbe la prima volta che il gruppo dell'attuale presidente del Consiglio punta sull'arma della terra bruciata per rafforzare la propria capacità di raccolta pubblicitaria. E non è certo il solo a servirsi di quest'arma.
Audiradio fa bene all'intero mercato? Allora chiudiamola, meglio cercare di papparsi da soli una torta piccola piuttosto che accontentarsi di una sostanziosa fetta di un dolce molto più grande. E' il principio di base del capitalismo italiano, pubblico e privato, un peccato originale comune, con qualcuno più bravo di altri nel praticarlo.

19 giugno 2011

2a guerra mondiale: la radio portatile delle forze speciali

Durante la Seconda Guerra mondiale le forze speciali americane dell'OSS avevano bisogno di un ricetrasmettitore affidabile, leggero, compatto. Nacque così l'SSTR-1, o Strategic Service Receiver Transmitter. Contenuto in una valigetta e costituito da una serie di moduli componibili, alimentato da una semplice batteria, aveva una portata notevole. In questo filmato d'archivio, una sorta di manuale operativo cinematografico che funge anche da strumento di propaganda. Notizie e dettagli tecnici sull'SSTR si trovano su questo link, mentre quest'altro collegamento porta a un libro sull'addestramento delle reclute OSS (leggere in particolare il capitolo 9 sul tema delle radiocomunizioni sul campo).



18 giugno 2011

Messico: OK a HD Radio, che comincia a vedere rosa

Con la pubblicazione sull'equivalente messicano della Gazzetta Ufficiale, il Diario Oficial de la Federaciòn, il Messico approva definitivamente la transizione alla radio digitale, in parte già iniziata con il permesso concesso alle stazioni prossime al confine americano che hanno potuto già adottare la tecnologia IBOC di Ibiquity, HD Radio. Ora il permesso è esteso a tutte le stazioni FM e AM dell'intero territorio nazionale. Qui trovate il testo pubblicato dal DFO e qui il comunicato ufficiale del CIRT, l'associazione delle emittenti del Messico. Ricordo che negli anni passati le autorità messicane avevano condotto una sperimentazione del sistema numerico Eureka 147, optando però per HD Radio che a questo punto diventa un candidato forte alla digitalizzazione radiofonica sull'intero continente americano. La normativa approvata in Messico prevede comunque una digitalizzazione su base puramente volontaria e non sono previste per il momento date di switch-off.
A quasi dieci anni dalla sua introduzione sui mercati, HD Radio può cominciare a tracciare un primo bilancio positivo, almeno per quel che concerne la digitalizzazione della banda FM. In onde medie molte stazioni americane stanno rivedendo la loro decisione di tenere accesa la componente numerica del segnale anche di notte (ricordo che HD Radio è un sistema ibrido, che non compromette la ricezione del segnale analogico con i vecchi ricevitori ma fa scattare automaticamente il digitale quando si usa un apparecchio compatibile). Dopo il tramonto le maggiori distanze percorse dal segnale digitale determina un grosso rischio di interferenza con le componenti analogiche delle stazioni che operano su frequenze limitrofe.
In FM invece i livelli di adozione da parte delle emittenti USA cominciano a essere interessanti. Il bilancio tracciato recentemente dalla rivista Radio World permette forse per la prima volta di essere ottimisti. Su 14.600 emittenti oltre 2.100 hanno adottato il segnale ibrido IBOC, di queste 1.800 circa in FM. 1.300 di loro trasmettono - sulla stessa frequenza - uno o due canali di programmazione separata (HD2 e HD3). Le proiezioni di vendita delle radio digitali stimano che nel 2012 ci saranno 12 milioni di apparecchi in funzione, con 15 automaker impegnati a integrare la tecnologia nelle autoradio di bordo. Una importante svolta è arrivato qualche tempo fa, quando la FCC ha autorizzato le emittenti a innalzare le soglie di segnale della componente digitale, volutamente attenuata nella fase iniziale dell'adozione dello standard proprietario (per paura che una componente numerica molto forte disturbasse la ricezione negli apparecchi analogici). Grazie a questa decisione la ricezione HD Radio indoor sembra essere migliorata decisamente.
HD Radio fa parte, con Eureka 147 e DRM+, dei sistemi attualmente discussi dai regolatori europei in materia di digitalizzazione della radiofonia. Ma a causa delle risorse di banda impegnate dal segnale ibrido, appare quanto mai irrealistico utilizzare un sistema IBOC (in band, on channel) per rimpiazzare l'FM analogica. Si possono tuttavia immaginare scenari in cui una eventuale migrazione dei network radiofonici più importanti sul DAB+ arrivi ad abbassare l'affollamento dell'FM tipicamente italiano (e in parte europeo). In questo caso una seria sperimentazione di HD Radio potrebbe portare a risultati interessanti. Il vero vantaggio di HD Radio su tecnologie alternative come il DRM+ sta nella buona disponibilità di ricevitori compatibili con il sistema Ibiquity.

16 giugno 2011

Perseus e RFSpace, tutti pazzi per l'FM



A proposito del convertitore che Microtelecom presenterà prossimamente per consentire l'ascolto della banda FM sul ricevitore SDR Perseus ricevo questa importante precisazione di Nico Palermo. «Il demodulatore stereo e decodificatore RDS del software FM+ sono stati scritti qui in Microtelecom e non derivano dal codice sviluppato da Sandro [Sfregola].» Nel mio post di qualche giorno fa avevo scritto che mi sembrava molto probabile che il codice di demodulazione Wide FM stereo con RDS fosse quello sviluppato da Sandro Sfregola, già autore di WRplus, il software ispirato (ma in realtà profondamente rivisto) al progetto SDR Winrad. La precisazione di Nico riafferma il ruolo di Microtelecom, ma questo (l'interpretazione è mia) non esclude possibili accordi tra Microtelecom e Sfregola, un grande esperto di DSP, che mesi fa ha terminato il progetto WRplus per dedicarsi, per sua stessa ammissione, a una iniziativa commerciale.Sarebbe del tutto plausibile, a mio modesto parere, un accordo proprio tra Microtelecom e Sfregola. Ho già provato a contattare entrambi, offrendomi di ospitare qui su Radiopassioni dichiarazioni e annunci: staremo a vedere. Nel frattempo, l'importatore tedesco del Perseus ha pubblicato una pagina del suo sito Web con altre immagini del convertitore FM+ dichiarandone anche il prezzo: 250 euro.
Mi sembra molto indicativo il fatto che nel mondo delle piattaforme SDR finora focalizzate sulla ricezione nello spettro delle onde corte, si moltiplichino i segni di un forte interesse nei confronti della ricezione Wide FM. Sulla banda tra gli 88 e i 108 MHz si sta concentrando l'attenzione di molti "DXer" capaci di sfruttare i meccanismi propagativi che portano a lunghissime distanze segnali che per la maggior parte di noi sono strettamente locali. E sporadico estivo, scattering troposferico, echi da sciami meteorici, grazie a tutti questi fenomeni le stazioni locali FM possono essere ricevuti a centinaia, se non migliaia di chilometri, con effetti davvero spettacolari e la loro identificazione impegna moltissimo un po' per la varietà linguistica dei contenuti, un po' per la breve durata dei picchi di ricezione. L'idea di un Perseus equipaggiato per l'FM avrà sicuramente un forte potenziale commerciale. Aggiungo che un convertitore sarebbe ancora più interessante se andasse a coprire la ricezione della vecchia banda FM dell'Europa orientale, quella giapponese e soprattutto la banda VHF/III del Digital Audio Broadcast, ma penso che ci si arriverà prima o poi.
Lo stesso vale per altre piattaforme SDR per la ricezione HF. Giorgio Campiotti mi ha scritto oggi per segnalarmi la sua recensione sul ricevitore NetSDR di RFSpace, di cui Giorgio è il primo acquirente italiano. Trovate l'articolo con le prime informazioni su questo concorrente di Perseus sul blog di Giorgio. Anche per il NetSDR - precisa Giorgio - è previsto un convertitore per banda FM. Non si tratta di un dispositivo esterno, ma di un modulo plug-in concepito come espansione interna.

15 giugno 2011

Prime ore in borsa per Pandora, già grande come CBS

Anche facendo la tara dell'inevitabile distanza tra un business tradizionale (anche se non fisico come potrebbe essere quello della radiofonia commerciale) e una Internet company, seguire in questi minuti il debutto borsistico della stazione via Internet Pandora sul NYSE dà veramente l'idea del cambiamento epocale che sta sovvertendo le regole di una industria dalla tradizione ormai quasi secolare. E purtroppo non fa che sottolineare un'altra distanza, quella abissale che separa il mercato americano dalla solita, asfittica Italia, dove gli editori radiofonici non riescono neppure a mettersi d'accordo su un comune strumento di misurazione dell'audience. Neppure considerando che tale strumento potrebbe verosimilmente derivare una crescita quantitativa e qualitativa del mercato pubblicitario connesso.
Nelle settimane che hanno preceduto l'Initial Public Offering le valutazioni parlavano di un piazzamento iniziale compreso tra i 7 e i 9 dollari, che avrebbero fatto di Pandora Media, simbolo al listino "P" (la single letter è un onore riservato a pochissimi), il quarto gruppo radiofonico americano. Nella giornata di ieri, sulla base dell'interesse manifestato dagli investitori nelle loro prenotazioni, Pandora aveva azzardato un prezzo di lancio praticamente doppio: 16 dollari. E quando il ticker ha cominciato a scorrere, alle dieci di questa mattina a Wall Street, la neonata "P stock" è balzata a 23 dollari per poi attestarsi su una più prudente, ma estremamente significativa quota 20 dollari. Equivalente a una capitalizzazione di oltre 3 miliardi di dollari, praticamente a pari merito con il terzo gruppo editoriale, la ben più blasonata CBS.
Pandora, con la sua musica personalizzata trasmessa esclusivamente via Internet, è una radio nuova in tutti i sensi, per la rete distributiva scelta, per la tipologia di contenuto, per l'interattività. La sua proposta musicale andrà presto a scontrarsi da un lato con la radio tradizionale, che negli Stati Uniti ha già perso il suo ruolo di portabandiera delle novità musicali. Dall'altro con imperi mediatici digitali come Apple, Google, Amazon. Il tutto per una piccola azienda da 137 milioni di dollari di fatturato, che perde ancora 11 milioni all'anno (ma potrebbe raggiungere il pareggio già nel 2012). La sostenibilità di questo modello è ancora incerta, ma evidentemente gli analisti devono crederci se la IPO sta evolvendo in questo modo (per la cronaca mentre scrivo Pandora ha già guadagnato 17 centesimi). E' mai possibile che l'avventura di Pandora non abbia nulla da insegnarci?
(A proposito, la foto è del fondatore, Tim Westergren, ed è stata presa dal suo profilo sul sito istituzionale.)

Voice of America e il viale del tramonto delle onde corte

Questa volta è Boing Boing, autorevolissima voce online della cyberculture (ma prima ancora, fin dal 1988, fanzine, anzine "neurozine" culto della prima bit generation) a occuparsi del declino delle onde corte. L'argomento è un rapporto tecnologico della Voice of America, reso pubblico grazie alla legge americana sulla trasparenza della legislazione da Government Attic. Nel report, scaricabile da questa pagina del sito (insieme a un ghiotto catalogo degli archivi audio storici della VOA), si afferma che l'ente trasmissivo deve avviarsi verso il sunset, il tramonto delle onde corte. Per la verità la parole dell'autore del report non sono tagliate col coltello, c'è ampio margine all'interpretazione, l'invito sembra semmai orientato allo smantellamento degli impianti di proprietà a favore di formule di affitto e condivisione di risorse con altri broadcaster. Il grosso del rapporto riguarda l'infrastruttura interna, la rete Ip della VOA. In ogni caso i tagli sono già avvenuti, a incominciare dalle trasmissioni verso la Cina e hanno ricevuto aspre critiche, come questo articolo di Helle Dale per la Heritage Foundation a proposito di public diplomacy.
Voice of America operator plans "sunset" for shortwave radio broadcasts
Rob Beschizza
monday, Jun 6, 2011

The sun is setting on Voice of America's shortwave radio service, heard worldwide in dozens of languages for 70 years.
A strategic technology plan prepared by the Broadcasting Board of Governors (BBG), the federal agency responsible for Voice of America, Alhurra, Radio Free Asia and other international stations, concludes that it should end many shortwave broadcasts in favor of "more effective" media such as internet radio.
"The intrinsic high cost of operating high powered shortwave stations is constantly being weighed against the rapidly diminishing effectiveness of shortwave within a growing number of countries," the report states. "... the cost effectiveness of shortwave transmissions continues to wane and is expected to be circumscribed to a very small number of target countries in the relatively near future."
The "sun-setting strategy" proposed will reduce the number of stations owned by the BBG in favor of lease or sharing arrangements with—or outsourcing to—independent broadcasters. A "long-term analysis" of each country and language, and in-house research on shortwave's effectiveness in each, would determine which areas retain service.
The report, released following a Freedom of Information Act request by Government Attic, took six months to surface and it isn't clear to what extent its recommendations have been implemented. In February, however, Voice of America ceased shortwave broadcasts in China.
Its authors anticipate "political pressure" to continue widespread use of shortwave radio broadcasts. The BBG's own 2012 Budget Request (PDF) reported that it "must continue to broadcast via traditional technologies such as shortwave [because] the impact of not investing in infrastructure improvements will be the loss of capability and the loss of audience." It noted Burmese listeners as particularly dependent on shortwave service.
Titled 2010-2012 BBG Technology Strategic Plan, the report claims that BBG-funded broadcasts reach 101.9m people worldwide by radio, 81.5m by television, and 2.4m via internet. Internet broadcasts accounts for 1.4 percent of the unduplicated total audience.
The largest internet audiences are in Iraq, China and India, with large percentages of the population listening online in Oman, Kosovo and Morocco. The report notes that Voice of America's audience in Iran was about half that of the BBC World Service during recent electoral unrest there. A brief overview of anti-censorship software the BBG supports, such as Freegate and Tor, was also offered.
Much of report, however, is dedicated to describing the upgrades and management shake-ups required to address problems within the BBG's apparently shambolic I.T. department, whose failures are covered in detail and illustrated with photographs.
Throughout, the complexities of maintaining and staffing a worldwide, multilanguage broadcast media network weigh heavily on the report's author. But criticisms often fall upon particularly egregious lapses such as servers hidden under nests of network cabling, major software choices determined by the "dogmatic beliefs" of influential staffers, and redundant systems standing idle.
"The most serious situation presents itself at the heart of the BBG IT network," the report states. "Currently, the network is dependent on a single enterprise-class Cisco core router whose failure would severely cripple the entire agency for an extended period of time."
Adds the author: "Many other such situations exist ... such as servers equipped with dual power supplies but with both power cords plugged into the same electrical circuit."
While the engineering section is said to be well-functioning, disaster recovery plans rely on "the presence of key individuals." The department lacks "baseline operational discipline" and labors under "several historical and personality-related 'accommodations' designed to isolate certain individuals and maintain legacy reporting relationships."
Even the email system is outmoded, according to the report, which recommends platform consolidation, virtualization, systems colocation, cloud computing to cut the number of physical servers in use, "clear standards and expectations for interpersonal behavior," and adoption of MPEG-4 for broadcast and archive use, as part of a two-year plan to fix the problems while trimming costs.
The report was released after a FOIA request from Government Attic, which posted it in full at its archives early Monday morning. One paragraph of the report, concerning disaster recovery, was redacted.


13 giugno 2011

Arriva FM+, convertitore 88-108 per Perseus

La sorpresa in serbo per i visitatori dello stand Microtelecom alla fiera Hamfest di Friedrichshafen (24-26 giugno) è FM+ un convertitore per la sintonia della banda FM e il suo software di demodulazione Wide FM stereo con decodifica RDS sviluppato con tutta probabilità da Sandro Sfregola, autore del clone di WinRadio WR Plus (un prodotto free tolto dalla circolazione qualche mese fa in attesa della sua trasformazione commerciale). La notizia arriva direttamente dai distributori del ricevitore SDR Perseus ed è sicuramente destinata a incrementare l'interesse nei confronti del Perseus in tutti gli appassionati di ascolto a lunga distanza in FM. Peccato per una tempistica studiata senza tenere in giusta considerazione il calendario della stagione propagativa E sporadico, che inizia a maggio e a fine giugno inizia la sua fase calante. Anche così, il convertitore come accessorio dedicato è una mossa molto significativa per la comunità mondiale dei "DXer" che cercano nella banda 88-108 stimoli che in onde corte e medie appaiono sempre più rarefatti.

09 giugno 2011

La radio creativa protagonista sul settimanale Panorama

Hanno avuto grande visibilità le paginate, arricchite da una efficace infografica, che il settimanale Panorama dedica oggi alla radio italiana e al suo grande momento di creatività. Uno spirito di inventiva che, sottolinea il settimanale, sembra paradossalmente coincidere con lo stato di crisi di Audiradio e la totale sospensione delle misurazioni dell'audience. Poco fa Gianluca Nicoletti mi ha fatto avere il link a un suo post di oggi, dove il conduttore di Melog su Radio 24 (uno dei nomi citati da Panorama, insieme a quello dal mio punto di vista assai meno meritorio di Giuseppe Cruciani, di La Zanzara) chiosa sul paradosso di Audiradio, affermando che la mancanza di dati ha anche fatto bene ai budget pubblicitari. Ohibò. E' davvero così? Come mai uno dei "radio man" più acuti e prolifici della sua generazione sembra contraddire spudoratamente i dati - negativi - relativi alla pubblicità radiofonica dell'ultimo trimestre? Temo che Gianluca stia semplicemente riportando i dati interni a Radio 24, che sarebbero così in controtendenza rispetto agli investimenti medi complessivi. Ma proprio questa è secondo me la motivazione principale per un tempestivo ripristino di uno strumento di misurazione autorevole e condiviso: un dato comune, normalizzato, statisticamente pesato fungerebbe da punto di partenza per TUTTI i venditori di spazi pubblicitari, nei grandi e piccoli network come nelle emittenti regionali, per i brand più consolidati e per quelli emergenti. Partendo da una simile piattaforma condivisa i bravi venditori sapranno costruire budget pubblicitari più ricchi di altri, ma tutti combatterebbero ad armi pari. Oltre che su un marchio che fa riferimento a un organismo chiamato Confindustria, la stazione radio del gruppo del Sole 24 Ore può contare su sinergie pubblicitarie che neppure il più potente dei network conosce. Lo stesso potrebbe valere per una stazione del gruppo Mondadori. O per la RAI. Il punto è che un dato condiviso e indipendente sull'audience che premia le varie emittenti commerciali o pubbliche è un ingrediente fondamentale in tutti i mercati pubblicitari evoluti. E guarda caso i più ricchi tra questi mercati sono anche quelli che dispongono di dati più dettagliati, delle metodiche di rilevamento più avanzate.
Dico tutto questo senza il minimo intento polemico nei confronti delle opinioni espresse da Panorama o dallo stesso Gianluca, perché il vero obiettivo di questo post è proprio la creatività radiofonica, virtù di cui come forse avrete immaginato sono convinto ammiratore. Molti degli esempi riportati nella bella infografica di Panorama non sono poi così nuovi, c'erano anche quando Audiradio funzionava. Mi piace però sottolineare la novità riportata nel box intitolato La fabbrica dei programmi di successo, dove Panorama presenta Radio Factory, la fucina di format radiofonici appena varata dall'amico Tiziano Bonini con Matteo Caccia, l'attore di Amnèsia, l'autrice Fabrizia Brunati e il webmaster Luca Camisasca. Spero che potremo presto vederli alla prova.
Un altro concetto che Panorama mette intelligentemente in evidenza è la capacità della radio di dialogare con Internet e gli altri mezzi di comunicazione. E' un'enfasi che anche Gianluca Nicoletti nel suo post ha rilevato e lo spinge ad annunciare la prossima realizzazione di un suo vecchio progetto. Gianluca mi scrive di aver già commissionato una app Android che servirà per lanciare il suo progetto di "auto-podcasting", in pratica la possibilità di trasformare la propria esistenza quotidiana, i pensieri, le stupidaggini ci vengono in mente, in una sorta di trasmissione radiofonica semovemente. Noi e quello che pensiamo / diciam 0 mormoriamo / rimuginiamo diventerà una stazione radio distribuita in un contesto mediatico ibrido. La parola che diventa meme che diventa un audio numerico immediato, soffuso e diffuso, come una radiazione di fondo, o come la melassa che i fisici immaginano per giustificare la proprietà della massa. «Supponiamo che le particelle in effetti non abbiamo massa di per sé, ma che nell'universo esista però un campo che pervade tutto, una sorta di melassa cosmica che le particelle devono attraversare quando si muovono. Questa melassa frenerebbe in modo diverso ogni particella (e ogni composto di particelle, anche gli uomini e i cani) rendendola più o meno pesante.» (Da "Il bosone di Higgs spiegato a Oliver" sui Borborigmi di Marco Delmastro) di Le nostre parole, sparse nell'etere, sono come quella melassa capace di darci peso.

La radio creativa protagonista sul settimanale Panorama

Hanno avuto grande visibilità le paginate, arricchite da una efficace infografica, che il settimanale Panorama dedica oggi alla radio italiana e al suo grande momento di creatività. Uno spirito di inventiva che, sottolinea il settimanale, sembra paradossalmente coincidere con lo stato di crisi di Audiradio e la totale sospensione delle misurazioni dell'audience. Poco fa Gianluca Nicoletti mi ha fatto avere il link a un suo post di oggi, dove il conduttore di Melog su Radio 24 (uno dei nomi citati da Panorama, insieme a quello dal mio punto di vista assai meno meritorio di Giuseppe Cruciani, di La Zanzara) chiosa sul paradosso di Audiradio, affermando che la mancanza di dati ha anche fatto bene ai budget pubblicitari. Ohibò. E' davvero così? Come mai uno dei "radio man" più acuti e prolifici della sua generazione sembra contraddire spudoratamente i dati - negativi - relativi alla pubblicità radiofonica dell'ultimo trimestre? Temo che Gianluca stia semplicemente riportando i dati interni a Radio 24, che sarebbero così in controtendenza rispetto agli investimenti medi complessivi. Ma proprio questa è secondo me la motivazione principale per un tempestivo ripristino di uno strumento di misurazione autorevole e condiviso: un dato comune, normalizzato, statisticamente pesato fungerebbe da punto di partenza per TUTTI i venditori di spazi pubblicitari, nei grandi e piccoli network come nelle emittenti regionali, per i brand più consolidati e per quelli emergenti. Partendo da una simile piattaforma condivisa i bravi venditori sapranno costruire budget pubblicitari più ricchi di altri, ma tutti combatterebbero ad armi pari. Oltre che su un marchio che fa riferimento a un organismo chiamato Confindustria, la stazione radio del gruppo del Sole 24 Ore può contare su sinergie pubblicitarie che neppure il più potente dei network conosce. Lo stesso potrebbe valere per una stazione del gruppo Mondadori. O per la RAI. Il punto è che un dato condiviso e indipendente sull'audience che premia le varie emittenti commerciali o pubbliche è un ingrediente fondamentale in tutti i mercati pubblicitari evoluti. E guarda caso i più ricchi tra questi mercati sono anche quelli che dispongono di dati più dettagliati, delle metodiche di rilevamento più avanzate.
Dico tutto questo senza il minimo intento polemico nei confronti delle opinioni espresse da Panorama o dallo stesso Gianluca, perché il vero obiettivo di questo post è proprio la creatività radiofonica, virtù di cui come forse avrete immaginato sono convinto ammiratore. Molti degli esempi riportati nella bella infografica di Panorama non sono poi così nuovi, c'erano anche quando Audiradio funzionava. Mi piace però sottolineare la novità riportata nel box intitolato La fabbrica dei programmi di successo, dove Panorama presenta Radio Factory, la fucina di format radiofonici appena varata dall'amico Tiziano Bonini con Matteo Caccia, l'attore di Amnèsia, l'autrice Fabrizia Brunati e il webmaster Luca Camisasca. Spero che potremo presto vederli alla prova.
Un altro concetto che Panorama mette intelligentemente in evidenza è la capacità della radio di dialogare con Internet e gli altri mezzi di comunicazione. E' un'enfasi che anche Gianluca Nicoletti nel suo post ha rilevato e lo spinge ad annunciare la prossima realizzazione di un suo vecchio progetto. Gianluca mi scrive di aver già commissionato una app Android che servirà per lanciare il suo progetto di "auto-podcasting", in pratica la possibilità di trasformare la propria esistenza quotidiana, i pensieri, le stupidaggini ci vengono in mente, in una sorta di trasmissione radiofonica semovemente. Noi e quello che pensiamo / diciam 0 mormoriamo / rimuginiamo diventerà una stazione radio distribuita in un contesto mediatico ibrido. La parola che diventa meme che diventa un audio numerico immediato, soffuso e diffuso, come una radiazione di fondo, o come la melassa che i fisici immaginano per giustificare la proprietà della massa. «Supponiamo che le particelle in effetti non abbiamo massa di per sé, ma che nell'universo esista però un campo che pervade tutto, una sorta di melassa cosmica che le particelle devono attraversare quando si muovono. Questa melassa frenerebbe in modo diverso ogni particella (e ogni composto di particelle, anche gli uomini e i cani) rendendola più o meno pesante.» (Da "Il bosone di Higgs spiegato a Oliver" sui Borborigmi di Marco Delmastro) di Le nostre parole, sparse nell'etere, sono come quella melassa capace di darci peso.

Knowmark, il radio metering passivo made in Italy

Nella discussione sullo stallo di Audiradio e delle incerte prospettive della misurazione degli ascolti radiofonici in Italia interviene Dario Amata, direttore della società Knowmark, che ha inviato un messaggio molto cortese e fitto di spunti al mio profilo su Facebook. Knowmark è una azienda bolognese che ha sviluppato una tecnologia di classificazione audio che rientra nell'ambito dei già citati sistemi di rilevamento passivo GFK-Eurisko e PPM di Arbitron. Il prodotto Knowmark si chiama Mira ed è già stato citato qui su Radiopassioni, in un commento stilato dagli stessi collaboratori della società bolognese.
Ecco da YouTube la presentazione del sistema, fatta dallo stesso Dario Amata in occasione del Working Capital Tour 2010 a Bologna:




Amata desidera opportunamente integrare quando da me comunicato a proposito dei« risultati dei test della Rajar che comunque fotografavano una situazione tecnologica di qualche anno fa, per cui il parere espresso allora non può avere lo stesso peso, a meno che non si parli delle stesse macchine e soluzioni.» Il direttore di Knowmark ritiene anche che «Arbitron più che innovare sta facendo i salti mortali per salvare il proprio investimento( il PPM) con una trovata che di innovativo ha ben poco, quindi mi sembra quantomeno azzardato parlare di buone pratiche.
«La convergenza verso il "media unico" - aggiunge Amata, non è una visione utopica per cui abbandonare la strada del monitoraggio automatico non è certo un passo in avanti. Purtroppo il mio parere è certamente di parte, noi abbiamo a sviluppato una soluzione inizialmente pensata solo per la radio, ma che oggi è in grado di lavorare almeno sulla trimedialità e di garantire un alto livello di servizio per l'utente monitorato.»
Amata rivendica all'Italia un primato assoluto nel «proporre uno strumento in grado di operare sia in modalità "attiva"( essendo un vero e proprio media) sia in modalità "passiva" acquisendo l'audio dall'ambiente. Abbiamo da poco iniziato la distribuzione del device agli utenti, seppur con una numerosità che non consente ancora la divulgazione di dati statistici, ma le posso anticipare il forte gradimento e la facilità d'uso che gli utenti stessi ci stanno restituendo. Questo ci conforta non poco anche perché siamo una piccola realtà e per noi ha rappresentato già uno sforzo enorme questa realizzazione, ma siamo italiani che non vanno in giro con "scimmietta e organetto", tenaci e convinti delle proprie capacità.»
Grazie a Dario Amata per questo contributo. Ritengo che le tecnologie di rilevamento automatico, con o senza premarcatura attraverso una traccia non udibile restano molto interessanti (personalmente ne sono un convinto assertore), ma continuo anche a raccogliere diverse perplessità tra gli editori. Il mio discorso sul rinnovamento della tradizionale metodologia dei diari mirava semplicemente a ribadire che per quanto controverse e instabili possano essere le varie tecnologie proposte, è sempre possibile innestare la tecnologia su modalità più tradizionali grazie agli strumenti e alle metodologie del Web. Quella appena annunciata da Rajar va esattamente in questa direzione e rispetto all'attuale stato di stallo di Audiradio rappresenta di fatto una pratica buona e, ammettiamolo, discretamente innovativa o comunque in grado di dare forse maggiore autorevolezza a metodiche che oggi ci appaiono invecchiate e sopratutto esposte a condizionamenti. Senza nulla togliere alle capacità tecnologiche di Knowmark, che ritengo un caso estramente interessante, non credo che gli esempi di Arbitron e Rajar nell'ambito della diaristica siano da sottovalutare, specie da un punto di osservazione traballante come il nostro.

A Zurigo il meglio della radiofonia musicale mondiale

Oggi si è aperto a Zurigo l'International Radio Festival, una rassegna internazionale che esplora il sound delle migliori emittenti FM. Saranno presenti una trentina di stazioni di tutto il mondo anche se l'ospite d'onore per l'edizione di quest'anno (9-19 giugno alla SihlCity di Zurigo) è il Regno Unito con la sua ricca storia di emittenti pirata. Ecco lo spot ufficiale del festival:

IRF WEB Spot - Listen to how the world sounds from Internationalradiofestival on Vimeo.

Spanning ten days during early June, the International Radio Festival brings together over 30 ground breaking radio stations from around the world, presenting more than 50 unique music radio shows live on-air, and broadcasting such shows to a worldwide audience, allowing listeners and visitors the chance to “Listen to how the World Sounds”. This year the festival also celebrates the United Kingdom as its guest country, and offers a variety of radio broadcasting icons from around the world who will add even further audible flavour for global listeners and local visitors alike. Whether you want to hear the latest Hip Hop tunes out of New York City; update yourself on the world’s leading club tunes from Ibiza; chill out to easy listening sounds from Belgium; or prefer to hear the story of how pirate radio brought popular music to Europe in the sixties;…… the annual International Radio Festival is the place to be and an musical experience not to miss again!

Gli abitanti della regione zurighese possono provare a sintonizzarsi sull'emittente temporanea ufficiale che trasmette fino al 19 giugno su 88,2 e 140,1 MHz


Gwen FM e le altre: festa delle "temporanee"in Svizzera



Grazie a un accurato incrocio di osservazioni sul campo e ricerche su Internet Luigi Ghiringhelli ha messo insieme tutte le informazioni sull'emittente ticinese FM Radio Gwenstival, una attivazione temporanea autorizzata dal regolatore elvetico UFCOM in occasione del festival di musica, teatro e letteratura organizzato da Radio Gwen, una stazione normalmente attiva solo su Web. Girando in macchina Luigi è riuscito a captare le due frequenze di 97,3 e 107,2 MHz:
«
I 97,3 precisa Luigi, si ascoltavano discretamente solo da Mendrisio, mentre i 107,2 si ascoltano bene solamente a Lugano e Campione d'Italia, verso sud l'ascolto è già difficile prima di capolago, e impossibile già alla periferia di Lugano in derizione ovest. Sono riuscito a riceverla a tratti tra Porto Ceresio e Ponte Tresa.»
Sul forum di discussione Radioforum Schweiz Luigi ha inoltre trovato un lungo post che include le fotografie delle antenne montate sui balconi di due condomini a Tesserete e a Morbio Inferiore, oltre alla copia della documentazione tecnica depositata all'UFCOM dai responsabili di Radio Gwen. Luigi mi ha anche mandato una breve clip sonora.


Listen!

Un ringraziamento davvero particolare a Luigi per questa magnifica corrispondenza, che ci offre l'occasione di vedere in azione una sana regolamentazione dello spettro. Leggendo altri post del Radioforum ho trovato la segnalazione di ben tre emittenti temporanee previste per diversi eventi nella città di Zurigo. Radio Streetparade trasmetterà tra luglio e agosto nel quadro della omonima manifestazione. RundfunkFM si appresta a trasmettere tra agosto e settembre dallo Schweizerisches Landesmuseum di Zurigo, come già avvenuto nel 2010. Infine l'International Radio Festival apertosi oggi, 9 giugno a Zurigo ha una sua emittente temporanea attiva dal 1 al 19 giugno. Due frequenze torneranno a trasmattere anche tra il 5 e 12 settembre.
Die Streetparade Zürich ist immer ein guter Humus für Veranstaltungsradios - dieses Jahr senden sowohl Radio Streetparade als auch Rundfunk vor, während und nach dem Streetparde-Wochenende:

Radio Streetparade sendet wie folgt vom 18. Juli bis 15. August:

96,9 Zürich-Universitätsstrasse 16 (ETH-Turm) 47 22 46 N 8 32 55 E, 464m, Antenne 45,5m, 250W ERP vertikal rund
104,1 Zürich-Oerlikon Swissotel 47 24 39 N 8 32 38,6 E - Seehöhe 438m, Antennenhöhe 91m, 70W ERP vertikal, dir. 300°-80°.

Rundfunk sendet wie folgt vom 6. August bis 4. September:

88,2 Zürich-Gloriastrasse 58 - 47 22 35 N 8 33 20 E Seehöhe 483m mit 150 W vertikal
95,7 Zürich-Oerlikon Swissotel 47 24 39 N 8 32 38,6 E - Seehöhe 438m, Antennenhöhe 91m, 70W ERP vertikal, dir. 300°-80°.

Das Internationale Radio Festival startet auf UKW bereits am 1. Juni und sendet bis zum 19. Juni - das Hauptprogramm läuft vom 9.-19. Juni; gesendet wird auf folgenden Frequenzen und Standorten:

88,2 Zürich-Gloriastrasse 58 - 47 22 35 N 8 33 20 E Seehöhe 483m mit 150 W vertikal
104,1 Zürich-Oerlikon Swissotel 47 24 39 N 8 32 38,6 E - Seehöhe 438m, Antennenhöhe 91m, 70W ERP vertikal, dir. 300°-80°.

Anschliessend wird auch das Interntational Radio Festival vom 5. bis 12. September auf den beiden Rundfunk-Frequenzen senden:

88,2 Zürich-Gloriastrasse 58 - 47 22 35 N 8 33 20 E Seehöhe 483m mit 150 W vertikal
95,7 Zürich-Oerlikon Swissotel 47 24 39 N 8 32 38,6 E - Seehöhe 438m, Antennenhöhe 91m, 70W ERP vertikal, dir. 300°-80°.

Orologi matti; gli "esperti" accusano i radioamatori

Ecco, ci mancavano le sveglie elettriche siciliane impazzite e gli "esperti che scendono in campo" per condannare le interferenze dei radioamatori. Sto leggendo su Repubblica online una farneticante cronaca delle innumerevoli segnalazioni di comportamento anormale nelle radiosveglie e in altri segnatempo elettrici collegati alle prese della regione Sicilia. Sembra che siano moltissimi i casi di orologi che corrono, guadagnando parecchi minuti al giorno. Nell'articolo si cita anche un "fisico della Università di Catania" - che tuttavia risulta del tutto assente dal sito dell'ateneo e da Google - "esperto in campi elettromagnetici", il quale tira in ballo la possibile "presenza di radioamatori" (un esercito, visto che gli orologi siciliani impazziscono un po' dappertutto:

«Scendono in campo gli studiosi.
E se per Filippo Falcidia, fisico dell'Università di Catania ed esperto in campi elettromagnetici, "il fenomeno non è necessariamente nocivo per la salute e potrebbe essere anche collegato alla presenza di radioamatori", per Emanuele Dilettoso, del Dipartimento energia elettrica dell'Ateneo catanese "a causarlo potrebbero essere flussi di energia elettrica non autoregolati le cui variazioni di frequenza non sono compensati adeguatamente". Fioccano le reazioni dei radioamatori che ricordano che "le emissioni di un impianto radioamatoriale sono 200 volte al di sotto dei limiti di legge in materia di inquinamento elettromagnetico" mentre gli appassionati di elettronica ricordano che la frequenza della corrente alternata (50 Hertz) viene scandita all'interno degli apparecchi da un'integrato che ne "conta" i cicli. Se la frequenza aumenta improvvisamente, conseguentemente scattano in anticipo anche i secondi scanditi dall'orologio. Ma allora - ribatte qualcuno - com'è possibile che, nello stesso apparecchio governato da due diversi circuiti elettronici il diplay digitale "corra" e l'orario fornito dal piccolo proiettore luminoso (di quelli che si puntano sul tetto) sia esatto?»

Leggi le parole dell'autrice del pezzo e ti chiedi se stai vivendo nel 2011 o nel 1811. La frase conclusiva "come è possibile che nello stesso apparecchio governato da due diversi circuiti elettrici il display digitale corra e il proiettore luminoso sia esatto?" è del tutto assurda. Sembra di capire che il riferimento sia ai modelli di sveglia radiocontrollata che proiettano l'informazione dell'ora sulla parete o sul soffitto grazie a una piccola lente incorporata: perché mai dovrebbe avere due "circuiti elettrici" separati? Tutta la storia è strampalata, ma almeno nel sommario e nel pezzo la spiegazione più plausibile la si intuisce: a causa dei lavori di manutenzione di un cavo sottomarino in Sicilia potrebbero esserci delle perturbazioni nella frequenza della corrente alternata. Se questa non è a 50 Hertz c'è la possibilità che a tratti gli orologi - che misurano il tempo contando i cicli della corrente - corrano o rallentino. E' tutto molto semplice, che cosa c'entrano il magnetismo dell'Etna, i proiettori e soprattutto i radioamatori? Perché ogni volta che c'è di mezzo una tecnologia, nella fattispecie vecchia di decenni e perfettamente comprensibile, i giornali devono dare il peggio di sé e utilizzare metafore degne di una brutta caricatura di uno stregone africano?

07 giugno 2011

No al meter, RAJAR mette online i diari dell'audience

La pubblicazione del mio post sulla situazione di marasma in cui versa Audiradio la società a partecipazione mista pubblica-privata che dovrebbe misurare l'audience radiofonica in Italia (e che invece non la misura da più di un anno con pessime conseguenze sul valore pubblicitario del mezzo, che sta precipitando) è stata ripresa dagli amici di Newsline che oggi tornano sull'argomento evidenziando i loro sospetti sul ruolo che la RAI sta avendo in questo poco edificante quadretto.
Manco a farlo apposta la stampa britannica - per esempio questo articolo della BBC - riporta proprio in queste ore il comunicato stampa con cui RAJAR, omologo British di
Audiradio, annuncia un importante ammodernamento dei suoi metodi di rilevazione, rigorosamente basati su diari. E' una doppia coincidenza perché la storia che ho raccontato e che è piaciuta a Newsline partiva da un annuncio molto simile fatto da Arbitron, cioè l'Audiradio americana. Dopo l'introduzione del personal meter nelle maggiori aree metroplitane USA, con il progetto Leapfrog Arbitron si appresta a rinnovare anche lo strumento dei diari degli ascoltatori, trasferendolo online e sugli smartphone.
Questo è esattamente il senso dell'operazione di svecchiamento dei metodi di indagine che sta portando avanti anche RAJAR. La quale, a differenza di Arbitron, non crede per niente nelle tecnologie di rilevamento basate sull'identificazione automatica dell'audio. RAJAR aveva già respinto qualche anno fa, dopo alcuni test, la tecnologia EMM che viene proposta da GFK-Eurisko anche per l'Italia, giudicandola troppo inaffidabile perché non in grado di certificare l'uso corretto del dispositivo da parte dei componenti del campione di rilevatori. RAJAR punta tutto sulla diaristica, attivando un ambizioso servizio Web per la raccolta dei dati, in sostituzione dei formulari cartacei.
Il CAPI, Computer Assisted Personali Interviewing System, su cui si basa il nuovo servizio RadioDiary verrà gradualmente introdotto a partire dal mese di luglio e il RAJAR avrebbe snguizagliato per tutta la Gran Bretagna trecento promotori che con il porta-a-porta cercano di reclutare nuovi rilevatori per rendere ancora più preciso il sistema.
Secondo la BBC sono duemila le persone che ogni settimana compilano attualmente i diari RAJAR per un totale di centomila persone in un anno. I dati raccolti non servono solo a sostenere il mercato pubblicitario per le reti commerciali (la BBC non trasmette pubblicità) ma oggi sono diventati fondamentali per misurare la soglia di percentuale di ascolto digitale DAB oltre la quale potrebbe scattare lo switchoff della radio analogica, una eventualità prevista dalla normativa Digital Britain. Insomma, la posta in gioco è estremamente importante e come sempre gli operatori e i regolatori del nostro mercato farebbero bene a studiare quello che accade intorno a loro e applicare anche qui le best practice che pure - come io e Newsline andiamo ripetendo da sempre - non mancano altrove. Personalmente non sono così scettico in relazione a un approccio più tecnologico della misurazione dell'ascolto radiofonico, ma anche una soluzione come i diari, grazie ai nuovi strumenti dell'informatica, può funzionare bene. Basta aver voglia di farla funzionare.

Life on mars: presente e passato nelle radio di Sam

E' tra i migliori serial televisivi visti negli ultimi anni. Sam Tyler, protagonista di Life on Mars (titolo chiaramente ispirato alla celebre canzone di David Bowie), poliziotto di Manchester, viene gravemente investito e finisce in coma. Ma dentro di sì si trova a vivere la sua condizione in modo fin troppo realistico: è ancora poliziotto, combatte criminali, spacciatori, terroristi. Il problema è che la sua città è la Manchester di quasi 35 anni prima, la sua squadra usa metodi di indagine antelucani - ignora completamente i metodi scientifici, la criminologia, la patologia forense alla CSI, i computer, i telefoni cellulari - ed è guidata da un ispettore violento, razzista, sessista, che scivola invariabilmente nella illegalità.
La televisione, qualche misteriosa telefonata e soprattutto la radio sono i canali esclusivi attraverso cui Sam ha ancora contatti con la realtà di provenienza. Sullo schermo sfuocato dei primi test della BBC a colori, dalla cornetta di un apparecchio che squilla a vuoto, sul normale programma radiofonico si sovrappongono voci di parenti angosciati, fidanzate disilluse, infermiere, medici. Aggrappato a quei fantasmi di voci Sam crede di capire quello che gli sta succedendo, comincia a nutrire una speranza di ritorno. Finché arriva il momento di scegliere tra sogno e realtà, due concetti che improvvisamente non gli sembrano più così ben definiti.
Le indagini vissute da Sam sono esagerate e grottesche, ma ad altissimo ritmo. La ricostruzione di una Manchester pre-thatcheriana è meticolosa. E ovunque, nella squallida stanzetta abitata da Sam, nell'antro di una squad room che sembra il deposito di una fabbrica, nelle auto civili della polizia, nelle case di vittime e sospettati, si trova una radio a transistor anni settanta o un walkie talkie, pronti a lanciare il loro messaggio da una realtà che diventa sempre più irraggiungibile ed estranea di un sogno. Prodotta dalla BBC e ripresa negli Stati Uniti da un completo ma fedele remake, Life on Mars è durata solo due stagioni, di otto episodi ciascuna. L'ha ritrasmessa RAI4 sul digitale terrestre e gli episodi in italiano (tranne uno) si trovano abbastanza facilmente sul Web. Quello qui riportato è un breve estratto dell'episodio finale, dove Sam sceglierà di restare nella sua vera realtà.

05 giugno 2011

Kevorkian e le interviste radiofoniche di Vonnegut

Il grande scrittore Kurt Vonnegut (1922-2007) ha preceduto di qualche anno il dottor Jack Kevorkian nell'ultimo viaggio verso il nulla. Ma una decina di anni prima i due avevano incrociato i loro percorsi terreni - o almeno così pretendeva fosse accaduto Vonnegut. Il quale nel 1997 intitolò proprio "God bless you, doctor Kevorkian", una raccolta di "interviste impossibili" da lui realizzate con defunti più o meno famosi, da Isaac Newton a un anonimo passante fulminato da un attacco di cuore nell'atto di separare il suo cane schnauzer da un pittbull che lo aveva preso di mira. Quelle interviste, sosteneva Vonnegut, erano state realizzate con l'aiuto del controverso profeta dell'eutanasia libera, scomparso a sua volta pochi giorni fa. Gli incontri con le anime trapassate si svolgevano alle "soglie perlacee" (Pearly Gates) dell'oltretomba, essendo Vonnegut in quei momenti immerso in uno stato di morte apparente grazie alle pozioni endovena somministrate dal "dottor Morte".
La mia citazione delle interviste impossibili, uno dei programmi più celebri e intelligenti di Radio RAI, non è affatto casuale. Le trenta interviste raccolte nel libro - tradotto in Italia dalla casa editrice anarchico-libertaria Eleuthera - erano infatti apparse per la prima volta in altrettante trasmissioni curate per conto della stazione radio newyorkese WNYC, del circuito NPR. In occasione del necrologio di Vonnegut nel 2007 il programma NPR On the media aveva ricordato questi eccezionali ritratti, lunghi non più di un minuto e mezzo, trasmettendone un estratto.



In un'altra pagina dei suoi siti WNYC pubblica la lettera originale con la presentazione che Vonnegut fece del suo programma prima della messa in onda. La sua intenzione era quella di raccontare ciò che i defunti pensassero di quello che era capitato loro in questo mondo. "L'inferno non esiste - concludeva la sua lettera l'improvvisato "cronista dell'Aldilà", ma dai giorni del processo a O. J. Simpson si sta seriamente discutendo se non sia il caso di costruirne uno. Probabilmente sarebbe ispirato all'aeroporto di Atlanta". Non so come la pensiate voi su Vonnegut, Kevorkian, l'eutanasia o l'inferno, ma se vi è mai capitato di passare per l'aeroporto di Atlanta (io ci ho quasi perso una coincidenza per l'Europa), non potrete che essere d'accordo con tale affermazione.

02 giugno 2011

Misura dell'audience: Arbitron modernizza i diari. E noi?

Leggo con attenzione i dati FCP Assoradio sull'andamento del mercato pubblicitario radiofonico. Il primo trimestre 2011 (84,5 mln di euro) è in calo del 5% rispetto allo stesso periodo 2010. I primi quattro mesi dell'anno (114,4 mln di euro) determinano una maggiore contrazione: meno 7%. Il 2010 era stato un anno di ripresa rispetto al 2009, anzi la radio si distingueva rispetto agli altri mezzi tradizionali per un aumento degli investimenti pubblicitari, a fronte di crolli come quelli della carta stampata. La contrazione mi era stata confermata da Roberta Lai, AD di Radio 24, che avevo brevemente incontrato alla Fiera del libro di Torino.
E' un mercato piccolo quello che sostiene in Italia il mondo della radio commerciale, in termini relativi e anche assoluti se si pensa che altrove gli spot radiofonici tendono ad avere un pricing unitario molto maggiore. C'è quindi un insieme di cause strutturali alla base di questa preoccupante contrazione. Perché preoccupante? Perché un settore radiofonico più povero non investirà in qualità dei programmi e non affronterà il discorso dell'evoluzione tecnologica, della radiofonia digitale e via Internet.
Ma c'è anche una causa contingente e dal mio punto di vista inspiegabile: da un paio d'anni la radiofonia italiana non offre agli investitori pubblicitari una misurazione attendibile dell'ascolto dei vari network e stazioni regionali/locali. Chi vuole fare pubblicità sul mezzo radiofonico deve farlo perché ci crede, o affidandosi a dati "ufficiali" vecchi e contraddittori, o a misurazioni parziali che non tutti gli editori riconoscono. Tutto è dovuto alla situazione di stallo all'interno di Audiradio, che con tutti i suoi difetti in termini metodologici aveva almeno il vantaggio di una certa collegialità. Il consenso è andato a scatafascio quando Audiradio ha cercato lo scorso anno di introdurre nuove modalità di rilevamento dell'audience. Metodi e risultati non sono piaciuti a una parte dei soci e si sono create due fazioni contrapposte che tengono in scacco la situazione. Come scriveva a marzo il Corriere della Sera, citato in questo articolo de Il Post: «[sono] due i blocchi che si fronteggiano e che non consentono di trovare una maggioranza all’interno del Cda: da una parte i canali di Stato, le radio del gruppo Espresso (Deejay, Capital, M2O), Radio 24 del Sole 24 Ore e R101 che fa capo a Mondadori. Dall’altra gli altri grandi network come Rtl, Rds, il gruppo Finelco (105, Monte Carlo, Virgin) e Kiss Kiss e Radio Italia che, per superare l’impasse, hanno chiesto di tornare alle interviste telefoniche.»
Come dimostra il caso dell'americana Arbitron, che ha rivoluzionato il suo sistema di rilevamento dell'audience negli USA con l'adozione di strumenti di misura ad alta tecnologia (o comunque più alta dei tradizionali diari o delle telefonate a campione), un percorso alternativo è possibile, anche se inizialmente può avere effetti devastanti su quelle che sono le percezioni convenzionali, le rendite di posizione dell'ascolto. In molti mercati metropolitani USA, il Personal meter di Arbitron ha stravolto completamente classifiche date per scontate da anni.
Con Audiradio bloccata, anche in Italia c'è chi cerca una soluzione tecnologica per uscire dallo stallo. Il caso più discusso in questi mesi è stato quello di EMM di GFK Eurisko, un meter personale in grado di analizzare le tracce audio delle emittenti ascoltate e classificare le stazioni ascoltate. Ma non tutti concordano sull'efficacia di questo strumento, che a differenza del Personal meter effettua il riconoscimento dei flussi audio normali, senza che su questi flussi (come invece accade nella tecnologia Arbitron) siano sovrapposti dei marcatori non udibili che facilitano l'identificazione. Ovviamente le stazioni radio devono dare il loro consenso per trasmettere questi marcatori e il sistema di rilevamento diventa più complicato perché prima bisogna mettere tutti d'accordo. Tra i protagonisti del settore, Finelco controlla un istituto, NCP Ricerche, che viene utilizzato per rilevamenti interni, ma viene ovviamente considerato di parte. A quanto è dato di sapere, anche Audiradio punta a un grande ritorno nel 2012, con l'adozione di un sistema di rilevamento tecnologico di cui però non si conoscono dettagli (con segnali di marcatura? senza?). L'unica via d'uscita praticabile sembra passare per Audiradio, la sola istituzione che può puntare a un ampio riconoscimento da parte degli operatori del mercato, siano essi editori o investitori pubblicitari. Ma bisogna fare presto.
Nel frattempo, proprio dal fronte Arbitron arrivano i primi dettagli del progetto "Leapfrog", che dovrebbe potenziare ulteriormente la capacità di rilevamento dell'audience radiofonica USA attraverso un approccio ibrido che mescola strumenti tradizionali come i diari e le nuove tecnologie, non necessariamente limitate ai meter. Qualche settimana fa Brad Feldhaus di Arbitron ha tenuto un seminario Web per parlare di Leapfrog, un sistema che dovrebbe andare a coprire le necessità di rilevamento nei mercati attualmente non serviti dal Personal People Meter. E' un progetto molto interessante che forse varrebbe la pena studiare anche qui in Italia perché riprende il concetto del diario dell'ascoltatore immergendolo in un contesto in cui i formulari cartacei sono sostituiti da applicazioni Web e per smartphone. La registrazione elettronica dei dati garantirebbe vantaggi come una maggiore ampiezza dei campioni (per un rilevamento più fine) e una maggiore precisione e ricchezza delle informazioni raccolte, ma Arbitron sta ancora studiando come calcolare le differenze che emergono, vuoi rispetto ai dati generati dai diari tradizionali, vuoi a sistemi passivi e di lungo termine come il meter. Si tratta in ogni caso di esperimenti che dimostrano come la misurazione dell'audience non deve cambiare in modo radicale, senza per questo rinunciare all'uso di tecnologie più moderne. Se anche noi abbiamo a cuore l'economia della radio dovremmo smetterla con i litigi tra galletti (sempre più magri) del pollaio e metterci piuttosto a ragionare su come farli ingrassare.

Time to follow the audience to web and mobile – Arbitron shares “Project Leapfrog.”

Arbitron’s Brad Feldhaus tells yesterday’s webinar that after listening to clients in the 250 or so diary-rated markets, “It was apparent to us that incremental changes were only going to take us so far...we wanted to try a completely new approach." Arbitron had previously experimented with (and didn’t adopt) an online “eDiary” and has tried other approaches to at least supplement the diary. But "Leapfrog" is on a whole different scale, shifting the default reporting mechanism from paper diary to website and smart phone. (Paper diaries will still be available to those who prefer them.) The fieldwork began last June with a “Pilot Phase I”, then advanced to a “pre-test” last month. Neither those trials nor the first large-scale field test, beginning in late May, are dealing with ratings yet – they’re exploring methods of reaching people in more efficient ways. The four goals are

#1, Higher sample sizes (which should reduce the book-to-book “bounce”).

#2, Improved representation of the market's full population.

#3, Web/mobile data collection ("more relevant to web-savvy younger adults"). And

#4, going to "100% address-based sample frame", which ought to improve the inclusion of cell phone-dependent households.

Project Leapfrog may produce better reach.

Registration rates (something like the diary's consent rates) are better than expected. So is the representativeness of the sample, in terms of mirroring the local population. 18-34's seem to like it, and they’re better represented so far. Brad Feldhaus and fellow Arbitron exec Bill Rose say the results of the very limited testing are encouraging. A myriad of questions remain, such as whether listening levels are different when survey participants report their listening via website or smartphone, versus the diary. Don’t confuse this electronic collection of data with Arbitron’s PPM technology, where long-term panel members keep a special device with them all the time. The web/mobile replacement for the diary would still involve participants for just a single week, and they'd need to actually log their listening. (As opposed to the “passive” PPM.) This continuing “Leapfrog” experiment has the blessing of the Radio Advisory Council. Kudos to the company for opening up at this stage, about something that’s still a work in progress.