31 luglio 2009

Relativismo religioso troposferico

Per adesso è quello che riesco a fare: in questo microfilmato YouTube un esempio di come funziona la ricezione tropo. Su 107 MHz, ruotando l'antenna, si sente l'Avemaria di Radio Maria (PI CODE 51cc) e il Corano dalla Libia. Mi trovo sulla spiaggetta del faraglione di Levanzo, lato ovest dell'isola.



Qui invece un piccolo band scan che parte da 94.70, con una stazione italiana e scende verso gli 88 MHz. Già su 94.5 si "aggancia" il programma di Radio Clasica dalla Spagna, con il PI CODE che cambia a E212. Nel seguito, grande festival di stazioni italiane, tunisine e spagnole.

ipadio per iPhone: tutti radioreporter

Da quando l'amico Gianluca Nicoletti si è trasformato in una sorta di parodistica audio-protesi di se stesso (una autoaudioprotesi), mi chiedo se la vera rivoluzione digitale della radio non risieda fondamentalmente nella "radioamatorizzazione" del mezzo. Voglio dire: quando da giovane adolescente mi sono innamorato di un mezzo, la radio a onde corte, che stava vivendo la parte terminale della sua grande epopea, una componente importante di quell'innamoramento fu sicuramente la mia propensione all'ascolto. Allora c'erano due modi per innamorarsi della radio. Chi come me non amava parlare, ne di sé né del mondo, ascoltava le onde corte. Al massimo si metteva a scrivere, in silenzio, alle stazioni ascoltate. Gli altri, innamorati più delle proprie parole che della radio, diventavano CB prima e radioamatori dopo (se non si stufavano).
Due forme di innamoramento che sono entrambe andate in crisi, la prima con il dominio assoluto della tv, l'altra con l'avvento della telefoni pervasiva. Con Internet e il podcasting il fascino della radiofonia ritorna perché la rete riprende, anche se in modalità radicalmente diversa, i risvolti collettivi e partecipativi della radio. La radio su Internet funziona perché può di nuovo articolarsi in due modi, attraverso l'ascolto variegato e enciclopedico che le onde corte - risorsa scarsa per eccellenza - riuscivano a fatica a fomentare, e con la trasmissione. Con la rete chiunque può farsi sentire, anche solo sulla carta, basta un microfono e un semplice software.
Tutto questo ragionamento, mi è venuto in mente leggendo una notizia che mi ha girato ieri Francesco sulle applicazioni che consentono ai possessori di iPhone di andare direttamente in streaming Web con la loro voce. Con la sua straordinaria versatilità lo smartphone di Apple è un petrolini digitale che si trasforma alla bisogna in ricevitore radio e apparecchio trasmittente, proprio come il baracchino anni Settanta. O forse la metafora più giusta è quella degli impianti un po' raffazzonati delle prime radio libere. Comunque sia, leggetevi delle straordinarie potenzialità di iPadio, nuova piattaforma per lo streaming audio in tempo reale da iPhone. iPadio viene recensito insieme ad altre interessanti applicazioni e servizi dall'edizione british di TechCrunch.
Anche qui valgono le considerazioni che stiamo facendo in questi giorni sui limiti della radiofonia su Ip e sulle problematiche infrastrutturali poste dal confronto tra vecchia e nuova radio. Ma dal punto di vista del linguaggio e delle potenzialità, è chiaro che ci troviamo di fronte a una tecnologia dirompente. Quella che è stata la rivoluzione del desktop publishing ora potrebbe trasformarsi nel nuovo fenomeno del desktop o pocket broadcasting. Il che non significa che tutti di colpo possono diventare bravi autori radiofonici (così come il DTP non ci ha trasformati tutti in grafici impaginatori). E' solo l'abbattimento di qualche barriera, ma è sempre una buona notizia, con molte implicazioni interessanti. Vedo per esempio sul sito di iPadio la possibilità di dare vita a "blog telefonici", il cosiddetto "phlogging", già utilizzati da giornalisti e attivisti per i loro reportage. Per qualcuno il phlog potrebbe essere la radio del futuro.

ipadio to release killer iPhone app for audio broadcasting
Mike Butcher on July 29, 2009

Getting sound out of an iPhone and online quickly has been pretty easy for a while, and there are a number of startups playing in the space. Trottr works from any phone and is a simple call-in or upload system. The Tweetmic iPhone app has been gathering lots of speed in the U.S. due to its ability to publish on Twitter - but it has no attached social network. But it’s AudioBoo.fm, launched in December last year, which has been making waves with an iPhone-only app which works very well.
However, a new entrant, ipadio, is potentially about to steal AudioBoo’s thunder with a new iPhone app which covers all the bases: live streaming audio into a web page; high quality uploads from the iPhone; live phone-in service; upcoming Android app - plus, crucially, a business model.
Released to the public at the end of April the existing iPadio iPhone app is simple enough. However, not unlike BlogTalkRadio, it was based around making a phone call to get your audio online. But the new version of the existing ipadio iPhone app [iTunes link], poised for approval in the App store, brings a ton more functionality to the platform.
What the new app does is now give the user a choice. You can make a live telephone call via various global numbers (it works in the US, Europe and Asia) which are designed not to be premium rate - I did it today with the Yahoo/Microsoft press call. Ipadio tells me they make no percentage out of this call other than covering costs. In addition, it does something AudoBoo and other can’t - live stream your audio to the Web via a phone call. The call can be of an unlimited length. A premium “all you can eat” SpinVox/ipadio service which will cater for up to 10 minutes of text conversion, with users charged a small fee.
In addition to embedding calls to other systems and web sites, ipadio can also trigger updates automatically to Facebook and Twitter, while with, LiveJournal, Wordpress, Blogger, Posterous and Windows Live Spaces it creates a new entry with the player embedded. Users can subscribe to ipadio “phlogs” (a pretty bad phrase I hope they dump) via email, RSS and iTunes.
But the new and more powerful addition is recording not via a scratchy phone call but via the iPhone’s in-built mic. This creates dramatically better audio quality, the ability to pause and resume (as with AudioBoo) and, a very long recording time: up to 60 minutes. The file generated also gets automatically geo-located on a Google map.
iPadio is also announcing a deal with Spinvox, the voice to text service which recently launched an API, which means iPadio broadcasts will be able to be translated in to text. Spinvox will also automaticaly add metadata like a title though the translation is limited to the first 60 seconds if the piece.
ipadio is essentially a wholly owned subsidiary of digital communication company Nemisys which provides a live-to-the-web broadcasting platform. Nemysis has plans to make the platform available to companies as internal communications and braodcast tools. Since Ipadio is basically a telephony product adapted for the Web it can bring multiple people to one call, as in a one to many broadcast. So a “large utility company” is currently using it to communicate with 20,000 field staff who don’t have smartphones. It can also perfom DTMF functions like phone polling. In the the meantime, Nemisys giving the iPadio consumer spinoff its head.

tropo ed E sporadico: low power dalla spagna

quello che continua a stupirmi, delle condizioni propagative che
beneficiano l'ascolto dell'fm sulla parte occidentale di Favignana è
la strana miscela di regolarità e eccezione. Ormai è appurato che le
condizioni meteo dell'ultima decade di luglio, con forte insolazione e
vento di maestrale, determinano una costante situazione di tropo
ducting su distanze medio lunghe. Non sempre la direzionalità delle
guide d'onda troposferiche favoriscono la costa spagnola tra Valencia
e cartagena (in linea d'aria saranno circa mille chilometri). Spesso
la tropo "gira" verso Roma (come ieri, nel primo pomeriggio, con RAI
Auditorium da Monte Mario forte su 100.3), ma anche verso la Sardegna,
la Corsica, le Baleari, o a sud verso la Libia.
Diciamo che la Spagna di Murcia e Alicante è una regione dominante
nella mattinata tarda e fino al tramonto, con qualche frequenza anche
serale notturna, magari dalle Baleari. I canali sono molto regolari e
stabili fuori dalle frequenze occupate dalla Tunisia e dalle locali
più forti (non tutto viene schermato da 2-300 metri di parete del
Monte Santa Caterina). Ma la regolarità viene spesso spezzata dalla
comparsa di segnali anomali, da postazioni elevate non costiere. Poi
ci sono i pomeriggi come quello di ieri, in cui il tropo a un certo
punto sconfina nell'E sporadico di media intensità, tutte le frequenze
si popolano di segnali, molti provenienti dal nordest dell'Andalusia,
Malaga, Almeria, e diverse portoghesi dell'Algarve "bucano" la
barriera terricola che il tropo ducting, quasi esclusivamente "over
the sea" impone su tali distanze.
Ieri a un certo punto una frequenza di Antena Dois compare, con le
musiche di boccherini, tra le spagnole murciane e la parte bassa della
banda FM si è animata all'improvviso, in una modalità che mi ha fatto
sospettare un misto di condizioni Es + tropo (i segnali spagnoli
continuavano a essere molto stabili e la spinta verso l'occidente
andaluso poco marcata. Ho identificato diverse portoghesi
interessanti, ma il pezzo forte della giornata - e uno degli ascolti
più belli di quattro stagioni a Favignana. Sono le 19:30 locali
passate quando su 107.8 compare un segnalino spagnolo molto debole,
dalla leggera e prolungata evanescenza tipica del tropo nei minuti del
tramonto. Poco prima delle 20 l'annunciatrice spiega che il programma
deve finire un po' prima delle otto per consentire la ripresa della
riunione dell'ayuntamiento, il consiglio comunale. Mi sembra di capire
che il comune si chiama Marcael, ma consultando le liste una volta
tornato alla base (l'ascolto è avvenuto nella solita Cala Rotonda,
praticamente un orecchio naturale puntato su Murcia) vedo che mi sono
fatto ingannare dalla pronuncia andalusa e che il posto si chiama
Macael, provincia di Almeria, nella Sierra de los Filabres.
L'emittente si chiama infatti Radio Filabres (avevo capito "Finales"
ma non poteva essere così) e gli elenchi la riportano con 20 watt: ci
sta tutta vista la bassissima intensità dell'audio. La stazione ha una
sua pagina Web sul sito dell'ayuntamiento: www.macael.es. Niente
registrazione, ahimé, e non so se riuscirò mai a risentirla.

29 luglio 2009

Sempre in vacanza (e sempre con un 2.99g)

Mariu mi ha appena avvertito - riesco a leggere un po' di posta
elettronica con Blackberry, che essendo su Tim ha il vantaggio di
poter sfruttare la copertura EDGE - che il mio post di ieri è rimasto
troncato. Manca in effetti l'ultima parte dove riprendevo il discorso
fatto con Filippo l'altro giorno, a proposito della contrapposizione
radio-Internet. Vedo che Filippo ha inviato un secondo commento (non
riesco ad autorizzarlo da qui), che anticipa esattamente il senso
delle mie parole perse nel cyberspazio: più tropo, meno UMTS! Sono a
Levanzo dove ho realizzato un video molto istruttivo! Se riesco a
uploadare...

28 luglio 2009

In vacanza (con un 3G wireless vergognoso)

Se vi state preoccupando per il diradarsi dei post, non c'è niente di cui preoccuparsi. Sono riuscito ad andarmene in vacanza per un paio di settimane, scegliendo nuovamente l'ormai abituale meta di Favignana, nelle Egadi. Ho con me una di quelle chiavette USB per la connesione a Internet, ma sono molto deluso per la scarsa copertura del mio operatore Vodafone, riesco a collegarmi in rete solo con grande difficoltà.
In compenso la ricezione FM in modalità tropo ducting di difficoltà non ne ha. Sono qui da tre giorni e ho già avuto modo di osservare la varietà e variabilità delle condizioni. L'altro ieri Spagna, ieri Corsica, oggi Libia (nuova stazione, Ashababiya su 88.8 MHz) con alcune maltesi. Mi sembra di vedere il sorrisino di chi mi scrive per perorare la causa della radiofonia "convenzionale" minacciata dalla nuova radio via Internet: ecco l'umile FM capace di trasformare un piccolo ricevitore in un juke box di stazioni in cinque o sei lingue, oltretutto così divertenti da inseguire sulla spiaggia di Cala Rotonda. Fosse per il wireless, UMTS o quant'altro, non si sentirebbe niente. E in fin dei conti è proprio così, per quanto possa essere fascinosa - persino per uno come me - l'idea di un iPhone come terminale radiofonico universale, quando ci si scontra con difficoltà come quelle che sto sperimentando in questi giorni (io che dimentico troppo spesso di essere un "netizen" urbanizzatissimo che di digital divide parla per sentito dire), un medium come la radio dimostra tutta la sua insuperabile praticità.
Leggevo nella mail di questi giorni, faticosamente scaricata qui a Favignana, un comunicato del braccio infrastrutturale del colosso giapponese NEC, dove si osserva che entro il 2012 ci saranno (non ho capito se nella sola Europa) oltre cento milioni di abbonati alla larga banda mobile e che dagli smartphone entro quella data transiterà un terzo del traffico di Internet. In Brasile, avverte una società di ricerche specializzata, l'uso del telefonino come risorsa di accesso alla larga banda avrà in questi anni una crescita geometrica perché per molti rappresenta una alternativa praticamente obbligata. A quel punto, i problemi di scarsità di copertura radio (che ironia!) e le lacune a livello di "backhaul" cioè di capacità di connessione tra le celle radio e le dorsali si faranno sentire davvero ed è difficile prevedere come reagirà il pubblico pagante nelle aree geografiche meno privilegiate.
Nel frattempo, sulle spiagge di sassi e gli scogli delle Egadi mi godo le esoteriche (la faccia dei pochi bagnanti che mi guatano mentre maledico le stazioni che non si lasciano identificare sono impagabili) delizie della propagazione troposferica, con un apparecchio concettualmente vecchio di settant'anni - perfino l'RDS che mi serve per riconoscere molte non identificate ha un quarto di secolo - alimentato per intere giornate con quattro pilette, dando la caccia a segnali governati dai capricci delle condizioni meteo. Oggi ascoltavo una stazione delle isole Baleari che invitava gli ascoltatori a sintonizzarsi sull'FM e sullo stream Web per seguire le cronache sportive del Real Mallorca. Stream Web? Ma quando mai: piuttosto, non toglietemi il tropo.
[NdR, la parte in rosso è stata aggiunta ora le 12.50 di giovedì 30: il messaggio originale è stato troncato a causa della cattiva connessione con Blogger]

20 luglio 2009

Google chiude e cede tutte le attività radiofoniche

Non succede tutti i giorni che i colossi del software vendano dei loro pezzi (magari dopo averli acquisiti con l'obiettivo dei farci dei soldi). Ma per il business della pubblicità radiofonica, che avrebbe dovuto gettare un ponte tra AdSense e gli spot audio sulle stazioni affialiate, Google non ha avuto fiuto. Dopo aver annunciato mesi fa la chiusura della divisione Google Radio, arriva l'annuncio della cessione di tutte le proprietà, inclusi i software Google Radio Automation, SS32 e Maestro, alla società WideOrbit, fondata dieci anni fa. WideOrbit gestisce un portafoglio di annunci radiotelevisivi via etere e cavo di 10 miliardi di dollari e dispone anch'essa di una offerta di programmi software, incluso un programma di workflow per la gestione della pubblicità via radio.
Ecco il commento apparso su PaidContent:
Google Radio’s Assets Being Bought by WideOrbit

For a change, Google is selling off something: Google Radio, its online radio ad buying service which didn’t gain traction in the market and closed down earlier this year, is being sold to online ad and media management software firm WideOrbit. The SF-based start up, which has raised $40 million in funding till date, will be buying specific assets from Google, including Google Radio Automation, SS32, and Maestro. The transaction is yet to close but will soon, the company says. The employees of Google Radio will also move over to WideOrbit.
The last time Google sold something off as opposed to buying, it was Performics, the search marketing division of DoubleClick, to Publicis Groupe.
Before closing Google Radio, the search giant also closed down its newspaper ad efforts, as the economic downturn and lukewarm reception led it to rethink its portfolio of services. Since it closed down the radio ad service, a number of companies cropped up claiming they would be able to support existing Google Radio clients, but WideOrbit said in an e-mail that without access to the underlying source code, development team or development plans, no other company would be able to provide the support except WideOrbit, when the deal closes.
WideOrbit, founded in 1999, claims to help manage about $10 billion in online ads from about 1300 TV stations, radio stations, and cable networks, as well as managing advertising for movie theaters, mobile devices, and digital display networks, and has clients such as NBC, Telemundo, Hearst Television, and Gannett, among others. It already has a radio software product.

Sirius XM e HD Radio tra i peggiori flop 2000-2010

Il settimanale Time ha stilato una classifica dei dieci flop tecnologici più clamorosi in questa prima decade del ventunesimo secolo. In questa "bottom ten", accanto a Microsoft Vista e Microsoft Zune, c'è anche la radio satellitare digitale di Sirius XM (oltre alla telefonia satellitare di Iridium).
CNET compie una operazione analoga, elencando però 25 clamorosi flop commerciali. Nel suo caso oltre a Sirius XM, la testata online inserisce nella sua hall of shame anche HD Radio (che però secondo CNET potrebbe aver più fortuna nei prossimi dieci anni). Per la classifica completa cliccate qui.

Public Radio Player su iPhone, la radio ha ancora senso?


Secondo Rafat Ali di paidcontet.org la nuova iPhone app rilasciata da Public Radio Exchange per l'ascolto online delle emittenti del circuito americano National Public Radio, fa un ulteriore passo avanti sulla strada dell'obsolescenza della radio. O meglio, sull'uso della radio per l'accesso ai contenuti di qualità delle emittenti no profit targate NPR. Il Public Radio Exchange è di per sé una istituzione interessante perché è stato creato come una specie di borsino per lo scambio delle produzioni curate dalle varie emittenti. Uno dei suoi progetti è un software per la "sintonia" dei flussi Web delle affiliate, il Public Radio Tuner, oggi ribattezzato Public Radio Player, di cui ieri è uscita la seconda versione sull'iTunes Store (il programma è gratuito). Se la versione 1.0 non aveva suscitato giudizi particolarmente encomiastici, la nuova release è assai più promettente e come spiega Ali contiene una killer application nella application: oltre a poter ascoltare tutte le radio pubbliche il programmino per iPhone visualizza la guida in tempo reale alla programmazione. Ogni flusso viene identificato dal call dell'emittente, ma anche dal titolo del programma in quel momento "on air". L'autore della recensione si chiede che senso abbia continuare a usare la radio in una situazione del genere (fatte salve ovviamente le circostanze in cui iPhone non riceve o supera le soglie di tempo o volume previste dalle varie formule di abbonamento). In realtà il ragionamento di Ali va ben oltre, mettendo in questione un intero sistema di finanziamento che privilegia le emittenti locali e la loro creatività: con il Public Radio Player si possono ascoltare tutte le stazioni indipendentemente dalla loro dislocazione geografica, come del resto si può fare da quando gli stream sono sbarcati su Internet.
Sono valutazioni al tempo stesso troppo pessimiste e troppo ottimiste. Le radio NPR hanno un bacino di utenza molto vasto che certo non migrerà completamente su iPhone o sul Web, ma le percentuali dell'ascolto online sono sicuramente in crescita. E soprattutto iPhone comincia davvero a rappresentare - come vado ripetendo da un po' - una temibile alternativa alla radio digitale che cerca da anni di imporsi all'attenzione del pubblico senza riuscirci. Forse è merito dell'ufficio stampa Apple ma da quando è uscito, il super telefonino voluto da Steve Jobs ha creato molta più consapevolezza sul fenomeno della "nuova" radio di 5 o 6 anni di HD Radio e 15 anni di DAB...
L'applicazione si può prelevare dallo store di iTunes e ha anche una nuova pagina su Facebook. Il sito di NPR, conclude a margine Rafat Ali, sta per inaugurare un radicale restyling e i giornalisti del circuito stanno concludendo un percorso di formazione al digitale effettuato con la Knight Foundation.
Public Radio Dangerously Close To Making Public Radio Obsolete
Mon Jul 20, 2009
By Rafat Ali - paidContent

The Public Radio Exchange has just released the 2.0 version of its iPhone app, which aggregates almost all the public radio stations in the U.S. This tuner is a collaboration by some of the biggies in the public-radio space: NPR, Public Interactive, American Public Media, and Public Radio International (PRI). The 1.0 version of app has already gotten some rave reviews, but the 2.0 version, released this weekend, goes a lot further: besides streams, it has started showing what’s on right now on those stations, a seemingly small but game-changing move.
And, as it previously promised, it has added podcasts/downloads of the major shows as well, another important addition that will only increase the usage of the app. It has also added various search and directory listing options, on top of what the previous version had. The new version also allows for streams to be played on the slower Edge network, if Wi-Fi or 3G are not available. The new version is a bit buggy: it wiped out my favorite stations after upgrading (not a big issue for me since I didn’t have many), and is freezing up frequently, and I am hope the latter issue will be solved soon. The app is closing in on 2 million downloads, and likely will continue to be among the top apps for the iPhone.
So here’s why I think this is one major step to making public radio listening on radio obsolete:
I don’t own a radio (except in the car), and have been using the iPhone to listen to KPCC—the local station here in LA—ever since I bought it a month ago (there’s the whole other issue of sucky iPhone battery life, but that’s for another post). Now with the addition of what’s playing on my favorite stations right now, I have a lot more choices in one screen that I had previously: so instead of enduring “A Prairie Home Companion” on the weekend (not my cup of tea), I could try “On The Media” on at the same time on WBEZ Chicago public radio. And if I happen to join a show after its start, chances are I can get the latest edition of the show on demand (helpfully linked from the live version). In the car, where a lot of public radio consumption happens (especially in SoCal) with one of the options to connect the iPhone to the radio speakers, it makes the local public radio station redundant, to a large extent. Of course you can argue this is only true for the 20 million or so iPhone users, but you can see this playing out on other smartphones like Android and others, when the same app launches of their platforms.
All of this adds to the issues surrounding local public radio funding in the digital age: if a large number of iPhone app users are not necessarily listening in to the local station, then loyalties start to shift, or even fade away, which in turn affects donations to the local stations. This isn’t necessarily a new concern, and has been around since stations started streaming their feeds online, but with the new iPhone app, it becomes a lot more urgent. I am all for it, but the organizations behind it better be thinking of various ways to monetize, including perhaps charging a small amount for the app. NPR CEO Vivian Schiller tackled some of these issues in an interview with Staci last month.
In related news, NPR is close to relaunching its website in the next week. And NPR’s journalists are almost done with their digital training, done in conjunction with Knight Foundation.



18 luglio 2009

Radiopassioni, il forum. La parola alla parola

Quello che vedete qui accanto e sopra, sotto l'intestazione, è il banner che porta a un nuovo spazio online che ho deciso di affiancare al blog. Com'è facile intuire, Radiopassioni, il forum vuole facilitare la discussione tra i lettori in un modo più focalizzato sui contenuti della radio, sull'approfondimento di tematiche culturali, musicali e sociali, in una parola su quant'altro non trovi posto sul blog, che resta orientato verso le notizie e le questioni tecniche. Se il diario di Radiopassioni parla della radio, il forum riguarderà ciò di cui la radio parla, cominciando dai programmi di qualità diffusi via etere e via Web, in lingua italiana e no. Accanto alla discussione e alle segnalazioni, ci sarà lo scambio diretto di registrazioni personali, podcast, riferimenti alla reperibilità di contenuti archiviati: materiali di cui spesso gli appassionati della radio ricercano, per le loro collezioni o per l'occasionale riascolto.
Il meccanismo della discussione in cui spero di coinvolgere tutte le persone interessate ai programmi radiofonici, sarà quello classico dei forum su Internet: i messaggi inseriti in una serie di aree tematiche generali (che sono preimpostate), sotto l'insegna di uno specifico "thread" (che ciascun iscritto alla community può invece liberamente inserire). Come motore software ho scelto quello proposto un nuovo provider americano, Lefora, che mi è sembrato interessante. Partecipare a Radiopassioni, il forum non è difficile e la sola lettura dei messaggi non richiede iscrizione. Quest'ultima è necessaria solo se si vuole partecipare alla discussione.
La novità nella novità è che il forum di Radiopassioni non è un progetto di Andrea Lawendel. La sua vera anima è mariu (il nick ha perso il previsto accento sulla u perché molto siti Web non l'accettano in corso di registrazione), attenta lettrice e chiosatrice del mio blog. E' lei ad aver ispirato, con la sua straordinaria competenza critica, il suo modo generoso e disinteressato di partecipare ad altri gruppi di discussione su Internet - "I nostri podcast" sulla community online della RAI, o "Raipodcast", analoga area di dibattito e scambio che mariu co-gestisce su Yahoo - questo nuovo spazio dedicato a tutti coloro che amano ascoltare e soprattutto riascoltare la radio.
Con l'aiuto di mariu - che farà da co-moderatrice - Radiopassioni, il forum ha già attraversato una lunga fase di gestazione, dovuta soprattutto al lavoro di traduzione dall'inglese all'italiano dell'interfaccia utente Lefora. A seconda delle impostazioni linguistiche del vostro browser potete scegliere se accedere a Lefora nell'originale inglese o attraverso i comandi italiani. Come vedrete il lavoro non è ancora concluso e se con mariu abbiamo voluto inaugurare ufficialmente un sito che finora era rimasto silente ed è stato classificato solo dai motori di ricerca, è anche perché abbiamo bisogno di "beta tester" che ci aiutino a segnalare gli errori e i vuoti di traduzione.
Non sappiamo quanto la nostra iniziativa sarà apprezzata e riuscirà a crescere. mariu e io confidiamo possa colmare una piccola lacuna informativa in un mezzo multimediale che dà parecchia importanza alla radio senza tuttavia dedicarle l'attenzione, l'amore che merita.
Buona conversazione sul forum di Radiopassioni!
http://radiopassioni.lefora.com

The most trusted man in America

Ogni confronto con la triste schiera di anchormen sponsorizzati dei telegiornali nostrani, così solerti nel mettere le loro indubbie qualità professionali al servizio del potere più arrogante, sarebbe ingeneroso. Cronisti della levatura di Walter Cronkite, che ci ha lasciati questa notte, a 92 anni, non ne nascono molti. Sono pochissimi, in ogni caso, quelli davvero in grado di coniugare la difficile arte di "bucare" microfoni e schermi a una visione etica del mondo (e della sua narrazione) che li isola da ogni tentazione populista e caciarona. Paragonare i Cronkite ai Vespa più che ingeneroso sarebbe assurdo.
Leggo sul New York Times che il figlio di Cronkite, Chip, ha riferito che il padre se n'è andato per le complicazioni di una demenza. Non sono un neurologo ma ne capisco abbastanza per poter affermare che doveva trattarsi di una demenza multiinfartuale, l'accumularsi dei danni provocati da una situazione vascolare compromessa. Ho avuto la fortuna di sentir parlare Cronkite dal vivo alcuni anni fa, quando l"'uomo più fidato d'America" venne ospitato alla convention di una azienda di software americana, grande ma allora molto chiacchierata. Cronkite era già un pensionato del giornalismo ma non aveva perso un grammo del suo carisma e certo non appariva indementito quando ricordava i suoi incontri con Kennedy o le sue cronache di guerra. A proposito di Kennedy raccontò di come gli era capitato di dare la notizia dell'attentato di Dallas in fretta e furia, rivolgendosi a un'America sbigottita. Il giornale newyorkese pubblica nella sua galleria fotografica l'immagine di un Cronkite in maniche di camicia, gli occhiali con la montatura grossa a nascondere lo sguardo, la smorfia di chi cerca di contenere le lacrime. Il Times racconta che forse per la prima volta nella sua carriera, quella sera Walter perse il suo proverbiale contegno, la "composure" così diversa dall'untuoso sussiego dei reporter da compagnia, fino a doversi toglierseli, gli occhiali, per asciugarsi brevemente gli occhi. Quando lo sentii parlare, sul palco di quella convention, Cronkite ricordò invece di essersi trovato poi in uno studio sguarnito e di aver preso personalmente una delle tante telefonate che martellavano i centralini della CBS. Gli toccò di subire le contumelie di una anziana spettatrice che trovava indegno il fatto che per dare una notizia del genere il giornalista non indossasse la giacca.
Inevitabilmente, la carriera di Walter Cronkite iniziò dalla radio. Riprendo qui la fotografia pubblicata dal Times, con il giovane leone dei newscast ai microfoni di KCMO di Kansas City, nei primi anni Trenta. Leggeva i notiziari e i risultati del football e venne licenziato perché aveva polemizzato su uno stile giornalistico che giudicava insufficiente. Sono andato per curiosità sul sito di KCMO, oggi una delle tante talk radio conservatrici. Non ho trovato nessun cenno, alla notizia a parte lo spezzone audio delle Fox News. Forse è giusto che giornalisti come lui se ne vadano da un mondo che è così penoso raccontare.

Bologna, Piazza Maggiore sotto le stelle della radio

Piazza Maggiore è uno di quei luoghi che la mia anima della generazione di mezzo, incompiuta e solo sfiorata dalle grandi trasformazioni del dopoguerra (sarà per questo che quello che tocchiamo lo trasformiamo in cacca?), custodisce perennemente in un angolo di commossa, impotente nostalgia. Trent'anni orsono fu l'ombelico di quel remake del '68 che fu il movimento dei "settantasettini". Triste e rischioso come tutti i remake. Percorrevo le strade intorno alla magnifica piazza nelle mie estati post-riminesi, guidato da un amico che - maledizione - non c'è nemmeno più. E come tutti seguivo le cronache delle manifestazioni, degli autobus bruciati (ricordo ancora una fantastica vignetta del Male), delle cariche della polizia. Una di queste cariche fu l'assalto alla sede di Radio Alice, voce movimentista per eccellenza.
Oggi, 18 luglio, a partire dalle 22, la Cineteca di Bologna celebrerà Alice e tutta la radio nel duplice ambito delle celebrazioni marconiane e del ciclo Sotto le stelle del cinema. Prevista la presentazione del DVD della Fondazione Marconi, "Marconi racconta la sua invenzione" e alcune pellicole da intenditori, a incominciare da un documentario del 1940 intitolato "Ecco la radio!" fino al film di Guido Chiesa "Lavorare con lentezza", una rivisitazione del '77 realizzata cinque anni fa.
Non potrò esserci fisicamente, ma una parte di me non ha mai smesso di camminare per quelle strade svuotate dall'agosto, di fissare lo sguardo ventenne sulla lunga striscia metallica della meridiana di San Petronio sperando, invano, che potesse indicarci la giusta direzione. Andateci al posto mio, se potete. Bologna e la radio sono due vecchiette che meritano di essere festeggiate da piazze affollate. E giovani.
(Grazie a Gigi Nadali che mi ha inviato il comunicato dell'evento.)

La radio degli anni '40 e le radio libere del '77

Dall’EIAR alle radio libere: questo il lungo cammino della seconda serata che Sotto le stelle del cinema dedica a Guglielmo Marconi a 100 anni dal Premio Nobel.
Domani, sabato 18 luglio, a partire dalle ore 22, nuovo appuntamento in Piazza Maggiore sulle tracce del grande fisico: in apertura la presentazione del DVD Marconi racconta la sua invenzione prodotto dalla Fondazione Marconi.
Subito dopo un prezioso documento targato 1940 e diretto da Giacomo Gentilomo, Ecco la radio!, funambolico ritratto del mezzo – all’epoca – più amato dagli italiani: Quando la radio, cantava proprio nel 1940 il divo Alberto Rabagliati…
Tutt’altra atmosfera è invece quella richiamata da Guido Chiesa in Lavorare con lentezza: realizzato nel 2004, il film in realtà muove i suoi passi nel movimentato 1977, nella Bologna delle radio libere, nella Bologna di Radio Alice. Il lavoro ti fa male / e ti manda all’ospedale, recitava in quegli anni la mitica sigla di Radio Alice…
In caso di pioggia, proiezione al Cinema Lumière (via Azzo Gardino, 65).

Omaggio a Guglielmo Marconi
Sabato 18 luglio, ore 22, Piazza Maggiore

Marconi racconta la sua invenzione DVD prodotto dalla Fondazione Guglielmo Marconi

a seguire:

ECCO LA RADIO! (Italia/1940) di Giacomo Gentilomo. D.: 32’ Copia proveniente da Cineteca di Bologna Da "Cineteca – speciale Sotto le stelle del cinema 2009":

Celebrazione della radio nell’epoca del suo apogeo, nelle mani dell’eclettico Gentilomo quello che poteva essere un mero esercizio di propaganda grondante di retorica sulle magnifiche sorti e progressive del medium preferito dal regime, diventa un curioso e scoppientante pastiche di generi a cavallo fra documentario, teatro di rivista, musical e di registri, dal giornalistico al burlesque. "Panorama di una giornata radiofonica realizzata col concorso degli artisti, dei maestri e delle orchestre dell’EIAR" come recitano programmaticamente i titoli di testa, "Ecco la radio! appare come la summa delle diverse tipologie di film sulla radio: rientra perfettamente nel genere promozionale, proponendo, per chi ancora ne fosse all'oscuro, un'ideale illustrazione del palinsesto dell'epoca, una sintesi della ricca mercanzia del telegrafo senza fili; rappresenta il trionfo dell'era della valvola termoionica e del feticismo per la tecnica; e infine, contemporaneamente alimenta il divismo delle voci" (Paola Valentini).

LAVORARE CON LENTEZZA (Italia/2004) di Guido Chiesa. D.: (111’) Da "Cineteca – speciale Sotto le stelle del cinema 2009":

Bologna 1977. Squalo e Pelo accettano di rapinare su commissione la Cassa di Risparmio di Piazza Minghetti scavando un tunnel sotterraneo. Per alleviare gli sforzi, si portano appresso una radiolina, e finiscono per incappare sulle frequenze fm 100.6 mhz di Radio Alice. Prima, che potesse esistere qualcosa chiamato mao-dadaismo non lo potevano nemmeno sospettare. Decidono di andare a verificare di persona. Attorno alle vicende dei due simpatici lestofanti, Guido Chiesa affastella un ritratto del 77 bolognese vivace e festoso, attraversato da punte di ironia e dolore. Lavorare con lentezza frulla eventi e personaggi in un panorama che trae forza dalla coralità dell’esperienza. Dice il regista: "Abbiamo voluto raccontare tante storie con la esse minuscola. È l'insieme delle storie a comporre il significato del film, che ognuno legge e vive secondo la sua cultura, età, provenienza". L’utopia della libertà del tempo libero convive con i traffici di in ricettatore filosofo e del suo socio marsigliese, la rivoluzione sessuale con le chiacchiere degli ex partigiani al bar, la fantasia al potere si confronta con la concretezza di facce, gesti, muri, canzoni. Chiesa, che sulla radio bolognese aveva già realizzato un documentario dal titolo Alice è in Paradiso, non ha timore di mettere anche troppa carne al fuoco e di sparare molte cartucce visive a effetto. Quel che emerge, soprattutto, è un flusso di energia. Che pare spegnersi con la morte di Francesco Lo Russo in via Mascarella e, il giorno dopo, con l’irruzione della polizia nei locali di via del Pratello.

Sotto le stelle del cinema Bologna, 6 – 29 luglio 2009 Spettacoli: Piazza Maggiore ore 22 (in caso di pioggia: Cinema Lumière – via Azzo Gardino, 65) ingresso gratuito Informazioni: www.cinetecadibologna.it/Sotto_stelle_cinema_2009

17 luglio 2009

Fluid Voice, telefonino o "baracchino CB"?

Anni fa ero stato a una presentazione dei miei amici del Cefriel a Milano su un sistema prototipale di reti mobili ad architettura "mesh" o ad hoc. La terminologia definisce una rete mobile in cui a differenza delle infrastrutture tradizionali non esiste una vera e propria stazione base cui i dispositivi fanno riferimento (il classico modello cellulare esteso al Wi-Fi), ma ogni nodo mobile dell'infrastruttura funge da stazione base per tutti gli altri. Una topologia di rete che crea se stessa a ogni dato istante, insomma. Le reti mesh possono tornare molto utili per offrire una copertura in aree limitate senza dover effettuare troppi collegamenti fissi di dorsale (backbone) oppure per ampliare la copertura di una infrastruttura tradizionale, utilizzando singoli dispositivi posti al limitare della zona coperta del segnale come ripetitori per altri dispositivi posti fuori da essa. Lo standard di professional mobile radio digitale TETRA prevede una modalità di questo tipo con il cosiddetto Direct Mode, in cui un dispositivo può essere "promosso" a stazione base per un certo numero di altri apparati.
Ho cercato sul sito Cefriel qualche approfondimento sui progetti che avevo visto, ma è passato troppo tempo, forse la ricerca è stata accantonata e ho trovato solo un breve accenno alla sperimentazione "MANET". Che tuttavia mi è tornata subito in mente leggendo il post su Fluid Voice, un progetto del MIT di Boston, che Francesco mi ha segnalato da ReadWrite Web. Fluid Voice è una architettura ad hoc pensata per i nuovi telefonini dotati di interfaccia Wi-Fi. Lo scopo è consentire una comunicazione vocale e testuale tra gruppi di utenti presenti in determinati ambiti di prossimità, senza passare dalle infrastrutture di rete dell'operatore. Un discorso molto interessante che nelle intenzioni dei ricercatori del MIT vuole essere una sorta di riedizione della Banda Cittadina dei 27 MHz, il CB, o delle professional mobile radio. L'attenzione non è rivolta tanto alla comunicazione diretta con altri individui, ma alla condivisione di contenuti multimediali tra gruppi che si trovano in un un luogo preciso (una libreria, un museo, un centro commerciale, in ufficio, durante le emergenze). Un modo insomma per creare piccoli social network mobili attraverso un genere di comunicazione non necessariamente in tempo reale (in teoria per esempio posso lasciare un messaggio che sarà ricevuto dagli altri solo nell'istante in cui si troveranno in quel luogo). L'importante è che la comunicazione sia accessibile attraverso il dispositivo più scontato che possiamo avere oggi nelle nostre tasche e a costi non proibitivi. Andrew Lippman, lo scienziato del MIT che guida il progetto FluidVoice lo chiama anche "push to listen".
Questo modo di stabilire collegamenti senza-fili in gruppi di utenti serve anche a superare il limite della trasmissione punto-punto nelle infrastrutture di tipo telefonico. Con il telefonino devo inevitabilmente chiamare un numero e solo quel numero per poter parlare. Con un apparecchio PMR invece mi posso far sentire da più persone in un determinato raggio di copertura. La cosa che mi ha sempre fatto riflettere è che da parecchio tempo lo standard GSM prevede una modalità di comunicazione punto-multipunto chiamata proprio Push to talk. Ormai da tempo standardizzato (tanto da essere già supportato da alcuni modelli di telefonino, per esempio da alcuni Nokia), il PPT del GSM è una specie di SMS in versione vocale e permette di inviare brevi messaggi vocali a uno o più numeri selezionati dalla rubrica. Premendo il pulsante del PPT si parla nel microfono e il messaggio viene consegnato con il ritardo dei messaggi SMS (in teoria possono passare alcuni minuti ma molto spesso l'invio e la ricezione sono semi-istantanei) alla lista di numeri che abbiamo specificato. In apparenza una cosa molto comoda per gruppi di amici o di colleghi di lavoro. Ma allora perché il push to talk on fa praticamente parte dell'offerta degli operatori? In effetti TIM ha in catalogo un servizio, TIM TALK, basato sul PPT - ma non mi pare che lo promuova granché e in ogni caso lo include solo tra i servizi dedicati alla clientela business. Vodafone lo aveva lanciato nel 2006, ma il servizio non è più sottoscrivibile. Perché non cercare di ampliarne la diffusione, invece? Un tempo potevano esserci timori di cannibalizzazione sui servizi voce e quindi una difficoltà nel corretto posizionamento di prezzo. Ma ora che le tariffe voce sono così basse, forse il PPT tornerà in auge. Applicazioni come Fluid Voice potrebbero far scattare meccanismi di concorrenza, incoraggiando gli operatori a ricorrere a tutte le opportunità di erogazione del servizio già integrate nelle loro infrastrutture, per evitare che altre tecnologie di rete incorporate nei telefonini di ultima generazione possano aggirarle.

Fluid Voice: CB Radio for the Web 3.0 Era

Written by Richard MacManus / July 17, 2009

During my recent trip to MIT I met with Andrew Lippman, an Associate Director at the MIT Media Lab and a Senior Research Scientist. Lippman heads up the Lab's Viral Communications program, which "examines scalable, real-time networks whose capacity increases with the number of members." Among other things, we discussed an interesting new product his students are working on called Fluid Voice. In a way it works similar to how CB radio did for truck drivers in the 1970s - providing a mobile group communication system.

Re-Thinking Communications

First a little background. Lippman explained that his Viral Communications group aims to "symmetricize media" - in other words, balance it. He used an analogy of the radio system. The power to broadcast over the radio is still tightly controlled, spectrum is limited. So in that sense it is asymmetrical, unbalanced. The MIT Viral Communications group aims to re-think the way media works. Lippman and his group is asking: does radio have to be like this?
Lippman explained this in an executive summary a while back:

"The communication industry is in an upheaval equivalent to that caused by the advent of personal computers in the early 1980's. In that earlier revolution, traditional giants who held to mainframe technologies and centralized services were outpaced by newcomers with new ideas about individual ownership, incremental adoption and instant turnover. This will now happen with communications."

Examples of new forms of communications are sensors and open 802.11 networks, which are "renegades: unlicensed, personalized, digital, and embedded." [the guy in the glowing 802.11 detector shirt to your right is not Andrew Lippman btw]
This all brings about new types of social interactions with media, which Lippman seems particularly keen on right now. He mentioned the intersection with mobility: "It's not about you anymore, it's about you plus your context."

Fluid Voice: A Mobile Group Communication System

The theory of viral communications is a bit hard for the layman (this writer included) to grok, so I asked Lippman for some examples. One of his group's projects is Fluid Voice, a research project that has been prototyped on the Nokia N810. It runs, initially at least, using the 802.11s wireless mesh.
Fluid Voice is described in a white paper as "a proximity based mobile group communication system for opportunistic social exchanges." This makes one think of a mobile app for picking up members of the opposite sex. But being an academic project, I'm sure that's not the point of it. So what is it? Lippman described Fluid Voice to me as a new type of messaging system that engages a group. He said that it's like a telephone system that defaults to a conference call all of the time, which he termed "push to listen." It has similarities to party-line telephone systems, instant messaging chat rooms and conferencing bridges for business people. It's also like the Citizen's Band (CB) radios used by truck drivers in the 1970s.
Fluid Voice can be both a live and asynchronous experience - i.e. you don't need to be participating live to receive and leave messages. It isn't just audio and text messaging either: audio polls and wish lists are a part of the product. Here is a UI screenshot:

Fluid Voice Use Cases

The goal of Fluid Voice is to coordinate people in outdoor settings, using their mobile phones. According to a white paper, use cases include "spreading news during emergency responses and supporting impromptu social exchanges."
The name of the product, Fluid Voice, derives from the fact that "users can transition from live to asynchronous audio communication in a fluid manner depending on the wireless environment." To appreciate what this kind of system might be used to enable, here's a description from the paper of how CB radio was used in the 70's:

"CB radios enabled a cooperative social culture on the highways for friendly conversations in addition to providing road assistance and accident prevention among the drivers. As cell phones and multi-band WiFi enabled cell phones are becoming ubiquitous in the 21st century, an exciting opportunity arises for supporting opportunistic social collaboration within a local area."

One imagines that software like this may become a common feature in next generation mobile phones. I used the example of a sensor-enabled bookstore in this week's post about Cross Reality applications - the store pinging your mobile phone about a book on your wish list that it happens to have in stock. We can similarly forsee that Fluid Voice, on your mobile phone, could be used to meet like-minded people at the bookstore. You could even continue to chat with that group after you left the bookstore.
Social networking 3.0 anyone? Breaker 1-9!

16 luglio 2009

The Rock of Boston, da FM al Web

Sono andato a vedermi ieri sera The Boat that rocked (I love Radio Rock, in italiano, titolo meno bello, ma gradevole), il film ispirato alla storia di Radio Caroline e delle altre emittenti off-shore che nella seconda metà degli anni Sessanta diedero un fondamentale contributo di cambiamento in una società ingessata da secoli di formalismo. Un bel film, pur con le comprensibili forzature della commedia di costume, surreale e dissacrante, in perfetto stile British: giusto dosaggio di nostalgia capace di non piangersi addosso, grandi caratteristi in scena, grande selezione musicale (e del resto in quegli anni d'oro sarebbe stato difficile scegliere i brani sbagliati). Persino per uno come me, ricoperto di ragnatele musicali anche loro vecchie di secoli e irrimediabilmente tagliato fuori dalle tendenze, la forza del rock e della sua cultura "laterale"; la capacità di sovvertire gli schemi e i pregiudizi, di far pensare con quattro accordi musicalmente banali ma stravolgenti, di tirare fuori dalla gente le sensazioni profonde, la loro voglia di dire basta a coperchi e cinghie e fasce di contenzione, la forza di tutto questo appare nella sua dimensione più radicale, rigenerante. La musica pop per risvegliarsi da un torpore, una necrosi sociale di portata ormai neurologica. Il ritmo come farmaco della mente e del sentimento. E del resto basterebbe leggersi le straordinarie annotazioni di Oliver Sacks a proposito degli effetti della musica sul morbo di Parkinson e le sindromi post-encefalitiche descritte in Awakenings - Risvegli e nel più recente Musicophilia. Sacks a questo proposito è il protagonista di uno straordinario programma della PBS che spiega come la "musica faccia rivivere il cervello".
Anche Boston, la grande e colta capitale del New England, ha la sua station that rocked. O meglio, l'aveva. La proprietaria CBS ha infatti deciso di togliere dalla banda FM la stazione WBCN, fondata nel 1968 e per quarant'anni all'avanguardia delle proposte rock americane e internazionali. Una radio che ha contribuito direttamente al lancio di cantanti e band, che ha rappresentato una frontiera della musica progressiva. WBCN continuerà a trasmettere, ma solo in streaming su Internet. Evidentemente la musica dei giovani deve percorrere altre strade.
Il paradosso volle, come scrive il Boston Globe nelle sue rievocazioni, che in quel marzo del '68, pochi mesi dopo l'entrata in vigore (nella Gran Bretagna laburista!) del Marine Offences Act che chiuse i microfoni dei pirati galleggianti, WBCN aveva deciso di passare da un format di musica classica a un genere completamente diverso. E nelle radioline della città "I feel free" dei Cream, il complesso di un certo Eric Clapton, prese il posto di Bach e Schubert. Oggi che il rock è diventato non meno classico di Schubert, la musica non cambia formato ma viene messa a tecere, almeno via etere. WBCN perde ascoltatori da almeno dieci anni, è andata avanti a fatica, infarcendo la programmazione musicale con le cronache di football dei Boston Patriots. Oltre al coverage assicurato dal quotidiano a questa circostanza un po' triste, c'è da consultare il sito di WBCN e quello di Charles Liquidara, che per trent'anni è stato il conduttore dello show mattutino di WBCN e oggi vive alle Hawaii distribuendo in podcast le sue collaborazioni con WBOS di Boston e con la stazione no profit KEAO Mana'o Radio. Ciao, Rock of Boston, nonostante tutto we still feel free.




Rocking no more

Its eye on sports, CBS pulls plug on legendary WBCN
By James Reed and Erin Ailworth, Globe Staff | July 15, 2009

It was more than 40 years ago, on a March night in 1968, when WBCN-FM (104.1) decided to break from its classical music format. Instead of Bach, listeners that evening heard “I Feel Free,’’ by the Eric Clapton-led rock band Cream, and right then Boston’s local music scene was transformed.
Yesterday, it was upended yet again, by the same station.
CBS Radio Boston, which owns WBCN, announced it would pull the plug on the station, which helped make household names of some of the biggest musical acts to come out of Boston, so it could accommodate other changes in local radio.
Next month, a sports talk radio station, The Sports Hub, will replace the music station WBMX, or Mix 98.5 FM, adding a third sports radio show in a town that seems to have an insatiable appetite for all things sports. Mix 98.5 will then take its “modern rock, conservative format’’ to WBCN’s slot.
And WBCN, whose slogan, “The Rock of Boston,’’ had become as seminal as some of the performers the station championed early on - including Aerosmith, The Cars, J. Geils Band, U2, and Elvis Costello - will morph into an online-only station available at wbcn.com.
New sports talk station will take on WEEI.
It was stunning news for generations of Boston music fans, who grew up with the station at a crucial time in rock music’s evolution, and for local bands, who had come to rely on WBCN as the one place that might land them their big break. WBCN came of age with some of rock’s pivotal figures, from Janis Joplin to Jimi Hendrix, and its disappearance from the dial is as much a signal of the changing musical scene as it is of drastically changed listening habits. (One word: iPod.)
“Once their ratings started going down the tubes, I thought to myself, ‘Somebody’s not getting it in corporate,’ ’’ Charles Laquidara, one of WBCN’s quintessential personalities from 1969 to 1996, said from his home in Hawaii. On his Facebook page, he addressed WBCN’s fans: “It was a great station. It was also a great time in radio history. I know we can never go back to that, but there will be something someday.’’
Mark Hannon, senior vice president and market manager of CBS Radio Boston, said in an interview yesterday it is a “sad moment to see a station with 40-plus years of heritage coming out of format.’’ But, he said, “the rock genre in this marketplace is extremely crowded, and ’BCN has struggled in the past few years to stay competitive.’’
The decision, which will take effect Aug. 13, will ripple well beyond the airwaves, too, given the station’s longtime support for local bands.
In addition to “Boston Emissions,’’ ’BCN’s two-hour, weekly program showcasing local talent, the WBCN Rock ’n’ Roll Rumble has been a popular battle of the local bands since 1979. Occasionally, its winners went on to find national success. After winning the Rumble in 1983, ’Til Tuesday, Aimee Mann’s new-wave band, was signed to Epic Records; the cabaret-punk duo the Dresden Dolls emerged victors in 2003.
Anngelle Wood, who organized this year’s Rumble, said yesterday she was not sure of the event’s future. “Boston Emissions,’’ which she also hosts, will move to sister station WZLX in August.
The longtime ’BCN personality who became known simply as Oedipus said the loss of the station will cut deeper than some might realize.
“WBCN was a fabric of the community,’’ he said. “It was part of Boston, like the Red Sox. It was more than just music. It completely enveloped the lifestyle of people in Boston and the Northeast. And it no longer does that. It had to make this change. It’s reflected in the ratings.’’
Word of ’BCN’s demise was greeted with mixed emotions at competing stations, where program directors, many of whom grew up listening to ’BCN, said they’d been expecting the downfall. A Cornerstone Research Inc. report looking at men ages 18 to 49 in metro Boston shows ’BCN ranking in the number 11, 12, and 13 spots from January to May, with roughly 4 percent of the area’s listening market.
“The general public must be very surprised, but industry insiders have known they had their problems - let’s just leave it at that - for a number of years. So, we’re not really stunned,’’ said Ron Valeri, program director at WAAF and Mike FM. Still, he said it’s “a bittersweet victory.’’
At 101.7 WFNX, program director Keith Dakin recalled the heyday of WBCN, when personalities like Laquidara and Mark Parenteau graced the station’s airwaves.
“It’s great for us. We’ve lost an alternative rock competitor,’’ said Dakin. “Don’t get me wrong. It’s sad to lose a legendary rock station in this market, but as far as the competitive landscape, it’s great for a station like ’FNX.’’
Parenteau, a DJ at WBCN for 20 years, beginning in 1978, said that before corporate ownership, the station encouraged its on-air talent to be outrageous and play what they wanted.
“We didn’t make a lot of money, but we had a lot of freedom. We could play jazz, comedy, whatever,’’ Parenteau said. “But as we made more money, we had less freedom. It was like a deal with the devil.’’
Still, the station was enormously influential.
“If ’BCN added a band, 30 or 40 stations would add that band because we seemingly knew what we were doing,’’ he said. “The sort of station ’BCN used to be is definitely dead. Radio today is all driven by boards of directors looking at the stock market. They want the sure thing, and they want to play it over and over.’’
Before he was lead singer in the J. Geils Band, Peter Wolf was one of the founding DJs at WBCN. He started there in 1968, interviewing the likes of Van Morrison, Jeff Beck, Sun Ra, and Roland Kirk. Wolf said he is neither surprised nor upset the station is going away. “For me, ’BCN ended a long time ago,’’ he said. “When it became corporatized, it lost the unique qualities that made it vital to the community.’’
Despite its founding in 1955 as a classical station, ’BCN became “the underground rock station in Boston,’’ said Scott Fybush, editor of NorthEast Radio Watch, an industry trade journal. “They were playing stuff that had no other home on the radio and people who had never had a reason to own an FM radio before were going out and buying an FM radio to hear this.’’ The station struggled for at least the last decade, propped up by its coverage of the Patriots and, at least for a time, Howard Stern’s syndicated show. Fybush called CBS Radio’s emphasis on building a sports station with Patriots coverage, a “smart move,’’ because it gives listeners something they can’t necessarily load onto their iPods - live coverage of games.
Of course, more sports and more talk means less rock for Boston listeners.
But Sean Ross, vice president of music and programming at Edison Media Research, said for many around Boston, that change had already begun. “The ’BCN that most people are going to be sad about losing this afternoon,’’ Ross said, “went away a while ago.’



Radio Apollo: sul sito NASA 8 giorni di audio originale

Il mondo si prepara a celebrare insieme alla NASA e a tutti gli americani la storica missione Apollo che culminò con il primo sbarco lunare e un comunicato stampa rilasciato oggi informa sulla disponibilità, sul sito Web dedicato al 40esimo anniversario, di importanti testimonianze audio relative a quella missione. Per la prima volta sarà possibile ascoltare le registrazioni delle conversazioni tra i membri dell'equipaggio, disponibili anche in versione trascritta (il link alle trascrizioni per l'intera missione è questo http://www.jsc.nasa.gov/history/mission_trans/apollo11.htm e da qui è facile risalire agli archivi delle altre missioni). Fino a oggi erano state diffuse solo le tracce relative alle conversazioni terra-spazio. Ecco il link da consultare: http://www.nasa.gov/mission_pages/apollo/40th/apollo11_audio.html.
Ma le chicche non finiscono qui. La NASA ha infatti deciso di trasmettere su Web tutto l'audio della missione Apollo a partire dall'orario del lancio e fino alla conclusione dell'avventura, così come era stato trasmesso 40 anni fa, in tempo reale. Si comincia alle 7 del mattino e 32, ora locale estiva della Florida, esattamente due ore prima del momento zero del countdown (il razzo venne acceso alle 9 e 32 EDT). Tenendo conto della differenza di fuso orario per noi il "radiocast" celebrativo di Apollo 11 comincia su Internet alle 13 e 32 di oggi, 16 luglio 2009. L'imperdibile streaming durerà fino alle nostre 18 e 51 del 24 luglio, momento dello splashdown e del recupero dell'equipaggio. La trasmissione ha luogo a questo indirizzo: http://www.nasa.gov/externalflash/apollo11_radio/index.html

APOLLO 11 CONVERSATIONS EARTH DIDN'T HEAR NOW ONLINE AT NASA.GOV

HOUSTON -- You're in a spacecraft, on a mission to land on the moon for the first time in history, and the microphone to Earth is off. What do you say? Now you can listen in on a NASA Web site and find out.
As Neil Armstrong, Buzz Aldrin and Mike Collins flew on Apollo 11 to a lunar landing in July 1969, the world heard communications between the crew and Mission Control live as they happened. But Earth did not hear the private conversations between Armstrong, Aldrin and Collins, although they were recorded aboard the Command Module Columbia and Lunar Module Eagle.
Those conversations now are available on the Internet. All the Apollo spacecraft had onboard voice recorders, activated during much of each mission to record the crew's conversations. The transcripts of those recordings were publicly released in the mid-1970s. Only recently were the actual onboard audio recordings from Apollo 11 digitized and made available on the Web.
To listen to the recordings and view the transcript, visit:

http://www.nasa.gov/mission_pages/apollo/40th/apollo11_audio.html

For more information about the history of onboard recorders on the Apollo spacecraft and full transcripts of all mission recordings, visit:

http://www.jsc.nasa.gov/history/mission_trans/apollo11.htm

For a detailed list of NASA events that celebrate the 40th anniversary of Apollo 11, visit:

http://www.nasa.gov/apollo40th


15 luglio 2009

Listener Driven Radio: la trasmissione la fate voi

Francesco mi segnala un post apparso sull'italiano TheBlogTv relativo a una novità arrivata dagli USA: la radio basata sul crowdsourcing. Con questo termine vengono indicate le iniziative Web e i servizi che vengono gestiti in toto o in parte attraverso meccanismi di partecipazione delle comunità di utenti. Ci sono aziende che su Internet erogano per esempio servizi di assistenza sui loro prodotti coinvolgendo altri utenti che rispondono a dubbi e richieste di aiuto come un vero e proprio help desk. Solo che il servizio è fornito dalla "folla", non da dipendenti dell'azienda.
LDR Listener Driven Radio permette di applicare lo stesso meccanismo alla programmazione di una stazione radio. Non è una novità di per sé, moltissime piattaforme musicali in Web streaming prevedono la partecipazione diretta di chi ascolta e i brani vengono diffusi in base alla loro popolarità nell'ambito di una comunità di persone. LDR però non è un sito Web pubblico pensato per lo streaming ma un prodotto commerciale (venduto o acquisito in cambio merce) espressamente rivolto alle stazioni radio con tanto di trasmettitore e antenna che intendono avvalersi del mezzo interattivo non solo per catalizzare l'attenzione del loro bacino di utenza e magari per estenderlo, ma anche per coinvolgere direttamente l'ascoltatore nella "direzione artistica". Con LDR la stazione può sfruttare il sito Web, i widget, i principali social network per raccogliere il feedback sui brani da trasmettere e persino per raccogliere nuove proposte dai gruppi musicali emergenti e sottoporle al famoso giudizio della folla.
LDR è una startup di Westlake, Ohio e l'inventore della piattaforma software è Daniel Anstandig, che insieme a Lee Zapis e Mike McVay, tutti coinvolti nella produzione di programmi radiofonici e manager di stazioni radio, ha pensato di cavalcare in questo modo i nuovi aspetti sociali e partecipativi della radiofonia. Sul blog di LDR ho trovato un post di McVay che può rappresentare il manifesto programmatico di questa nuova avventura.
Ecco invece il comunicato stampa sul lancio del software:

Listener Driven Radio Launches New Software for Radio, Giving Listeners Control
Jul 5th, 2009

The Radio revolution has begun! Listeners are taking back control of the radio. The principles of Listener Driven Radio, LLC (Broadcasters Lee Zapis, Daniel Anstandig, and Mike McVay) announced today the release of new Listener Driven Radio software, empowering broadcasters to become crowdcasters.SM The listeners become the Music Director with Listener Driven Radio.
Listener Driven Radio (www.ListenerDrivenRadio.com) is a new model for radio built on crowdsourcing, that allows listeners to go online, or to their iPhone, and offer their input into what plays next on the radio station. LDR is constantly absorbing listener input, song votes, and comments on music, and automatically adapting programming in real-time. Your audience can control the stations on-air product … within the parameters that the Program Director creates.
McVay New Media President and LDR architect Daniel Anstandig said, “This is a new way of programming radio and growing your brand-community. This is the first time that the power of crowdsourcing has been harnessed this way for radio programmers. Imagine being able to improve your product while decreasing the cost of programming.” Zapis Capital CEO Lee Zapis said, “The software we’ve developed will allow the listener to truly take control of their radio. So many of us in broadcasting have been concerned about the competition we face from the Internet, satellite, and social networking. LDR diminishes those concerns and takes what’s best about the Internet and puts it to use for your radio station.” McVay Media President, Mike McVay, added, “It’s time that radio operators get over their inferiority complex and embrace new technologies. The times have changed, and God willing, they’ll keep changing. Listener Driven Radio is the first application that marries the consumer’s wants with the PD’s desires … and that equals great and entertaining programming that’s good for any daypart.”

Introducing Listener Driven Radio:

• It’s groundbreaking. Turn your listeners into collaborators. Constant research generated from active listener interaction. Listeners log-on, click-to-pick their favorite songs, and then sit back and enjoy hearing what they … and other listeners … selected to play on the air.

• The Program Director selects the universe from which the listeners click-to-pick. Your station will still be “SAFE” while allowing the audience to program the music that you play.

• LDR builds community by empowering your audience giving them ownership over your programming, integrating their feedback into your music scheduling immediately Listeners can also comment and vote on new songs, giving them the power to elect new songs for airplay.

• LDR makes it possible for listeners to vote for songs, request songs, pick which song should play next, and upload or vote for new music through radio station websites, iPhones, and Facebook.

• The radio station will NOW be CONNECTED to the social networking platforms used most by your audience. Turn your radio station into a community. Your listeners will communicate online using LDR, and will be encouraged to repeat visit and repeat listen to your station.

• LDR feeds Twitter automatically for radio stations, helping them to increase tune-in. LDR harnesses the marketing capabilities of social media.

• LDR engages listeners, constantly absorbing their input, votes, and comments about your station’s music. This creates a community around a radio station’s brand.

• LDR ties in directly to radio automation systems and instantly adapts a radio station’s programming based on listener feedback and parameters preset by the Program Director.

• LDR takes a four-pronged approach to reaching listeners. LDR is software that enables listener interaction via Mobile/iPhone, Widget (embeddable on any site), Your Station Website, and Social Networks (including Facebook, MySpace, and Twitter). Then, listener input drives your on air programming and music scheduling in real time.

• LDR enables you to change your playlist in real time based on listener input. The end result is programming that adapts to your target audience. The LDR software is also fully adaptable to your branding and look-and-feel, seamlessly integrating into your radio station website.

Visit www.listenerdrivenradio.com for an actual demonstration. The software is available to radio stations for cash or barter. For more information, call Listener Driven Radio at 877-221-7979, or e-mail Daniel Anstandig at daniel (at) listenerdrivenradio (dot) com. Follow LDR on Twitter here!


Podcast e romanzi transmediali, la narrazione si spezza

Narrare una storia è ancora un'impresa così lineare da richiedere uno strumento consolidato come il foglio scritto o il testo interpretato nella lettura o nel dramma (teatrale o radiofonico che sia)? O non è piuttosto diventata, grazie a Internet e ai suoi modelli di consumo totalmente asincroni, una questione transmediale, una relazione più reciprocamente partecipativa tra autori e lettori/ascoltatori/spettatori? Un approccio più mediaticamente neutrale alla narrazione viene invocato dal giallista J.C. Hutchins in una breve intervista anch'essa apparsa in Future Tense, il programma di American Public Radio curato da John Gordon.
Hutchins è co-autore insieme a Jordan Weisman di un thriller intitolato Personal Effects: Dark Art. Protagonista della storia è Zach Taylor, specialista di arteterapia in una istituzione per malati di mente, che deve determinare se Martin Grace, tecnico del suono non vedente, è legalmente in grado di sostenere un processo con l'accusa di essere un serial killer con più di dieci omicidi all'attivo. Fin qui niente di particolarmente nuovo, ma Dark Art non è solo un romanzo scritto. Il volume viene venduto insieme a una serie di "indizi" e documenti che il lettore è invitato a investigare per suo conto. Ogni personaggio ha una segreteria telefonica interrogabile a distanza. Cercando su Google i nomi di questi personaggi e delle istituzioni del libro si arrivano a siti Web realizzati per l'occasione. E sul sito di Hutchins si trovano anche dei podcast di "prequel" che introducono la storia. Questo apparato di materiali extra-librari non deve stupire perché l'altro co-autore di Dark Art, Weisman, è un noto inventore di giochi di ruolo e altre diavolerie (la sua società si chiama Smith&Thinker)
Esplorando il sito di Hutchins osservo una profusione di riferimenti ai podcast serializzati, o meglio agli audiolibri ritagliati a misura del formato, più breve, manegevvole e forse fidelizzante, del podcast. Il sito contiene infatti oltre 200 ore di audio e video scaricabili gratuitamente e molti dei suoi lavori sono sottoscrivibili su iTunes sottoforma di episodi audio. Hutchins suggerisce anche di rivolgersi al sito di Podiobooks per attingere a una raccolta di oltre 200 titoli di audiolibri-fogliettone distribuiti via RSS. Considerando che tutti i contenuti sono pubblicati in Creative Commons e si possono scaricare gratis, mi sembra che si tratti di una iniziativa meritoria che può valere qualche donazione da parte degli ascoltatori.
Oltre a Podiobooks vorrei citare anche - grazie a una recente segnalazione della nostra mariu - l'iniziativa LibriVox.org, un deposito di libri disponibili in Public Domain letti ad alta voce da volontari in inglese e altre lingue madri.

Il New York Times cede la sua storica radio classica

Ormai si grattano i fondi dei barili. Il New York Times, sempre più bisognoso di soldi, ha deciso di vendere anche la sua stazione radio dedicata alla musica classica e operativa sui 96.3 dell'FM dopo che il giornale aveva deciso anni fa di liberarsi della frequenza sulle onde medie, ceduta a Radio Disney. La stazione WQXR continuerà a trasmettere musica classica, ma sarà gestita come una iniziativa non commerciale da un'altra stazione, la WNYC e cambierà frequenza, andando a utilizzare i 105.9 oggi di proprietà della ispanica Univision ma rinunciando così ad ampie porzioni della sua attuale copertura. WNYC è l'emanazione newyorkese di National Public Radio e ha già fatto sapere che coinvolgerà il pianista classico Emanuel Ax (non lo conoscevo, ma uno che ti accoglie sul suo sito Web con le variazioni Brahms/Haendel in sottofondo dev'essere un tipo a posto) in una campagna promozionale che punta a raccogliere 15 milioni di dollari per il sostegno della stazione, dopo gli 11,5 milioni versati al quotidiano. Il prezzo di vendita di WQXR è una frazione di quello che il New York Times avrebbe potuto chiedere pochi anni fa. Fa abbastanza specie che il giornale stesso, nell'annunciare e commentare la notizia, dica espressamente che il carattere di WQXR non sarà più lo stesso... Oggi quello di WQXR è l'unico segnale di musica colta che arriva ai newyorkesi, un pubblico che vanta in materia la tradizione e la passione di una delle città più musicali del mondo.

July 15, 2009
Times Co. Agrees to Sell WQXR Radio
By RICHARD PÉREZ-PEÑA and DANIEL J. WAKIN

The New York Times Company will sell WQXR-FM to WNYC Radio and Univision, the companies announced on Tuesday, in a complex deal that preserves WQXR as the only station devoted solely to classical music in New York City, but that could alter its character.
WQXR would move to a weaker signal near the high end of the FM band, and would become a listener-supported station, owned by WNYC, the nation’s largest public radio station. The Times Company, which has been trying to shed assets to raise cash and weather a newspaper industry downturn, would get $45 million, but would sever ties with a station it has owned since 1944.
The long-rumored sale of WQXR, at 96.3 on the dial, and the real possibility that such a move would spell the death of a major classical music purveyor on the airwaves, was a depressing thought for fans. Classical music radio stations have been dwindling in recent decades.
Talk of the sale also sent shivers through cultural institutions that rely heavily on WQXR, like the New York Philharmonic, the Metropolitan Opera and the Juilliard School.
The parties involved said the station would keep a classical music format. But new ownership and a transition to public radio raise other concerns for those cultural institutions, creating a competitor for the diminishing pool of charitable dollars for the arts, and potentially changing the cozy relationship they have had with a station that gives them ample exposure and greatly broadens their reach. WQXR is a major outlet for the Met’s venerable Saturday afternoon broadcasts. “There would be a huge void if, in our home city, the international broadcasts were not heard,” said Elena Park, the Met’s assistant manager for editorial and creative content.
Laura Walker, president and chief executive of WNYC, said those institutions had nothing to fear from the transition. “We will not only look to continue those relationships, but to extend and expand and deepen them,” she said, adding that WNYC has long wanted to have an all-music station and to lessen the music content on its existing FM station, at 93.9.
Classical music fans may be relieved by WNYC’s pledge to keep that focus, but fewer will be able to tune in. Under the deal, WQXR would trade places on the dial, and transmitting equipment, with WCAA, at 105.9, a station owned by Univision, a major Spanish-language broadcasting company. Both stations broadcast from atop the Empire State Building, but WQXR would give up its 6,000-watt signal for WCAA’s signal of about 600 watts.
But Steve Shultis, the chief technology officer of WNYC, said the reach and quality of the signal was “not a linear comparison” based on wattage, and there are no plans to make the 105.9 signal stronger, which would require obtaining a different kind of F.C.C. license. He said a clear 105.9 signal reaches about 30 miles from the broadcast antenna, extending into southwestern Connecticut and Central New Jersey — an area that is home to 12.6 million people. The 96.3 signal extends about 12 miles farther, reaching 17.1 million people.
WQXR is broadcast even farther afield on independently owned “repeater” signals in Poughkeepsie and Asbury Park, N.J. It was not clear on Tuesday what would become of those arrangements. Listeners will still be able to go online to hear WQXR, which will retain a Web site of its own.
Janet L. Robinson, chief executive of the Times Company, said that other companies had expressed interest in buying the station. It was not clear if any made actual offers.
WQXR’s 19 full-time and 2 part-time employees who want to stay after the deal closes — expected late this year — will have to apply for their jobs. New York Times reporters and critics regularly appear on WQXR, but that arrangement will not continue, Ms. Robinson said.
The deal gives Univision a stronger signal and a coveted spot near the middle of the FM band for WCAA, reflecting the region’s growing Hispanic population and the increasing prominence of Spanish broadcasting. WCAA’s mix of talk and music includes the morning show of Luis Jimenez, one of the most popular Spanish-language radio hosts.
Univision agreed to pay the Times Company $33.5 million. At the same time, WNYC would buy the 105.9 equipment and license, and the right to the WQXR call letters, from the Times Company for $11.5 million. The transaction requires F.C.C. approval.
Along with the Met’s Saturday performances, WQXR also broadcasts concerts by the New York Philharmonic, Juilliard-connected artists and events from major international festivals.
“WQXR has been in so many ways a symbol of New York’s culture for decades,” said Joseph W. Polisi, Juilliard’s president.
The station was founded in 1936 and calls itself the country’s oldest commercial radio broadcaster of classical music, and is in fact one of the first FM stations anywhere, as well as the oldest in New York. WQXR said it had the most listeners for a commercial classical station, nearly one million a week.
Generations of celebrated musicians in their youth were heard on WQXR’s programs, including the violinist Joshua Bell, the cellist Matt Haimovitz and the pianist Orli Shaham. Prominent maestros of the age, like Leonard Bernstein, passed through its studios.
Faced with losses brought on by a deep advertising slump, the Times Company has been cutting costs across all of its operations, including the flagship Times newspaper. This year it negotiated union concessions on wages and benefits at The Boston Globe, and closed a wholesale newspaper and magazine distribution subsidiary.
The company is also seeking to sell assets, including The Globe; another Massachusetts paper, The Worcester Telegram & Gazette; and the company’s minority stake in the company that owns the Boston Red Sox.
WNYC has started a campaign to raise $15 million to cover the purchase price and some transition and operating costs, and the Jerome L. Greene Foundation has committed $5 million. The pianist Emanuel Ax, a co-chairman of the campaign, called preserving WQXR as a classical station “the sonic equivalent of saving Carnegie Hall from the wrecker’s ball.”

La NASA scrive i protocolli di una Internet nello spazio

Sempre stimolanti gli argomenti trattati dalla trasmissione Future Tense, prodotta da American Public Media per Public Radio. Uno degli ultimi numeri della serie, trasmesso il 13 luglio e disponibile in podcast, parla del progetto della NASA e della University of Colorado Boulder per la realizzazione di una estensione spaziale di Internet, una rete IP via radio capace di connettere veicoli spaziali e sonde in un contesto "ad alta latenza", dove il trasporto dei dati da un punto all'altro può richiedere tempi molto lunghi (si pensi soltanto ai satelliti artificiali in silenzio a causa della schermatura di un pianeta o di un satellite naturale).
Quella che segue è la presentazione del progetto DTN (Delay/Disruption Tolerant Networking) sul sito dell'ateneo americano, in cui viene presentato il framework software di BioNet. Anche IRTF, la Internet Research Taskforce, ha un gruppo aperto dedicato allo sviluppo dei protocolli di comunicazione che verranno utilizzati da una Internet dove non è possibile assicurare in modo continuo la connettività "end to end". Dove in altre parole non si può sapere a priori se il destinatario di un pacchetto IP è connesso alla infrastruttura o temporaneamente indisponibile.

Delay/Disruption Tolerant Networking, DTN: The University of Colorado is working with NASA to build the Interplanetary Network (IPN) which extends the functionality of the terrestrial Internet into outer space. The advanced communications technology, termed Delay Tolerant Networking or DTN, will enable NASA and other space agencies to communicate with space-borne assets necessary to explore the Moon and Mars.
BioNet is a software framework that provides Plug-and-Play operation for hardware and software used in the computerized control of automated systems including those used in aerospace vehicles. BioNet’s unique advantage is that it enables all digital devices and networks “to talk to each other” enabling interoperability, reducing costs and eliminating vendor lock-in.

Microsoft prepara un servizio musicale free?

Microsoft come Spotify, il servizio di streaming musicale supportato dagli annunci pubblicitari o di download a pagamento. Secondo il quotidiano inglese Telegraph, che riporta le dichiarazioni di un dirigente di MSN, entro la fine del mese Microsoft lancerà un analogo servizio, forse per rendere ancora più appetibile l'acquisto del player musicale Zune, anch'esso annunciato per l'autunno.
Rischia di diventare alquanto affollato il mercato internettiano delle alternative alla radio. La materia prima è sempre la musica. Il cui consumo, secondo il modello genericamente riferibile a iTunes di Apple viene sempre più manovrato dal basso, coinvolgendo in prima persona l'appassionato che si informa in modo attivo attraverso i social network e riceve input automatici dai vari sistemi di "raccomandazione" musicale, anche loro sociali.
C'è una sola pecca in tutto questo discorso: la sostenibilità economica dei siti di raccomandazione e aggregazione (che per mantenere la legalità devono pagare i diritti e quindi finanziarsi in qualche modo) e le possibili ricadute sul mercato tradizionale della musica, che per il momento fatica a trovare online la sua nuova strada. Per un iTunes che ha successo ci sono decine di proposte alternative sul cui futuro a medio-lungo termine è impossibile fare previsioni.

Microsoft is launching a music streaming service this month

Microsoft is gearing up to launch a music streaming service similar to Spotify by the end of this month.

By Emma Barnett, Technology and Digital Media Correspondent
Published: 13 Jul 2009

The service, which Microsoft aims to have ready by the end of July, will offer users the chance to stream music for free and also download to own.
Peter Bale, executive producer of MSN, Microsoft’s news and entertainment portal, told The Telegraph exclusively: “Music is an important area for Microsoft. We are looking at launching a music streaming service imminently.
It will be a similar principle to Spotify but we are still examining how the business model will work.”
Spotify users can stream music for free in exchange for listening to around a minute of advertising every half hour but for £9.99 a month, the ads will be turned off. It is thought Microsoft’s offering will be ad-supported too as well as having a paid-for premium service.
Mr Bale added: “We are looking at how other similar businesses have structured their business models and trying to figure out what will work best for both consumer and Mircosoft.”
The service would be operated and owned by Microsoft, while being promoted through MSN and other parts of the Microsoft network.
He also hinted the service could be tied in with Microsoft’s Xbox gaming console, but would not be drawn on the details of how a partnership would work. The addition of a Microsoft-owned music streaming service would tie in with an increasingly consumer focussed strategy from company to make its Xbox 360 console the main “entertainment hub” in the family home. Users are already able to download movies through their console and play games against one another online.
In what is becoming an increasingly competitive marketplace, Mr Bale thinks Microsoft can bring “scale and a quality of product” to the music streaming scene.
The service is expected to bolster the appeal of Zune, Microsoft’s music player. Mr Bale said the knowledge of the music industry the company had gleaned via Zune and also the player’s technology, had all been incorporated into the service’s development process. Microsoft recently announced it would launch a high definition version of its music player, but it will only be available in the United States.
No download partner has been signed yet but Microsoft is in discussions with several companies. Spotify’s download partner is 7digital and is in the process of offering one-click to own functionality.