17 luglio 2009

Fluid Voice, telefonino o "baracchino CB"?

Anni fa ero stato a una presentazione dei miei amici del Cefriel a Milano su un sistema prototipale di reti mobili ad architettura "mesh" o ad hoc. La terminologia definisce una rete mobile in cui a differenza delle infrastrutture tradizionali non esiste una vera e propria stazione base cui i dispositivi fanno riferimento (il classico modello cellulare esteso al Wi-Fi), ma ogni nodo mobile dell'infrastruttura funge da stazione base per tutti gli altri. Una topologia di rete che crea se stessa a ogni dato istante, insomma. Le reti mesh possono tornare molto utili per offrire una copertura in aree limitate senza dover effettuare troppi collegamenti fissi di dorsale (backbone) oppure per ampliare la copertura di una infrastruttura tradizionale, utilizzando singoli dispositivi posti al limitare della zona coperta del segnale come ripetitori per altri dispositivi posti fuori da essa. Lo standard di professional mobile radio digitale TETRA prevede una modalità di questo tipo con il cosiddetto Direct Mode, in cui un dispositivo può essere "promosso" a stazione base per un certo numero di altri apparati.
Ho cercato sul sito Cefriel qualche approfondimento sui progetti che avevo visto, ma è passato troppo tempo, forse la ricerca è stata accantonata e ho trovato solo un breve accenno alla sperimentazione "MANET". Che tuttavia mi è tornata subito in mente leggendo il post su Fluid Voice, un progetto del MIT di Boston, che Francesco mi ha segnalato da ReadWrite Web. Fluid Voice è una architettura ad hoc pensata per i nuovi telefonini dotati di interfaccia Wi-Fi. Lo scopo è consentire una comunicazione vocale e testuale tra gruppi di utenti presenti in determinati ambiti di prossimità, senza passare dalle infrastrutture di rete dell'operatore. Un discorso molto interessante che nelle intenzioni dei ricercatori del MIT vuole essere una sorta di riedizione della Banda Cittadina dei 27 MHz, il CB, o delle professional mobile radio. L'attenzione non è rivolta tanto alla comunicazione diretta con altri individui, ma alla condivisione di contenuti multimediali tra gruppi che si trovano in un un luogo preciso (una libreria, un museo, un centro commerciale, in ufficio, durante le emergenze). Un modo insomma per creare piccoli social network mobili attraverso un genere di comunicazione non necessariamente in tempo reale (in teoria per esempio posso lasciare un messaggio che sarà ricevuto dagli altri solo nell'istante in cui si troveranno in quel luogo). L'importante è che la comunicazione sia accessibile attraverso il dispositivo più scontato che possiamo avere oggi nelle nostre tasche e a costi non proibitivi. Andrew Lippman, lo scienziato del MIT che guida il progetto FluidVoice lo chiama anche "push to listen".
Questo modo di stabilire collegamenti senza-fili in gruppi di utenti serve anche a superare il limite della trasmissione punto-punto nelle infrastrutture di tipo telefonico. Con il telefonino devo inevitabilmente chiamare un numero e solo quel numero per poter parlare. Con un apparecchio PMR invece mi posso far sentire da più persone in un determinato raggio di copertura. La cosa che mi ha sempre fatto riflettere è che da parecchio tempo lo standard GSM prevede una modalità di comunicazione punto-multipunto chiamata proprio Push to talk. Ormai da tempo standardizzato (tanto da essere già supportato da alcuni modelli di telefonino, per esempio da alcuni Nokia), il PPT del GSM è una specie di SMS in versione vocale e permette di inviare brevi messaggi vocali a uno o più numeri selezionati dalla rubrica. Premendo il pulsante del PPT si parla nel microfono e il messaggio viene consegnato con il ritardo dei messaggi SMS (in teoria possono passare alcuni minuti ma molto spesso l'invio e la ricezione sono semi-istantanei) alla lista di numeri che abbiamo specificato. In apparenza una cosa molto comoda per gruppi di amici o di colleghi di lavoro. Ma allora perché il push to talk on fa praticamente parte dell'offerta degli operatori? In effetti TIM ha in catalogo un servizio, TIM TALK, basato sul PPT - ma non mi pare che lo promuova granché e in ogni caso lo include solo tra i servizi dedicati alla clientela business. Vodafone lo aveva lanciato nel 2006, ma il servizio non è più sottoscrivibile. Perché non cercare di ampliarne la diffusione, invece? Un tempo potevano esserci timori di cannibalizzazione sui servizi voce e quindi una difficoltà nel corretto posizionamento di prezzo. Ma ora che le tariffe voce sono così basse, forse il PPT tornerà in auge. Applicazioni come Fluid Voice potrebbero far scattare meccanismi di concorrenza, incoraggiando gli operatori a ricorrere a tutte le opportunità di erogazione del servizio già integrate nelle loro infrastrutture, per evitare che altre tecnologie di rete incorporate nei telefonini di ultima generazione possano aggirarle.

Fluid Voice: CB Radio for the Web 3.0 Era

Written by Richard MacManus / July 17, 2009

During my recent trip to MIT I met with Andrew Lippman, an Associate Director at the MIT Media Lab and a Senior Research Scientist. Lippman heads up the Lab's Viral Communications program, which "examines scalable, real-time networks whose capacity increases with the number of members." Among other things, we discussed an interesting new product his students are working on called Fluid Voice. In a way it works similar to how CB radio did for truck drivers in the 1970s - providing a mobile group communication system.

Re-Thinking Communications

First a little background. Lippman explained that his Viral Communications group aims to "symmetricize media" - in other words, balance it. He used an analogy of the radio system. The power to broadcast over the radio is still tightly controlled, spectrum is limited. So in that sense it is asymmetrical, unbalanced. The MIT Viral Communications group aims to re-think the way media works. Lippman and his group is asking: does radio have to be like this?
Lippman explained this in an executive summary a while back:

"The communication industry is in an upheaval equivalent to that caused by the advent of personal computers in the early 1980's. In that earlier revolution, traditional giants who held to mainframe technologies and centralized services were outpaced by newcomers with new ideas about individual ownership, incremental adoption and instant turnover. This will now happen with communications."

Examples of new forms of communications are sensors and open 802.11 networks, which are "renegades: unlicensed, personalized, digital, and embedded." [the guy in the glowing 802.11 detector shirt to your right is not Andrew Lippman btw]
This all brings about new types of social interactions with media, which Lippman seems particularly keen on right now. He mentioned the intersection with mobility: "It's not about you anymore, it's about you plus your context."

Fluid Voice: A Mobile Group Communication System

The theory of viral communications is a bit hard for the layman (this writer included) to grok, so I asked Lippman for some examples. One of his group's projects is Fluid Voice, a research project that has been prototyped on the Nokia N810. It runs, initially at least, using the 802.11s wireless mesh.
Fluid Voice is described in a white paper as "a proximity based mobile group communication system for opportunistic social exchanges." This makes one think of a mobile app for picking up members of the opposite sex. But being an academic project, I'm sure that's not the point of it. So what is it? Lippman described Fluid Voice to me as a new type of messaging system that engages a group. He said that it's like a telephone system that defaults to a conference call all of the time, which he termed "push to listen." It has similarities to party-line telephone systems, instant messaging chat rooms and conferencing bridges for business people. It's also like the Citizen's Band (CB) radios used by truck drivers in the 1970s.
Fluid Voice can be both a live and asynchronous experience - i.e. you don't need to be participating live to receive and leave messages. It isn't just audio and text messaging either: audio polls and wish lists are a part of the product. Here is a UI screenshot:

Fluid Voice Use Cases

The goal of Fluid Voice is to coordinate people in outdoor settings, using their mobile phones. According to a white paper, use cases include "spreading news during emergency responses and supporting impromptu social exchanges."
The name of the product, Fluid Voice, derives from the fact that "users can transition from live to asynchronous audio communication in a fluid manner depending on the wireless environment." To appreciate what this kind of system might be used to enable, here's a description from the paper of how CB radio was used in the 70's:

"CB radios enabled a cooperative social culture on the highways for friendly conversations in addition to providing road assistance and accident prevention among the drivers. As cell phones and multi-band WiFi enabled cell phones are becoming ubiquitous in the 21st century, an exciting opportunity arises for supporting opportunistic social collaboration within a local area."

One imagines that software like this may become a common feature in next generation mobile phones. I used the example of a sensor-enabled bookstore in this week's post about Cross Reality applications - the store pinging your mobile phone about a book on your wish list that it happens to have in stock. We can similarly forsee that Fluid Voice, on your mobile phone, could be used to meet like-minded people at the bookstore. You could even continue to chat with that group after you left the bookstore.
Social networking 3.0 anyone? Breaker 1-9!

1 commento:

Radio Pazza ha detto...

Sarebbe un figata! Ti immagini che fenomeno sociale/locale ne sorgerebbe? Pensa al tuo pub preferito ... arrivi, ti siedi, e ti arriva l'aggiornamento sulle nuove birre. Oppure al ristorante: plin! e hai il menu'!!!
Ma non solo, ponte-ponte si possono anche creare movimenti di opinione, forme di protesta, community che durano 5 minuti oppure "concerti cellulari" ... che ne sò?!?!?!?
Il bello è che tutto ciò avverrebbe nella vita reale, fuori da internet (che in Italia è tutto tranne che mobile).
Forse gli operatori hanno paura di perdere il controllo se le persone si aggregano ...
ciao

Bak

RP