20 luglio 2009

Public Radio Player su iPhone, la radio ha ancora senso?


Secondo Rafat Ali di paidcontet.org la nuova iPhone app rilasciata da Public Radio Exchange per l'ascolto online delle emittenti del circuito americano National Public Radio, fa un ulteriore passo avanti sulla strada dell'obsolescenza della radio. O meglio, sull'uso della radio per l'accesso ai contenuti di qualità delle emittenti no profit targate NPR. Il Public Radio Exchange è di per sé una istituzione interessante perché è stato creato come una specie di borsino per lo scambio delle produzioni curate dalle varie emittenti. Uno dei suoi progetti è un software per la "sintonia" dei flussi Web delle affiliate, il Public Radio Tuner, oggi ribattezzato Public Radio Player, di cui ieri è uscita la seconda versione sull'iTunes Store (il programma è gratuito). Se la versione 1.0 non aveva suscitato giudizi particolarmente encomiastici, la nuova release è assai più promettente e come spiega Ali contiene una killer application nella application: oltre a poter ascoltare tutte le radio pubbliche il programmino per iPhone visualizza la guida in tempo reale alla programmazione. Ogni flusso viene identificato dal call dell'emittente, ma anche dal titolo del programma in quel momento "on air". L'autore della recensione si chiede che senso abbia continuare a usare la radio in una situazione del genere (fatte salve ovviamente le circostanze in cui iPhone non riceve o supera le soglie di tempo o volume previste dalle varie formule di abbonamento). In realtà il ragionamento di Ali va ben oltre, mettendo in questione un intero sistema di finanziamento che privilegia le emittenti locali e la loro creatività: con il Public Radio Player si possono ascoltare tutte le stazioni indipendentemente dalla loro dislocazione geografica, come del resto si può fare da quando gli stream sono sbarcati su Internet.
Sono valutazioni al tempo stesso troppo pessimiste e troppo ottimiste. Le radio NPR hanno un bacino di utenza molto vasto che certo non migrerà completamente su iPhone o sul Web, ma le percentuali dell'ascolto online sono sicuramente in crescita. E soprattutto iPhone comincia davvero a rappresentare - come vado ripetendo da un po' - una temibile alternativa alla radio digitale che cerca da anni di imporsi all'attenzione del pubblico senza riuscirci. Forse è merito dell'ufficio stampa Apple ma da quando è uscito, il super telefonino voluto da Steve Jobs ha creato molta più consapevolezza sul fenomeno della "nuova" radio di 5 o 6 anni di HD Radio e 15 anni di DAB...
L'applicazione si può prelevare dallo store di iTunes e ha anche una nuova pagina su Facebook. Il sito di NPR, conclude a margine Rafat Ali, sta per inaugurare un radicale restyling e i giornalisti del circuito stanno concludendo un percorso di formazione al digitale effettuato con la Knight Foundation.
Public Radio Dangerously Close To Making Public Radio Obsolete
Mon Jul 20, 2009
By Rafat Ali - paidContent

The Public Radio Exchange has just released the 2.0 version of its iPhone app, which aggregates almost all the public radio stations in the U.S. This tuner is a collaboration by some of the biggies in the public-radio space: NPR, Public Interactive, American Public Media, and Public Radio International (PRI). The 1.0 version of app has already gotten some rave reviews, but the 2.0 version, released this weekend, goes a lot further: besides streams, it has started showing what’s on right now on those stations, a seemingly small but game-changing move.
And, as it previously promised, it has added podcasts/downloads of the major shows as well, another important addition that will only increase the usage of the app. It has also added various search and directory listing options, on top of what the previous version had. The new version also allows for streams to be played on the slower Edge network, if Wi-Fi or 3G are not available. The new version is a bit buggy: it wiped out my favorite stations after upgrading (not a big issue for me since I didn’t have many), and is freezing up frequently, and I am hope the latter issue will be solved soon. The app is closing in on 2 million downloads, and likely will continue to be among the top apps for the iPhone.
So here’s why I think this is one major step to making public radio listening on radio obsolete:
I don’t own a radio (except in the car), and have been using the iPhone to listen to KPCC—the local station here in LA—ever since I bought it a month ago (there’s the whole other issue of sucky iPhone battery life, but that’s for another post). Now with the addition of what’s playing on my favorite stations right now, I have a lot more choices in one screen that I had previously: so instead of enduring “A Prairie Home Companion” on the weekend (not my cup of tea), I could try “On The Media” on at the same time on WBEZ Chicago public radio. And if I happen to join a show after its start, chances are I can get the latest edition of the show on demand (helpfully linked from the live version). In the car, where a lot of public radio consumption happens (especially in SoCal) with one of the options to connect the iPhone to the radio speakers, it makes the local public radio station redundant, to a large extent. Of course you can argue this is only true for the 20 million or so iPhone users, but you can see this playing out on other smartphones like Android and others, when the same app launches of their platforms.
All of this adds to the issues surrounding local public radio funding in the digital age: if a large number of iPhone app users are not necessarily listening in to the local station, then loyalties start to shift, or even fade away, which in turn affects donations to the local stations. This isn’t necessarily a new concern, and has been around since stations started streaming their feeds online, but with the new iPhone app, it becomes a lot more urgent. I am all for it, but the organizations behind it better be thinking of various ways to monetize, including perhaps charging a small amount for the app. NPR CEO Vivian Schiller tackled some of these issues in an interview with Staci last month.
In related news, NPR is close to relaunching its website in the next week. And NPR’s journalists are almost done with their digital training, done in conjunction with Knight Foundation.



2 commenti:

Filippo ha detto...

Andrea,

anche se nessuno puo' mettere in dubbio che il mainstream della completa digitalizzazione e' la strada del futuro,
e' proprio vero che la classica "radio" e' over ?

Da antico SWLllatore, ma anche da moderno digitalizzatore, vedo ancora una complessita' (e una ridondanza) pazzesca nella infrastuttura digitale.

Per ricevere su iphone ti serve un backbone UMTS, km di fibra, antenne a go go sulal geografia, kilowattora a manetta ( e offcourse un iphone, abbonamento, etc)

Con la vecchia obsoleta radiola FM mi sento il tiggi e radio 3 con un bel single chip, due pile AA e 20 centimetri di antenna....

..in cima a qualche bella montagna

... e lontano lontano, solo una antennina da qualche KW che mi parla

In tutta onesta': non ti fa impressione questa cosa ? Anche il bilancio energetico delle due soluzioni e' molto diverso, alla faccia della green economy
e del downsizing (Megawattora docet).

Non c'e' proprio speranza per noi di lasciare "iRadio" ai tecnofighetti e continuare ad usare una "Radio" nella wilderness ?

Andrea Lawendel ha detto...

Certo che mi fa impressione e sarò anche l'ultimo, ma proprio l'ultimo a dichiarare clinicamente morta una radio che oggi continua nonostante tutto a servire (con qualche grattatina e sputacchio, sempre più compensabili di un tombale on-off digitale però) i suoi bei miliardi di persone..
Il pezzo del buon Ali ha il merito di far riflettere sui modelli di finanziamento (perché questo è un tema con cui dobbiamo confrontarci), sul localismo versus globalismo e su un argomento che è poi uno dei miei leit motiv preferiti, il tema di Wothan di Radiopassioni.
Quello di cercare di capire quale deve essere il percorso di digitalizzazione più opportuno (una volta stabilito, e a mio parere non lo abbiamo ancora stabilito - che le modulazioni digitali siano necessarie, praticabili e sostenibili) per le infrastrutture attuali.
Mentre i percorsi proposti oggi sembrano tante biglie che cozzano su un biliardo delimitato da sponde chiamate fattibilità, finanziabilità, successo commerciale, componentistica, industria dei terminali e in 15 anni non c'è stato verso di mandarne una in buca, c'è una infrastruttura chiamata Internet articolata in diverse modalità di accesso e distribuzione, inventata per fare non si sa bene che cosa ma sicuramente non per trasmettere programmi radiofonici, che milioni di persone adoperano proprio per questo: ascoltare programmi radio in diretta o in differita, seduti alla scrivania o al tavolino del bar o in treno.
Sicuramente non tutti hanno un iPhone, ma sono pronto a scommettere che ci sono in questo momento negli Usa molti più iPhone sintonizzati sulle radio via Internet che apparecchi HD Radio accesi su una stazione digitale. Chiaro: l'infrastruttura Umts non è uno scherzo, ma intanto le stanno costruendo e gestendo queste benedette infrastrutture e saranno sempre più capillari e avanzate e capaci, perché sono state dimensionate per una applicazione, la videochiamata, che la gente usa ancora meno della radio digitale e perché i suoi terminali - loro sì - diventano sempre più versatili.
A me fa ridere chi si arrabatta a voler costruire, accanto a queste infrastrutture, dei tralicci per trasmettere in DAB+, mi chiedo in che mondo viva.
Se poi mi dici che a te un kilowatt sparato verso una radiolina con due pile AA e un chippino da due dollari che fa del superbo DSP su una bella modulazione analogica sembra anche più sensato di Umts rispondo: sì, è sicuramente più sensato e spero che prima o poi qualcuno se ne renda conto.