30 giugno 2007

Digitale ed eco-compatibile?

BBC Radio Humberside, scrive oggi Andrew Brade nella mailing list del Medium Wave Circle, ha utilizzato per tutto il giorno la sua frequenza in onde medie, 1485 kHz, per trasmettere a ciclo continuo un comunicato di emergenza di cinque minuti sulla grave emergenza meteorologica nella contea dell'Inghilterra settentrionale, dove gli allagamenti hanno portato alla chiusura anticipata di molte scuole e a una serie di incidenti e disastri. L'audio che viene continuamente ripetuto si può ancora sentire su questo clip Realaudio nel sito della stazione. Brade racconta anche che le onde medie sono state utilizzate anche nei giorni scorsi per fornire l'elenco delle scuole inagibili e altri avvisi, mentre in FM e DAB proseguivano le normali trasmissioni nazionali e locali.
Il fatto viene commentato da Graham Maynard, noto sperimentatore di antenne per onde medie, che mette in evidenza una questione che generalmente non rientra nel dibattito sull'evoluzione della radio verso il digitale. Maynard osserva che l'uso di un trasmettitore AM a bassa potenza per la diffusione di messaggi di emergenza su scala locale o nazionale è una caratteristica che né il DAB né DRM potrebbero facilmente condividere con la modulazione analogica. In caso di emergenza, specie nel corso di inondazioni, scrive l'esperto, la corrente elettrica può venire a mancare e in tali condizioni una radiolina in onde medie è il dispositivo che può resistere più a lungo con le batterie. Anche una radio FM analogica consumerebbe maggiore energia. E a proposito di energia, conclude Maynard, il "carbon footprint" cioè l'emissione complessiva di anidride carbonica dovuta al lavoro extra che la gente sarebbe costretta a praticare per potersi permettere l'acquisto delle nuove radio digitali, unita alle emissioni per il maggior consumo di corrente elettrica, rende ancora più eco-compatibili le onde medie analogiche. L'ultima affermazione è chiaramente paradossale, ma la questione dei consumi e delle batterie non deve essere marginale nella pianificazione dell'aggiornamento di un intero sistema di diffusione pubblica.

Fusione XM-Sirius, favorevoli 8 su 10

La FCC approverà o no il merger tra XM Satellite e Sirius? Se lo chiedeva l'altro giorno Corey Boles sul Wall Street Journal.

FCC Puts Satellite Radio Rule Change Out For Consultation
By COREY BOLES
June 28, 2007

WASHINGTON -- The U.S. Federal Communications Commission launched a consultation as to whether it should remove its regulation forbidding the two satellite radio companies to merge. Such a move would be necessary if the FCC were to approve the proposed merger between Sirius Satellite Radio Inc. and XM Satellite Holdings Inc. The carefully worded consultation document gives no indication as to the thinking of officials at the regulator toward the merger. Throughout the document, assertions made by the two satellite radio companies are referred to rather than any statements directly linked to the FCC. According to Blair Levin, a telecommunications analyst at Stifel Nicolaus, the publication of the consultation shouldn't be read into as an indication that the FCC may approve the merger. "If they're going to approve the deal they don't want to face a potential challenge down the road because they didn't change the rule," said Mr. Levin. "This shouldn't change anyone's perception of the likelihood of the deal going through."
The controversial merger has a large number of opponents including a growing list of lawmakers and the traditional broadcasting industry. "We're hopeful that in the final analysis, regulators will conclude that competition serves consumers better than a monopoly, particularly when XM and Sirius have said repeatedly that they are not failing businesses," said Dennis Wharton, executive vice president of the National Association of Broadcasters, the lobby group for the industry. At the same time, a large number of minority and religious groups have recently come out in favor of the merger. This due to the fact that the multitude of channels offered by both satellite radio companies offer greater exposure to non-traditional programming, which might otherwise struggle to get on the air.
In a joint statement reacting to the FCC consultation, Sirius and XM said they were pleased the regulator had taken the next step toward approving the deal. "This action puts all of the FCC decisions regarding approval of the merger on track." In order to be approved, the deal must be approved by the Department of Justice's antitrust unit as well as the FCC, which must both approve the merger and change its rules to allow it to proceed.
(http://online.wsj.com/article_print/SB118303648540551447.html)

Il quotidiano finanziario rileva che sarebbe sbagliato dedurre che l'approvazione ci sarà solo perché la FCC ha ufficialmente promulgato una request for comment. La procedura - scrive infatti il giornale - è indispensabile, perché per dare la sua autorizzazione la Commissione dovrà attuare una modifica normativa, che a sua volta richiede una consultazione pubblica. Intanto un blog specializzato, SiriusBuzz, sorveglia quotidianamente i commenti che vengono man mano pubblicati sul sito della FCC. Su quasi 4.000 finora pervenuti, circa il 78% si dice favorevole. I sì vengono dalle organizzazioni più disparate, come la federazione delle donne nell'economia o l'associazione per i diritti delle persone di colore.

HD Radio, nel frattempo...

L'ufficio stampa Ibiquity mi ha appena inviato un aggiornamento sulla tecnologia HD Radio che in un certo senso contraddice quanto ho appena scritto a proposito della questione silicio. Nella newsletter periodica che Ibiquity dedica alle ultime notizie sulla penetrazione di HD Radio negli Stati Uniti, i nuovi apparecchi compatibili e la sperimentazione negli altri paesi, viene infatti annunciata la prossima disponibilità di componenti IBOC da parte di Samsung. Un comunicato che ho reperito sul sito del colosso coreano sottolinea tra l'altro che la collaborazione con Ibiquity ha fatto il suo debutto a Shenzhen in Cina, nel corso di un convegno dedicato alle opportunità di business della radio digitale "ibrida".
In effetti il fattore Cina ha il suo bel peso nella complicata equazione della radio digitale. Dalla nazione-continente può arrivare la forza produttiva necessaria per attaccare il mercato di massa, ma anche l'attenzione nei confronti dei nuovi standard in termini di audience. In una geografia in cui un operatore di telefonia mobile di terzo o quarto livello può contare su svariate decine di milioni di abbonati, il problema della "scala" di un mercato potenziale è più facile da risolvere per chi progetta componenti o li deve assemblare in prodotti finali. Proprio questa considerazione sembra non deporre troppo favorevolmente per un sistema digitale come il DRM, ma per HD Radio le cose potrebbero andare in altro modo.
Al mio post precendente sul chipset Samsung per gli standard digitali non ibridi e non sovrapposti alle attuali bande analogiche, si aggiunge quindi un importante pezzo di informazione riguardante la futura (Samsung dice che i primi campioni di chipset per IBOC, che integreranno stadi RF e trattamento del base-band e occuperanno dimensioni pari a "un ventesimo rispetto ai chip concorrenti") disponibilità di componenti per HD Radio. Finora la storia delle trasmissioni digitali ci dice che Stati Uniti, Europa e Asia non amano troppo procedere mano nella mano nella scelta degli standard da adottare, almeno all'inizio di una avventura tecnologica. Ma sulla radio uno non può neanche escludere una possibile convergenza. Secondo Ibiquity, il Messico e le Filippine hanno avviato le prime dimostrazioni di HD Radio. Non bisogna dimenticare che lo scetticismo che circonda IBOC in una nazione come la nostra è legato soprattutto a una situazione di affollamento dello spettro FM frutto di un percorso normativo travagliato. Altrove le frequenze analogiche possono essere più protette e IBOC può trovare maggiori giustificazioni.
Nella sua newsletter il press officer di Ibiquity, Perry Priestley, non perde occasione per sottolineare l'ingresso di Sony tra i fornitori di apparecchiature da tavolo e automotive per il nascente mercato HD Radio americano (oltre 1.300 stazioni on-air, più di 600 delle quali in multicasting). Il modello Sony XDR-S3HD (ma sigle più umane mai, eh?), annunciato a fine maggio, insieme all'adattatore per car radio XT-100HD, rappresentano una bella preda nel carniere della propaganda del digitale ibrido.

NASB: quali prospettive per il DRM?

OK, è un sistema molto controverso, crea un mare di interferenze, ancora non si capisce quale siano i livelli di efficienza in onde corte... Ma il DRM, Digital Radio Mondiale, non è una di quelle tecnologie da prendere alla leggera. Sulle onde medie la sperimentazione in Europa continua ad andare avanti e sui 26 MHz i proponenti per una copertura DRM su scala locale sono sempre più numerosi (le voci dicono che anche la RAI si appresterebbe ad attivare un trasmettitore a bassa potenza in una grande città italiana). Come sapete io ho molti dubbi sulle reali possibilità di dar luogo a una radiofonia di massa con questa tecnologia, ma far finta che non succeda niente e aspettare che l'industria se ne dimentichi non è l'atteggiamento giusto. Devo per esempio dire che il DRM sui 26 MHz a me sembra un'idea molto interessante.
Come utile elemento di discussione il penultimo numero di DXLD di Glenn Hauser ha segnalato la pubblicazione della newsletter di giugno della National Association of Shortwave Broadcasters americana, quasi tutta dedicata alle recenti dimostrazioni del DRM negli Stati Uniti, in occasione di una riunione di questo organismo. E' un documento molto interessante e abbastanza realistico, anche se decisamente a favore della tecnologia, specie sulle onde corte
Una delle questioni fondamentale, anzi, LA questione fondamentale è ovviamente la disponibilità di ricevitori compatibili con questa tipologia di radio digitale. Inutile nascondersi che di queste radio non ce ne sono ancora abbastanza e che quasi tutti gli annunci degli ultimi quattro o cinque anni non si sono concretizzati. Di ritorno dalla fiera di Friedrichshafen in Germania, Andrea Borgnino mi ha per esempio riferito di aver visto un altro campione nella radio cinese Himalaya che io avevo visto a Berlino quasi un anno fa. In questi dieci mesi la Himalaya è dovuta passare a un altro chipset, abbandonando il modello Analog Devices che avevo visto io e adottando il solito chipset multistandard Radioscape. E' un segnale molto poco incoraggiante, perché dimostra che il problema sta proprio nel "ramp up", nella capacità produttiva di massa. I chipset ci saranno anche, ma sono evidentemtente in quantità limitata, insufficiente per una produzione industriale degna di tale nome (in sintonia con un mercato che quando pensa alla "radio" sa che in negozio troverà qualche miliardo di alternative dai 5 ai 500 dollari). I potenziali di mercato vogliono pur dire qualcosa. Fabio Zambelli mi ha segnalato in questi giorni (la notizia è stata ripresa anche da Newsline) l'uscita di un nuovo chipset Samsung per la mobile Tv, un componente multistandard che copre anche sistemi DMB e DAB. Samsung ha probabilmente in testa un mercato da centinaia di milioni di pezzi, il che significa che il vero problema non è il silicio, ma lo standard da implementare su silicio. Finora il DRM è stato alquanto deludente su questo piano. Allocando frequenze agli standard digitali DMB/DVB, guarda caso tutti aperti anche alla trasmissione di contenuti video, è facile supporre che arriveranno anche i canali radiofonici. Mentre rimangono i dubbi sulla opportunità di sfruttare gli spazi della radio analogica con standard (DRM, HD Radio, FMeXtra) che introducono una componente più o meno forte di digitalizzazione. Come vado ripetendo da sempre il rischio per chi investe nella radio digitale stile DRM, cioè nel digitale "sovrapposto" all'analogico, è di ritrovarsi con gli ascoltatori che consumano radio col telefonino o via Web, ignorano del tutto l'esistenza delle onde corte, analogiche e digitali, e trovano nelle "antiquate" gamme delle onde medie e dell'FM una offerta locale più che sufficiente per i loro fabbisogni.

Due nuove antenne loop

Diversi anni di sperimentazioni da parte degli appassionati confermano la grande efficacia ed efficienza delle antenne ad anello (loop). Antenne che possono essere molto compatte e che nelle loro versioni induttive si rivelano marcatamente sensibili alla componente magnetica del campo ricevuto. E che per questi due motivi sono l'accessorio ideale per chi dispone di poco spazio e per chi abita in ambienti urbani o metropolitani, dove la soglia del rumore nel campo elettrico arriva ormai a essere proibitiva.
E' un tipo di antenna davvero ricco di varianti: anelli grandi e piccoli, realizzati con avvolgimenti di filo o con cavi coassiali, con o senza stadi di alimentazione, con o senza circuiti accordati per la sintonia (anzi, le antenne wide band sono molto pratiche), con o senza stadi di trasformazione ad accoppiamento in controfase, che aumentano la direttività naturale di queste antenne rendendo asimmetrico, e quindi sensibile a una sola direzione, il pattern della stessa direttività.
Il successo di queste antenne è tale che la sperimentazione non cessa di sfornare novità, nonostante le pessime prospettive per l'hobby della ricezione in generale. Molti spunti vengono da segmenti di attività specializzati, come l'ascolto dei radiofari. In questi due giorni mi sono arrivate ben due segnalazioni. Una viene dalla fertile (ma un po' costosa) fucina di Andy Ikin, che ha firmato uno dei sistemi di ricezione K9AY più popolari, insieme ad altri amplificatori per loop di grandi dimensioni e antenne loop magnetiche compatte. Sul suo sito Web Ikin ha annunciato la prossima disponibilità di un sistema di loop in fase basato su due o quattro unità ALA100. La descrizione del futuro prodotto (dovrebbe essere annunciato ufficialmente nelle prossime settimane) parla di un sistema in grado di estrarre solo una componente direzionale da due antenne loop. Con quattro antenne si ottiene una copertura tipo unidirezionale su un orizzonte di 360 gradi. Sembra tutto molto interessante, non fosse per due considerazioni: un "phased array" funziona se le antenne da mettere in fase sono separate tra loro da distanze compatibili con le lunghezze d'onda da ricevere, cosa che sulle onde medie può risultare complessa (occorre un sacco di spazio). Una unità ALA100 inoltre è molto costosa. Figuriamoci quattro.
La seconda notizia viene dall'Olanda e riguarda un progetto di loop magnetico wide band non sintonizzato capace di coprire dalle onde lunghe fino ai 30 MHz. Il loop si chiama WL1030 ed è stato progettato da Maarten Haag, un radioamatore di Delft che purtroppo è venuto a mancare (c'è una tragicità diffusa in questo hobby, fatto di poche persone e pieno di scomparse prmeature come questa) proprio mentre era sul punto di avviare la commercializzazione del suo loop. La control unit del loop, che dal punto di vista elettronico rientra nella famiglia di antenne che Aldo Moroni sta sperimentando, si basa su una coppia di operazionali Burr Brown OPA687. Gli amici di Maarten hanno realizzato un sito Web in inglese dove vi invito a registrarvi per poter accedere agli schemi e alle immagini. Un gruppo di radioamatori ha messo in piedi una piccola cordata per accaparrarsi i componenti, disegnare il PCB e realizzare dei kit che purtroppo verranno venduti solo in Olanda. Credo che Aldo si sia già messo al lavoro.

28 giugno 2007

Un loop ben costruito

Il gruppo di discussione americano ABDX riporta il collegamento a un bell'articolo per l'autocostruzione di una antenna loop (anello) per onde lunghe e medie con l'opzione di un circuito di sintonia remota basato su un varactor (un diodo configurato in reverse a capacità variabile in funzione della tensione applicata). La costruzione di questo loop quadrato o rettangolare prevede un telaio cubico (o parallelepipoidale) con 47 avvolgimenti, più tre sovrapposti di accoppiamento. Niente di particolarmente nuovo, ma le spiegazioni sono molto dettagliate e le figure si capiscono bene. L'autore del progetto è T. J. Nelson.

27 giugno 2007

Stavolta pochi dubbi: RAI spegne le onde corte

Le onde corte della RAI saranno presto un ricordo del passato. Sono in linea con Andrea Borgnino, che ha appena confezionato la notizia allegata. Provo a cercare qualche altra fonte per un successivo approfondimento. Stay tuned (almeno qui le convenzioni non preoccupano):

«La notizia circolava da mesi.. ma adesso sembra essere arrivata, nella nuova convenzione tra Presidenza del Consiglio e Rai International non ci sono più le trasmissioni in onde corte. Leggendo attentamente le agenzie si scopre infatti che nella convenzione, che verrà presentata ufficialmente nei prossimi giorni si parla della diffusione di un nuovo canale di news, la visibilità del segnale Rai International in Italia e in Europa e la prospettiva di un canale sportivo. Delle onde corte si parla solo quando si analizzano le risorse finanziare, ecco che cosa ha dichiarato il sottosegretario Levi all'agenzia AdnKronos:

Per le trasmissioni all'estero, la Rai ha infatti "finora percepito 38 milioni di euro": 20 per la ex convezione con Rai
International e 18 per le trasmissioni Rai in onde corte dedicate ai Paesi dell'est europeo, che si è deciso di abolire perché erano ormai un retaggio anacronistico dei tempi della 'guerra fredda'. "Abbiamo in sostanza riversato i finanziamenti fin qui dedicati alle onde corte sulla nuova convenzione con Rai International, applicando un piccolo taglio di 3 milioni di euro", ha sottolineato Levi

Insomma le onde corte sono state abolite perché troppo antiche, altri particolari ancora non sono stati diffusi e spero di recuperarli presto ma tutti le notizie che ho trovato mettono in chiaro lo stesso punto, la convenzione "onde corte" è stata abolita per recuperare risorse finanziare per nuovi canali tv via satellite.

Qui,http://quomedia.diesis.it/news/4383/rai-international-vicina-alla-nuova-convenzione c'è un articolo di approfondimento su questo tema.»

26 giugno 2007

26 giugno, le Web radio protestano


Maurizio Bertolino mi ricorda con una mail che domani, 26 giugno, è la data fissata per la protesta contro la revisione della legge sul copyright americana. Sulla base della quale le stazioni radio via Internet saranno costrette a partire dal 15 luglio (e retroattivamente a partire dal 1 gennaio!) a versare un gettone per ogni brano musicale trasmesso.
Nel suo commento su FindLaw, la bella avvocatessa Cecily Mak spiega che per una Web radio di piccole dimensioni questa decisione equivale alla bancarotta. I conti fatti da Cecily sono un pugno nello stomaco. Una stazione Web che oggi paga diecimila dollari annui a SoundExchange, finirà per pagarne 700 mila. La minaccia grava anche sui siti Web che offrono agli individui la possibilità di creare dei canali radiofonici personalizzati. Si parla di tariffe "amministrative" da 500 dollari per il servizio, oltre alle "play rates". Ciao Peppa.
To illustrate, a relatively small webcaster may currently struggle to pay its $10,000-per-year bill to SoundExchange. Under the new regulations, that annual fee will go up to close to $700,000. This harms all parties, as the station will be forced to shut down, the consumer will no longer be able to enjoy the service, and the artists whose music is played will no longer be able to collect any royalties at all for distribution, as a previous distribution channel now no longer exists.
Larger webcasters, in contrast, may not be driven out of business, but they too will suffer. Not only are these companies now responsible for exorbitant royalty rates for services delivered since the beginning of 2006, but the quality of the service they deliver will suffer for lack of diversity, and as a result, consumers may pursue their music via alternative (and often pirated) sources.
To illustrate, numerous large media and technology companies such as Yahoo!, RealNetworks, AOL, and Live365 offer Internet radio to their consumers. Many of these companies distribute "personalized" radio services, in addition to their pre-programmed stations. This means that a user can create their own station based on a few select artists. As a result of offering personalized stations, companies such as RealNetworks can easily offer over 400,000 stations in a year. Now, however, such companies will be charged a $500 administrative fee per station, plus per play rates. The annual administrative fee alone will thus come to about $200 million per company - and again, retroactivity will raise the fee even higher.
The upshot: Say goodbye to personalized radio stations. With little or no revenue tied to this service, these companies are sure to remove them. Again, the webcaster, the artist and the consumer all lose out. And again, illegal online music sources may fill the gap, providing services that once were legally offered, but now are prohibitively expensive to offer legally.

Insomma SaveNetRadio ha lanciato l'allarme e il 26 giugno si prevede che molte Web radio faranno ascoltare una giornata di costruttivo silenzio, con la speranza di sensibilizzare al problema un pubblico ormai abituato a trovare su Internet una alternativa ai tradizionali canali AM/FM.
I quali canali, faranno però bene a tenere dritte le antenne. Secondo Audiographics le prossime vittime della revisione delle norme sul copyright saranno loro. Oggi una stazione radio hertziana (ma una Web radio ascoltata col Wi-Fi non è per caso Hertziana anche lei?) paga solo in ragione di un contributo versato all'autore del brano musicale eseguito. Ma le associazioni dei cantanti dicono che anche gli interpreti andrebbero ricompensati. Con buona pace di chi invece ritiene che la pubblicità di un brano trasmesso per radio è una forma di compensazione più che sufficiente, visto che aiuta a vendere dischi. La MusicFirst Coalition come riferisce la CBS è uno dei movimenti di protesta a favore di una maggiore "equità" nei pagamenti delle royalties anche agli esecutori di un brano. Al grido di "Fair pay for air play" la Coalizione, un gruppo pieno di cantanti di grido, come Celine Dion, chiede un percorso legislativo per ottenere più denaro.

Artists Coming After Radio With Pay for Play

It's time. Radio industry executives need to lift their heads from the sand, and quit being fixated on a satellite radio merger that represents only a sliver of the cost associated with a new problem they've been warned was coming.
Remember the internet radio royalty rates that where confirmed in March, and the ongoing internet radio industry fight against these unfair fees that broadcasters wouldn't join? Well, gotcha!
The record industry is coming after broadcasters to pay the same remarkably high fees that it's trying to kill/control the online radio industry with. Recording artists and music companies are set to release details today on how they want to give "...performers the right to receive compensation when their music is broadcast by radio stations."
Mr. or Ms. Radio Executive, let me explain what's happening. Instead of helping online radio keep its fees equitable with yours, you're now going to have to fight like hell to keep your music fees away from theirs. If broadcast radio is forced to pay the same "performance fees" that internet radio must pay, the cost of running a terrestrial radio station will go through the roof.
Here's the ironic part, the one that indicates there's going to be a shift towards radio creating its own stars: Labels, music companies, and artists that wouldn't have made a penny without radio exposure now have the audacity to demand that the media which made them, must pay them - more.
Those major broadcasters that were noted not to be in Washington a few weeks ago, when the online radio industry people were pleading for support, are now being forced to face the same problem: Pay additional fees over what BMI, ASCAP, and SESAC are charging for the privilege of giving artists exposure.
It's time all artists and record companies demanding these new fees were ejected from radio programming, and for radio to start giving some time playing the thousands of quality artists that were ignored in the past. Three weeks after this occurs the removed artists will become distant memory in all but a few persons' minds. Use Howard Stern as an example. He's keeping those few million on Sirius happy, but there aren't many terrestrial listeners who care much about what he does or says anymore.
If you're an artist who's not receiving radio airplay, you're out of ears, out of mind, out of luck. (Just ask any independent artists who've been trying to get radio exposure what that feels like.)
Let the backlash begin. It's time.

Audiographics invita le stazioni radio a smettere di suonare la musica dei soliti tromboni, facendo ascoltare quella di artisti sconosciuti, magari creando le proprie etichette e case editrici. Non è una idea del tutto peregrina e si inserisce bene nel contesto di una scena musicale che sta finalmente svoltando le spalle ai miti costruiti sul nulla.
Molti artisti devono la loro popolarità alle stazioni che trasmettono la loro musica. Cercare di rivalersi sulle radio per ottenere un presunto compenso sulle perdite finanziarie legate alla pirateria dei dischi (e farli pagare meno no, eh?) è una forma indiretta di suicidio. Sembra di vedere lo sceriffo di Nottingham che aumenta del 200% le tasse spremute da una popolazione di poveracci ogni volta che Robin Hood lo prende per il naso. E immagino che i firmatari dei progetti di legge pro-balzelli siano gli stessi falchi che invocano la riduzione o perché no l'abolizione della fiscalità generale. Finché l'industria discografica poteva contare su un canale distributivo fisico, controllabile dall'A alla Z andava tutto bene, le stazioni radio svolgevano un servizio utile, erano funzionali al discorso della creazione dei grandi hit, di una musica di cassetta quasi sempre pessima. Ora che si tratta di adeguare tutto il discorso a una economia nuova, ora che il grosso editore musicale deve industriarsi e muovere il culo, senza accontentarsi di far muovere le dita degli altri sui tasti, tutto quel che si muove va spremuto come un limone. Proprio un bell'esempio di imprenditorialità moderna, bravi.

25 giugno 2007

Radio commerciali UK: spegnere l'analogico

Il Daily Telegraph e altri quotidiani britannici riportano in questi giorni l'esortazione, da parte di Andrew Harrison del RadioCentre (organizzazione ombrello delle radio commerciali britanniche) all'adozione di un calendario più rigoroso, che preveda lo switch off della radio analogica AM/FM entro il 2015. Per quell'epoca le abitazioni inglesi saranno collegate a Internet con la larga banda, avranno televisori digitali, iPod ogni sorta di diavoleria, sostiene Harrison. A quel punto solo una radio completamente digitale riuscirà a competere.
RadioCentre sta esercitando una lobby piuttosto intensa in favore del DAB e degli altri sistemi digitali. Il mese scorso Harrison aveva fatto dichiarazioni molto simili a quelle oggi citate dal Telegraph. L'associazione ha appena chiuso, a Londra, la manifestazione The Digital Radio Show. Ricordiamo che l'OFCOM ha in effetti richiesto di commentare l'iniziativa Future of Radio e ha già preso in considerazione la possibilità di imporre lo spegnimento delle trasmissioni analogiche entro un lasso di tempo relativamente breve. Ma il Telegraph sottolinea: c'è anche chi considera il digitale radiofonico inutile o addirittura inferiore.

Radio companies call for AM and FM switch-off by 2015
By Juliette Garside
Sunday Telegraph
24 June 2007
(http://www.telegraph.co.uk/money/main.jhtml?xml=/money/2007/06/24/cnradio124.xml)
Britain's commercial radio companies are lobbying for the FM and AM radio signals to be switched off, leaving listeners forced to tune in via digital radio sets or the internet. The nation's network of terrestrial TV transmitters is due to be shut down in just four years' time. Now, the radio companies want the AM and FM signals to follow suit, with some broadcasters calling for a shutdown as early as 2015. The radio companies claim that their medium will be left behind unless the government orders a cut-off date.
But the move is likely to spark a debate about whether listeners should be forced to junk their old radios and upgrade to a technology many see as unnecessary, or even inferior. Industry body the RadioCentre will write to communications watchdog Ofcom next week calling for the regulator to set a date. Chief executive Andrew Harrison said: "If you've got every home wired up to broadband, every home with a digital TV, everyone with a 3G phone and an iPod, the traditional analogue radio is going to look very old-fashioned. In five years' time Britain will be a digital economy, and radio should play its role in that." Digital radio sets allow users to pause and rewind live radio, and receive news and traffic alerts in text form across a built-in screen. Ultimately, radio transmitters will be able to send images to go with the sounds, and listeners will be able to buy music or download programmes over the airwaves.
British radio companies are spending £20m a year on digital radio services.
But they argue shareholders will withdraw support for that investment unless a cut-off date is named. John Myers, chief executive of GMG Radio, which broadcasts the Saga and Smooth stations, believes the move should happen as early as 2015. But he conceded that it was a politically sensitive decision. "We are being held up by a lack of vision from ministers. "
While digital TV has had powerful champions in BSkyB and Freeview, only 16 per cent of radio listening is via a digital platform. These include DAB, which is broadcast through aerials, the internet, and radio over the TV. The BBC is not in a hurry to name a date. It will tell Ofcom's consultation on the future of radio that it wants a cross industry working party, and a review in 2010.


Cliq, acquista via DAB. Tivoli Internet radio

Fabio Zambelli, curatore della newsletter macintoshiana Setteb.it, mi segnala, da Macworld, la notizia del prossimo aarrivo di nuove radio DAB della serie Pure Digital. Grazie a una tecnologia UBC Media Group, chiamata "Cliq", gli apparecchi saranno in grado di acquistare e memorizzare una copia digitale dei brani ascoltati via DAB ma anche via Internet (sembra infatti che le Cliq radio saranno dual standard). In pratica è come avere un iTunes Store incorporato sul proprio apparecchio radio, mica male: ascolti un brano che ti piace e puoi scaricarlo direttamente in memoria (questa è una descrizione del sistema Cliq). Chissà che certe opportunità non possano alla lunga giocare a favore dell'adozione di tecnologie di radio digitale come il DAB.
Ma ecco il comunicato che Imagination Technologies, proprietaria del marchio Pure, ha rilasciato proprio oggi. Per vostra informazione lascio le anche le schede anagrafiche delle due società coinvolte

Imagination Technologies and UBC Media Group co-operate to deliver instant music purchase solution

25 June 2007
Imagination Technologies ("Imagination") and UBC Media Group ("UBC") announce that they have agreed to work together to create a service which will allow listeners to purchase music directly from DAB digital radios.
This service combines Imagination’s new DAB and Internet digital radio platform with UBC’s ‘Cliq’ instant music purchase technology, providing digital radio users with a "buy now" facility while listening to selected DAB radio stations. The service will capitalise on radio’s acknowledged ability to encourage music purchase.
Imagination Technologies will bring devices which support the Cliq service to market through its PURE Digital division, as well as providing part of the technology infrastructure on which the service will run. The exact commercial terms remain confidential, however UBC and Imagination will share revenues on music purchased via digital radio devices that are part of this co-operation and support the service. More details on this exciting new service and launch schedules will be announced at a later date.
Hossein Yassaie, CEO, Imagination Technologies, says: "This co-operation will allow both PURE Digital and other major brands that use Imagination Technologies’ digital radio platform to take digital music download to the next level. We are delighted to be working together with UBC on this exciting project."
Simon Cole, chief executive, UBC, says: "Imagination Technologies has been a major driver in the rapid rise of digital radio sales through its innovation in silicon products and investment in its PURE radio business. I am pleased that Imagination shares our vision of a fully interactive radio business and am confident that it will help us and the radio industry drive new interactive revenues in the same way it has driven the existing digital radio market."
Paul Smith, GM, PURE Digital, says: "Digital music download will be an important part of a package of services which will differentiate PURE’s future combined DAB and Internet radio products, and provide substantial added value to our customers and the radio industry."

Editor’s Notes
Imagination Technologies develops and licenses innovative silicon and software intellectual property (IP) for system-on-chip (SoC) devices targeting multimedia and communication applications. The company offers an expanding range of complementary IP cores, licensed by many of the world's leading silicon device suppliers including Intel, Renesas, Samsung, Sharp and TI. Imagination Technologies develops and licenses intellectual property (IP) for today's multimedia and communication devices and is the market-leading supplier of digital radio technologies. Its PURE radio brand is the UK’s number one overall radio supplier and has a market share of more than 20%, and Imagination Technologies’ IP is also in around 70% of the total digital radio installed base.

UBC Media is the UK’s largest independent producer of radio content, serving the commercial sector as well as the BBC with radio programming and production services. It also has an Interactive arm which is the leading supplier of interactive technology to DAB Digital Radio broadcasters in the UK. UBC is a specialist in digital broadcast technology and services, its digital data software is used by 40% of commercial radio stations in the UK. In the last 12 months, UBC has invested in the creation of a service, branded today as ‘Cliq’, which allows stations to transmit an encrypted track listing containing purchase information for the music they are playing. The service has the backing of major UK radio groups and record companies.


La notizia della prossima disponibilità delle radio DAB/Internet Pure Cliq fa il paio con un altro scoop, quello di Gizmodo su Tivoli NetWorks, nuovo modello della mitica Tivoli Audio che incorporando una interfaccia Wi-Fi consentirà di ricevere lo stream delle Web radio. NetWorks sarà in grado di ricevere anche l'FM analogica. Interrogato da Gizmodo sull'eventualità di un dispositivo Tivoli Audio compatibile con lo standard HD Radio/IBOC, il fondatore dell'azienda, Tom DeVesto, « said he wasn't interested in putting it in his boxes just yet. "We're not sure what's in it for the customer."» NetWorks sarà in effetti una famiglia di prodotti, per il quale è previsto un modello portatile, NetWorksGo. Tivoli dovrebbe gestire anche il servizio di directory delle 12mila stazioni radio che attualmente trasmettono su Web. Per sintonizzare una stazione l'ascoltatore dovrà semplicemente digitarne il nome o la sigla sul suo telecomando.

Today in New York, Tivoli Audio founder Tom DeVesto unveiled plans, what he called "five years worth of work," for two Internet radios modeled after the company's successful Kloss Model One and SongBook radios. The Kloss Model One look-alike will be called NetWorks, and the SongBook-styled one, shown above, will be the NetWorksGo. Price has not been announced, nor has a ship date, but the company is aiming for this fall.
The platform that Tivoli designed is supposed to make Internet radio as accessible as standard FM stations: You navigate by geographical region or genre using controls similar to the radio tuner, then drill down until you find the station you want. The larger NetWorks table player will have a remote that allows you to input stations (WFUV, WBYR etc.).
Tivoli will compile the list of stations worldwide, which at this point totals about 12,000. There are five preset buttons, but you'll also be able to store the creme-de-la-creme in a favorites folder for easy access.
The black NetWorksGo has rechargeable batteries nestled in their own built-in charger, which means you can use them or, if you're out of a charge, swap in storebought alkalines.
Both devices support Wi-Fi, and are compatible with WPA and WEP security. DeVesto says you input a password or key with the dial, which I suppose could be tedious, but he says only needs to happen once.
The radios will also be able to pull tracks (everything but iTunes DRM) from the PC, but DeVesto didn't mention what software provider would be used. I'm guessing something like ArcSoft CyberServer, but I could be wrong. Let's hope, whatever it is, it's easy. They also have USB inputs for playback of files locally.

Ahi Sudamerica, Sudamerica...

E' online da poche ore il blog Americas, diario latinoamericano di uno dei pochi giornalisti italiani veramente esperti in materia, Rocco Cotroneo del Corriere della Sera. Rocco è un grande amico (no, veramente è molto più che un grande amico), ma questo c'entra solo marginalmente. Così come non c'entra nulla il fatto che tra i link indicati dal navigato e partecipe cronista di un continente sconosciuto alla gran massa del pubblico italiano (che paradosso per un'area geografica popolata da tanti discendenti di nostri emigrati), ci sia anche Radiopassioni.
L'unica cosa che conta è che Americas promette fin dai primissimi post di essere una delle poche isole di assoluta qualità, passione e sentimento in un panorama informativo tristemente avaro di cose davvero degne di essere lette o compulsate su piccolo schermo, analogico o digitale che sia.
Anche da un punto di vista strettamente radiofonico è quasi scontato, vista la firma, aspettarsi un'informazione di prim'ordine sul variegato mondo della radioemittenza latinoamericana. Dovendo scegliere tra Americas ed RP, nel risicato time budget da destinare alla formazione culturale o alla ricreazione dello spirito, scegliete il primo.
Se vi avanza tempo, potete sempre seguire il link.

Hamfest di F'Hafen, tutte le primizie

Friedrichshafen 23-25 giugno 2007 - dal nostro inviato Andrea Borgnino:

Anche quest'anno la fiera Hamradio 2007 di Friedrichshafen è stato il palcoscenico privilegiato per la presentazione di nuovi prodotti legati al mondo radio amatoriale. Anche quest'anno la tecnologia SDR (Software Defined Radio) l'ha fatta da padrona segnando una strada completamente digitale per il futuro della radio. Uno dei prodotti più attesi è senz'altro il nuovo ricetrasmettitore SDR HF Flex-5000 dell'americana FlexRadio che è stato presentato dal suo creatore Gerald K5SDR e che permette prestazioni molto superiori del suo predecessore Sdr-1000. Da segnalare il fatto che non serve più usare schede audio “professional” per il suo interfacciamento con il computer in quanto il Flex-5000 si connette al pc tramite l'interfaccia firewire. Grande attesa anche per il Perseus, ricevitore VLF-LF-HF basato su una architettura digitale a campionamento diretto ideato e prodotto da Nico Palermo IV3NWV. Questo ricevitore, disponibile da Settembre 2007, permetterà tra l'altro di visualizzare l'intero spettro radio da 10 KHz a 40 MHz con una resolution bandwidth di 10 KHz e con una dinamica e una purezza spettrale paragonabile a quella dei migliori analizzatori di spettro disponibili sul mercato. Sul campo SDR da segnalare nuovi prodotti della famiglia CiaoRadio come il doppio loop L 101 che permette di usare il ricevitore come “radiogoniometro Hf” e l'anteprima del prototipo del nuovo ricevitore H102, che offre il campionamento diretto delle frequenze da 0 a 5 Mhz con oltre 130 db di dinamica. Per concludere la panoramica “digitale” c'è da segnalare il nuovo ricevitore Sdr della Windradio il modello WR-G305 che copre l'ampia banda da 9 kHz to 1800 MHz e l'interfaccia SDR per l'Aor 5000, prodotta dalla BogerFunk, che trasforma questa radio in un ricevitore SDR con un bandwith di 2 Mhz e la connessione Usb con il pc. Per quanto riguarda invece le radio “senza computer” le novità maggior si trovavano naturalmente nei due stand Yaesu, Icom, Kenwood e TenTec. La novità per il settore Hf della Yaesu si chiama FT-450 ed è un trasmettitore HF-6metri che usa un nuovo dsp con una velocità di calcolo superiore di quello montato per esempio sull'FT-2000. Il brutto dell'FT-450 è il suo design, che secondo chi scrive è stato curato decisamente poco, la radio è decisamente bruttina e per darvi un esempio basta notare che la manopola del dial è piccola come quello del portatile Ft-817. Da segnalare poi lo Yaesu FTM-10R prima radio vhf/uhf che viene venduta senza microfono ma che permette di usare i dispositivi Bluetooth come auricolari o sistemi vivavoce. Chiuso sottovetro ma visibile anche il portatilino vhf/uhf Yaesu VX-3R sempre più piccolo e minimale. Poche la novità in casa Icom, il nuovo gioiello Hf IC-7700 veniva presentato sottovetro e dava l'idea che si trattasse di un apparato dimostrativo e quindi nulla si sa sulla sua comparsa sul mercato. L'unica novità reale era quindi il veicolare vhf/uhf IC-2820H che offre la compatibilità D-STAR-GPS e la funzione, unica nel suo genere, del divertsity receiver che permette di ricevere una banda con due antenne diverse. Nessun nuovo apparato Hf per la Kenwood che continua a presentare il suo TS-2000 e una serie di nuovi apparati veicolari (TM-D710 e TM-V71) che offrono come novità la possibilità di essere usati come interfaccia diretta per la rete Echolink. L'americana Tec-Tec presentava alla fiera il uso ultimo ricetrasmettitore Hf Omni VI che è stato esaltano nel numero di Luglio di Qst come il direttore concorrente all'IC 7800 e al nuovo FT2000. Impressionante come l'anno scorso lo stand della Hilberling che presentava ricetrasmettitore HF/VHF PT-8000 dotato quest'anno di un nuovo accessorio, l'alimentatore da 2 Kw HN-8000. Per quanto riguarda il radio-ascolto bisogna segnalare la presentazione del ricevitore DRM/DAB Himalaya Drm 2009 che utilizza il solito modulo rf/dsp RS500 della Radioscape [questa, se non sbaglio, è una novità significativa: all'Ifa di Berlino Himalaya era l'unica ad aver presentato un prototipo DRM basato su chipset Analog Devices. Troppi problemi da risolvere? - Nota dell'altro Andrea] che non ha mai brillato per le sue prestazioni e usabilità dei menu'. Uno dei prodotti più ammirati della fiera è stato anche il l'amplificatore lineare HF OM3500 della OmPower che con i suoi 3500 watt di potenza è il più potente amplificatore radio-amatoriale in commercio. Non da meno l'australiano Emtron-Dx3 che con i suoi 3000 watt “carrier” si faceva notare non poco sui banchi della fiera. Da segnalare poi gli accordatori automatici “remoti” della svizzera SAMS che fanno invidia alle stazioni broadcasting per la serietà della realizzazione e il Talksafe un prodotto inglese che permette di interfacciare qualsiasi radio veicolare con interfacce audio BlueTooth per una guida in tutta sicurezza. Nel settore degli strumenti la principale novità è rappresentata dal nuovo antenna analyzers AIM 4170 della Array Solution, che con i suoi due dds si presenta come la Ferrari degli strumenti di analisi di sistemi di antenna e cavi. Un'ultima segnalazione riguarda il ritorno della Svizzera tra i produttori di tasti telegrafici, alla fiera, insieme ai famosi e ottimi Begali e Shurr, era presente il nuovo marchio Stampfl che produce una serie di bellissimi tasti verticali con un design decisamente elvetico.
(per le altre foto di Andrea: http://www.mediasuk.org/iw0hk/hamradio_2007/)

Che si ascolta in Giordania

Commentando il mio recente post sulla situazione radiofonica nei territori palestinesi, l'amico Nasimjo, programmatore giordano e autore di un interessante blog sulla radio e i media in Giordania, invia un link alla sua Jordanian Airwaves Guide, lista completa delle stazioni in FM (e le onde medie e corte di Radio Amman). In linea teorica durante una apertura in E sporadico sono segnali che possono arrivare fin qui, ma in generale mi sembra un elenco molto ben fatto per noi viaggiatori dell'etere e delle sue geografie. Excellent job, Nasimjo, thanks!

22 giugno 2007

I have a (low power) dream

Oggi nel solito sacco di messaggi elettronici ho visto questo annuncio relativo a un documentario di Radio New Zealand sulle stazioni low power in FM neozelandesi. Il programma sarà disponibile a partire dal 25 giugno e per un paio di settimane in un podcast accessibile da www.rnzi.com. Una legge in Nuova Zelanda riserva dieci frequenze FM all'uso più o meno libero da parte di scuole, associazioni e altri organismi no profit per la trasmissione a bassissima potenza. Come sapete, quello della radio comunitaria è un mio pallino senile. L'equivalente di un ecologismo di ritorno per la biodiversità della radio contrapposta alla grigiastra uniformità dei network, professionali quanto volete ma tutti dannatamente identici. Un mio sogno nel cassetto, che da queste parti mai si avvererà (e ammetto che le priorità inavverabili sono ben altre...).
On June 25 2007, Radio New Zealand International features a new Radio Heritage documentary during the Mailbox program and it's available as a podcast for two weeks at www.rnzi.com.
In New Zealand, a legal right to broadcast on over 10 nationwide FM channels exists so long as a few simple rules are observed. Since 1991, some 1100 such Low Power FM stations have broadcast, nearly 200 in Auckland alone.
There's a station called 'Mountains, Moo Cows and Mud 88.2 FM' run by school children, another called Splat FM, TLC The Little Country Radio, Radio Austral de Nueva Zelanda, Urban Breaks, The Wedge, Human FM, Red Dot Robot FM and hundreds more reflecting individual and community tastes from big cities to small settlements.
All reflect the tremendous passion for radio coming from all age groups, with music from rap to reggae, nostalgia to rock, jazz to trance dance and everything in between - all in a nation that some claim is already over radioed!
Proving that radio comes alive from the grassroots and where even 14 year olds can follow a dream and begin broadcasting to their town - from their own radio station - this documentary brings you the story of Kiwi LPFM and some great sounds as LPFM owners step up to the
microphone.
Mailbox is broadcast via shortwave by RNZI [full program schedules and times at www.rnzi.com] and is also available by on demand podcast. Look for 'more audio' and click on 'Mailbox' for June 25. For the full New Zealand LPFM Radio Guide listing some 1100 stations, examples of advertising and logo art work and stories of some of these LPFM stations, make sure you visit www.radioheritage.net today.

Coincidenza delle concidenze sono venuto a sapere che proprio ieri quattro deputati americani hanno presentato un progetto bipartizan per il ripristino di condizioni più eque per l'apertura di stazioni low power (LPFM) negli Stati Uniti. La legge punta a ripristinare l'intento di un regolamento FCC del 2000, regolamento che su pressioni - si dice - della NBA e dei flachi repubblicani che hanno dominato i recenti Congressi, è stato modificato imponendo alle stazioni LPFM gli stessi limiti operativi delle stazioni da 100 kW. A dispetto della norma che autorizza la trasmissione a potenza molto bassa per coperture di aree ristrettissime, queste stazioncine sono per esempio costrette a rispettare gli stessi limiti di spaziatura. Secondo MediaGeek il risultato è che nei radio market principali le stazioni low power non trovano un buco libero per funzionare. Quasi peggio che da noi. Il problema è che la nuova proposta di legge non sembra avere molte chance di successo. Anche Reclaim the Media ha una bella storia su questa lodevole iniziativa. Local is beautiful. Speriamo ce la facciano e che magari anche qui in Italia si riesca a dire qualcosa - di destra o di sinistra, non importa - su una regolamentazione che riesca davvero a creare nuove finestre di opportunità, invece di sfornare continuamente frittelle di aria sulle meraviglie, vere e presunte, del digitale.

Cosmonauti sovietici, un commento da Mosca

Sono molto lieto di poter dare in anteprima rispetto alla trasmissione di questa sera, 22 giugno, il commento che Larissa Mugaljova specialista di problemi spaziali della Voce della Russia, da Mosca, ha curato sul "caso" dei fratelli torinesi Judica Cordiglia e della ricezione di trasmissioni dallo spazio 45 anni fa. Il contributo della Mugaljova verrà trasmesso da Voce della Russia sulle frequenze dei programmi in italiano, nell'ambito di una edizione speciale di "Made in Russia". L'amico Alexander Prokhorov, della redazione italiana di VoR, mi ha cortesemente inviato l'articolo - e lo ringrazio molto - perché in queste settimane abbiamo avuto modo di parlare del libro appena pubblicato dai Gianbattista e Achille Judica Cordiglia e delle polemiche che il loro monitoraggio aveva suscitato in passato, in particolar modo in relazione alla possibilità che un certo numero di cosmonauti sovietici avesse perso la vita in una serie di voli sperimentali anche successivi al "debutto" di Gagarin. Secondo i fratelli spaziali le vittime potenziali sarebbero addirittura quattordici.
A questo proposito aggiungo anche che la comunità radioamatoriale torinese avrebbe manifestato un grande interesse nei confronti di questo tema. Sono in corso discussioni sulla possibile organizzazione di un convegno nel quale invitare i due diretti protagonisti di quella comunque formidabile avventura, per un dialogo aperto con radioamatori e altri esperti.
Intanto, ecco l'inquadramento storico fornito dalla nostra autorevole fonte russa, nella traduzione della collega Giovanna Germanetto, anch'essa della redazione italiana di VoR. L'illustrazione che vedete viene da AFP e riguarda la navicella sovietica Photon andata all'asta in questi giorni a Parigi, dove si è svolto il salone aerospaziale a Le Bourget (l'ho visto dal trenino per il Charles De Gaulle e mi è spiaciuto molto non potermi permettere una deviazione con visita). La navicella è stata battuta secondo la BBC a un prezzo di 72mila euro ed è stata acquistata da un collezionista privato francese.


MADE IN RUSSIA (edizione speciale)


VOCE: V’invitiamo ad ascoltare una edizione speciale della nostra rubrica “Made in Russia”. Il programma di oggi sarà dedicato interamente al tema spaziale, per poter rispondere ad alcune affermazioni dei fratelli Giovanni Battista ed Achille Judica Cordiglia pubblicate dalla “Stampa” di Torino l’8 maggio ultimo scorso.
Fin da bambini i due fratelli ebbero la passione per il radioascolto e da quanto raccontano allestirono “in casa una piccola stazione radio, fatta di materiali recuperati dai depositi di guerra”. E dalla fine degli anni ’50, quando l’Unione Sovietica lanciò nello spazio il primo satellite artificiale della terra, ed essi captarono il suo segnale, per loro “cominciò la caccia ai segnali dallo spazio”.
VOCE: I fratelli Judica furono testimoni della lotta che i russi e gli americani avevano ingaggiato per impadronirsi del cosmo, - scrive il giornale. Per mezzo della loro radio “acchiapparono i segreti, divulgarono i successi e le tragedie, registrarono i suoni e le voci di missioni in cui avevano messo il naso. Non perché fossero spioni di mestiere, - scrive “La Stampa”, - ma perché erano entrati in un gioco più grande di loro.” Tra l’altro bisogna dire che 20 anni non sono poi pochissimi, quando il giornalista scrive dell’alto grado professionale “dei bricconcelli dell’etere”. Giocavano benissimo il loro gioco, - nota l’autore dell’articolo. I servizi segreti d’America e dell’URSS sapevano di loro e li seguivano considerandoli dei gangster dello spazio. Secondo le parole dei fratelli Judica a loro piaceva semplicemente sapere qualcosa per primi, li appagava la conferma di qualcosa che non avrebbero dovuto sapere. E raccogliere attorno alla loro radio “giornalisti e televisioni di tutto il mondo”. Giochi innocui dei giovani “esploratori”.
VOCE: Come raccontano i fratelli Judica Torino era il primo punto dove i cosmonauti sovietici riprendevano contatto con le basi del loro paese dopo il black out imposto dal sorvolo degli Stati Uniti e dell’oceano. Colsero la voce di Jurij Gagarin e annunciarono la presenza del primo uomo nello spazio qualche minuto prima che lo ufficializzasse la TASS. Vogliamo precisare a questo punto che il comunicato fu diramato più tardi perché sulla “Vostok” il 12 aprile 1961 era salito il tenente Gagarina, ma atterrava... il maggiore Gagarin. In quegli attimi venivano preparati e firmati i documenti che lo avanzavano di grado. Con questo si spiega l’insignificante ritardo nella comunicazione della notizia. Di questo tra l’altro ha poi scritto anche la stampa sovietica.
VOCE: Poco dopo il volo di Jurij Gagarin del 12 aprile 1961, - raccontano i fratelli Judica, - essi avrebbero registrato nel maggio del 1961 “la morte in diretta di un equipaggio: due uomini e una donna”. Dobbiamo notare che a quei tempi nell’URSS non c’erano ancora navi spaziali pilotabili capaci di accogliere più di un cosmonauta. Le prime navi del tipo “Vostok” ( ne furono costruite sei) erano abbastanza piccole. Per questo i cosmonauti si sceglievano non solo in base alle loro capacità personali, ma tenendo conto anche della loro corporatura, statura. Infatti i primi cosmonauti, lo stesso Gagarin, e quelli che vennero dopo Titov, Nikolaev, Popovich, Bykovskij, Leonov e gli altri erano di piccola statura non più di un metro e 60. Ciò era dettato dalla necessità di economizzare in misure e peso della navicella. Per questi nel maggio del 1961 una navicella capace di accogliere tre cosmonauti semplicemente non esisteva. E anche le donne nella squadra dei cosmonauti cominciarono ad apparire solo dopo il volo di Gagrin. Gli allenamenti duravano un anno e Valentina Tereshkova, la prima donna che volò nello spazio, partì per la sua missione sulla “Vostok-6” solo il 16 giugno 1963. Valerij Bykovskij che compì la missione con lei, volava però su un’altra navicella, la “Vostok-5” ed era partito due giorni prima, il 14 giugno. E solo quando furono costruite navi spaziali più ampie del tipo della “Voskhod”, il 12 ottobre 1964 nello spazio fu lanciato un equipaggio di tre persone: il comandante della nave Vladimir Komarov, l’ingegnere di bordo Konstantin Feoktistov e il medico Boris Egorov. Dopo di questo nello spazio cominciarono a volare equipaggi composti di due o tre persone. Il 18 marzo 1965 partirono in volo sulla “Voskhod” Pavel Beljaev e Alexej Leonov e durante quella missione Leonov per la prima volta nel mondo uscì nello spazio aperto.
VOCE: Dopo di loro i cosmonauti cominciarono a volare sulle navi “Sojuz”. Era già morto Serghej Koroljov, il progettista capo della tecnica missilistica e delle navi spaziali sovietiche. E il primo volo della “Sojuz” con Vladimir Komarov a bordo si concluse tragicamente. La nave non era stata ancora collaudata del tutto, non tutto aveva funzionato come si deve e non si era dischiuso il paracadute. Koroljov aveva l’abitudine di controllare più volte il funzionamento di ogni sistema della navicella. Anche se prima nello spazio venivano lanciate piante, sorci, insetti, i cani cosmonauti.
VOCE: Bisogna dire che molto prima delle prove con gli uomini furono realizzati degli esperimenti con esseri biologici. Dal luglio del 1951 al settembre del 1962 vennero compiuti 29 voli sperimentali con i cani nella stratosfera all’altezza di 100-150 chilometri. Otti di quei cani morirono. Morirono per motivi diversi: la depressurizzazione della cabina, un intoppo nel sistema del paracadute, difetti nel sistema di assicurazione della vita. Purtroppo non ebbero nemmeno un centesimo di quella gloriosa notorietà che toccò poi agli altri loro “colleghi quadrupedi” che volarono poi sulle orbite attorno alla Terra. Anche se molto più tardi, ma del loro enorme apporto allo sviluppo della cosmonautica pilotata, alla storia della conquista dello spazio ha raccontato nel suo libro il luminare della medicina spaziale l’accademico Oleg Gazenko che aveva diretto l’Istituto della medicina aeronautica e spaziale, come allora si chiamava l’attuale Istituto dei problemi medico-biologici dell’Accademia delle Scienze della Russia.
VOCE: Ecco quanto scrisse nel suo libro l’accademico Gazenko dei tempi che precedettero il volo di Gagarin: “In tutto c’erano 5 navicelle spaziali, satelliti artificiali. Cominciarono a lanciarli nell’agosto del 1960 fino al 25 marzo del 1961. Di fatto erano già le navi su cui avrebbe volato Gagarin, erano le prove della sua nave fornite di tutti i sistemi di bordo. Aveva una forma sferica. Sopra vi ero lo scomparto con tutte le apparecchiature, sotto c’era il sistema di frenaggio. Prima di entrare negli strati densi dell’atmosfera tutto questo si staccava e discendeva solo la sfera. Prima si apriva il paracadute di frenaggio, poi il paracadute principale. All’altezza di 4 chilometri dal portello fuoriusciva la capsula con dentro il cane, che aveva un suo paracadute. Gagarin pure si catapultò! Così si sperimentavano tutti i sistemi nel loro complesso. La capsula, il contenitore si trovava sulla poltrona del futuro cosmonauta”.
VOCE: Nei due voli che precedettero quello di Gagarin, il 9 e il 25 marzo,fu catapultato automaticamente un manichino al quale per scherzo diedero il nome in codice di Ivan Ivanovich. Della necessità del volo di un simile manichino racconta il direttore dell’Istituto dei problemi medico-biologici l’accademico Anatolij Grigorjev.
(voce)
VOCE: In questi esperimenti il momento più interessante, come mi raccontavano i miei maestri Oleg Gazenko e Vassilij Parin, era anzitutto provare la collocazione dei rilevatori medici, come meglio agganciarli. In secondo luogo, bisognava stabilire le condizioni radiologiche durante il volo. Perciò non era semplicemente un manichino, era farcito di rilevatori che dovevano registrare l’influenza dei raggi cosmici sulle varie parti del corpo nella prospettiva che al suo posto si trovasse un organismo vivo. Questi erano i compiti e io credo che gli specialisti che vi lavorarono superarono felicemente la prova. Fu una cosa molto utile che diede tante informazioni di carattere scientifico. Questo volo avvenne dopo i cani, ma prima del volo di Jurij Gagarin, - ha detto l’accademico Anatolij Grigorijev.
VOCE: Nel processo di valorizzazione dello spazio cosmico non tutto poteva andare bene. Oleg Gazenko scrive nel suo libro: “Il 26 ottobre del 1960 al cosmodromo di Bajkonur sulla pista di lancio esplose e bruciò un missile balistico intercontinentale R-16 che si preparava per un ennesimo esperimento. Morirono tra le fiamme 92 persone tra cui il Comandante in capo delle truppe missilistiche, il maresciallo d’artiglieria Mitrofan Nedelin. Di questo allora si parlò poco. E chissà forse l’eco di quella tragedia diede il motivo ai fratelli Judica di parlare di “molte vittime nascoste”.
VOCE: “Un’altra volta, - scrive “La Stampa” riportando le parole dei signori Judica, - captammo il battito cardiaco e il respiro affannoso di un essere cui evidentemente mancava l’aria. Ci accusavano di inventarci persino i nomi degli astronauti, dimenticando che li prendevamo dalle riviste sovietiche”. Innanzi tutto i fratelli Judica potevano aver sentito il respiro di uno di quei poveri cani che non sopravvissero. Mentre i nomi dei cosmonauti che non avevano ancora volato nello spazio non li conosceva nessuno, erano tenuti nel massimo segreto! Perciò non potevano essere stampati su nessuna rivista sovietica.
VOCE: Vediamo quindi che nella pubblicazione della “Stampa” di Torino molte cose non combaciano... Siamo pronti ad ascoltare qualsiasi domanda e a continuare il dialogo facendo luce su fatti che un tempo si nascondevano. Abbiamo a disposizione molti ricordi di coloro che parteciparono a quegli avvenimenti che per la prima volta nel mondo, passo per passo, aprivano all’umanità la strada nello spazio cosmico. Avete delle domande da farci, qualcosa non è chiaro, per favore, scriveteci, cari amici.
VOCE: Il programma è stato curato dal commentatore della Voce della Russia Larissa Mugaljova specialista di problemi spaziali.

20 giugno 2007

UK: chi trasmette paghi il fee

L'OFCOM britannico ha stabilito che anche i broadcaster radiotelevisivi digitali dovranno pagare un fee, il cosiddetto Administered Incentive Pricing, per le risorse spettrali utilizzati. Lo spettro (qui trovate l'ultima allocation table rilasciata dalla stessa authority) è un bene pubblico e secondo l'OFCOM aiuta a generare il 3% del prodotto interno lordo del Regno Unito. Un interessante articolo pubblicato ieri dal Times e riportato dalla lista del club BDXC afferma che la percentuale oggi occupata dai broadcaster televisivi e radiofonici ammonterebbe al 40% della porzione inferiore a 1 GHz, definita come "la più pregiata". Il broadcasting (digitale) viene così equiparato in Gran Bretagna ad altri servizi (Difesa, pronto intervento, operatori mobili) che già pagano per utilizzare le radiofrequenze. La decisione riguarda anche i multiplex DAB in funzione in UK (prossimamente verrà assegnato un nuovo multiplex nazionale). Da quel che leggo su Newsline a proposito del convegno di Santa Margherita, bisognerebbe chiedere a Audiradio/Astroricerche perché la radio digitale su frequenze alternative all'FM riesca ad accogliere network nazionali e regionali in nazioni come la Gran Bretagna (ma anche in Svizzera, Danimarca), mentre da noi - come sarebbe stato affermato - "non funzionerà mai". Oltretutto secondo NL il relatore dell'intervento antidigitale avrebbe detto che la nostra authority "non accetterà" il DAB. Ma come? Dopo averlo regolamentato tre anni fa? Come sempre c'è grande confusione di idee sotto il caldo sole italiano. Appaiono più equilibrate e aperte le parole di Felice Lioy, presidente di Audiradio, anche se forse bisognerebbe essere più cauti nell'escludere che il passaggio definitivo al digitale avrà mai una scadenza fissa: «I maggiori gruppi ritengono che il sistema più idoneo possa essere il T- Dab (previsto dalla normativa vigente) o il Dab plus, con aperture, a quanto risulta, anche allo standard T.DMB. Altri operatori optano invece per altri sistemi, alcuni dei quali ancora non verificati o non ancora messi a punto, che consentirebbero però di disporre di un maggior numero di frequenze. A questo proposito va fatto notare che il passaggio al digitale non è obbligatorio per le emittenti e non ha comunque scadenze. Ogni emittente potrà decidere il passaggio nei tempi che riterrà opportuni, dal momento che resterà in funzione “sine die”, anche l’attuale sistema analogico. Per dirimere la questione dello standard da adottare, che non è certo di poco conto, stanno per essere indetti alcuni incontri con l’AGCOM e con il Ministero delle Comunicazioni. Da parte nostra riteniamo che il problema debba essere risolto nei tempi più brevi possibili perché il digitale terrestre, quando sarà in funzione su larga scala, costituirà un fattore di innovazione e di potenziamento della radiofonia oltre che elemento fondamentale e imprescindibile per i processi di convergenza multimediale, processi che procedono rapidamente e da cui la radio rischia di rimanere esclusa.»
Ma ecco quello che scriveva il Times sullo scenario inglese:


From Times Online
June 19, 2007

Ofcom to levy radio spectrum charges
TV and radio groups are set to pay for use of the radio spectrum for the first time - joining the MoD and emergency services - Rhys Blakely

Television and radio groups will pay to use the radio spectrum for the first time under new measures designed to make better use of the “valuable and finite resource”, Ofcom, the regulator, said today.
The new fees, dubbed Administered Incentive Pricing, will bring television and radio stations in line with Ministry of Defence, mobile-phone operators, and the emergency services, which already pay AIP or equivalent charges for using radio frequencies.
The fees will be levied against digital terrestrial television groups, including the BBC, ITV and Channel 4 and National Grid Wireless from 2014. Digital radio multiplex operators, including Digital One, the BBC and the winner of the new national DAB multiplex, which will be announced next month, will also be affected from the same date.
Ofcom will begin to formulate the size of the charges closer to the time.
According to the watchdog, use of the radio spectrum accounts for about 3 per cent of the UK GDP.
The most valuable spectrum is below 1 GHz, where the frequencies combine the characteristics of coverage and capacity that make it particularly suitable for a wide range of applications. Terrestrial television and radio broadcasting currently uses around 40 per cent of the spectrum below 1 GHz.
(http://business.timesonline.co.uk/tol/business/industry_sectors/media/article1955889.ece)

La crema dell'SDR?


Disponibilità prevista: prossimo mese di settembre. Prezzo, leggermente superiore ai 700 euro. Ma le caratteristiche sono semplicemente outstanding. Nico Palermo ha appena messo online una pagina dedicata al suo nuovissimo front end SDR a campionamento diretto, PERSEUS [A word of notice to our international audience: PERSEUS's - the latest Italian SDR adventure, by Nico Palermo - new Web page is fully written in beautiful English.]
A giudicare dalle specifiche e dalle misure potrebbe diventare un grande successo.

Nuova stazione di tempo e frequenza


In trasferta parigina in questi ultimi due giorni mi sono perso una notizia circolata sul gruppo di discussione dei "Cavalieri", Knights del QRSS. Una notizia che Andrea Borgnino mi ha segnalato questa mattina (ero alle prese con una connessione Wi-Fi pessima e non sono riuscito a postare nulla prima di del mio ritorno a Milano). Una nuova stazione di tempo e frequenza campione non è cosa di tutti i giorni. Il segnale arriva dalla Finlandia, sui 25 MHz e viene trasmesso da un istituto specializzato in studi e servizi di metrologia.

Grazie alla segnalazione di Peter DL6NL, uno dei più attivi "cavalieri del Qrss" è stata scoperta una nuova stazione di tempo e frequenze in HF. Si tratta del segnale del MIKES (Centre for Metrology and Accreditation), il centro di metrologia finlandese che viene trasmesso sui 25 Mhz con una potenza di 100 watt e uin'antenna verticale (vertical ¾ λ dipole) con un guadagno di 10 dB. Il segnale viene prodotto da un generatore HP agganciato agli orologi atomici del centro metrologico. Il segnale trasmesso è in formato "IRIG B 1 kHz time code", uno standard usato dalle stazioni di tempo e frequenze, composto da toni ogni secondo (di 1 Khz), qui ci sono le specifiche di questo standard. Il segnale e' stato ricevuto in Germania [il 17 giugno, NdR] e io l'ho ricevuto ieri nel pomeriggio. Per maggior informazioni si puo' leggere questo documento:
www.mikes.fi/documents/upload/ursi2004_sent.pdf

Mi limito ad aggiungere la voce di Wikipedia sulla codifica IRIG, utilizzata anche da stazioni come WWV. La propagazione Es di questo periodo farà il resto. Buona fortuna con la ricezione di questa inattesa novità nel campo delle stazioni specializzate in frequenze di precisione.

17 giugno 2007

1251 e 999, ultime vittime del DRM europeo

La sperimentazione della tecnologia Digital Radio Mondiale in Europa ha subito una piccola, ma significativa impennata in questi giorni, con l'attivazione di due nuove frequenze. TDF in Francia ha acceso i 999 kHz di Villebon a sud di Parigi con un trasmettitore Thomson da 8 kW RMS collegato a un monopolo da 75 metri di altezza. Il segnale, secondo la notizia riportata da MediaNetwork, è multiplexato nella stessa antenna con un altro programma, immagino analogico, su 1377 kHz, di cui ignoravo l'esistenza (lalista EMWG riporta solo i 1377 di Lille). Da Villebon, su una seconda antenna, viene anche diffuso il programma Bleu sugli 864 kHz.
Il 16 giugno è misteriosamente apparso un altro segnale DRM, su 1251 kHz. Il DRM Software Radio Forum lo identifica come un test della catena spagnola SER ma l'identitificativo alfanumerico parla degli impianti di Pozuelo/Madrid. Probabilmente si tratta di Pozuelo de Alarcon, località in cui ha sede RTVE. L'ente pubblico nazionale è il capofila del Consorcio DRM, che dovrebbe in effetti aver costituito nel giugno 2006 una Plataforma Española del DRM aperta anche alle stazioni private e mirata allo sfruttamento digitale delle onde medie e corte. La frequenza di 1251 kHz da anni non risultava al momento occupata da emittenti spagnole (per Cadena SER la più prossima è quella dei 1260 kHz), quindi è difficile dire quale sia l'esatta location dell'impianto. Chi lo sta monitorando osserva giustamente che con 23 kilobit di bitrate, la decodifica richiede un rapporto segnale rumore molto alto, bisogna essere molto vicini a quel trasmettitore per ascoltare qualcosa. Mah.
Dal punto di vista del DXer alle nostre latitudini, il canale dei 999 kHz comporta la perdita di diverse opportunità interessanti (per esempio Malta, che anni fa arrivò qui a Milano) ma non influisce più di tanto sulla ricezione d'oltreoceano sui 1000 kHz, già molto compromessa. Diverso è il caso di 1250 kHz, frequenza non facile, ma non del tutto bloccata. Fino a ieri. Che volete che dica? Continuo a pensare che questa "sperimentazione" su frequenze europee in orari notturni sia, bene che vada, una grande sciocchezza. Non dimentichiamo che questi test servono esclusivamente a verificare e misurare il rendimento di una trasmissione DRM sui diversi territori nazionali. Un bel po' di kilowatt pagati dal pubblico che finiscono dispersi nell'etere, a parte qualche occasionale prova strumentale effettuata dai rispettivi enti trasmissivi. Trasmettitori di cui il pubblico non può in alcun modo usufruire (servizio pubblico significa ascolto da parte di centinaia di migliaia di persone, come minimo, e qui abbiamo a che fare con una manciata di hobbysti supermotivati) che vengono tenuti accesi giorno e notte, quando possono solo recare disturbo a trasmissioni convenzionali. E' un hobby che sta rapidamente morendo per far posto a una tecnologia molto probabilmente inutile, ma questo lo sappiamo solo io e qualche altro picchiatello. Ma il disturbo digitale entra in tutte le radio, almeno in quei pochi apparecchi che ancora sono sintonizzati sulle frequenze delle onde medie. Qualcuno ci sta pensando? Come ho avuto già modo di scrivere qui, il silenzio tombale che circonda la pardossale sciocchezza high-tech della sperimentazione del DRM riesce solo a dimostrare che in Europa le onde medie sono già morte e sepolte. Il fatto che nessuno protesti per le interferenze notture testimonia della forte condizione di marginalizzazione in cui lo storico medium radiofonico è stato relegato. Qual è la razionale per credere che davvero basti digitalizzare le modulazioni su queste frequenze per renderle di nuovo appetibili? Quale tipo di contenuti, quale offerta si intende proporre in futuro? E quando sarà questo futuro visto che anche qualora mi pungesse vaghezza di provare ad ascoltarlo, questo cavolo di DRM, ancora non posso entrare in negozio e comprarmi la sua bella radiolina?
Continuiamo a giocare con lo spettro morto dei 520-1602 kHz, divertiamoci a uccidere lentamente, canale per canale, tutte le frequenze notturne, a seppellire di rumore digitale - con i soldi dei contribuenti - stazioni locali e network regionali e nazionali. Sembra proprio la scenetta di Totò, preso a ceffoni da energumeno: ma perché continuavi a ridere e a porgere l'altra guancia? «Ah, ah, perché volevo vedere fin dove voleva arrivare!»

15 giugno 2007

Nuovo studio EBU sul futuro digitale della radio

Le stazioni locali e nazionali AM/FM spariranno presto dall'etere europeo, si chiede l'EBU nella sua nuova pubblicazione "Public Radio In Europe 2007"?. La risposta è ni. L'Europa, specialmente attraverso i suoi enti pubblici, è molto avanti nella sperimentazione di tecnologie come il DRM, ma gli scenari a breve-medio termine più probabili sono quelli di una convivenza più o meno pacifica (meno, direi io) di piattaforme tecnologiche e modelli di offerta "lineare" (ascolto real time) e "on demand" (asincrona). Come del resto si diceva ieri al Proxy Bar di Radio Imago con Antonio. Secondo l'EBU è probabile che l'FM resti più o meno come tale per almeno altri dieci anni, e che questo mezzo persisterà in molti mercati fino a oltre il 2020.
Lo studio nella sua interezza non è direttamente disponible sul sito EBU ma si può prelevare il file con le conclusioni che sono comunque molto interessanti. Ringrazio Andrea Borgnino per avermi mandato il comunicato stampa rilasciato oggi dall'EBU

Europe's public broadcasters at the forefront of digital radio development
EBU reveals the findings of a unique study on the digital radio environment in Europe

Geneva, 15 June 2007 - Will analogue FM and AM bands soon disappear across Europe? Is the digitalisation of radio a realistic option? Which digital radio platforms are available today to broadcasters? How can broadcasters respond to the evolving needs of radio listeners? The "Public Radio in Europe 2007" study, published today by the European Broadcasting Union (EBU) focuses on these and many other key issues related to the future of radio. It is the first comprehensive study on the role of public service broadcasters (PSBs) in the development of digital radio. It highlights the main tendencies in Europe and the latest perspectives for the future from broadcasters, regulators and industry experts.
The study, produced by the EBU's Strategic Information Service (SIS) was presented today in Geneva at the EBU Digital Radio Conference where experts are currently discussing means and platforms available as well as expectations and constraints related to the digitalisation of radio.
The key finding of the study is that public service broadcasters are at the forefront of digital radio developments and crucial to the take up and success of both DAB/DAB+ and DRM technologies. From testing, to content provision, to extending coverage of the population, PSBs are committed to bringing the benefits of digital technologies to all citizens across Europe.
However, the emergence of new standards may create confusion and disrupt digital radio implementation in some countries as regulators and planners re-evaluate the potential of each technology. Furthermore, enabling regulation is not yet in place in many countries. The study therefore highlights the dilemma faced by PSBs and national governments in choosing the appropriate digital standards in a fast moving technological environment.
Consensus of all key industry and government players is necessary to drive radio digitalisation. European regulators also have a role to play to facilitate digital radio and motivate key players.
However, for the time being, analogue switch-over is not on the horizon for radio and it will take more than a decade until it becomes a realistic option. There are indications that FM will persist beyond 2020 in most markets.
The study also underlines the fact that without a dedicated transmission network, radio may risk being subsumed by other platforms dominated by television or other services. Radio broadcasts may in fact lose prominence if offered as a supplementary service by aggregators controlling the menus, EPGs, and technical parameters of transmission.