OK, è un sistema molto controverso, crea un mare di interferenze, ancora non si capisce quale siano i livelli di efficienza in onde corte... Ma il DRM, Digital Radio Mondiale, non è una di quelle tecnologie da prendere alla leggera. Sulle onde medie la sperimentazione in Europa continua ad andare avanti e sui 26 MHz i proponenti per una copertura DRM su scala locale sono sempre più numerosi (le voci dicono che anche la RAI si appresterebbe ad attivare un trasmettitore a bassa potenza in una grande città italiana). Come sapete io ho molti dubbi sulle reali possibilità di dar luogo a una radiofonia di massa con questa tecnologia, ma far finta che non succeda niente e aspettare che l'industria se ne dimentichi non è l'atteggiamento giusto. Devo per esempio dire che il DRM sui 26 MHz a me sembra un'idea molto interessante.
Come utile elemento di discussione il penultimo numero di DXLD di Glenn Hauser ha segnalato la pubblicazione della newsletter di giugno della National Association of Shortwave Broadcasters americana, quasi tutta dedicata alle recenti dimostrazioni del DRM negli Stati Uniti, in occasione di una riunione di questo organismo. E' un documento molto interessante e abbastanza realistico, anche se decisamente a favore della tecnologia, specie sulle onde corte
Una delle questioni fondamentale, anzi, LA questione fondamentale è ovviamente la disponibilità di ricevitori compatibili con questa tipologia di radio digitale. Inutile nascondersi che di queste radio non ce ne sono ancora abbastanza e che quasi tutti gli annunci degli ultimi quattro o cinque anni non si sono concretizzati. Di ritorno dalla fiera di Friedrichshafen in Germania, Andrea Borgnino mi ha per esempio riferito di aver visto un altro campione nella radio cinese Himalaya che io avevo visto a Berlino quasi un anno fa. In questi dieci mesi la Himalaya è dovuta passare a un altro chipset, abbandonando il modello Analog Devices che avevo visto io e adottando il solito chipset multistandard Radioscape. E' un segnale molto poco incoraggiante, perché dimostra che il problema sta proprio nel "ramp up", nella capacità produttiva di massa. I chipset ci saranno anche, ma sono evidentemtente in quantità limitata, insufficiente per una produzione industriale degna di tale nome (in sintonia con un mercato che quando pensa alla "radio" sa che in negozio troverà qualche miliardo di alternative dai 5 ai 500 dollari). I potenziali di mercato vogliono pur dire qualcosa. Fabio Zambelli mi ha segnalato in questi giorni (la notizia è stata ripresa anche da Newsline) l'uscita di un nuovo chipset Samsung per la mobile Tv, un componente multistandard che copre anche sistemi DMB e DAB. Samsung ha probabilmente in testa un mercato da centinaia di milioni di pezzi, il che significa che il vero problema non è il silicio, ma lo standard da implementare su silicio. Finora il DRM è stato alquanto deludente su questo piano. Allocando frequenze agli standard digitali DMB/DVB, guarda caso tutti aperti anche alla trasmissione di contenuti video, è facile supporre che arriveranno anche i canali radiofonici. Mentre rimangono i dubbi sulla opportunità di sfruttare gli spazi della radio analogica con standard (DRM, HD Radio, FMeXtra) che introducono una componente più o meno forte di digitalizzazione. Come vado ripetendo da sempre il rischio per chi investe nella radio digitale stile DRM, cioè nel digitale "sovrapposto" all'analogico, è di ritrovarsi con gli ascoltatori che consumano radio col telefonino o via Web, ignorano del tutto l'esistenza delle onde corte, analogiche e digitali, e trovano nelle "antiquate" gamme delle onde medie e dell'FM una offerta locale più che sufficiente per i loro fabbisogni.
Come utile elemento di discussione il penultimo numero di DXLD di Glenn Hauser ha segnalato la pubblicazione della newsletter di giugno della National Association of Shortwave Broadcasters americana, quasi tutta dedicata alle recenti dimostrazioni del DRM negli Stati Uniti, in occasione di una riunione di questo organismo. E' un documento molto interessante e abbastanza realistico, anche se decisamente a favore della tecnologia, specie sulle onde corte
Una delle questioni fondamentale, anzi, LA questione fondamentale è ovviamente la disponibilità di ricevitori compatibili con questa tipologia di radio digitale. Inutile nascondersi che di queste radio non ce ne sono ancora abbastanza e che quasi tutti gli annunci degli ultimi quattro o cinque anni non si sono concretizzati. Di ritorno dalla fiera di Friedrichshafen in Germania, Andrea Borgnino mi ha per esempio riferito di aver visto un altro campione nella radio cinese Himalaya che io avevo visto a Berlino quasi un anno fa. In questi dieci mesi la Himalaya è dovuta passare a un altro chipset, abbandonando il modello Analog Devices che avevo visto io e adottando il solito chipset multistandard Radioscape. E' un segnale molto poco incoraggiante, perché dimostra che il problema sta proprio nel "ramp up", nella capacità produttiva di massa. I chipset ci saranno anche, ma sono evidentemtente in quantità limitata, insufficiente per una produzione industriale degna di tale nome (in sintonia con un mercato che quando pensa alla "radio" sa che in negozio troverà qualche miliardo di alternative dai 5 ai 500 dollari). I potenziali di mercato vogliono pur dire qualcosa. Fabio Zambelli mi ha segnalato in questi giorni (la notizia è stata ripresa anche da Newsline) l'uscita di un nuovo chipset Samsung per la mobile Tv, un componente multistandard che copre anche sistemi DMB e DAB. Samsung ha probabilmente in testa un mercato da centinaia di milioni di pezzi, il che significa che il vero problema non è il silicio, ma lo standard da implementare su silicio. Finora il DRM è stato alquanto deludente su questo piano. Allocando frequenze agli standard digitali DMB/DVB, guarda caso tutti aperti anche alla trasmissione di contenuti video, è facile supporre che arriveranno anche i canali radiofonici. Mentre rimangono i dubbi sulla opportunità di sfruttare gli spazi della radio analogica con standard (DRM, HD Radio, FMeXtra) che introducono una componente più o meno forte di digitalizzazione. Come vado ripetendo da sempre il rischio per chi investe nella radio digitale stile DRM, cioè nel digitale "sovrapposto" all'analogico, è di ritrovarsi con gli ascoltatori che consumano radio col telefonino o via Web, ignorano del tutto l'esistenza delle onde corte, analogiche e digitali, e trovano nelle "antiquate" gamme delle onde medie e dell'FM una offerta locale più che sufficiente per i loro fabbisogni.
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