Sul New York Times di ieri si legge che Clear Channel Communications, uno dei maggiori proprietari americani di stazioni radio (1.200 stazioni, un fatturato di 6,6 miliardi di dollari, un business parallelo nella pubblicità outdoor, la cartellonistica, di cui ha però ceduto un pezzo lo scorso anno), sta considerando seriamente l'ipotesi di ritornare privata. Creata nel 1972 per acquisire una stazione di San Antonio, ancora oggi il quartier generale della società, Clear Channel è quotata in borsa da oltre vent'anni, ma è sempre controllata dalla famiglia Mays. Privatizzare una public company significa ricomprare le azioni e cedere a gruppi di investitori in capitale privato (private equity), come in effetti sembra stia cercando di fare CC. Per una azienda quotata, "going private" è sempre un sintomo di debolezza strutturale. Alla notizia, si legge altrove sul NYT, le società di rating - le stesse che trattano il debito dell'Italia come uno zerbino - hanno minacciato di svalutare ulteriormente le obbligazioni di Clear Channel. La capitalizzazione è elevata, oltre 16 miliardi, e immettere troppo capitale sarà oneroso. L'operazione di cessione sarà dunque "leveraged", creerà ulteriore debito, da cui la svalutazione dei bond. In compenso i titoli, evidentemente, aumentano di prezzo: gli azionisti sperano di guadagnarci.
Perché una compagnia così potente decide di uscire dalla borsa? Il Times sostiene che la radio tradizionale ha perso di smalto. Nove americani su dieci l'ascoltano, ma per meno tempo. Poi viene citata espressamente una "colpa" che molti DXer americani fanno ricadere su Clear. Troppa standardizzazione dei formati, abbattimento dei notiziari locali. L'abbraccio di Clear Channel sta uccidendo la creatività, la diversificazione. E la gente preferisce piuttosto abbonarsi alle radio satellitari Xm Radio o Sirius Satellite (che però hanno guai finanziari).
Non è detto che la crisi sia definitiva, ma si può facilmente supporre che gli eventuali nuovi co-proprietari di CC vogliano cambiare. Non è detto neppure che la famiglia Mays mantenga il controllo, più facile in una public company quando si protegge un nocciolo duro di azioni. Se i fondi di investimento con cui sta parlando Clear metteranno davvero tanti soldi, bisognerà fare come dicono loro.
Visto il coinvolgimento di Clear (e di altre compagnie mediatiche) in Ibiquity, bisognerà vedere che cosa succederà al sistema IBOC. Il quale sistema, per quanto sperimentato da decine e decine di stazioni, sta vivendo la stessa contraddizione del DRM: non ci sono molte radio compatibili e diverse emittenti cominciano a spegnere le loro portanti digitali. In un suo provocatorio articolo sulla testata RW Online Fred Lundgren, amministratore delegato della stazione californiana KCAA, scrive: "Usare il sistema digitale Ibiquity sulle onde medie è stupido. Perché adottare uno standard che provoca interferenze distruttive alla vostra e a tutte le stazioni vicine, uno standard che non può funzionare di sera a causa dell'onda di cielo?"
Non è detto che la crisi sia definitiva, ma si può facilmente supporre che gli eventuali nuovi co-proprietari di CC vogliano cambiare. Non è detto neppure che la famiglia Mays mantenga il controllo, più facile in una public company quando si protegge un nocciolo duro di azioni. Se i fondi di investimento con cui sta parlando Clear metteranno davvero tanti soldi, bisognerà fare come dicono loro.
Visto il coinvolgimento di Clear (e di altre compagnie mediatiche) in Ibiquity, bisognerà vedere che cosa succederà al sistema IBOC. Il quale sistema, per quanto sperimentato da decine e decine di stazioni, sta vivendo la stessa contraddizione del DRM: non ci sono molte radio compatibili e diverse emittenti cominciano a spegnere le loro portanti digitali. In un suo provocatorio articolo sulla testata RW Online Fred Lundgren, amministratore delegato della stazione californiana KCAA, scrive: "Usare il sistema digitale Ibiquity sulle onde medie è stupido. Perché adottare uno standard che provoca interferenze distruttive alla vostra e a tutte le stazioni vicine, uno standard che non può funzionare di sera a causa dell'onda di cielo?"
THE NEW YORK TIMES
October 26, 2006
Radio Chain Said to Weigh Selling Itself
By KEN BELSON and ANDREW ROSS SORKIN
The Mays Family, which built Clear Channel Communications into the country’s largest network of radio stations through decades of acquisitions, is in negotiations to be taken private by a consortium of investors for more than $18.5 billion, people involved in the talks said yesterday. The investors, who have been in discussions with Clear Channel for months, include Providence Equity Partners, the Blackstone Group and Kohlberg Kravis Roberts & Company, these people said. The negotiations come as family- controlled media companies across the nation explore the possibility of selling their companies or taking them private. Cox Communications, the cable company based in Atlanta, went private in 2004. Cablevision, which is controlled by the Dolan family, is in the middle of negotiations to become private.
Clear Channel said yesterday in a statement that it was “evaluating various strategic alternatives to enhance shareholder value.” The company has hired Goldman, Sachs & Company as its financial adviser. Other potential suitors have emerged in recent days. They include Cerberus Capital Management, Oak Hill Capital Partners and Thomas H. Lee Partners, people briefed on the negotiations said. Now that the company is seeking alternatives, other suitors, including big media companies, could surface.
As of yesterday, Clear Channel had a market capitalization of $16.1 billion, thanks partly to an 18 percent surge in the company’s stock since Aug. 9 amid speculation about a sale. Yesterday, shares of Clear Channel rose 15 cents, to $32.35. Even with the rise in the company’s shares, the company could still receive a 15 percent premium through a sale, according to Eileen Furukawa, who covers the company for Citigroup Global Markets. That would represent an offer of about $37.30 per share.
Clear Channel’s shares, however, have declined during the last half-decade, reflecting the steady defection of radio listeners who are spending more time listening to iPods and visiting Web sites and writing e-mail messages. Radio stations are also under threat from subscriber-based networks like XM Radio and Sirius Satellite Radio. More than 9 out of 10 Americans still listen to traditional radio stations, but the amount of time people tune in has slid 14 percent over the last decade, according to Arbitron ratings. The steady dilution of radio listeners is a far cry from 1972, when Lowry Mays, the company’s chairman, founded Clear Channel. A former investment banker, he bought several channels in San Antonio, where the company still has its headquarters. In 1984, the company went public and earned a reputation for turning around depressed stations. The Federal Communications Commission in 1992 loosened rules on owning radio stations, paving the way for Clear Channel to sweep up more stations. The company now has more than 1,200 stations, and owns a substantial number of billboards and other outdoor advertising. The company generated $6.6 billion in sales in 2005. Its stations include Z100 in New York and KISS-FM in Los Angeles.
As Clear Channel has grown, it has come under attack for homogenizing radio entertainment by standardizing playlists, playing too many commercials and not running enough local news. This in part spurred the growth of satellite-based subscription services like XM Radio.
In 2004, L. Lowry Mays stepped down as chief executive and one of his sons, Mark, took over. Another son, Randall is the company’s chief financial officer. Before joining Clear Channel, he worked in the mergers and acquisitions department at Goldman Sachs. Last year, Clear Channel sold 10 percent of Clear Channel Outdoor Holdings, its advertising unit, in an initial public offering. The company also spun off Clear Channel Entertainment, an events producer, to shareholders.
Tags: radioascolto, radiofonia, radio, dxing.
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