Gli amici di Worldspace Italia mi hanno fatto avere un po' di documentazione sull'attuale stato di evoluzione del progetto che intende portare in Italia la radio digitale satellitare dal satellite Worldspace Afristar e successori. La tappa più imminente è quella del bando di gara per la realizzazione della rete terrestre che servirà da gap filler, per andare cioè a coprire con opportuni ripetitori terrestri isofrequenza le aree non direttamente coperte dal segnale satellitare. Il bando scade il 9 ottobre e Worldspace Italia dovrà scegliere fra tre partecipanti: Telecom Italia, Radio Engineering (Gruppo Finelco) e DMT. Tra i materiali che ho ricevuto è interessante soprattutto il documento pdf che riporta i dettagli del piano di realizzazione di questa infrastruttura, che dovrebbe essere consegnata nel settembre del 2007. In quel periodo Worldspace Italia - controllata da Worldspace attraverso la sua holding europea Viatis Satellite Radio (a sua volta alleata di New Satellite Radio, srl che ha per azionista principale Class Editori; è di Viatis la bella immagine di apertura) - prevede di introdurre i suoi servizi. Una prima anticipazione viene offerta in questi giorni a Parigi durante il salone Mondial de l'Automobile (fino al 15 ottobre), dove Worldspace sta facendo circolare una Citroen C8 attrezzata con materiali Magneti Marelli, Navteq e Fiamm, che ha costruito la speciale antenna satellitare mobile. Ricordo che Worldspace Italia ha ricevuto dal Ministero delle Comunicazioni la sua concessione a operare il 3 maggio del 2006. La mia blanda vocazione di giornalista economico mi suggerisce anche di ricordare che dei tre partecipanti al bando per la rete terrestre, Telecom Italia è Telecom Italia. Il Gruppo Finelco è la holding dei fratelli Hazan (vi dicono niente Studio 105 o Radio Montecarlo?). E DMT? E' una società specializzata in ponti radio e infrastrutture di distribuzione del segnale televisivo, recentemente quotata in Borsa il cui azionista più forte è Millenium Partecipazioni. La stessa società ha raggiunto un accordo con Fininvest per la cessione di Pagine Utili, confluita in una newco di cui Fininvest controlla ancora una quota significativa, pending le decisioni dell'antitrust. Insomma, l'ambito è quello, una parola è troppa e due son poche.
Perché questi riferimenti finanziari su un blog che di solito parla di tecnologie, ricezione a distanza, programmi radio internazionali? Perché il mercato della radio satellitare digitale a pagamento si sta animando ancora prima di cominciare ed è interessante vedere chi si sta muovendo con più anticipo. Forse così si riesce a capire chi partirà.
Se Worldspace Italia riceve la concessione il 3 maggio, il successivo 16 giugno il Club Dab Italia annuncia una analoga concessione per la sperimentazione di reti terrestri per la radiodiffusione a ricezione diretta satellitare. In effetti Club Dab non sembra interessato a operare un servizio satellitare proprio. Il suo alleato per la tecnologia è la spagnola Ondas Media, società un po' misteriosa che non prevede di lanciare i suoi servizi (basati su quattro satelliti che ancora non si sono visti) prima del 2009 e che ha come partner strategico e investitore Delphi, azienda americana che fabbrica componenti per auto ed è quotata over-the-counter (fuori listino, diciamo una borsa di serie inferiore) oltre a fornire ricevitori e apparati, anche terrestri, per Xm Satellite Radio. Insomma, Delphi investe in Europa nel potenziale concorrente di Worldspace ma negli Stati Uniti fornisce Xm che almeno sul piano tecnologico - e non solo - è legata a Worldspace. Ah, nell'ottobre del 2005 Delphi è entrata in Chapter 11, la norma americana che tutela le aziende in crisi durante i loro piani di ristrutturazione e rilancio. Rilancio che appare lontano considerando che a fine settembre la trimestrale chiudeva con oltre mezzo miliardo di dollari di perdite nette.
E dietro il Club Dab? C'è un folto gruppo di radio private: Radio DeeJay, Radio Capital, m2o (Elemedia – Gruppo Espresso), RDS, Radio Maria, Radio Radicale, Radio Italia Solo Musica Italiana, Radio 24 - Il Sole 24 Ore (Gruppo Il Sole 24 Ore), Play Radio (Gruppo RCS) e R101 (Gruppo Mondadori). Il Club Dab gestisce attualmente uno dei pochi multiplex DAB in banda III, mentre nessuno sa che cosa dovrebbe accadere delle licenze T-DAB che verranno concesse (quando?) in banda L, la stessa in cui sono collocati gli slot S-DAB per Worldspace Italia.
Se avete capito poco tranquillizzatevi, non siete i soli. A questo punto è verosimile aspettarsi che Worldspace parta per davvero il prossimo anno (verso la fine, o magari all'inizio del 2008, si sa come vanno queste cose). Se non altro, un paio di satelliti sono già in orbita e operativi.
Su Ondas nutrirei qualche perplessità, ma perché non credere nei suoi piani di business, o nell'avvento di nuovi soci? Ma già, il business... Come va, negli USA, quello di Xm e Sirius, le due iniziative radiosatellitari digitali così coccolate dai media? Non benissimo. I grafici borsistici di entrambe parlano di un calo costante iniziato a gennaio di quest'anno. XM oscilla sotto i 12 dollari, un terzo dei suoi massimi annuali. Sirius intorno ai 4 dollari, la metà del massimo. In un NASDAQ che sta tornando verso i 2300 punti, soglia che non vedeva da cinque anni, questi valori significano che almeno gli analisti finanziari nella radio satellitare ci credono poco. Intendiamoci, gli analisti hanno preso ben altri abbagli, ma ai fini del successo di una iniziativa del genere potrebbero contare più degli abbonati. Il fatto è che in questo benedetto mercato alternativo al terrestre non sembra che il denaro circoli a fiumi. Tra Sirius e Xm gli abbonati ci sono, ma bisogna capire se bastano a coprire i costi di allestimento prima che chi gli aveva sborsati, gli investitori, perdano la pazienza. Per essere una tecnologia senza fili, la radio sta diventando una matassa piuttosto intricata.
Se Worldspace Italia riceve la concessione il 3 maggio, il successivo 16 giugno il Club Dab Italia annuncia una analoga concessione per la sperimentazione di reti terrestri per la radiodiffusione a ricezione diretta satellitare. In effetti Club Dab non sembra interessato a operare un servizio satellitare proprio. Il suo alleato per la tecnologia è la spagnola Ondas Media, società un po' misteriosa che non prevede di lanciare i suoi servizi (basati su quattro satelliti che ancora non si sono visti) prima del 2009 e che ha come partner strategico e investitore Delphi, azienda americana che fabbrica componenti per auto ed è quotata over-the-counter (fuori listino, diciamo una borsa di serie inferiore) oltre a fornire ricevitori e apparati, anche terrestri, per Xm Satellite Radio. Insomma, Delphi investe in Europa nel potenziale concorrente di Worldspace ma negli Stati Uniti fornisce Xm che almeno sul piano tecnologico - e non solo - è legata a Worldspace. Ah, nell'ottobre del 2005 Delphi è entrata in Chapter 11, la norma americana che tutela le aziende in crisi durante i loro piani di ristrutturazione e rilancio. Rilancio che appare lontano considerando che a fine settembre la trimestrale chiudeva con oltre mezzo miliardo di dollari di perdite nette.
E dietro il Club Dab? C'è un folto gruppo di radio private: Radio DeeJay, Radio Capital, m2o (Elemedia – Gruppo Espresso), RDS, Radio Maria, Radio Radicale, Radio Italia Solo Musica Italiana, Radio 24 - Il Sole 24 Ore (Gruppo Il Sole 24 Ore), Play Radio (Gruppo RCS) e R101 (Gruppo Mondadori). Il Club Dab gestisce attualmente uno dei pochi multiplex DAB in banda III, mentre nessuno sa che cosa dovrebbe accadere delle licenze T-DAB che verranno concesse (quando?) in banda L, la stessa in cui sono collocati gli slot S-DAB per Worldspace Italia.
Se avete capito poco tranquillizzatevi, non siete i soli. A questo punto è verosimile aspettarsi che Worldspace parta per davvero il prossimo anno (verso la fine, o magari all'inizio del 2008, si sa come vanno queste cose). Se non altro, un paio di satelliti sono già in orbita e operativi.
Su Ondas nutrirei qualche perplessità, ma perché non credere nei suoi piani di business, o nell'avvento di nuovi soci? Ma già, il business... Come va, negli USA, quello di Xm e Sirius, le due iniziative radiosatellitari digitali così coccolate dai media? Non benissimo. I grafici borsistici di entrambe parlano di un calo costante iniziato a gennaio di quest'anno. XM oscilla sotto i 12 dollari, un terzo dei suoi massimi annuali. Sirius intorno ai 4 dollari, la metà del massimo. In un NASDAQ che sta tornando verso i 2300 punti, soglia che non vedeva da cinque anni, questi valori significano che almeno gli analisti finanziari nella radio satellitare ci credono poco. Intendiamoci, gli analisti hanno preso ben altri abbagli, ma ai fini del successo di una iniziativa del genere potrebbero contare più degli abbonati. Il fatto è che in questo benedetto mercato alternativo al terrestre non sembra che il denaro circoli a fiumi. Tra Sirius e Xm gli abbonati ci sono, ma bisogna capire se bastano a coprire i costi di allestimento prima che chi gli aveva sborsati, gli investitori, perdano la pazienza. Per essere una tecnologia senza fili, la radio sta diventando una matassa piuttosto intricata.
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