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Perché questi riferimenti finanziari su un blog che di solito parla di tecnologie, ricezione a distanza, programmi radio internazionali? Perché il mercato della radio satellitare digitale a pagamento si sta animando ancora prima di cominciare ed è interessante vedere chi si sta muovendo con più anticipo. Forse così si riesce a capire chi partirà.
Se Worldspace Italia riceve la concessione il 3 maggio, il successivo 16 giugno il Club Dab Italia annuncia una analoga concessione per la sperimentazione di reti terrestri per la radiodiffusione a ricezione diretta satellitare. In effetti Club Dab non sembra interessato a operare un servizio satellitare proprio. Il suo alleato per la tecnologia è la spagnola Ondas Media, società un po' misteriosa che non prevede di lanciare i suoi servizi (basati su quattro satelliti che ancora non si sono visti) prima del 2009 e che ha come partner strategico e investitore Delphi, azienda americana che fabbrica componenti per auto ed è quotata over-the-counter (fuori listino, diciamo una borsa di serie inferiore) oltre a fornire ricevitori e apparati, anche terrestri, per Xm Satellite Radio. Insomma, Delphi investe in Europa nel potenziale concorrente di Worldspace ma negli Stati Uniti fornisce Xm che almeno sul piano tecnologico - e non solo - è legata a Worldspace. Ah, nell'ottobre del 2005 Delphi è entrata in Chapter 11, la norma americana che tutela le aziende in crisi durante i loro piani di ristrutturazione e rilancio. Rilancio che appare lontano considerando che a fine settembre la trimestrale chiudeva con oltre mezzo miliardo di dollari di perdite nette.
E dietro il Club Dab? C'è un folto gruppo di radio private: Radio DeeJay, Radio Capital, m2o (Elemedia – Gruppo Espresso), RDS, Radio Maria, Radio Radicale, Radio Italia Solo Musica Italiana, Radio 24 - Il Sole 24 Ore (Gruppo Il Sole 24 Ore), Play Radio (Gruppo RCS) e R101 (Gruppo Mondadori). Il Club Dab gestisce attualmente uno dei pochi multiplex DAB in banda III, mentre nessuno sa che cosa dovrebbe accadere delle licenze T-DAB che verranno concesse (quando?) in banda L, la stessa in cui sono collocati gli slot S-DAB per Worldspace Italia.
Se avete capito poco tranquillizzatevi, non siete i soli. A questo punto è verosimile aspettarsi che Worldspace parta per davvero il prossimo anno (verso la fine, o magari all'inizio del 2008, si sa come vanno queste cose). Se non altro, un paio di satelliti sono già in orbita e operativi.
Su Ondas nutrirei qualche perplessità, ma perché non credere nei suoi piani di business, o nell'avvento di nuovi soci? Ma già, il business... Come va, negli USA, quello di Xm e Sirius, le due iniziative radiosatellitari digitali così coccolate dai media? Non benissimo. I grafici borsistici di entrambe parlano di un calo costante iniziato a gennaio di quest'anno. XM oscilla sotto i 12 dollari, un terzo dei suoi massimi annuali. Sirius intorno ai 4 dollari, la metà del massimo. In un NASDAQ che sta tornando verso i 2300 punti, soglia che non vedeva da cinque anni, questi valori significano che almeno gli analisti finanziari nella radio satellitare ci credono poco. Intendiamoci, gli analisti hanno preso ben altri abbagli, ma ai fini del successo di una iniziativa del genere potrebbero contare più degli abbonati. Il fatto è che in questo benedetto mercato alternativo al terrestre non sembra che il denaro circoli a fiumi. Tra Sirius e Xm gli abbonati ci sono, ma bisogna capire se bastano a coprire i costi di allestimento prima che chi gli aveva sborsati, gli investitori, perdano la pazienza. Per essere una tecnologia senza fili, la radio sta diventando una matassa piuttosto intricata.
Se Worldspace Italia riceve la concessione il 3 maggio, il successivo 16 giugno il Club Dab Italia annuncia una analoga concessione per la sperimentazione di reti terrestri per la radiodiffusione a ricezione diretta satellitare. In effetti Club Dab non sembra interessato a operare un servizio satellitare proprio. Il suo alleato per la tecnologia è la spagnola Ondas Media, società un po' misteriosa che non prevede di lanciare i suoi servizi (basati su quattro satelliti che ancora non si sono visti) prima del 2009 e che ha come partner strategico e investitore Delphi, azienda americana che fabbrica componenti per auto ed è quotata over-the-counter (fuori listino, diciamo una borsa di serie inferiore) oltre a fornire ricevitori e apparati, anche terrestri, per Xm Satellite Radio. Insomma, Delphi investe in Europa nel potenziale concorrente di Worldspace ma negli Stati Uniti fornisce Xm che almeno sul piano tecnologico - e non solo - è legata a Worldspace. Ah, nell'ottobre del 2005 Delphi è entrata in Chapter 11, la norma americana che tutela le aziende in crisi durante i loro piani di ristrutturazione e rilancio. Rilancio che appare lontano considerando che a fine settembre la trimestrale chiudeva con oltre mezzo miliardo di dollari di perdite nette.
E dietro il Club Dab? C'è un folto gruppo di radio private: Radio DeeJay, Radio Capital, m2o (Elemedia – Gruppo Espresso), RDS, Radio Maria, Radio Radicale, Radio Italia Solo Musica Italiana, Radio 24 - Il Sole 24 Ore (Gruppo Il Sole 24 Ore), Play Radio (Gruppo RCS) e R101 (Gruppo Mondadori). Il Club Dab gestisce attualmente uno dei pochi multiplex DAB in banda III, mentre nessuno sa che cosa dovrebbe accadere delle licenze T-DAB che verranno concesse (quando?) in banda L, la stessa in cui sono collocati gli slot S-DAB per Worldspace Italia.
Se avete capito poco tranquillizzatevi, non siete i soli. A questo punto è verosimile aspettarsi che Worldspace parta per davvero il prossimo anno (verso la fine, o magari all'inizio del 2008, si sa come vanno queste cose). Se non altro, un paio di satelliti sono già in orbita e operativi.
Su Ondas nutrirei qualche perplessità, ma perché non credere nei suoi piani di business, o nell'avvento di nuovi soci? Ma già, il business... Come va, negli USA, quello di Xm e Sirius, le due iniziative radiosatellitari digitali così coccolate dai media? Non benissimo. I grafici borsistici di entrambe parlano di un calo costante iniziato a gennaio di quest'anno. XM oscilla sotto i 12 dollari, un terzo dei suoi massimi annuali. Sirius intorno ai 4 dollari, la metà del massimo. In un NASDAQ che sta tornando verso i 2300 punti, soglia che non vedeva da cinque anni, questi valori significano che almeno gli analisti finanziari nella radio satellitare ci credono poco. Intendiamoci, gli analisti hanno preso ben altri abbagli, ma ai fini del successo di una iniziativa del genere potrebbero contare più degli abbonati. Il fatto è che in questo benedetto mercato alternativo al terrestre non sembra che il denaro circoli a fiumi. Tra Sirius e Xm gli abbonati ci sono, ma bisogna capire se bastano a coprire i costi di allestimento prima che chi gli aveva sborsati, gli investitori, perdano la pazienza. Per essere una tecnologia senza fili, la radio sta diventando una matassa piuttosto intricata.
Tags: radioascolto, radiofonia, radio, dxing.
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