27 ottobre 2006

Rai International spegne le onde corte?

Rai International eliminerà o ridurrà drasticamente le trasmissioni in onde corte? Lo scrive il Velino, parlando del nuovo progetto di ristrutturazione di quella che probabilmente verrà anche ribattezzata RaItalia. La notizia, diffusa ieri da Bclnews sulla lista di discussione Radiorama mi arriva da Andrea Borgnino che commenta: «purtroppo confermo. La voce che gira qui nei corridori Rai riguardo le onde corte è che a fine anno "si spegne tutto".»


(SPE, il Velino) Rai: dal 2007 nel mondo sbarca “RaItalia”


Roma, 26 ott (Velino) - Un nuovo progetto, una nuova idea, e una nuova mission per Rai International. Anzi, per “RaItalia”, perché è questo - si sussurra in viale Mazzini - il nome con il quale sarà ribattezzata a partire dal 2007 la struttura diretta da Massimo Magliaro. A questo nuovo progetto si sta dedicando un gruppo di lavoro misto tra Rai e Palazzo Chigi composto da sei esperti: la delegazione Rai è capeggiata dal vicedirettore generale Giancarlo Leone, coadiuvato da Pierluigi Malesani e Deborah Bergamini; la seconda delegazione, invece, è guidata dal capo del dipartimento per l’Informazione e l’editoria, Paolo Peluffo. Il tavolo si è già riunito due volte (il 13 e il 24 ottobre) e produrrà – stando a quanto riferito in Parlamento dal sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Ricardo Franco Levi – entro novembre le linee guida del nuovo piano editoriale. Ma cosa prevede questo piano per “RaItalia”?

BUDGET – Fino a oggi Rai International ha usufruito di due convenzioni con Palazzo Chigi, scadute formalmente a dicembre del 2005: la prima vale 18 milioni di euro, risale al lontano 1962, riguarda la radio e prevede 11.300 ore autoprodotte in onda corta; la seconda convenzione vale invece circa 20 milioni, è stata stipulata nel 1975, è per l’attività televisiva e prevede 700 ore di produzione tv (circa due ore al giorno) e 1.380 ore di produzione radio. Il tutto per un totale di 38 milioni di euro (lordi), che rappresentano oltre il 40 per cento delle entrate di Rai International. Presto, però, le cose dovrebbero cambiare. A quanto risulta al VELINO si passerà dalle due convenzioni a una sola, e comprenderà programmi radio e tv. Una convenzione più sostanziosa sotto il profilo economico con oltre 40 milioni.

ONDE CORTE ADDIO? – Sembra che Palazzo Chigi chiederà a Rai International di abbandonare (o ridurre drasticamente) la trasmissione radio in onda corta e di reinvestire al meglio i 18 milioni previsti nella vecchia convenzione. Palazzo Chigi, dunque, sta per dire basta al notiziario in 26 lingue (tra cui l’esperanto e il lituano) che tutti i giorni viene diramato da Rai International: 120 righe, per un totale di 15 minuti di news quotidiane, tradotte - ed eventualmente adattate - dalla redazione alle esigenze del paese al quale ci si rivolge. In futuro basteranno notiziari in sole cinque lingue: spagnolo, francese, inglese, tedesco e arabo. E saranno diramati tramite satellite o ancora in onde corte. L’impatto occupazionale su Rai International non dovrebbe essere traumatico: dei 26 notiziari si occupano un’ottantina di traduttori-annunciatori madrelingua di cui circa il 50 per cento interni Rai, che saranno riassegnati all’interno della testata.

PALINSESTO – Parecchie le novità in arrivo per il palinsesto di “RaItalia”. I vertici di viale Mazzini dovranno innanzitutto attivarsi perché il canale satellitare – che non è visibile in Europa e nel bacino del Mediterraneo – sia visibile almeno in Italia (magari chiedendo ospitalità al bouquet Sky). Si parla inoltre di due diversi canali per Rai International: uno in italiano e l’altro in inglese. Per il futuro, il palinsesto attingerà dal meglio del servizio pubblico (RaiUno, RaiDue, RaiMed e così via), si strutturerà per generi e soprattutto guarderà con attenzione al target dell’utente tipo: italiani all’estero ma anche stranieri amanti del Belpaese. Si potranno inoltre spendere i 18 milioni risparmiati per la trasmissione in onda corta per aumentare il numero di ore autoprodotte, soprattutto per sport e news (si vocifera di sinergie con RaiNews24 e RaiMed). Poi sarà studiato un palinsesto ad hoc dedicato alla promozione della cultura italiana nel mondo sul quale un contributo editoriale verrà proprio dai parlamentari eletti nelle circoscrizioni estero che verranno ascoltati per “tastare il polso” delle realtà locali.

La Rai non è mai stata una campionessa di ricevibilità sulle onde corte, ma certo che ci sarebbe molto da discutere sull'opportunità, per una nazione dalle risorse turistico-culturali non propriamente scarsa, di rinunciare a un mezzo di comunicazione che ha ancora parecchi fan in Paesi ricchi e tradizionalmente legati alla "vacanza italiana". Io forse vedo le cose in modo distorto, ma anche guardando a quello che sta succedendo alla compagnia aerea di bandiera, non riesco del tutto a capacitarmi perché non sia possibile studiare delle sinergie più strette e articolate per la promozione turistica. Certo, la componente televisiva di Rai International è forte, ma qui stiamo parlando di una redazione capace di produrre contenuti in 26 lingue a basso costo (addesso non venitemi a dire che il satellite è così economico rispetto a 100 o 50 kW in onde corte...). Possibile che sia una risorsa così inutile? Fare i micragnosi per 18 milioni quando è possibile guadagnarne miliardi attraverso una politica industriale e di promozione efficace non è mai una buona idea. Non nel paese che butta via i fantastiliardi in premi letterari assurdi, associazioni "culturali" di mentecatti nipoti di sottoministri, sagre di paese per quindici persone... Non vedo perché non si debba avere una voce forte, anche dal punto di vista della politica internazionale (mandare militari ovunque? Perché non trasmettere programmi educativi nelle lingue parlate da chi, quando indossiamo l'uniforme, ci spara addosso?)
Dico tutto questo perché nel frattempo si è appena chiusa in Australia la conferenza dell'organizzazione internazionale CIBAR dedicata alle problematiche della misurazione dell'audience per i broadcaster internazionali. Ne scrive Kim Andrew Elliott sul sito di Radio Netherlands (via ABDX), affermando che spesso non conta quante persone sia possibile raggiungere con un medium di massa, ma quali persone.

Sizing up the audience
Why reaching thousands can have more impact than millions
BY KIM ANDREW ELLIOTT*
26-10-2006

CIBAR - the Conference on International Broadcasting Audience Research - is taking place this week at Radio Australia in Melbourne. About 20 audience research professionals will attend this annual meeting. This may not seem like a large number, but audience research is a highly specialized corner of international broadcasting.
It also can be an awkward job. Audience researchers may not always be seen as "team players", because their job is to provide estimates of the size and makeup of the audience, even if that information is not always favourable. Audience research is not a useful management tool unless it is accurate.
Audience researchers ensure that the samples used in their surveys are representative of the population of the target country. And, during the survey period, the output of the international broadcaster must be typical: no extra transmissions or extraordinary publicity spurts.

Processing the numbers
After the research is conducted, the data are tabulated. BBC World Service and US international broadcasting can count their audiences in the millions, but these millions are not always as impressive as they would seem.
Take, for example, the most impressive statistic in international broadcasting: the 168 million global weekly audience for BBC World Service. That seems like a big number until you consider that it is only about four percent of the world's adult population. How much influence can the BBC have if only four percent in the world listen (or watch, or read) at least once a week?
However, BBC's audience numbers are higher, often above ten percent, among elite groups such as the university educated. This is where BBC World Service has its main influence.

Everything is relative
A preoccupation with reaching millions of listeners can also tempt international broadcasters to concentrate on the larger countries, like China, India, and Indonesia. For example, a station could have an audience of three million in India, a big number, but only one half of one percent of the adult Indian population.
On the other hand, an international radio station might reach 700,000 listeners in Papua New Guinea. That's not such a big number, but it is 20 percent of the PNG adult population. This international broadcaster probably has a real impact on what people in PNG know about the world.

Sizing up the targets
The lesson here is that international broadcasters should not discount small countries. Small countries often have deficient domestic media structures, so more people will make the effort to tune in foreign broadcasts. Also, small countries are just as sovereign as large countries, and just as capable of mischief. They could become naval bases for future superpowers, harbour terrorists or participate in the international drug trade.
Most international radio stations have audiences that number in the thousands rather than in the millions. That really is enough to have an impact. These thousands of listeners are inclined to buy products from, and to visit, the broadcasting country. If the broadcasting country should find itself in some sort of duress, these listeners can contact their local media and their government officials, who may otherwise not be aware of those problems.
In addition to counting the number of listeners, international broadcasting audience research also gathers data about the media environment in the target country. For example, it determines how many people have access to shortwave radio, the Internet, and satellite television.

Take the initiative
Would you like to be counted among the audiences for international broadcasting? It's probably best not to wait for an interviewer from a market research company to knock on your door and ask you about your media habits. With typical sample sizes of 1,500 to 3,000, chances are your home will not be selected for the survey.
So take the initiative yourself. Write to the international radio stations you listen to (or whose websites you read). Sometimes there are opportunities to join listener panels. Let them know that you are out there, and what you think about their content.
*) Kim Andrew Elliott is an audience research analyst at the International Broadcasting Bureau. Views expressed are his own. Kim's personal website is www.kimandrewelliott.com.


Il CIBAR ha già curato una pubblicazione al proposito basandosi sulla discussione della sua conferenza a Colonia nel 2002. An Essential Link With Audiences Worldwide dovrebbe essere ancora reperibile presso Vistas Medienverlag.



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