28 ottobre 2006

Terra e sole visti dai sensori spaziali

Un breve articolo ricevuto dalla NASA illustra il funzionamento delle vere e proprie reti di satelliti/sensori remoti, usati per l'osservazione dei fenomeni terrestri (e solari). Satelliti che lavorano individualmente, sorvegliati da terra; ma possono anche realizzare un efficace gioco di squadra con algoritmi di intelligenza artificiale che consentono ai satelliti stessi di coordinarsi con altri "colleghi", decidendo di osservare aree o eventi particolari sulla base delle informazioni ottenute, direttamente o indirettamente. Nell'esempio fornito, il satellite EO-1 (Earth Observing 1) interviene sull'osservazione di un vulcano indonesiano avendo ricevuto come input un pennacchio di fumo individuato in precedenza, magari da altre fonti.
L'argomento è affascinante ma complicato. EO-1 fa parte di un progetto più ampio, il New Millennium Program della NASA, e non prevede la possibilità di una osservazione diretta (almeno, mi sembra difficile, chissà se qualcuno è in grado di smentirmi). I dati vengono trasmessi a terra su un canale a 8225 MHz (ho trovato un bel documento con il dettaglio degli up e downlink per la telemetria e la ricezione dei dati) ma è possibile accedere a un sistema di disseminazione, a pagamento, delle immagini raccolte (guardate anche questo). In un contesto ancora più esteso, ci sono risorse che integrano le informazioni provenienti da satelliti e fonti diverse dall'EO-1, come lo splendido Earth Observation Portal, le cui operazioni sono gestite dall'Esa nella sede dell'ESRIN di Frascati, in Italia.
Il satellite EO-1 tra l'altro ospita a bordo delle tecnologie di antenna molto avanzate, che rimpiazzano i movimenti meccanici con array, griglie di elementi la cui direttività viene controllata attraverso la fase dei segnali. Analoga tecnologia può essere utilizzata a terra, realizzando sistemi come questo descritto sul sito della GeorgiaTech e sperimentato proprio sulla ricezione del satelli EO-1. Secondo il politecnico della Georgia, i "phased array" consentirebbero di ottenere gli stessi livelli di efficienza di una parabola da 11 metri, ma in un dispostivo grosso come uno scatolone.
Queste reti di sensori spaziali servono come si è detto per l'osservazione dei fenomeni terrestri, extraterrestri (intorno al pianeta marte ci sono satelliti che potrebbero "dialogare" con il veicolo esplorativo Rover), ma anche solari. A fine agosto (lo avevo scritto su RP) avrebbe dovuto partire l'ambiziosa missione bi-satellitare per l'imaging "stereo", in tre dimensioni, del sole e del vento solare. Lo scopo è approfondire la relazione tra il sistema terra e fenomeni come le eiezioni coronali dal sole, masse eiettive di particelle molto veloci, che creano grosse turbolenze nella magnetosfera e nella ionosfera terrestri. In realtà i due occhi spaziali, i satelliti che osserveranno i CME, devono aver subito qualche ritardo perché risultano partiti solo l'altro giorno, il 26 ottobre, come spiegato nel sito ufficiale della missione. Sulla missione STEREO la radio pubblica australiana ABC Radio ha prodotto una serie di programmi che si possono ascoltare dallo stesso sito NASA. Altre informazioni si trovano sul press kit scientifico distribuito prima del lancio, avvenuto da Cape Canaveral.

A Growing Intelligence Around Earth
10.26.2006

Oct. 26, 2006: The Indonesian volcano Talang on the island of Sumatra had been dormant for centuries when, in April 2005, it suddenly rumbled to life. A plume of smoke rose 1000 meters high and nearby villages were covered in ash. Fearing a major eruption, local authorities began evacuating 40,000 people. UN officials, meanwhile, issued a call for help: Volcanologists should begin monitoring Talang at once. Little did they know, high above Earth, a small satellite was already watching the volcano. No one told it to. EO-1 (short for "Earth Observing 1") noticed the warning signs and started monitoring Talang on its own.
Indeed, by the time many volcanologists were reading their emails from the UN, "EO-1 already had data," says Steve Chien, leader of JPL's Artificial Intelligence Group. EO-1 is a new breed of satellite that can think for itself. "We programmed it to notice things that change (like the plume of a volcano) and take appropriate action," Chien explains. EO-1 can re-organize its own priorities to study volcanic eruptions, flash-floods, forest fires, disintegrating sea-ice—in short, anything unexpected. Is this real intelligence? "Absolutely," he says. EO-1 passes the basic test: "If you put the system in a box and look at it from the outside, without knowing how the decisions are made, would you say the system is intelligent?" Chien thinks so.
And now the intelligence is growing. "We're teaching EO-1 to use sensors on other satellites." Examples: Terra and Aqua, two NASA satellites which fly over every part of Earth twice a day. Each has a sensor onboard named MODIS. It's an infrared spectrometer able to sense heat from forest fires and volcanoes—just the sort of thing EO-1 likes to study. "We make MODIS data available to EO-1," says Chien, "so when Terra or Aqua see something interesting, EO-1 can respond."
EO-1 also taps into sensors on Earth's surface, such as "the USGS volcano observatories in Hawaii, Washington and Antarctica." Together, the ground stations and satellites form a web of sensors, or a "sensorweb," with EO-1 at the center, gathering data and taking action. It's a powerful new way to study Earth. Chien predicts that sensorwebs are going to come in handy on other planets, too. Take Mars, for example: "We have four satellites orbiting Mars and two rovers on the ground. They could work together." Suppose one satellite notices a dust storm brewing. It could direct others to monitor the storm when they fly over the area and alert rovers or astronauts—"hunker down, a storm is coming!"
On the Moon, Chien envisions swarms of rovers prospecting the lunar surface—"another good application," he says. What if one rover finds a promising deposit of ore? Others could be called to assist, bringing drills and other specialized tools to the area. With the autonomy of artificial intelligence, these rovers would need little oversight from their human masters. Yet another example: the Sun. There are more than a half-a-dozen spacecraft 'out there' capable of monitoring solar activity—SOHO, ACE, GOES-12 and 13, Solar-B, TRACE, STEREO and others. Future missions will inflate the numbers even more. "If these spacecraft could be organized as a sensorweb, they could coordinate their actions to study solar storms and provide better warnings to astronauts on the Moon and Mars," he points out.
For now, the intelligence is confined to Earth. The rest of the Solar System awaits.


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