31 marzo 2010

I moderni pirati dell'FM londinese


Splendido corto di VBS.TV sulle pirate FM londinesi. Trasmettere musica "at one's own risk". Grazie per la segnalazione da Radiosurvivor di Francesco Delucia.
Nel documentario si parla esplicitamente di OFCOM, il regolatore britannico, e della sua lotta contro pirati che installano i loro trasmettitori sui tetti con un link verso gli studi, che sono ovviamente nascosti da qualche parte (l'autore del documentario viene portato in macchina bendato). Approfitto tra l'altro per segnalare la pubblicazione dell'Annua Plan di OFCOM, appena pubblicato qui. Nel filmato si parla anche del progetto Redsand, un gruppo di appassionati che vuole restaurare le famose fortezze marine costruite dagli inglesi nella Seconda guerra mondiale, successivamente utilizzate per trasmissioni offshore da Radio Invicta 306m.
Altri documentari "radio-related" dallo stesso produttore:


London Pirate Frequencies

Mar 29, 2010
We went to London to tell the story of pirate radio – secret urban studios that transmit music from concrete tower blocks to the city, and met with DJs, and station managers, rappers and MCs. We met with DJ Scratcha from RINSE FM, MC Flirt from old school KOOL FM, J2k, Jammer, and Logan Sama. We uncovered how they stay underground and away from the authorities, while still setting the new music standard across London. We sailed to the source, where it all started – massive concrete and steel forts that sit at the mouth of the Thames River. We met the people who pioneered the spirit of pirate, and played the music that London wanted to hear. They set the standard, and when the authorities shut them down, pirate sounds went into the urban underground.




Radio RAI, le 5 puntate sui radiotelegrafisti di bordo

Ho raccolto le cinque puntate del radiodocumentario di Andrea Borgnino che racconta l'epopea dei marconisti di bordo. Rispetto al normale podcast disponibile anche sul sito RAI, queste sono registrazioni online e quindi contengono anche la breve presentazione (con Andrea per la prima puntata) nel contesto di Radiotre Suite, Tre Soldi.
I cinque file sono all'interno di questa cartella Mediafire.

30 marzo 2010

Il futuro della radio è ibrido non digitale

Tiziano Bonini non si è perso nel deludente nulla di sistemi di radio digitale in perenne ricerca di una affermazione che - esattamente come è stato per la tv analogica terrrestre - solo la legge potrà stabilire. Organizzando insieme ai suoi relatori il convegno Beyond Radio, New Media and the last (?) days of radio, tenutosi ieri allo IULM di Milano, ha preferito un approccio pragmatico, partendo da una radiofonia non fittizia ma reale, esistente, e già perfettamente inserita in un contesto di cross-medialità che proprio certi fautori della radio "del futuro" - preoccupati solo di fare piazza pulita delle modulazioni usate attualmente (come se la gente si preoccupasse di come viene modulato il segnale che trasporta la voce del deejay) - preferiscono ignorare del tutto.
Pierre Bélanger, Albino Pedroia, Mike Mullane, Nico Perez e un inatteso intervento socio-economico di Adam Arvidsson hanno fatto un efficace punto della situazione, parlando di radio "connessa" (Bélanger) di inevitabile rimescolamento di modelli broadcast e IP (Pedroia), di primato delle buone idee di contenuto (Mullane), di ricerca di un giusto equilibrio tra musica, radio e Internet (Perez) e sulla vasta problematica del valore, della reputazione, del branding in una economia dei contenuti sociali e condivisi attraverso la rete (Arvidsson).
Come sarà la radio del futuro ha provato a dirlo Albino Pedroia, proponendo un mezzo che sfrutta contemporaneamente, all'insegna di una mobilità e di una socialità sempre più pervasive, modelli broadcast convenzionali e modelli streaming su IP. Sulla possibile evoluzione del modello broadcast, dove appunto si sta giocando la partita dei vari sistemi proposti nel corso degli ultimi 15 o 20 anni, Albino non ha potuto fare a meno di constatare una prima fase di sostanziale fallimento di queste proposte, sottolineando il problema non risolto della sostenibilità dei costi infrastrutturali. Lo studioso ticinese, che insegna alla Sorbona di Parigi ed è consulente di livello europeo, sembra avere una propensione a favore della radio digitale satellitare, più in linea con la sua definizione di radio in mobilità. Ma tutti concordano sull'inutilità del soffermarsi troppo sul mero aspetto delle tecnologie per un mezzo la cui morte è stata annunciata diverse volte in passato e che invece continua a vantare un pubblico da primato.
Per ascoltare l'audio, in italiano e inglese, dell'intero convegno:


29 marzo 2010

Beyond Radio @IULM/5

Adam Arvidsson, sociologo dei nuovi media della Statale di Milano. Non parla di radio ma di modelli economici, produttivi e sociali. In particolare sottolinea l'incertezza che circonda i possibili modelli di business dei contenuti "connessi" e user generated. In una situazione di abbondanza i valori monetari si diluiscono e sale l'influenza della reputation economy, del social impact dei vari brand, non necessariamente basato sulla pubblicita. Social determination of values. Molto complesso ma molto stimolante. Si è parlato parecchio di sostenibilità e modelli di business per la nuova radio, ma l'intervento di Adam ci induce a sospettare che la pubblicità più o meno convenzionale, così come l'abbonamento più o meno convenzionale, non siano le uniche risposte in un contesto in cui l'elevata connettività non determina soltanto nuove classifiche di valore soprattutto nuove modalità di scambio di valore percepito.

Beyond Radio @IULM/4

Nico Perez è il co-fondatore di Mixcloud e sta parlando di intersezione tra radio, industria musicale e Internet, partendo da una breve storia dei tre media. Nico ha 27 anni e il suo intervento si è focalizzato su una combinazione di radio e musica su Internet capace di essere sociale, democratica e personale.

Beyond Radio @IULM/3

Mike Mullane, dell'EBU, non crede che come afferma Bélanger la radio sia connection, è il contenuto che dava darci un motivo per connetterci. Molti esempi interessanti, quelli fatti da Mike, specie nel caso degli User Generated Content. Fondamentale sarà trovare il modo di gestirli meglio, per avere sempre più qualità e diversità. Mike ha citato progetti come Save Our Sounds del BBC World Service, una gara collettiva che si prefigge di raccogliere suoni ambientali a rischio di estinzione!

Beyond Radio @IULM/2

Albino Pedroia, ricercatore della Sorbonne, la radio si reinventa partendo dalla mobilità. E la radio del futuro sarà necessariamente ibrida, non "solo broadcast" o "solo IP". Restano dubbi su come sarà la sua declinazione broadcast, Albino sembra avere una propensione a puntare sulla radio digitale satellitare, perché più adatta alla originaria natura mobile del mezzo.

Beyond Radio @IULM

Pierre Bélanger della Ottawa University spiega che il "build it and they'll come" non funziona per la radio digitale. E' questione di rebranding in funzione della Generation X.

28 marzo 2010

Radio numerica in Francia, due rapporti antitetici

Botta e risposta in Francia tra critici e fautori della radio digitale. Lo scontro indiretto tra Marc Tessier e Emmanuel Hamelin - l'uno incaricato dal Primo Ministro, l'altro su mandato del Ministero della Cultura - è avvenuto in realtà lo scorso novembre, con la presentazione dei rispettivi rapporti. Solo oggi però il rapporto Hamelin è stato diffuso su Internet e può così essere messo a confronto con quello presentato dall'ex presidente di France Television.
Tessier afferma in buona sostanza quello che da anni - con i suoi "latrati", verrebbe da dire riprendendo la cortese definizione di un mio amabile lettore - questo blog va ripetendo (alla noia, direbbe lo stesso lettore, che tuttavia - a meno di una qualche rara patologia a me ignota che lo richiedesse per cura - non è affatto obbligato a leggermi): l'unico modo per imporre la transizione alla radio digitale è decretare lo spegnimento ex lege della radio analogica in FM. Secondo Tessier non sarebbe realistico fare questo prima del 2020 e anche con questo termine il gioco probabilmente non vale la candela: "Au final, le projet de RNT comporte, pour les radios, autant un risque d’appauvrissement que la possibilité d’une amélioration, car il ne créera pas de dynamique de la recette, alors qu’il nécessitera un coût additionnel important, pendant plusieurs années, principalement lié à la diffusion" scrive Tessier, sostenendo in pratica che le opportunità di crescita del mercato radiofonico tutto digitale non sono affatto garantite, mentre i costi addizionali della transizione lo sono eccome.
Di segno opposto è la conclusione di Hamelin, che nel suo rapporto si sofferma in particolare sulla necessità di aiutare finanziariamente le stazioni radio associative, quelle che effettivamente non disporrebbero dei mezzi finanziari necessari per affrontare la digitalizzazione ma che devono essere tutelate in quanto portavoce di un principio di libertà di espressione e democrazia da salvaguardare. Per Hamelin il digitale radiofonico ha senz'altro un costo ma non deve essere ulteriormente rimandato (i francesi hanno spostato il lancio dal 2009 al maggio di quest'anno). Devo dire che nel suo rapporto c'è un passaggio molto interessante che riguarda proprio la questione - anch'essa molto presente su Radiopassioni - della cosiddetta "alternativa IP". Come sapete, le mie personali perplessità (che ritengo modestamente di riuscire ad articolare con qualcosa di meglio di un latrato) nei confronti del digitale sono dovute a uno scetticismo nei confronti di tecnologie che stanno impiegando troppo tempo per affermarsi sul mercato e che in certi casi (vedi il DRM sulle onde corte) non riescono proprio a dar luogo a una industria dei terminali utente.
La radio digitale rischia di invecchiare prima di nascere, mentre milioni di persone stanno già consumando contenuti di tipo radiofonico, moltissimi dei quali generati da stazioni convenzionali, attraverso terminali di tipo IP. Ebbene, Hamelin conclude il suo rapporto affermando che se la radio numerica dovessere esaurirsi nella radio su IP, dovremmo preoccuparci seriamente, perché in questo caso l'accesso alle piattaforme di distribuzione dovrebbe passare per delle infrastrutture che a differenza dell'etere non sono controllate dalla collettività, ma da aziende private, gli Internet Service Provider (FAI in francese).
E' una obiezione che trovo sensatissima e che arricchisce un dibattito già molto interessante. Se poi c'è chi lo trova noioso e cacofonico come lo stupido latrato di un cane, ribadisco il concetto: il sito di Digital Radio Mondiale è assai più divertente, illustrato, sintetico e ricco di stimolanti pubblic… pardon informazioni sulla radio del futuro.
Resta ancora da vedere se davvero questo futuro debba passare per una strategia di esclusione (lo switch off ex lege) o di graduale accrescimento, con il digitale che non esclude l'analogico ma offre nuove opportunità in bande di frequenza addizionali (come nel caso del DAB in VHF/III) o comunque separate (come una ipotetica banda FM eventualmente ampliata verso il basso e ripartita in due porzioni che permettano la convivenza di modulazioni analogiche classiche e modulazioni digitali alla DRM+). Lasciando libera la radio che conosciamo oggi di trovare da sola i propri percorsi di evoluzione e integrazione con il digitale.
Comunque vada a finire, smetto di abbaiare e vi lascio a due brevi articoli che nel novembre scorso parlavano dei due rapporti francesi. I quali possono essere scaricati dai seguenti link per Marc Tessier e Emmanuel Hamelin. Ulteriori approfondimenti si trovano sul blog del settimanale L'Express e sul sito di Radio Campus Paris.

Radio numérique terrestre: Marc Tessier remet un rapport critique
L'ex-président de France Télévisions Marc Tessier vient de remettre aux pouvoirs publics un rapport critique sur le projet de radio numérique terrestre, concluant notamment qu'il était "encore temps de s'interroger sur l'opportunité" de ce projet.

AFP - le 10 novembre 2009
En juin dernier, le Premier ministre François Fillon avait confié à M. Tessier une mission sur "les perspectives de financement du projet de radio numérique terrestre" (RNT).
"Le projet de RNT comporte, pour les radios, autant de risque d'appauvrissement que la possibilité d'une amélioration, car il ne créera pas de dynamique de la recette, alors qu'il nécessitera un coût additionnel important pendant plusieurs années, principalement lié à la diffusion", selon le rapport rendu public lundi.
Le déploiement de la radio numérique, dont le commencement était initialement prévu fin 2009, devrait permettre aux radios qui émettent actuellement en FM de disposer d'une meilleure couverture du territoire, avec un meilleur son et la fourniture à l'auditeur de données associées sur un petit écran (titres des chansons, graphiques, etc.).
La RNT exigera l'achat d'un récepteur dédié, non encore commercialisé, dont le prix pourrait se situer entre 80 et 150 euros.
Pour mener à terme le projet de RNT, le volume de dépenses serait "compris entre 600 millions et un milliard d'euros sur 10 ans selon les objectifs de couverture territoriale retenus et hors investissements de Radio France", souligne le rapport.
Il évalue à plus de 100 millions d'euros annuels une éventuelle aide de l'Etat et "considère qu'un tel coût pour l'Etat serait trop élevé au regard des avantages collectifs escomptés".

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Les Echos - Rapport Hamelin : la radio numérique ne doit pas attendre

Mercredi 18 Novembre 2009

Répondant à la publication du rapport de MarcTessier, très critique sur l'avenir de la radio numérique terrestre, Emmanuel Hamelin demande un lancement en 2010 sous peine de déstabiliser le paysage radiophonique.

Un partout, balle au centre. Une semaine après la remise du rapport très critique de MarcTessier au Premier ministre sur l'avenir de la radio numérique terrestre (RNT) ,un second rapport prend le contre-pied et souligne l'urgence de lancer cette technologie. L'ancien député UMPet rapporteur de la loi sur la télévision du futur, Emmanuel Hamelin, vient de rendre son document à l'inspection générale pour transmission au ministère de la Culture. Ce rapport détermine essentiellement les aides d'Etat nécessaires aux radios associatives pour passer au numérique (9,5 à 11,5 millions d'euros) et le fonctionnement du Fonds de soutien à l'expression radiophonique (FSER).
Il souligne également «l'ardente nécessité» d'un lancement de cette technologie mi-2010.
Il estime que le calendrier actuel du Conseil supérieur de l'audiovisuel (CSA) doit être conservé et que tout nouveau retard serait nuisible à l'ensemble du secteur.
Si la RNT n'était pas lancée, les radios pourraient uniquement être écoutées au format numérique sur Internet grâce, notamment, aux« téléphones intelligents.

A Torino ci si interroga su archivi e fonti storiche

In attesa che il Salone del libro di Torino apra i battenti a maggio con un evento incentrato quest'anno sulla memoria, la Fondazione Telecom Italia ha chiamato una nutrita serie di storici, sociologi e altri studiosi al Politecnico di Torino, dall'8 al 9 aprile, per rispondere a un interrogativo sulle fonti che gli storici del futuro utilizzeranno per tracciare la storia del nostro presente. Il programma dettagliato si può scaricare qui. Scorrendo i titoli degli interventi e dei workshop non mi sembra di notare cenni alla problematica della conservazione (e dell'accessibilità) degli archivi sonori, ma forse il tema è implicito.

Fondazione Telecom Italia in collaborazione con Politecnico di Torino, Associazione Italiana di Sociologia, Società Italiana per lo Studio della Storia Contemporanea e Cliomedia Officina promuovono il Convegno.

2060: CON QUALI FONTI SI FARA’ LA STORIA DEL NOSTRO PRESENTE?
Tecniche, pratiche e scienze sociali a confronto

Il convegno si svolgerà a Torino, nei giorni 8-9 aprile 2010 e proporrà un aperto e approfondito confronto tra studiosi, ricercatori, scienziati sociali ed economici, esperti del mondo digitale e dell’innovazione, per ragionare su quelle che potranno essere le pratiche e le metodologie di archiviazione e per gli storici del futuro.

Il Comitato Scientifico è formato da:

Luca De Biase, caporedattore Nova/Il Sole24ore
Tommaso Detti, ordinario di storia contemporanea Università di Siena, delegato SISSCO
Fabio Di Spirito, Segretario Generale Fondazione Telecom Italia
Paolo Jedlovski, ordinario sociologia generale Università della Calabria
Vittorio Marchis, ordinario di storia delle Scienze e della Tecnica Politecnico di Torino
Serge Noiret, History Information Specialist, EuropeanUniversity Institute, Firenze
Chiara Ottaviano, Cliomedia Officina, Torino


Un oftalmologo denuncia Microsoft per l'FM tagging

Edward Yavitz, un oftalmologo di Rockford, Illinois, afferma di aver "inventato" la tecnologia del tagging, che consente di effettuare il download di un brano ascoltato con un lettore mp3 e ora ha denunciato Microsoft perché i suoi lettori Zune e Zune HD hanno violato il suo brevetto. Yavitz afferma anche di aver cercato di contattare Microsoft nel 2006 per venderle la sua invenzione, senza ricevere alcuna risposta. Microsoft ha introdotto la funzione di "Buy from FM" nel 2008. Nel 2000, il dottor Edward Yavitz ha depositato una richiesta di brevetto, accolta nel 2002, in cui descriveva un sistema che avrebbe consentito a un dispositivo computerizzato di ricevere informazioni o effettuare acquisti sulla base di informazioni trasmesse sulle frequenze FM con il sistema RDS. Le notizie che sto leggendo non dicono se Yavitz intende denunciare anche Apple per una analoga funzione di tagging del nuovo iPod Nano, ma nella documentazione che Yavitz avrebbe depositato in tribunale con la sua denuncia, vengono allegate presunte email inviate a Microsoft, nelle quali l'oftalmologo sottolinea come: "THIS IS ALL POSSIBLE AND PATENTED ... SO IPOD and Google CAN'T DO IT, but Microsoft can, if you take the time to talk to me". Probabilmente il medico si riferiva in quel momento a un iPod senza ricevitore FM integrato. Per quanto ne sappiamo la denuncia potrebbe arrivare anche ad Apple.
Non si può dire che cosa succederà adesso. Negli Stati Uniti, la brevettabilità di qualsiasi cosa ha sempre portato a conflitti del genere, soprattutto nell'industria del software dove sono brevettabili non solo i pezzi di codice che implementano determinati funzioni, ma l'idea della funzione stessa. Non penso che Microsoft e Yavitz arriveranno mai in tribunale, se davvero è stata depositata una denuncia del genere, probabilmente Yavitz punta a un accordo extra giudiziario e a una compensazione in denaro, sempre che riesca a far valere il suo brevetto, che tra l'altro potete leggere qui. Eccovi anche la notizia dal The Microsoft Blog del Seattle Intelligencer:
Patent-holding ophthalmologist sues Microsoft over Zune

A patent-holding Illinois ophthalmologist has sued Microsoft over the Zune, alleging the software company illegally added his patented technology to the media player after he tried to license it to Microsoft.
Dr. Edward Yavitz, of the Yavitz Eye Center in Rockford, Ill., says Microsoft willingly infringed two of his patents that cover a method for quickly tagging and downloading music via a device's FM radio receiver. A September 2008 firmware update for the Zune let users buy music through the FM app, by tagging a song and downloading via wi-fi.
In his complaint (PDF), Yavitz says he sent Microsoft a letter in October 2006 to pitch them the idea for the next Zune. His patents – Nos. 6,463,649 and 6,473,792 – were both filed in 2000 and granted in 2002.
From the letter, which was reproduced in Yavitz' infringement complaint:
I am very excited about ZUNE. But I have a simple $5 hardware improvement that will allow for the following when the user is listening to FM radio on the ZUNE:

As each song from the FM station is heard, pictures of the band or the album cover appear on the ZUNE screen.
If the listener presses the ZUNE button during the song, THAT song will be downloaded to his/her ZUNE the next time it is connected to the internet...automatically and without knowing the artist or name of the song. Instant automatic ordering....
THIS IS ALL POSSIBLE AND PATENTED (6463469 and pats pend) SO I-POD and google CAN'T DO IT, but Microsoft can, if you take the time to talk to me. Remember, these desirable features or not now possible on ZUNE but could be for a nominal cost.
Please email or call.

According to the complaint, three days later Yavitz sent Microsoft another letter with more information. Here's an excerpt:

3. By agreement, Clear Channel and other FM stations would broadcast these numbers real time with music/advertising of RBDS frequency (already used to send call letters and music type). Infrastructure is ready today.
4. Listener presses ZUNE button whenever a song or advertisement of interest is heard. ONE STEP FOR USER!
5. RDS- FM receiver inside ZUNE picks up these numbers and stores them when ZUNE button is pressed.
6. When connected to Internet and MSFT music store, album cover pops up or those stored (tagged) song tracks and music is tranferred to ZUNE.

Yavitz contends that Microsoft never responded.
Two years later, Microsoft released the Zune firmware update. Not only did it include a new way to purchase music called "Buy from FM," Microsoft suggested that it worked with Clear Channel by quoting the media company's CEO in a news release.
"This feature remains prominently touted as the first feature of the Zune MP3 players on the Microsoft website," Yavitz's complaint states. "Despite using Dr. Yavitz's patented proposal and adopting it as a centerpiece of its Zune strategy, Microsoft never responded to Dr. Yavitz and never attempted to secure a license on the patents."

Microsoft declined to comment on the case for seattlepi.com. Calls to the Yavitz Eye Center were unsuccessful because the business was closed, and Yavitz's phone number was unlisted.
Yavitz filed the lawsuit in U.S. District Court for the Western District of Wisconsin. Officially, it is his company, Yavitz LCC, that is asking for triple monetary damages, injunctions on Microsoft Zune products, and a jury trial.
And for the record, it was not immediately known why an eye surgeon holds patents for technology like this. But Yavitz also owns a number of patents on eye-care technology.

27 marzo 2010

DAB in Germania, incertezze e tariffe troppo elevate

Volksstimme, quotidiano della Sassonia, sta dedicando una serie al futuro dei vari media. La seconda puntata è dedicata alla radio e naturalmente si parla diffusamente dell'introduzione del DAB, anzi della reintroduzione del DAB dopo che la prima rete digitale costruita dalla Germania è rimasta una ininfluente cattedrale del deserto. Riporto l'articolo in tedesco, rimandandovi a Google Translate (che comincia a diventare abbastanza efficace come ponte linguistico). Passata la "scadenza" del 2010 - termine previsto anni fa per il passaggio dalla radio analogica a quella digitale - i nuovi piani prevedono la realizzazione di un centinaio e più antenne DAB entro il 2015. In Sachsen-Anhalt si parte da Magdeburgo e Halle. La costruzione, osserva il giornale, è affidata a una società che non è neppure più tedesca. Fino al 1995 gli impianti della radiotelevisione pubblica in Germania erano affidati al ministero delle Poste. Poi sono passati a Deutsche Telekom e successivamente al loro braccio infrastrutturale T-Systems. Nel 2007 T-Systems è diventata lo spin off "Media & Broadcast" GmbH. Nel 2008 questa azienda è stata acquistata dai francesi di TDF, uno smacco per molti tedeschi.
Come farà Media & Broadcast a finanziare le rete DAB, si chiede Volksstimme? Con i soldi dei contribuenti da un lato, visto che la rete serve soprattutto agli enti pubblici statali e regionali, e aprendo la rete ai privati dall'altro. Questa seconda fonte di finanziamento lascia adito a qualche perplessità perché le tariffe per l'utilizzazione degli impianti, da poco rese pubbliche dall'azienda, sono molto onerose e soprattutto impongono contratti di durata molto lunga. Per farvi un'idea potete scaricare la relativa brochure).
Nella prima fase di costruzione della rete, affittare lo spazio su un multiplex per un programma - equivalente a 56 "capacity unit" pari un canale audio DAB+ e dati per complessivi 75 kilobit, su 864 CU corrispondenti all'intero multiplex, costa 484 mila euro all'anno, per un minimo di dieci anni. Al completamento della rete, capace di 170 programmi, il costo sarà di 1,9 milioni di euro all'anno. Immagino che questi costi siano riferiti a un singolo multiplex a copertura regionale, ma in Germania come in Italia è prevista in ogni regione di due multiplex, uno a copertura nazionale, l'altro regionale. Il settore delle radio private tedesche non ha reagito positivamente a questi prezzi e ai termini del contratto, considerati troppo vincolanti.
In Sassonia, conclude il quotidiano, il futuro del DAB è reso ancora più complicato dalla difficile situazione economica. Negli ultimi anni la regione ha subito anche un calo demografico, che si riflette in un numero minore di ascoltatori. La prima radio della regione, la privata Radio SAW, è passata dai 364 mila ascoltatori a poco più di 300 mila. Nel frattempo, il canale giovanile della radio pubblica MDR, Jump, ha perso la metà della sua audience, da oltre mezzo milione di ascoltatori nel 2003 agli attuali 263 mila. Aiuterebbe molto, conclude Volksstimme, una legge che portasse, come per la televisione, allo spegnimento della radio analogica. Ma nessuno in Germania vuole proporre una cosa del genere. In una nota di colore, il giornale ricorda anche che proprio in Germania, in Turingia, nel 1925, era stata effettuata la prima trasmissione radio in VHF (anche se allora in modulazione di ampiezza). Il pioniere che effettuò quei primi esperimenti fu il fisico Abraham Esau, che nonostante il nome proprio venne poi coinvolto in prima persona nel nazismo.

Die Medienserie der Volksstimme (Teil 2): Die Zukunft des Radios
Nach UKW kommt das Haifischbecken
Von Oliver Schlicht

Es macht Musik, es informiert, es begleitet viele Menschen durch den ganzen Tag: das Radio. Ein solides Medium, sollte man meinen. Doch die Welt der Radiomacher ist in Sachsen-Anhalt nicht frei von Sorgen. Nicht genug, dass die Hörerzahlen zurückgehen. Jetzt drohen auch noch hohe finanzielle Risiken duch die Digitalisierung des Rundfunks.

Magdeburg. Das feuchte Handtuch trocknet nach dem Duschgang, in der Küche knattert die Kaffeemaschine. Ein Druck auf den Radioknopf und schon sind wir – häufig noch vor dem ersten Blick in die Tageszeitung – medial mit der Außenwelt verbunden. Jeder hat da seine Vorliebe: Der eine mag es flotter mit Radio SAW oder Radio Brocken, der andere beschwingter mit MDR Sachsen-Anhalt oder informierter mit dem Deutschlandfunk. Radio macht Spaß, solange der Moderator nicht nervt. Radio ist Unterhaltung im Hintergrund – manche dürfen es sogar während der Arbeitszeit hören.
Radio hören ist eine von diesen kostenlosen Selbstverständlichkeiten, über die kaum jemand nachdenkt. Es ist einfach da. Noch. Denn ob der ganz persönliche Lieblingssender auch in der Zukunft spielt und vor allem wo, beginnt sich gerade in diesen Monaten grundlegend zu entscheiden. Zu tun hat das – ganz profan gesagt – mit dem Knopf, auf den wir drücken, wenn das Radio zu spielen beginnen soll.

Erste UKW-Übertragung 1925 in Thüringen

Dieser Knopf verbindet das Radio mit einem Programm, das in der Regel über Ultrakurzwelle übertragen wird – UKW abgekürzt. Dieses UKW ist technisch gesehen ein alter Hut, vergleichbar mit Opas Antennenfernsehen. Die erste UKW-Übertragung der Welt fand in Thüringen statt: 1925 zwischen Jena und Kahla. 1952 gab es 106 UKW-Programme in Deutschland, ab den 1960er Jahren wurde auch in Stereo gesendet. Radioprogramme im UKW-Bereich klingen sehr gut. Aber es passen in den Frequenzbereich nur eine sehr überschaubare Menge an Programmen hinein. Kaum zehn Programme in einer Region.
Das Radio hinkt dem digitalen Zeitalter hinterher. Mehr Programmvielfalt, brillanter Klang, Moderatorenbildchen und Songname auf dem Display, minütliche Datenübertragung für die perfekte Stauumfahrung – dies alles ist technisch längst möglich. Nur nicht im analogen UKW. Immerhin: Während sich andere Medien schon jahrzehntelang (Zeitungen und Zeitschriften) oder Jahre lang (Fernsehen und Internet) in einem Haifischbecken voller Konkurrenten herumprügeln müssen, blicken Radiosender mit UKW-Lizenz auf eine überschaubare Zahl von Mitbewerbern. Von einem geruhsamen UKW-Leben kann dennoch keine Rede sein. Private Radio-Veranstalter müssen sich einem künstlich regulierten Markt unterwerfen. Ihre Sendelizenz wird alle zehn Jahre neu vergeben. Ihre größte Konkurrenz um Werbeeinnahmen, der öffentlich-rechtliche Rundfunk, wird über Gebühren vom Steuerzahler finanziert. Dieser Konkurrent ist ein ziemlich kapitaler Hai.
Doch zurück zu UKW. Warum? Weil dort die Werbe-Musik spielt. Nicht im Satelliten-Radio und schon gar nicht im Internet. Über UKW werden Hörermassen erreicht, dort verdienen die privaten Programmveranstalter das Geld zur Refinanzierung ihrer Programme. Bislang. Denn UKW ist ein Auslaufmodell. Der Nachfolger heißt Digital-Radio und geht 2011 bundesweit auf Sendung. Vor einem geordneten Übergang aus der analogen UKW-Welt in die digitale DAB-Welt (Digital Audio Broadcasting) kann jedoch keine Rede sein. Zu befürchten ist aus Sicht der privaten Radiomacher kein UKW-Ende mit Schrecken, sondern ein Schrecken ohne Ende.

Ablösung von UKW war für 2010 geplant

Bereits vor zehn Jahren hat eine Initiative Digitaler Rundfunk (IDR) der Bundesregierung die Ablösung des analogen UKW durch das Digitalradio empfohlen. 2010 sollte das passieren. Bis heute wurde dies nicht umgesetzt. Stattdessen wurde jahrelang um technische Standards gestritten. Erschwerend kam hinzu: Die Hoheit über Aufbau und Betrieb des deutschen Rundfunknetzes – bis 1995 Aufgabe der Bundespost – wurde vom Staat in die Privatwirtschaft delegiert. Aus der Bundespost wurde die Telekom. Die Telekom-Rundfunksparte wurde zur Tochtergesellschaft T-Systems, wo sie wiederum als Geschäftsbereich "Media & Broadcast" geführt wurde. 2007 entstand die "Media & Broadcast" GmbH (M&B). Im Januar 2008 wurde M&B nach Frankreich an die Télédiffusion de France (TDF) verkauft. Seitdem firmiert sie als Media Broadcast GmbH, ein französisches Unternehmen.
Diese Media Broadcast erhielt – das war zu erwarten – im Herbst 2009 den Zuschlag der Bundesnetzagentur zum Aufbau des Digital-Radios in Deutschland. Bis September 2011 sollen 35 Sendetürme – in Sachsen-Anhalt machen Magdeburg und Halle den Anfang – ihren Betrieb aufnehmen. Bis September 2015 werden 110 Sendetürme in Deutschland für eine weitgehende flächendeckende Verbreitung sorgen. Und wie refinanziert Media Broadcast die Netzaufbaukosten? Zum einen geschieht dies über Rundfunkgebühren, weil der öffentlich-rechtliche Rundfunk sofort mit geballter Kraft seiner – digital sogar noch ausgebauten – Programmvielfalt auf Sendung geht. Zum anderen werden die privaten Programme ins Digitalradionetz "eingeladen" – die von der Media Broadcast kürzlich veröffentlichten Netzgebühren für bundesweite Lizenzen und Vertragslaufzeiten mit Ausstiegsklauseln erst nach mehreren Jahren haben bei privaten Radiomachern für Empörung gesorgt. "Das ist, als baue der Staat Straßen, auf denen nur Politiker und Minister kostenlos fahren dürfen", so ein Branchenexperte.
Wären im Digitalradionetz Millionen von Zuhörern zu erwarten, sehe die Welt noch anders aus. Aber das Gegenteil ist der Fall. In vielen Regionen Deutschlands – auch in Sachsen-Anhalt – gibt es bereits seit vielen Jahren DAB-Radio-Übertragungen. Doch kaum jemand hört zu. Wer heute ein Radio kauft, erwirbt fast immer ein UKW-Gerät. Gesetzliche Richtlinien, die Hersteller zu sogenannten Mehrnormgeräten verpflichten, gibt es seit Jahren in Großbritannien und Frankreich, aber nicht in Deutschland.
Mit solchen Geräten kann sowohl auf UKW als auch digital Radio gehört werden. Helfen würde ein UKW-Abschalttermin. Aber den will in Deutschland niemand festlegen. Beim analogen Antennenfernsehen war man da weniger zimperlich. Im April 2010 wird der letzte TV-Sendeturm abgeschaltet, etwa fünf Jahre nach Beginn der Umstellung auf das digitale Antennenfernsehen (DVB-T).
Wie sieht die digitale Radiozukunft aus Sicht der privaten Programmveranstalter in Sachsen-Anhalt aus? Bescheiden, höflich gesagt. Sie müssen in ein Haifischbecken voller Konkurrenten springen und dafür auch noch teuer bezahlen. Im April werden die digitalen Landes-Lizenzen durch die Landesmedienanstalt ausgeschrieben. Einfach nicht mitmachen, geht nicht. Das würde sich nicht gut machen bei den bevorstehenden Verhandlungen zur UKW-Lizenz-Verlängerung.
Also müssen die Privaten rein in die digitale Welt. Neue Programme müssen produziert werden, das kostet Geld. Abgestrahlt werden diese neuen Programme vorerst fast ohne Zuhörer, sie bringen also kaum Werbeumsätze. Mehr noch: Im digitalen Pool warten ein bestens aufgestellter öffentlich-rechtlicher Rundfunk und deutlich mehr private Konkurrenz. Schließlich werden digital nicht nur regionale Programme, sondern auch bundesweite Mitspieler auf Sendung gehen.

Schwacher Markt in Sachsen-Anhalt

In Sachsen-Anhalt trifft die Rundfunk-Digitalisierung auf einen ohnehin schwächelnden Medienmarkt, unter dem alle Beteiligten – nicht nur die Radiomacher – leiden. Dies hat weniger mit der Arbeit der Unternehmen, sondern mit der wirtschaftlichen Schwäche des Bundeslandes und der damit verbundenen Bevölkerungs-Abwanderung zu tun.
So sind nach Branchendienstdaten die Zuschauerzahlen von Radio SAW von 2003 (364 000) bis 2008 (288 000) um 21 Prozent zurückgegangen. Aktuell kommt Marktführer SAW wieder auf 306 000 Zuhörer, das sind 34,6 Prozent Marktanteil. Es folgen MDR Sachsen-Anhalt (22,1 Prozent Marktanteil) und Radio Brocken (17,5 Marktanteil). Mit Jump leistet sich der MDR ein Programm, das zwischen 2003 (532 000 Zuhörer) und 2009 (263 000 Zuhörer) die Hälfte seiner Zuhörer verloren hat. Der Jump-Marktanteil beträgt in Sachsen-Anhalt aktuell nur noch 7,4 Prozent.
Es wird spannend, was passiert, wenn in Zukunft am Morgen der Radioknopf gedrückt wird. Musik wird aus den "Kisten" immer herauskommen. Doch wer macht die Musik? Einige Große oder viele Kleine? Zu hoffen ist, dass regionale Radiomacher aus Sachsen-Anhalt ihre Chance bekommen und nutzen können.

Honduras insaguinato, ci rimettono i giornalisti radio

Un mese di inferno per chi pratica il mestiere di giornalista in Honduras, dove in rapida successione sono stati uccisi cinque giornalisti molti dei quali lavoravano in stazioni radio. Le due ultime vittime sono Bayardo Mairena Ramírez e Manuel Juárez, falciati ieri mentre rientravano da Juticalpa dopo aver trasmesso a Radio Excelsior. Prima di loro era stata la volta di Nahum Palacios Arteaga, David Meza e Joseph Hernández Ochoa, crivellato di colpi insieme a Karol Cabrera, ferita ma sopravvissuta all'attentato. (Non era stata altrettanto fortunata sua figlia, sedicenne e incinta, uccisa qualche mese fa. Il figlio non nato si è salvato).
L'Honduras è precipitato nel caos il 28 giugno scorso, quando un golpe militare, il primo effettuato in Centroamerica dalla fine della guerra fredda, aveva deposto il presidente Manuel Zelaya a causa delle sue tendenze di sinistra. Un golpe anomalo, praticamente ordinato dalla Corte Suprema, per timore di possibili riforme costituzionali plebiscitarie, di una deriva venezuelana. Il paese si è spaccato in due e l'elzione (programmata prima del coup di giugno) del nuovo presidente Porfidio Lobo Sosa non è bastata a stabilizzare una situazione. Nel periodo della "reggenza" di Roberto Micheletti, mentre erano in corso complesse trattavie con Zelaya, molte stazioni radiotelevisive, come Radio Globo, erano state chiuse. Adesso la violenza si sta rivolgendo contro gli stessi giornalisti.
Sembra che nel corso dell'attentato alla Cabrera - politicamente vicina a Roberto Micheletti - la giornalista fosse in contatto telefonico con Radio Cadena Voces (una emittente che Renato Bruni è riuscito ad ascoltare in Italia). Su YouTube è comparso l'audio di questa drammatica telefonata, conclusa in mezzo ai colpi di pistola e ai lamenti della vittima colpita. Subito dopo due articoli da Radio America dell'Honduras e dall'Huffington Post.

Acribillan dos periodistas en Olancho

Nacionales 26 Marzo, 2010

JUTICALPA, Olancho.-Dos periodistas perecieron acribillados por desconocidos esta mañana en la carretera a Olancho, Bayardo Mairena Ramírez pereció instantáneamente mientras que el también comunicador Manuel Juárez fue trasladado con vida al hospital San Francisco, donde lamentablemente falleció.
El incidente ocurrió a eso de las 11:10 de la mañana, a unos 5 kilómetros de Juticalpa, en un sitio conocido como el desvío a La Empalizada, procedentes de Catacamas, cuando fueron atacados por varios hombres armados que se conducían a bordo de otro automotor, Indicó el comandante del Cuerpo de Bomberos, Rigoberto Contreras, a una radio capitalina.
Mairena tenía el programa “Así es Olancho” en radio Excelsior y en el Canal RZ, y Juárez era su asistente, según el oficial de los bomberos.
Además se había desempeñado en la estatal “Radio Nacional” de Honduras, era miembro de la Asociación de Prensa Hondureña (APH) y estudiante de la carrera de Periodismo en el Centro Universitario de Olancho.
Por su parte, el presidente de la Asociación de Prensa Hondureña, Carlos Ortiz hizo un “llamado enérgico al presidente Porfirio Lobo y al ministro de Seguridad, Oscar Álvarez, para que pongamos coto a esto. No es posible que se siga asesinando a periodistas y no se haga nada”.
Cuatro periodistas han sido ultimados desde febrero en Honduras, donde la prensa no había sido tocada en medio de una creciente ola delictiva.
El 15 de marzo, el periodista Nahum Palacios Arteaga, de 34 años, fue asesinado en la comunidad de Tocoa, unos 600 km al norte de la capital, mientras se dirigía a su casa a bordo de un vehículo.
El 11 de marzo, el periodista hondureño del caribeño Puerto de La Ceiba, David Meza, de 51 años, murió al ser acribillado a tiros el vehículo en que se transportaba.
Meza se desempeñaba como corresponsal en el puerto de La Ceiba –la tercera ciudad más importante de Honduras, situada 500 km al norte de la capital– del telenoticiario Abriendo Brecha del Canal 10 que transmite desde Tegucigalpa.
El 2 de marzo, el periodista Joseph Hernández, de 26 años, murió en Tegucigalpa en un atentado a tiros en que resultó herida Karol Cabrera, una periodista polémica. Las autoridades no han esclarecido todavía ninguno de los crímenes contra periodistas

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Posted: March 5, 2010 05:14 PM
Mainstream Media Turns Blind Eye as Reporter Survives Assassination Attempt and Another Dies

Miguel Guadalupe

Several nights ago, Mega News Nocturno, Spanish language Mega TV's nightly newscast, (where I fully disclose my wife works), reported a shocking story that stopped me in my tracks. On Monday, March 1st, Honduran reporter Karol Cabrera, host of various TV and radio news and commentary programs, was shot at close range numerous times by assassins who succeeded in murdering her driving companion and fellow journalist Joseph Ochoa. Amazingly, the whole event was recorded because Cabrera had been calling into a live radio show at the time.
The audio is bone chilling as the sounds of over 30 gunshots are heard while Cabrera's gasps and pleas for help are broadcast for all to hear.
According to reports, Ms. Cabrera had been claiming for some time to be the victim of numerous threats because of her comments against the leftist ex-president Manuel Zelaya who was forcefully removed from office in 2009. She is a supporter of Roberto Micheletti, the former national council president who was given control after the coup. On December 15th of 2009, Ms. Cabrera's 16 yr old pregnant daughter was murdered on the very same street the reporter was shot. Luckily, the unborn child survived.
What's even more incredible is that this type of violence against journalists has become all too common in Honduras. Reporters without Borders states that three journalists were murdered in 2009, and two others were kidnapped and tortured just this January after an arson attack on a community radio station.
Hearing this story, I quickly turned to the other networks to see their angle. I was deeply disappointed by the the complete lack of coverage of this tragic story in any of the American mainstream media channels.
Reporter's deaths are usually big news, and as we saw with the deaths of Daniel Pearl and David Bloom who were both killed in war zones, the media takes special care to tell stories of their fellow fallen.
So why didn't the attempted assassination of a reporter, captured in graphic detail, with a back story of murder and harassment not even make the international sections? Searching for "Karol Cabrera" on the web pages of The New York Times, MSNBC, CNN, Foxnews, and The Huffington Post returned no articles written by staff or the Associated Press. Regardless of Ms. Cabrera's political stance, the attempted silencing of her voice by violent means is unconscionable, and it is equally reprehensible that the American main stream media seems uninterested.
While Journalism advocacy sites like Reporters without Borders and Committee to Protect Journalists have written about this incident, it is not enough. Main stream media needs to step up to the plate and expose these injustices. When journalists of any country are murdered or harassed into silence, it is a threat to freedom and democracy everywhere.

26 marzo 2010

OpenFlow: protocolli software defined per IP broadcast?


Ho ricevuto da NEC questo interessante comunicato stampa su un esperimento di tramissione di video IP ad alta qualità su dorsali di rete a copertura nazionale, un test effettuato utilizzando una piattaforma di controllo dei flussi delle informazioni chiamata OpenFlow. Non avevo ancora sentito parlare di questa piattaforma, proposta dalla Stanford University per la sperimentazione di nuovi protocolli di commutazione (switching) e instradamento (routine) su reti standard. Ma sto trovando il discorso estremamente affascinante nel quadro di una discussione che Radiopassioni porta avanti da tempo: quella della contrapposizione tra modelli broadcast tradizionali e la natura intrinsecamente punto-punto di Internet.
L'argomento è quello della concorrenza che i modelli "broadcast" radiotelevisivi classici, anche nella loro versione più moderna, basata su sistemi di modulazione numerica, stanno subendo dalle applicazioni di trasporto multimediale delle reti unicast IP. E l'argomento dice che quando si tratta di assicurare la delivery, la trasmissione di singoli contenuti verso una audience formata da milioni di persone, il modello borascast è ancora vincente in termini di efficienza. Per quanto capiente, una infrastruttura IP, a meno che non riesca a implementare schemi di routine "multicasting", non può assicurare - a differenza del modello multicastr - un numero di utenti potenzialmente infinito.
Ed è qui che si inseriscono le sperimentazioni basate su OpenFlow, definito da Wikipedia una istanza di Software Defined Networking. OpenFlow prende i normali dispositivi di rete IP oggi utilizzati, i router e gli switch, e li scardina come scatole di sardine, separando del tutto l'aspetto dell'informazione, del dato, da quello del controllo dei flussi delle informazioni. Questo controllo, che oggi convive con i dati dentro agli switch, viene stralciato e affidato a server pc-based. In questo modo una infrastruttura di rete esistente diventa un laboratorio per la sperimentazione di protocolli di instradamento diversi, dove sono possibili secondo la documentazione OpenFlow, anche "comportamenti" broadcast. NEC ha utilizzato tutto questo per organizzare la trasmissione video, ma si può naturalmente pensare di trasmettere qualsiasi tipo di informazione, anche audio. Quello che conta è che i confini tra modelli, con iniziative come OpenFlow, diventano sempre più labili, così come gli eventuali primati di questo o quell'altro approccio. E' un discorso difficile, ma ci mostra che non dobbiamo mai dare le cose per scontate. Gli attuali limiti di Internet sono riferiti a una Internet che tra 10 anni potrebbe essere radicalmente diversa e forse consentire un funzionamento "alla pari" con i livelli di efficienza e costo di una rete a modello broadcast convenzionale.


23 Mar 2010 11:50
NEC Uses OpenFlow Technologies to Provide Nationwide Video Transmission
Video transmission between the Sapporo Snow Festival and Pro Baseball in Okinawa

NEC Corporation (NEC), a leader in networking, communications and information technology, and the National Institute of Information and Communications Technology (NICT) (*1), announced today the successful trial of nationwide video transmission using virtualized networks and OpenFlow (*2) next generation network technologies that enable centralized control through servers. This trial marks the world’s first video transmission to multiple base locations using an OpenFlow network that spans all of Japan from Sapporo City to the islands of Okinawa (2,251 km; 1,399 miles).
The trial successfully transmitted high quality IP video through NICT’s JGN2plus research and development network, which is equipped with NEC’s OpenFlow programmable flow switch (*3) prototype. Video images were transmitted live between the Sapporo Snow Festival and the Nippon Professional Baseball camp in Okinawa over a transmission network constructed for trial purposes between five base locations (Sapporo, Tokyo, Osaka, Fukuoka, Okinawa) using programmable switches at 17 points in cooperation with a range of broadcasting offices. Moreover, the system’s reliability was further demonstrated through one-to-one transmission between single base locations, as well as simultaneous transmission between multiple base locations and multiple paths.
OpenFlow technologies enable network control by freely implementing a range of network control functions for control server middleware and centralizing network switch settings. This trial’s video transmission network was accomplished through video transmission control middleware using OpenFlow and the implementation of control servers. The successful research, development and trial of these technologies verified that high quality, highly reliable video transmission can be delivered more flexibly and at a lower cost than IP multicast technologies, which require additional functions for all routers along the path.

OpenFlow technologies for video transmission include the following features:

1) Simultaneous transmission to multiple locations (point-to-point transmission)

The control server centrally manages all transmission paths and the OpenFlow network creates optimal paths from a transmission’s origin to multiple destinations. Operational management costs for creating paths are less than conventional decentralized models because the control server enables centralized path visibility and identification. Furthermore, the control server is able to establish paths and transmit the same content to multiple recipients without allocating the group addresses that are required for transmission by conventional servers.

2) Highly reliable transmission using multiple paths (bi-casting/tri-casting transmission)

Highly reliable video transmission is realized through the development of technologies that create multiple paths from a transmission’s origin to its destination, which enables paths to be switched when an obstruction appears. Even if a path fails, uninterrupted high quality video transmission continues when services are provided with NEC’s high quality multicast technologies.

3) Virtual networks are created for each user and multiple experiments may be implemented simultaneously

One switch can be divided into several virtual switches and multiple independent virtual networks may be built. Multiple experiments and new services can be independently and simultaneously implemented by building flexible networks with the most desirable applications that are accessed through the variety of networks managed by control servers.

These trials took place in cooperation with broadcasting networks. See below for a summary.

1) Video transmission of the Sapporo Snow Festival

Successful live video transmission from Sapporo’s Hokkaido Broadcasting Co., Ltd. (HBC) to Osaka’s Mainichi Broadcasting System, Inc. (MBS) on February 4, 2010. Live video was also successfully transmitted on February 6 from Sapporo’s Odori Park to the Hokkaido Television Broadcasting Co., Ltd. (HTB) headquarters and Osaka’s Asahi Broadcasting Corporation. Implementation of OpenFlow network links between Japan and South Korea were also carried out through video transmitted from Odori Park to South Korea’s TJB (Daejeon Broadcasting) on a JGN2plus OpenFlow network and an OpenFlow network on KOREN (*5) that was independently built by Seoul's Kyungnam University.

2) Video transmission of Okinawa’s Nippon Professional Baseball camp

Successful transmission of Nippon Professional Baseball camp video from Okinawa’s Nago Multimedia Center (*6) to Osaka’s MBS from February 13 – 14, 2010.

Previously, NEC developed a programmable flow switch prototype and completed a trial between Japan and the United States (*7), in addition to jointly establishing the Clean Slate Laboratory with Stanford University (*8) and promoting a global structure of advanced research and development for realizing next generation networks. Looking forward, NEC will continue to drive technological development of next generation networks through the support of OpenFlow on network devices and contributions to innovative university and institutional research and development. These results were achieved in association with “Research and Development for Secured Cloud Networking,” contracted by the Ministry of Internal Affairs and Communications in the 2009 fiscal year.

Notes:

*1) National Institute of Information and Communications Technology (NICT). Website: http://www.nict.go.jp/index.html

*2) OpenFlow:

Programmable flow switch and control interface specifications between control servers defined by the OpenFlow consortium (http://www.openflowswitch.org/)

*3) Programmable Flow Switch:

Programmable flow switches are a new style of network equipment where, unlike conventional routers, simple packet switching mechanisms and control functions are separated. Users can freely develop and operate control middleware independently of the switching mechanism. This equipment enables the realization of advanced new technologies that link networks and cloud computing.

Digital Radio Mondiale alla ricerca del ricevitore perduto

Al termine della conferenza annuale del DRM Consortium a Hilversum sono stati annunciati alcune nuove nomine in seno allo Steering Board e l'arrivo di nuove aziende (la francese Digidia, la tedesca RfMondial, l'americana Nautel) o enti trasmissivi che si aggiungono ai 15 organismi già presenti nel direttivo. Leggo dal comunicato stampa pubblicato ieri che i me
mbri del consorzio riconoscono all'unanimità i progressi compiuti dallo standard Digital Radio Mondiale in questi anni, con l'approvazione della versione DRM+ per la banda FM e l'adozione "ufficiale" dello standard in India e Russia.
Come sempre si continua a fare del cattivo marketing su un prodotto che richiederebbe un marketing da frigorifero agli eschimesi invece di concordare una strategia davvero omnicomprensiva, che tenga davvero conto dei potenziali di mercato del DRM nelle sue varie articolazioni (trasmissione a medio lunga distanza - facendo finta che non esistano grossi, forse insormontabili, problemi propagativi - e trasmissione locale) e del reale stato dell'arte dell'industria dei componenti, delle infrastrutture e dei sistemi di ricezione. Su quest'ultimo piano
il DRM è riuscito a produrre soltanto qualche modulatore, parliamo letteralmente di pochissimi pezzi utilizzati da una manciata di broadcaster internazionali e, in Europa, da alcune emittenti perlopiù pubbliche nella banda delle onde medie. Lato ricevitori, qualche componente di elettronica embedded, qualche chipset di trattamento e decodifica, appena sufficienti per sfornare poche centinaia di pezzi di cinque o sei modelli di ricevitori portatili stand alone. Troppo poco per chiamarlo "progresso" considerando che sono trascorsi sette anni dalla prima trasmissione inaugurale.
La verità è che fino a questo momento a spingere per il DRM è stata una manciata di aziende e technology and service provider concentrati sulla difficile impresa della modernizzazione delle onde corte. Una modernizzazione che non interessa praticamente a nessuno.
Ci sono due o tre tipi di audience oggi nelle onde corte internazionali: i ricchi occidentali colti o annoiati, i poveri derelitti ignoranti in nazioni normalmente vessate da governi non democratici e forse (dico forse perché sono comunità che possono tranqullamente fare a meno delle onde corte) le comunità di immigrati che vivono e lavorano in nazioni occidentali colte e annoiate, per i quali le onde corte sono solo in fondo, molto in fondo, a una lista di priorità mediatiche che la televisione satellitare, Internet e l'FM locale coprono in modo eccellente. La prima di queste tre audience trova tutto su Internet, incluse le emittenti internazionali che fino a ieri utilizzavano le onde corte e le hanno spente. I secondi hanno il dannato problema di dover sbarcare il lunario in condizioni difficili e non capirebbero l'utilità di un sistema di trasmissione che richiede ricevitori scarsi, costosi e difficili da alimentare. I migranti potrebbero anche affezionarsi alle onde corte, se solo qualcuno si degnasse di offrire una programmazione decente, ma vivono appunto in situazioni in cui il satellite e Internet sono più che sufficienti, considerando anche che in molti casi - Italia vistosamente esclusa - possono contare su valide emittenti locali etniche.
L'uso regionale locale del DRM potrebbe anche aver senso in un contesto di allargamento delle opportunità di accesso a risorse mediatiche alternative e nell'assai più arduo contesto della sostituzione/digitalizzazione dell'FM o in alcuni casi (vedi appunto India, Russia, Cina) della modulazione di ampiezza. Ma anche qui non mi sembra che il DRM Consortium abbia le idee molto chiare. Comunque la si giri in questa declinazione dello standard il vero problema consiste nel mettere in campo una catena dei valori sostenibile. Ci vuole interesse da parte del pubblico. Interesse che viene stimolato dall'offerta di contenuti. Offerta di contenuti che deve essere veicolata attraverso terminali utente abbastanza sexy da scatenare la voglia di acquistarli. E torniamo così alla square one, al punto di partenza del nostro gioco dell'oca digitale. Il DRM Consortium proprio non riesce a capire che è perfettamente inutile accendere mille trasmettitori digitali se la gente non riesce ad ascoltarli. Non si crea mercato cinematografico nuovo proiettando un film muto a una platea di non vedenti.
In questo maligno gioco dell'oca e dell'uovo, forse la casella dei terminali utente non è una ragion sufficiente. Ma è certamente una ragion necessaria. Non si può scommettere che un negozio farcito di ricevitori DRM scateni la voglia di produrre contenuti e quindi l'interesse
degli acquirenti. Senza ricevitori, però, non si va proprio da nessuna parte. Come devono essere fatti? Chi li produrrà? A sette anni di distanza nessuno del consorzio DRM può rispondere a questa domanda e questo è il loro problema di fondo. Il vero elemento di novità degli ultimi due anni è il peso acquisito nell'industria da un approccio Software Defined Radio, in cui la radiofrequenza viene convertita in banda base e questa manipolata con tecniche di DSP e componenti che a questo punto possono forse essere presi in prestito da altri comparti dell'industria. I processori DSP general purpose sono troppo complessi? Ci sono le economie di scala per pensare a degli ASIC? L'approccio della logica cablata è percorribile?
(A questo proposito ho trovato questo documento di Tensilica, azienda che lo scorso anno ha annunciato una soluzione DSP per DRM e altri standard che mi pare piuttosto interessante.) I fantastici breakthrough degli ultimi due o tre anni nel campo delle Graphics Processing Unit offriranno nuovi spunti anche a chi si occupa di audio base band processing?
Invece di annunciare accordi farlocchi con All India Radio - quando mai digitalizzeranno le loro onde medie se 900 milioni di persone non saprebbero come ascoltarne il segnale? - il consorzio DRM deve sedersi al tavolo e dare una risposta a questi interrogativi. Magari alla luce del sempre più serrato confronto tra modello broadcast e modello unicast di Internet, con o senza fili. Se non si fanno le cose sul serio, diventa sempre più difficile trovare i soldi per giochetti, convegni e comunicati stampa.

New DRM Steering Board leadership elected

The DRM Consortium has elected its new leadership for the next two years and agreed its broad strategy based on continuity, development and growth of the DRM standard worldwide during its General Assembly held at the headquarters of Radio Netherlands Worldwide (RNW) in Hilversum, Netherlands.
The Steering Board, which runs the DRM Consortium and sets its strategy and implementation, now includes five new companies: Digidia, Rfmondial, Nautel, Christian Vision and Voice of Russia. They join fifteen other companies that have existing representatives on the Steering Board and together strengthen the Consortium.
Ruxandra Obreja, Head of Digital Radio Development, BBC World Service was re-elected as the Chairperson of the DRM Consortium for the next two years. The Steering Board also elected two vice Chairs – Jochen Huber, Transradio and Ludo Maes, TDP. Lindsay Cornell, BBC and Michel Penneroux, TDF were re-elected Technical and Committee chairpersons respectively. Alexander Zink, Fraunhofer Institute, was confirmed as Treasurer of the Consortium for the next two years.
The two day conference (24th-25th March 2010) was attended by many DRM members and supporters from around the world who not only took part in the elections but discussed the progress of DRM technology and the challenges faced by the introduction of digital radio in general and DRM in particular. All members unanimously agreed that DRM has made great progress in the recent years including minimum receiver requirements, the extension of the DRM standard to include DRM+ and official adoption of the standard in Russia and India. The assembly urged receiver manufacturers not to overlook the growing demand for digital receivers and to bring appropriate products to the market.
The General Assembly is the largest decision-making body of the DRM Consortium which meets every two years for an extraordinary meeting to elect the governing bodies and representatives to oversee Consortium’s activities in spreading the use and take-up of DRM digital radio technology.

Partinico-Bologna, 25 marzo 1970-2010


«Questa è la radio della nuova resistenza: abbiamo il diritto di parlare e di farci sentire, abbiamo il dovere di farci sentire, dobbiamo essere ascoltati.
La voce di chi è più sofferente, la voce di chi è in pericolo, di chi sta per naufragare, deve essere intesa e raccolta attivamente, subito, da tutti

"Ascoltate la voce del povero cristo, che non vuole morire". Iniziando con queste parole, esattamente 40 anni fa, il 25 marzo del 1970, la voce di Danilo Dolci lanciava nell'etere, in modulazione di frequenza e in onde corte, il suo messaggio a sostegno dei terremotati del Belice. Era la prima radio libera degli anni settanta e durò poco più di 24 ore prima che la polizia facesse irruzione e spegnesse tutto. Ieri il Centro Danilo Dolci ha organizzato una giornata speciale per ricordare questi quarant'anni, trascorsi forse inutilmente per noi terremotati dell'informazione senza bavagli, condizionamenti e ammiccamenti a
un potere che raramente è stato tanto arrogante.
Mi ha fatto molta, molta impressione ascoltare questa sera Michele Santoro iniziare la sua Raiperunanotte citando proprio l'SOS trasmesso - forse inutilmente - da Dolci in quella primavera dei miei undici anni. E mi ha fatto molta impressione vedere tanta gente riunita in quel palazzetto bolognese. Ho seguito la trasmissione di Santoro su Internet e su Current TV grazie a Sky. Su Web lo stream del sito della manifestazione santoriana era disponibile in alta qualità per gli abbonati Fastweb (e per fortuna la fibra me l'hanno riallacciata).
Questa consacrazione non di Internet ma della multicanalità, di una voglia di libertà - quella del poeta Eluard che purtroppo la memoria di Roberto Benigni non ha saputo ricordare - che davanti alla vera e propria censura imposta al servizio radiotelevisivo pubblico (temporanea quanto volete, ma pur sempre censura e di quelle pesanti, insopportabili) riesce a farsi comunque strada verso i cuori e i cervelli che ancora vogliono ascoltare, mi ha regalato un po' di speranza nel futuro, in quelle poche chances che possiamo avere di assistere alla conclusione di questa lunga, triste, mortifera "nuttata".
Si dirà, vi diranno, su Internet lo hanno scritto già in parecchi, che la rondine di questa Raiperunanuttata, non fa primavera. Che 150 mila contatti sul sito dell'evento, più i 60 mila di Repubblica Tv che ora mette a disposizione l'archivio del programma, più quelli di Current TV, più quelli delle radio locali che hanno ripreso l'audio, più quelli, infine, dello stuolo di persone che tornerranno nei prossimi giorni ad ascoltare le voci critiche che si sono alternate per oltre quattro ore questa sera, ebbene che tutto questo è poca cosa quando pensiamo alle folle che seguono, si informano solo sulla televisione. Non è poca cosa, è un fatto straordinario, è un segno di risveglio da un EEG piatto, il timido ma consistente pulsare di una vena di vita in una nazione governata, disseminata di cadaveri. Raiperunanotte ha parlato, parla di e a tutti coloro, di destra o di sinistra, bianchi o rossi, che la censura non la vogliono, che sanno arrabattarsi con pezzi di Internet, di giornali, di radio libere come quella di Danilo, di paytv, che riescono a imbastire con tutto questo un dialogo di libertà. Libertà di critica, di commento. Libertà di sapere che ci sono mille cose che non vanno e di poter pensare che forse, forse si possono ancora aggiustare.

Sur mes cahiers d'écolier
Sur mon pupitre et les arbres
Sur le sable sur la neige
J'écris ton nom

Sur toutes les pages lues
Sur toutes les pages blanches
Pierre sang papier ou cendre
J'écris ton nom

Sur les images dorées
Sur les armes des guerriers
Sur la couronne des rois
J'écris ton nom

Sur la jungle et le désert
Sur les nids sur les genêts
Sur l'écho de mon enfance
J'écris ton nom

Sur les merveilles des nuits
Sur le pain blanc des journées
Sur les saisons fiancées
J'écris ton nom

Sur tous mes chiffons d'azur
Sur l'étang soleil moisi
Sur le lac lune vivante
J'écris ton nom

Sur les champs sur l'horizon
Sur les ailes des oiseaux
Et sur le moulin des ombres
J'écris ton nom

Sur chaque bouffée d'aurore
Sur la mer sur les bateaux
Sur la montagne démente
J'écris ton nom

Sur la mousse des nuages
Sur les sueurs de l'orage
Sur la pluie épaisse et fade
J'écris ton nom

Sur la vitre des surprises
Sur les lèvres attentives
Bien au-dessus du silence
J'écris ton nom

Sur mes refuges détruits
Sur mes phares écroulés
Sur les murs de mon ennui
J'écris ton nom

Sur l'absence sans désirs
Sur la solitude nue
Sur les marches de la mort
J'écris ton nom

Sur la santé revenue
Sur le risque disparu
Sur l'espoir sans souvenir
J'écris ton nom

Et par le pouvoir d'un mot
Je recommence ma vie
Je suis né pour te connaître
Pour te nommer

Liberté.

Ha scoperto la vera Atlantide


Oggi la casa editrice Armenia ha pubblicato il libro di Marco Bulloni, "Ho scoperto la vera Atlantide". Marco è un amico ma non è per questo che trovo molto stimolante la lettura delle sue teorie, basate su una inedita - ma molto coerente - interpretazione del mito platonico del continente perduto e dell'oscuro periodo che dovrebbe unire la civiltà ellenica alle sue radici indoeuropee. Anche il lavoro svolto, i metodi utilizzati, rappresentano una avvincente sub-plot di questa avventura, ambientata in una regione che sorprende rispetto alla tradizionale "vulgata" del mito atlantideo. Invece di puntare la barra verso occidente, Marco è andato a cercare Atlantide a nord-est, in un remoto arcipelago di una mare su cui non spira alcuna brezza mediterranea.
Ieri Marco è stato intervistato da Radio Montecarlo. Ecco la registrazione del suo intervento:



24 marzo 2010

Radio Caroline a Pasqua su 531 kHz dalla Ross Revenge


Il prossimo weekend di Pasqua verrà riattivato il trasmettitore in onde medie a bordo della Ross Revenge, storica nave (non proprio l'originale, ma attiva negli anni ottanta) di Radio Caroline oggi ancorata al porto di Tilbury, nell'Essex, dove un gruppo di appassionati la sta restaurando. Le trasmissioni saranno in onda nell'arco delle 24 ore dal 2 al 5 aprile e considerando l'assenza del trasmettitore svizzero di Beromünster, ormai spento, sulla frequenza di 531 kHz, vale la pena cercare di sintonizzarsi sulle trasmissioni dopo il tramonto e direi soprattutto intorno alla nostra alba.
Sul sito della Ross Revenge trovate una bellissima sezione dedicata agli impianti di trasmissione, con fotografie e molte spiegazioni tecniche. La frequenza di 531 kHz era stata utilizzata anche lo scorso anno. Sul sito di Radio Caroline si trovano altri dettagli sulla storia dell'emittente pirata più famosa d'Europa, che pubblica anche un suo fanzine, Horizon. I programmi di Caroline si possono ascoltare in streaming ma l'emittente dichiara - non posso verificarlo - anche di essere ripetuta sulla Costa Azzurra in FM da The Breeze sugli 88.4 MHz (il trasmettitore dovrebbe essere sul Monte Bignone sopra San Remo, in territorio italiano).

Easter 2010 – live from Ross Revenge
The on-board team for this year will be a mixture of regular presenters and members of the Restoration Crew. The highlight of the weekend will be the Caroline Staff All Time Top 500 Album Countdown which can be heard daily between 9am and 7pm (10am to 8pm Easter Sunday). We'll also be running our annual membership drive for the Radio Caroline Support Group – and giving away spot prizes to new members and minimum donators!
If you live in the south Essex and north Kent area you'll be able to tune in on 531kHz AM once again but all programmes will also be heard on SKY 0199 and via our web streams. Easter Schedule

"Requisiti minimi" per ricevitori Digital Radio Mondial

Si è aperta oggi a Hilversum l'annuale riunione del consorzio Digital Radio Mondiale, che durerà fino a domani. Sul piatto c'è l'annuncio delle specifiche del DRM Minimum Receiver Requirements, una specie di carta di identità delle caratteristiche di base che un ricevitore DRM deve avere per essere certificato dal consorzio. Il modello cui si ispira l'iniziativa è chiaramente l'analoga famiglia di "profili" creata a suo tempo dal consorzio World DMB Forum, che si occupa invece della promozione degli standard Eureka 147. Anche il DRM è uno standard ETSI, ma non si può negare che il suo insuccesso commerciale sia ancora più evidente del parziale successo ottenuto dalla radio digitale DAB.
Il DRM è nato con l'obiettivo iniziale di digitalizzare la trasmissione su lunghe e medie distanze in onde corte, un mezzo che da anni versa in evidente declino. L'ultima defezione è quella della Svezia, che spegnerà le sue trasmissioni internazionali il prossimo ottobre. La prima trasmissione in DRM è avvenuta nel giugno del 2003. Da allora, da standard proprietario il DRM ha avuto l'imprimatur ufficiale dell'ETSI ed è anche riuscito a finalizzare una versione DRM+ adatta alla trasmissione nella banda VHF, ponendosi così come alternativa in-band all'FM. Sulle potenzialità di questa proposta è difficile pronunciarsi ora, il DRM+ è molto nuovo e ancora non sono in vista ricevitori compatibili. Sul DRM in HF invece il verdetto è secondo me molto, molto negativo. In sette anni di trasmissioni sperimentali ricevibili solo con complicati circuiti di adattamento di ricevitori analogici e alcuni programmi, uno dei quali open source, per personal computer, il mercato dei ricevitori non è stato capace di andare al di là di quattro o cinque modelli commerciali, tutti piuttosto costosi e deludenti. L'ultimo annuncio, il più roboante, quello della francese Uniwave, sta ricevendo commenti a dir poco disarmanti. E' un ricevitore poco sensibile che funziona malino sia in analogico, sia in digitale. Non avendolo provato direttamente mi limito a riferire una sensazione che certo non depone favorevolmente per il futuro delle onde corte numeriche.
In questo senso l'annuncio dei Minimum Receiver Requirements mi sembra un clamoroso autogol. I "requisiti minimi" di cui parlano i membri del consorzio sono molto semplici e ovvi: costruire ricevitori che siano a), in grado di funzionare meglio dei ricevitori HF di produzione cinese e componentistica americana oggi più diffusi e b), abbiano un prezzo che non sia nettamente superiore ma che abbia un "mark up" accettabile a fronte di una offerta alternativa alle onde corte solo analogiche più o meno appetibile. Per ora questi due requisiti non sono stati soddisfatti e mi chiedo a questo punto se lo saranno mai. Il vero problema del DRM è duplice. Il consorzio che avrebbe dovuto promuoverne l'adozione ha lavorato male, perché male hanno lavorato le vere parti interessate a questo strampalato standard: i costruttori di impianti di trasmissione. Sì è vero, alcuni di questi impianti sono stati venduti, credo che molti siano stati regalati. Recentemente il consorzio ha fatto un gran chiasso sugli "accordi" per la digitalizzazione delle onde corte regionali in India. E' solo marketing di cattiva qualità. Oggi a chi acquista un nuovo trasmettitore HF presso i pochi fornitori di questi apparati viene consegnato un impianto DRM-ready, cioè in grado di trasmettere in DRM con gli opportuni modulatori (le HF digitali richiedono amplificatori di potenza di classe superiore, più lineari di altri). Da questo a dire che le onde corte digitali sono una realtà ne passa parecchio. Le onde corte digitali richiedono ricevitori in onde corte digitali. Una nazione come l'India deve poter contare su una capacità di fornitura all'altezza dell'industria della telefonia cellulare. Ma i numeri del cellulare per il DRM sono un sogno inarrivabile allo stato dell'arte del mercato dei componenti. Forse l'unico modo per spingere una adozione di questo standard fuori dai comunicati stampa del consorzio DRM consisteva, per le famose aziende produttrici di trasmettitori, nel generare una sostenibile offerta di ricevitori, bisognava prendere tanti soldini, spenderli nella realizzazione di componenti da parte dei manifatturieri del silicio, stimolare la nascita di società di integrazione in moduli e favorire la vendita di questi moduli presso le aziende di elettronica di consumo. Non è stato fatto niente di tutto questo, i progetti di chip adatti alla radio digitale, anche in casa dei grandi nomi, sono sempre stati isolati, non sufficientemente supportati, proprio perché rivolti a un incerto mercato di nicchia. Bisognava inventarsi una proposta completa, una catena di valore che comprendesse anche i contenuti. Ci sarebbero voluti tanti soldi in un gioco dell'uovo e della gallina allestito nell'asfittico pollaio delle onde corte, con scarse chance di ritorno su quegli investimenti.
Ora forse ci sono due fattori su cui far leva. Da un lato il possibile interesse per la digitalizzazione dell'FM, magari con l'aiuto di una politica di riallocazione di alcune frequenze ex-televisive in banda VHF/I. Dall'altro la grande evoluzione dei modelli SDR applicati all'industria dei ricevitori di fascia più bassa, tipica del mass market. Ma anche per sfruttare queste due nuove linee di tendenza ci vogliono soldi. E la capacità di andare a far la guerra - per accaparrarsi una porzione delle tasche di noi consumatori - alla potentissima industria del telefonino, dei lettori mp3 con FM, dei futuri "tablet"... Anche questa è solo una sensazione, ma non credo che questi semplici concetti siano ben chiari alle persone che si sono riunite a Hilversum questa mattina.

DRM Minimum Receiver Requirements (MRR) Published

The DRM Consortium's Technical Committee has completed the technical requirements for receivers designed for the DRM system below 30 MHz. This Minimum Receiver Requirement (MRR) document describes the minimum performance required for the technical parameters that provide a fully functioning DRM receiver. A second phase of work will extend the document to detail the figures for DRM+ receivers too.
"We have taken account of the real world environment in which DRM receivers will operate" says Frank Hofmann of Robert Bosch, who led the team writing the document. "That means ensuring that the receivers will not only work well if they meet all the requirements, but will also be cost effective to manufacture." The MRR document is an important basis for receiver manufacturers and will be available to everybody.
The DRM Technical Committee has also completed work revising the Multiplex Distribution Interface (MDI) and Receiver Status and Control Interface (RSCI) standards to include DRM+. "We wanted to make sure we had captured everything in these revisions, so we waited a little while after publication of the extension to the DRM System Specification last summer” said Lindsay Cornell, Chairman of the Technical Committee. "We wanted to get some experience of DRM+ transmissions." The MDI and RSCI specifications have been approved for release from DRM to ETSI for consideration and publication.
The finalised MRR document will be presented to the DRM General Assembly this week and then published on the DRM website for easy access. The Annual General Assembly of the DRM Consortium will be held at the headquarters of Radio Netherlands Worldwide (RNW) on 24th and 25th of March in Hilversum, Netherlands. The DRM General Assembly is attended by DRM full and associate members and it is the largest decision making body of the Consortium.