Secondo il Wall Street Journal Google sta cercando un'altra volta di "domare" un old medium come la televisione. Lo sta facendo collaborando con Dish Network, terzo operatore tv satellitare negli USA, uno spin-off di Echostar. Se n'era sentito parlare tempo fa, quando il suo boss Charlie Ergen, una figura carismatica nell'industria mediatica americana, si era offerto di cavare le castagne dal fuoco di Mel Karmazin, Sirius Xm Satellite Radio, finendo poi per essere battuto sul filo di lana da un altro tycoon John Malone di Liberty Media, controllante dell'operatore DirecTv. Secondo il quotidiano, subito ripreso dalla stampa e dal Web, il servizio funzionerebbe attraverso un set-top box collegato a Internet, che permetterebbe agli abbonati di Dish Network di svolgere ricerche nella guida programmi dell'operatore e in portali video su Web come YouTube (controllata dalla stessa Google). La storia viene raccontata in modo molto sintetico dal blog di All tech considered, di National Public Radio.
Non molto tempo fa Google aveva dovuto ritirarsi da uno dei suoi pochi fallimenti. Aveva cercato di integrare sia il sistema televisivo, sia quello radiofonico, nel suo schema di vendita pubblicitaria, con un meccanismo decisamente furbo: esaminare il contesto di programmazione radiotelevisiva e piazzarvi in tempo reale gli annunci dei suoi clienti inserzionisti. Non c'è stato niente da fare, il famoso contesto della programmazione radiotelevisiva è troppo vago, troppo indefinito, difficile da classificare con gli strumenti semantici e statistici della ricerca su Web. Persino le rigide gabbie dei palinsesti non sono abbastanza rigide per un obiettivo del genere. I tempi sforano, gli eventi incalzano, i contenuti programmati dalle emittenti saltano, vengono rimpiazzati. Troppe variabili, troppa incertezza. Qualunque cosa abbia in mente adesso il "ragno" di MountainView, presto sapremo se si tratta di una strada più percorribile.
Non molto tempo fa Google aveva dovuto ritirarsi da uno dei suoi pochi fallimenti. Aveva cercato di integrare sia il sistema televisivo, sia quello radiofonico, nel suo schema di vendita pubblicitaria, con un meccanismo decisamente furbo: esaminare il contesto di programmazione radiotelevisiva e piazzarvi in tempo reale gli annunci dei suoi clienti inserzionisti. Non c'è stato niente da fare, il famoso contesto della programmazione radiotelevisiva è troppo vago, troppo indefinito, difficile da classificare con gli strumenti semantici e statistici della ricerca su Web. Persino le rigide gabbie dei palinsesti non sono abbastanza rigide per un obiettivo del genere. I tempi sforano, gli eventi incalzano, i contenuti programmati dalle emittenti saltano, vengono rimpiazzati. Troppe variabili, troppa incertezza. Qualunque cosa abbia in mente adesso il "ragno" di MountainView, presto sapremo se si tratta di una strada più percorribile.
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