L'ITU di Ginevra ha annunciato di aver aggiunto un nuovo standard della famiglia IMT-2000, quella che raccoglie i sistemi di telefonica radiomobile di terza generazione. La Recommendation ITU-R M.1850 identifica nuove specifiche di interfaccia radio-satellitare rivolte ad assicurare la compatibilità delle reti a livello internazionale (roaming) e l'accesso a dati a larga banda.
L'ITU sta lavorando in parallelo a quelli che saranno gli standard della quarta generazione di IMT-Advance, che prefigura un insieme di servizi di telefonia cellulare in grado di offrire connettività da 100 megabit al secondo in mobilità piena e fino a 1 gigabit al secondo in situazioni di nomadicità, cioè per spostamenti lenti.
Sembra quasi che ci stiamo avvicinando al momento in cui, con i sistemi senza fili modello punto-punto e modello broadcast si confronteranno su un terreno dai confini incerti. La radio come la conosciamo ha oggi ancora molto senso dove si tratta di coprire ampie zone di territorio servendo in tempo reale miioni di persone. Ma in questo momento stiamo assistendo a un fenomeno duplice: il modello unicast diventa comunque sempre più efficace e contemporaneamente cambiano i contenuti, quello che consideriamo radio. Possiamo essere certi che tra cinque o dieci anni avremo network radiofonici che dovranno ancora occuparsi di far ascoltare la stessa cosa a cinque milioni di persone su un territorio esteso? O non sarà piuttosto arrivato a maturazione un tipo di radio talmente non-lineare da adattarsi meglio ai modelli unicast?.
In attesa di trovare una risposta - che forse non arriverà mai, o ci metterà molto più di cinque anni - mi sembra opportuno sorvegliare da vicino lo sviluppo degli standard di telecomunicazione non broadcast, perché il loro impatto sul mondo della radiofonia è comunque importante. L'idea che un giorno i nostri telefonini saranno in grado di appoggiarsi su infrastrutture fortemente eterogenee, negoziando la loro connetttività tra antenne terrestri e satellitri non è una prospettiva del tutto secondaria. E questa stessa evoluzione dovrebbe interesare molto a chi si occupa di radio digitale. Lo standard approvato da ITU sembra quasi prefigurare un futuro in cui i servizi a larga banda come la televisione mobile verranno erogati in un contesto ibrido terrestre-satellitare. E anche se così non fosse, il concetto che vorrei sottolineare è che gli sviluppi della telefonia mobile convergente possono portare a una realtà in cui i vantaggi che oggi percepiamo in relazione al modello broadcast saranno radicalmente modificati, forse azzerati. Ancora una volta, la radio non deve pensare di risolvere i suoi presunti problemi di invecchiamento (ammesso che ci siano) e soprattutto non deve rinunciare a esplorare nuove opportunità nel ristretto ambito delle modulazioni numeriche emerse in questi anni senza nessuna convinzione da parte di utenti che hanno invece premiato incondizionatamente il modello industriale adottato dalla telefonia. Un modello fatto da standard robusti, non proprietari, fissati da importanti stake holders; regolamenti sovranazionali che hanno creato un autentico mercato globale; forte industria della componentistica e dei terminali; operatori disposti a rischiare su nuovi contenuti e servizi.
L'ITU sta lavorando in parallelo a quelli che saranno gli standard della quarta generazione di IMT-Advance, che prefigura un insieme di servizi di telefonia cellulare in grado di offrire connettività da 100 megabit al secondo in mobilità piena e fino a 1 gigabit al secondo in situazioni di nomadicità, cioè per spostamenti lenti.
Sembra quasi che ci stiamo avvicinando al momento in cui, con i sistemi senza fili modello punto-punto e modello broadcast si confronteranno su un terreno dai confini incerti. La radio come la conosciamo ha oggi ancora molto senso dove si tratta di coprire ampie zone di territorio servendo in tempo reale miioni di persone. Ma in questo momento stiamo assistendo a un fenomeno duplice: il modello unicast diventa comunque sempre più efficace e contemporaneamente cambiano i contenuti, quello che consideriamo radio. Possiamo essere certi che tra cinque o dieci anni avremo network radiofonici che dovranno ancora occuparsi di far ascoltare la stessa cosa a cinque milioni di persone su un territorio esteso? O non sarà piuttosto arrivato a maturazione un tipo di radio talmente non-lineare da adattarsi meglio ai modelli unicast?.
In attesa di trovare una risposta - che forse non arriverà mai, o ci metterà molto più di cinque anni - mi sembra opportuno sorvegliare da vicino lo sviluppo degli standard di telecomunicazione non broadcast, perché il loro impatto sul mondo della radiofonia è comunque importante. L'idea che un giorno i nostri telefonini saranno in grado di appoggiarsi su infrastrutture fortemente eterogenee, negoziando la loro connetttività tra antenne terrestri e satellitri non è una prospettiva del tutto secondaria. E questa stessa evoluzione dovrebbe interesare molto a chi si occupa di radio digitale. Lo standard approvato da ITU sembra quasi prefigurare un futuro in cui i servizi a larga banda come la televisione mobile verranno erogati in un contesto ibrido terrestre-satellitare. E anche se così non fosse, il concetto che vorrei sottolineare è che gli sviluppi della telefonia mobile convergente possono portare a una realtà in cui i vantaggi che oggi percepiamo in relazione al modello broadcast saranno radicalmente modificati, forse azzerati. Ancora una volta, la radio non deve pensare di risolvere i suoi presunti problemi di invecchiamento (ammesso che ci siano) e soprattutto non deve rinunciare a esplorare nuove opportunità nel ristretto ambito delle modulazioni numeriche emerse in questi anni senza nessuna convinzione da parte di utenti che hanno invece premiato incondizionatamente il modello industriale adottato dalla telefonia. Un modello fatto da standard robusti, non proprietari, fissati da importanti stake holders; regolamenti sovranazionali che hanno creato un autentico mercato globale; forte industria della componentistica e dei terminali; operatori disposti a rischiare su nuovi contenuti e servizi.
New ITU standards to boost IMT-2000 (3G) mobile phone capabilities
Satellite interface enhances international roaming, high-speed data transfers, compatibility
Geneva, 8 March 2010 — A new ITU standard has been approved that will ensure worldwide compatibility, international roaming, and access to high-speed data services for third-generation (3G) IMT-2000 mobile phone systems. Recommendation ITU-R M.1850 identifies satellite radio interface specifications for IMT-2000 systems, which, by means of one or more radio links, provide access to a wide range of telecommunication services.
ITU Secretary-General Hamadoun Touré praised the timely endeavour of the ITU membership, including government and industry experts in developing these new standards. He noted that these advances will facilitate ITU’s concerted effort to promote broadband access in rural and remote areas around the world.
Updates and enhancements to the satellite radio interfaces incorporated in the M.1850 Recommendation are compatible with the original goals and objectives of IMT-2000 while acknowledging the changing requirements of the global marketplace.
Even as the satellite component of IMT-2000 continues to evolve independently, work is already in progress to develop the satellite radio interfaces for IMT-Advanced. IMT-Advanced provides a global platform on which to build the next-generations of interactive mobile services that will provide faster data access, unified messaging and broadband multimedia.
The satellite component of IMT-Advanced will be designed to cope with increasing demands from the rising number of users in terms of peak bit rate and aggregate throughput and will have greater flexibility to simultaneously support many different types of services.
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