16 febbraio 2017

La Svizzera apre la strada al DAB+ come "tecnologia di radiodiffusione principale".

Con una decisione che segue di poco l'avvio della procedura di parziale switch-off dell'FM in Norvegia, anche la Svizzera annuncia la procedura di revisione del testo dell'ordinanza sulla radiotelevisione (ORTV), da parte del Dipartimento federale dell'ambiente, dei trasporti, dell'energia e delle comunicazioni (DATEC). Fino al 26 maggio si discute di due importanti novità. Per le radio locali che coprono gli agglomerati urbani è prevista la fine dell'attuale regime di concessione con vincolo di programmazione. In altre parole chi trasmette non sarà più tenuto a rispettare aree di copertura e vincoli editoriali attualmente in vigore.
«A partire dal 2020, alle emittenti radiofoniche negli agglomerati urbani non saranno più rilasciate concessioni con mandato di prestazioni e le zone di copertura in vigore sino a quel momento verranno abolite. Il cambiamento interessa le stazioni che già oggi non beneficiano dei proventi del canone di ricezione. L'introduzione delle concessioni era stata resa necessaria dalla penuria di frequenze: con la digitalizzazione tale argomentazione ha però perso la sua ragion d'essere. Le regioni interessate dispongono già di un'ampia offerta editoriale, che non sarà compromessa dalla scomparsa della possibilità di esigere dei mandati di prestazioni. Una volta libere dai vincoli di programma finora definiti nei mandati di prestazioni, le stazioni commerciali locali godranno di maggiore autonomia. Potranno così strutturare liberamente i propri programmi e scegliere le strategie più consone al raggiungimento del loro pubblico target.»
Ma quel che più conta è che dal 2019, la Svizzera intende sostituire col DAB+ l'FM inteso come "tecnologia di radiodiffusione principale". Il passaggio definitivo al DAB+ dovrà concludersi entro il 2024 (non è chiaro se questo comporterà lo switch-off di tutte le emittenti oggi operative in FM o se come in Norvegia resterà la possibilità di operare in analogico per le stazioni locali.

03 febbraio 2017

UK: Ofcom rinnova per altri cinque anni le licenze commerciali analogiche. Ma quasi sicuramente sarà l'ultima volta.


Il regolatore inglese Ofcom ha appena rilasciato i documenti relativi alla revisione della procedura di valutazione dei costi per licenze concesse a operatori di reti nazionali analogiche. Raggiungendo una conclusione che può aggiungere un utile elemento alla discussione oggi in corso sulle licenze che verranno rilasciate in Italia. Nel Regno Unito sono attualmente in essere tre licenze commerciali per la radio analogica a livello nazionale. I titolari sono tre: Absolute Radio, Classic FM e Talk Sport. Tutte e tre le licenze scadono nel 2018 ma un emendamento del Braodcast Act prevede la possibilità di rinnovarle per altri cinque anni. Si trattava insomma di capire se i metodi valutativi adottati finora erano efficaci o se bisognasse variare i prezzi che fino a questo momento erano di 10 mila sterline all'anno a rete (Absolute opera su alcune frequenze FM, Londra inclusa e alcune in AM in diverse location; Talk Radio dispone di una rete AM che si articola a livello nazionale su un paio di frequenze; la musicale Classic FM opera, come dice il nome, in modulazione di frequenza).  Ofcom si è chiesta soprattutto se avesse senso aprire il mercato a un nuovo entrante, ma le valutazioni fatte hanno portato a escludere questa possibilità: licenza a parte, un nuovo entrante sarebbe costretto ad affrontare costi iniziali che il potenziale di mercato di una rete analogica non riuscirebbe mai a coprire. La radio analogica, scrive Ofcom, perde continuamente ascoltatori a favore del digitale, per la modulazione di ampiezza in particolare questo implica da un lato un progressivo aumento del costo per ascoltatore (se tengo acceso lo stesso impianto che prima serviva 5000 persone e oggi ne serve 2.500, i miei costi/ascoltatore raddoppiano), dall'altro una diminuzione del valore e di conseguenza dei fatturati pubblicitari.


L'esito di questa analisi ha portato Ofcom ha riconfermare il costo di 10 mila sterline annuo a rete e a confermare l'azzeramento del versamento dei cosiddetti PQR, percentage of qualified revenue, la percentuale sui ricavi che un titolare di licenza dovrebbe assicurare allo Stato che rilascia tale licenza. Ovviamente, anche un PQR a valore zero testimonia la forte svalutazione percepita nei confronti della radiofonia analogica.  Ora Classic e Absolute avranno rispettivamente un mese e due mesi di tempo per accettare le nouve condizioni e rinnovare per altri cinque anni il diritto a trasmettere. Per Talk Sport le rivalutazioni sono ancora allo studio, ma per il momento nulla lascia a presagire che la licenza non verrà rinnovata. Che cosa succederà nel 2023? Certezze non ve ne sono, ma è praticamente scontata una totale dismissione delle onde medie analogiche (forse con la possibile eccezione delle low power AM?) mentre per l'FM era sostanzialmente previsto che avvenisse com ein Norvegia, switch-off a favore della radio digitale DAB.

02 febbraio 2017

Frequenze sincrone in onde medie, parte la gara di selezione dei futuri operatori (anche consortili). Ma quante perplessità.

La "prima istanza" che come avevo specificato nel post di ieri impediva l'assegnazione di concessioni per l'uso di un totale di undici frequenze sincrone nella banda delle onde medie finalmente liberalizzata, è venuta meno proprio in queste ore, con la pubblicazione - segnalatami dal solito Giorgio Marsiglio a sua volta informato con grande tempestività da Roberto Scaglione e Emanuele Scatarzi - dell'"elenco degli ammessi alla procedura di selezione comparativa" relativa, per l'appunto, alle frequenze sincrone.
La partecipazione alla procedura di selezione, specifica il Ministero, ai soggetti che avevano presentato richiesta entro lo scorso agosto. Ma visto che l'insieme delle risorse "sincrone" consente in teoria di realizzare undici diverse reti con copertura parzialmente nazionale (alcune reti sono costituite da tre o quattro location, il caso dei 1143 kHz è costituito da Messina e Sassari, solo due, i 1035 e i 1368 kHz, le frequenze che consentirebbero una copertura relativamente uniforme del territorio), c'è una opportunità, e forse una complicazione, in più. «Si fa presente - scrive infatti il Ministero - che le 11 reti sincronizzate, al fine di evitare reciproche interferenze nocive, sono assegnate in modo condiviso a uno o più soggetti, tramite costituzione di una società anche consortile che avrà la titolarità del diritto d’uso dell’intera rete sincrona.
Pertanto la procedura di selezione comparativa - riservata comunque ai soli soggetti presenti nell’elenco - potrà non avere luogo nel caso in cui i soggetti richiedenti una o più frequenze di una rete sincrona di cui all'elenco si accordino per l’uso condiviso dell’intera rete costituendo una società che riceverà il diritto d’uso: tale accordo dovrà essere comunicato al Ministero entro e non oltre il termine del 3 marzo 2017. Coloro che non rientreranno in tale casistica parteciperanno all'assegnazione della rete corrispondente alla frequenza indicata nella domanda, secondo le modalità del relativo bando che sarà successivamente pubblicato.»
In definitiva alla gara partecipano i soggetti che hanno presentato un totale di oltre 300 richieste, una lista in cui ancora una volta spiccano nomi di grosso calibro come RTL, Monradio e diversi altri che partecipano anche alla gara per le frequenze sincrone. Staremo a vedere se davvero sarà possibile costituire delle società e dei consorzi - operazione che nel caso dei multiplex DAB si è rivelata più complicata di quanto i regolatori avevano forse previsto. Personalmente sono molto curioso: un network commerciale in onde medie con durata della concessione pari a 20 anni, in un periodo storico che ha visto - nel giro di 24 mesi - Francia e Germania abbandonare completamente questa porzione di spettro. Il destino delle reti AM sembra segnato anche nel Regno Unito e chissà mai che la Spagna non decida, dovessero vincere forze liberiste, di realizzare qualche risparmio dismettendo la propria infrastruttura in modulazione d'ampiezza. L'eventuale operatore di un network nazionale ha valutato concretamente il potenziale di ascolto in una porzione dello spettro RF sostanzialmente uscito dal radar del grande pubblico, che in ampia misura non possiede più apparecchi fissi, portatili e autoradio abilitati alla ricezione, che vive in ambienti fortemente urbanizzati e in quanto tali immersi in un brodo di rumori e interferenze radioelettrici? Sono state fatte valutazioni sulla content strategy su frequenze che in modulazione analogica sono limitate a 9 kHz di ampiezza di banda e appaiono quindi più compatibili con una offerta news, sport, o comunque talk radio? Come scrivevo ieri, staremo a vedere, ma l'impostazione di tutta questa faccenda è sbagliata. Pensiamo solo alla volontà di mantenere, per le frequenze sincrone, i criteri di protezione a suo tempo applicati al monopolio della RAI. Il Ministero mette a disposizione, per ciascuna frequenza, delle dettagliate schede tecniche che riportano anche gli impianti europei isofrequenza o adiacenti da cui la frequenza italiana andrebbe salvaguardata. In parecchi casi, impianti che interferivano 40 anni fa sono ormai stati smantellati. Qual è il senso di tutto questo, a che cosa hanno guardato i nostri solerti regolatori?

01 febbraio 2017

Onde medie: Agcom pronta a evadere le richieste, ma l'etere AM delude certe aspettative

Insieme a Tiziano Bonini, docente di comunicazione e linguaggi mediatici, saggista, curatore e grande onnivoro di materiali radiofonici, avevo preso parte alla fase consultiva che aveva dato inizio al processo di liberalizzazione dell'etere MF, le storiche "onde medie". A suo tempo io e Tiziano avevamo auspicato una regolamentazione aperta il più possibile alle istanze dell'associazionismo, del no profit e della cultura. Avevamo in mente - e le avevamo citati - assetti legislativi che davano spazio a emittenti a bassissima potenza, convinti che una risorsa così antica, le onde medie in modulazioni di ampiezza, non potessero offrire molte opportunità al mondo dell'emittenza commerciale, pur essendo potenzialmente aperta a nuovi entranti.

Com'è andata a finire? Per i soliti problemi legati a una burocrazia che deve coinvolgere sempre tanti soggetti, la liberalizzazione delle onde medie ha finito per essere una procedura a due fasi. Agcom definisce i criteri in base ai quali scegliere gli assegnatari di frequenze che vengono invece definite dai tecnici del Ministero dello Sviluppo Economico. Ora, almeno sulla carta è vero che Agcom ha identificato una serie di requisiti che in qualche modo permettono di dare attenzione alle iniziative no profit. Ma da come si sono mossi gli uffici tecnici del Ministero è più difficile che le onde medie in Italia possano mai diventare uno spazio per iniziative culturali e legate alle realtà dei territori. A quanto era già sembrato di vedere quando il Ministero aveva annunciato lo scorso agosto le frequenze "sincrone" e "asincrone" disponibili, si semplicemente deciso di liberalizzare l'accesso al pacchetto di canali concordato negli anni a livello europeo per l'infrastruttura Rai, con tanto di siti occupati e livelli di potenza diurna e notturna fissati illo tempore. In altre parole, i futuri operatori di impianti in onde medie sono stati costretti a fare domanda per l'ottenimento di una o più frequenze presenti in un elenco predeterminato. Ci sono quindi situazioni strane, come Milano, dove è possibile ottenere una sola frequenza asincrona e città più piccole dove le frequenze asincrone sono due o tre. Sulle frequenze "sincrone" in passato la Rai poteva accendere diversi impianti di uno dei tre newtwork nazionali, ma vi devo confessare che non ho ancora capito che cosa implichi questa distinzione oggi. Anzi, se qualcuno me la spiega... Quello che si capisce è che al momento "per le frequenze sincrone non è possibile rilasciare, in prima istanza, alcuna autorizzazione." (parola del Ministero).

Si tratta in definitiva di una procedura sicuramente più democratica e sensata rispetto allo sfortunato caso della "regolamentazione" ex post dello spettro FM, ma che a mio parere risulta da subito troppo rigida e ingessata rispetto a una regolamentazione che fissi un livello di potenza generalmente basso per tutti (fatti salvi determinati casi, un pool di frequenze da assegnare a progetti di più ampio respiro), in cambio di uno scenario di maggiore flessibilità. A Milano e Roma per esempio c'è probabilmente posto per una decina di stazioni AM low power. Il piano attuale assegna tre frequenze a ciascuna delle tre città. Capisco perfettamente la necessità di identificare fin dall'inizio un limite realistico per questo medium, Agcom avrebbe potuto decidere per un numero massimo di autorizzazioni da concedere. Ma forse si poteva forse costruire un meccanismo di assegnazione che prevedesse un supplemento di analisi tecnica che rendesse possibile l'accesso di un numero più ampio di soggetti interessati. 
In ogni caso ora le bocce si sono fermate con la pubblicazione, sempre da parte dell'MSE, dell'elenco degli operatori che hanno presentato le loro domande in funzione dei dati resi noti ad agosto. Spulciando l'elenco apparso sul sito in questi giorni, noto parecchi soggetti che hanno presentato richieste per ottenere frequenze in diverse città, alcuni di questi soggetti - penso a Monradio - fanno già parte del mondo dell'emittenza commerciale nazionale, ma mi sembra siano presenti anche i rappresentanti della radiofonia locale. Per me è più difficile, almeno di primo acchito, dire se tra i richiedenti ci sono anche operatori di Web radio, ma mi pare di poter escludere - a meno che non siano state presentate richieste a titolo individuale -  domande presentate da Web radio universitarie e immagino che tale assenza non piacerà a Tiziano come non piace a me. Adesso non resta che aspettare il quadro che emergerà dalla definitiva fase di assegnazione. La parola ripassa ad Agcom per la valutazione di soggetti e progetti.