Insieme a Tiziano Bonini, docente di comunicazione e linguaggi mediatici, saggista, curatore e grande onnivoro di materiali radiofonici, avevo preso parte alla fase consultiva che aveva dato inizio al processo di liberalizzazione dell'etere MF, le storiche "onde medie". A suo tempo io e Tiziano avevamo auspicato una regolamentazione aperta il più possibile alle istanze dell'associazionismo, del no profit e della cultura. Avevamo in mente - e le avevamo citati - assetti legislativi che davano spazio a emittenti a bassissima potenza, convinti che una risorsa così antica, le onde medie in modulazioni di ampiezza, non potessero offrire molte opportunità al mondo dell'emittenza commerciale, pur essendo potenzialmente aperta a nuovi entranti.
Com'è andata a finire? Per i soliti problemi legati a una burocrazia che deve coinvolgere sempre tanti soggetti, la liberalizzazione delle onde medie ha finito per essere una procedura a due fasi. Agcom definisce i criteri in base ai quali scegliere gli assegnatari di frequenze che vengono invece definite dai tecnici del Ministero dello Sviluppo Economico. Ora, almeno sulla carta è vero che Agcom ha identificato una serie di requisiti che in qualche modo permettono di dare attenzione alle iniziative no profit. Ma da come si sono mossi gli uffici tecnici del Ministero è più difficile che le onde medie in Italia possano mai diventare uno spazio per iniziative culturali e legate alle realtà dei territori. A quanto era già sembrato di vedere quando il Ministero aveva annunciato lo scorso agosto le frequenze "sincrone" e "asincrone" disponibili, si semplicemente deciso di liberalizzare l'accesso al pacchetto di canali concordato negli anni a livello europeo per l'infrastruttura Rai, con tanto di siti occupati e livelli di potenza diurna e notturna fissati illo tempore. In altre parole, i futuri operatori di impianti in onde medie sono stati costretti a fare domanda per l'ottenimento di una o più frequenze presenti in un elenco predeterminato. Ci sono quindi situazioni strane, come Milano, dove è possibile ottenere una sola frequenza asincrona e città più piccole dove le frequenze asincrone sono due o tre. Sulle frequenze "sincrone" in passato la Rai poteva accendere diversi impianti di uno dei tre newtwork nazionali, ma vi devo confessare che non ho ancora capito che cosa implichi questa distinzione oggi. Anzi, se qualcuno me la spiega... Quello che si capisce è che al momento "per le frequenze sincrone non è possibile rilasciare, in prima istanza, alcuna autorizzazione." (parola del Ministero).
Si tratta in definitiva di una procedura sicuramente più democratica e sensata rispetto allo sfortunato caso della "regolamentazione" ex post dello spettro FM, ma che a mio parere risulta da subito troppo rigida e ingessata rispetto a una regolamentazione che fissi un livello di potenza generalmente basso per tutti (fatti salvi determinati casi, un pool di frequenze da assegnare a progetti di più ampio respiro), in cambio di uno scenario di maggiore flessibilità. A Milano e Roma per esempio c'è probabilmente posto per una decina di stazioni AM low power. Il piano attuale assegna tre frequenze a ciascuna delle tre città. Capisco perfettamente la necessità di identificare fin dall'inizio un limite realistico per questo medium, Agcom avrebbe potuto decidere per un numero massimo di autorizzazioni da concedere. Ma forse si poteva forse costruire un meccanismo di assegnazione che prevedesse un supplemento di analisi tecnica che rendesse possibile l'accesso di un numero più ampio di soggetti interessati.
In ogni caso ora le bocce si sono fermate con la pubblicazione, sempre da parte dell'MSE, dell'elenco degli operatori che hanno presentato le loro domande in funzione dei dati resi noti ad agosto. Spulciando l'elenco apparso sul sito in questi giorni, noto parecchi soggetti che hanno presentato richieste per ottenere frequenze in diverse città, alcuni di questi soggetti - penso a Monradio - fanno già parte del mondo dell'emittenza commerciale nazionale, ma mi sembra siano presenti anche i rappresentanti della radiofonia locale. Per me è più difficile, almeno di primo acchito, dire se tra i richiedenti ci sono anche operatori di Web radio, ma mi pare di poter escludere - a meno che non siano state presentate richieste a titolo individuale - domande presentate da Web radio universitarie e immagino che tale assenza non piacerà a Tiziano come non piace a me. Adesso non resta che aspettare il quadro che emergerà dalla definitiva fase di assegnazione. La parola ripassa ad Agcom per la valutazione di soggetti e progetti.
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