I giornali e i siti Web oggi riportano la notizia dell'esito infausto del consiglio di amministrazione straordinario della società Audiradio, che non approvando il nuovo bilancio ha decretato lo scioglimento di ogni accordo. Audiradio, l'alleanza che dal 1988 aveva finanziato l'unica ricerca per la misurazione dell'ascolto radiofonico su scala nazionale e locale, non esiste più. Un efficace riassunto è stato pubblicato da Rockonline. Non si sa bene se e che cosa ci sarà al suo posto, con tutta probabilità senza un organismo misto pubblico-commerciale resteranno solo le indagini commissionate dai diversi gruppi. Senza una misurazione attendibile, imparziale, è quasi certo che il mercato della pubblicità radiofonica subirà un crollo. Forse si può ipotizzare l'arrivo di un provider indipendente che si metta al servizio dell'intero mercato, sarebbe una soluzione "moderna". Troppo poco italiana. Diciamo la verità: tutto il settore dell'editoria in Italia versa in una situazione disdicevole. I grandi gruppi sono orribilmente condizionati dalla politica e da poteri che con l'editoria non hanno nulla a che fare. Nei settori specializzati dominano regole da mercato rionale del pesce, lo scopo di tutti è fottere gli avversari, giocando al ribasso su tutto, valore dei contenuti, compensi di giornalisti e collaboratori, investimenti tecnologici, prezzi degli spot svenduti un tanto al mazzo. E' una vergogna totale, probabilmente irreversibile. C'è chi dà la colpa della distruzione di Audiradio alla RAI e se penso a quello che sta succedendo ai canali televisivi pubblici e alla caduta della loro raccolta pubblicitaria, il sospetto può apparire giustificato. Inutile nascondersi anche che la presenza, pur limitata, di Mediaset sul mercato radiofonico non può che essere un condizionamento in più. Non sarebbe la prima volta che il gruppo dell'attuale presidente del Consiglio punta sull'arma della terra bruciata per rafforzare la propria capacità di raccolta pubblicitaria. E non è certo il solo a servirsi di quest'arma.
Audiradio fa bene all'intero mercato? Allora chiudiamola, meglio cercare di papparsi da soli una torta piccola piuttosto che accontentarsi di una sostanziosa fetta di un dolce molto più grande. E' il principio di base del capitalismo italiano, pubblico e privato, un peccato originale comune, con qualcuno più bravo di altri nel praticarlo.
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