Hanno avuto grande visibilità le paginate, arricchite da una efficace infografica, che il settimanale Panorama dedica oggi alla radio italiana e al suo grande momento di creatività. Uno spirito di inventiva che, sottolinea il settimanale, sembra paradossalmente coincidere con lo stato di crisi di Audiradio e la totale sospensione delle misurazioni dell'audience. Poco fa Gianluca Nicoletti mi ha fatto avere il link a un suo post di oggi, dove il conduttore di Melog su Radio 24 (uno dei nomi citati da Panorama, insieme a quello dal mio punto di vista assai meno meritorio di Giuseppe Cruciani, di La Zanzara) chiosa sul paradosso di Audiradio, affermando che la mancanza di dati ha anche fatto bene ai budget pubblicitari. Ohibò. E' davvero così? Come mai uno dei "radio man" più acuti e prolifici della sua generazione sembra contraddire spudoratamente i dati - negativi - relativi alla pubblicità radiofonica dell'ultimo trimestre? Temo che Gianluca stia semplicemente riportando i dati interni a Radio 24, che sarebbero così in controtendenza rispetto agli investimenti medi complessivi. Ma proprio questa è secondo me la motivazione principale per un tempestivo ripristino di uno strumento di misurazione autorevole e condiviso: un dato comune, normalizzato, statisticamente pesato fungerebbe da punto di partenza per TUTTI i venditori di spazi pubblicitari, nei grandi e piccoli network come nelle emittenti regionali, per i brand più consolidati e per quelli emergenti. Partendo da una simile piattaforma condivisa i bravi venditori sapranno costruire budget pubblicitari più ricchi di altri, ma tutti combatterebbero ad armi pari. Oltre che su un marchio che fa riferimento a un organismo chiamato Confindustria, la stazione radio del gruppo del Sole 24 Ore può contare su sinergie pubblicitarie che neppure il più potente dei network conosce. Lo stesso potrebbe valere per una stazione del gruppo Mondadori. O per la RAI. Il punto è che un dato condiviso e indipendente sull'audience che premia le varie emittenti commerciali o pubbliche è un ingrediente fondamentale in tutti i mercati pubblicitari evoluti. E guarda caso i più ricchi tra questi mercati sono anche quelli che dispongono di dati più dettagliati, delle metodiche di rilevamento più avanzate.
Dico tutto questo senza il minimo intento polemico nei confronti delle opinioni espresse da Panorama o dallo stesso Gianluca, perché il vero obiettivo di questo post è proprio la creatività radiofonica, virtù di cui come forse avrete immaginato sono convinto ammiratore. Molti degli esempi riportati nella bella infografica di Panorama non sono poi così nuovi, c'erano anche quando Audiradio funzionava. Mi piace però sottolineare la novità riportata nel box intitolato La fabbrica dei programmi di successo, dove Panorama presenta Radio Factory, la fucina di format radiofonici appena varata dall'amico Tiziano Bonini con Matteo Caccia, l'attore di Amnèsia, l'autrice Fabrizia Brunati e il webmaster Luca Camisasca. Spero che potremo presto vederli alla prova.
Un altro concetto che Panorama mette intelligentemente in evidenza è la capacità della radio di dialogare con Internet e gli altri mezzi di comunicazione. E' un'enfasi che anche Gianluca Nicoletti nel suo post ha rilevato e lo spinge ad annunciare la prossima realizzazione di un suo vecchio progetto. Gianluca mi scrive di aver già commissionato una app Android che servirà per lanciare il suo progetto di "auto-podcasting", in pratica la possibilità di trasformare la propria esistenza quotidiana, i pensieri, le stupidaggini ci vengono in mente, in una sorta di trasmissione radiofonica semovemente. Noi e quello che pensiamo / diciam 0 mormoriamo / rimuginiamo diventerà una stazione radio distribuita in un contesto mediatico ibrido. La parola che diventa meme che diventa un audio numerico immediato, soffuso e diffuso, come una radiazione di fondo, o come la melassa che i fisici immaginano per giustificare la proprietà della massa. «Supponiamo che le particelle in effetti non abbiamo massa di per sé, ma che nell'universo esista però un campo che pervade tutto, una sorta di melassa cosmica che le particelle devono attraversare quando si muovono. Questa melassa frenerebbe in modo diverso ogni particella (e ogni composto di particelle, anche gli uomini e i cani) rendendola più o meno pesante.» (Da "Il bosone di Higgs spiegato a Oliver" sui Borborigmi di Marco Delmastro) di Le nostre parole, sparse nell'etere, sono come quella melassa capace di darci peso.
1 commento:
“Le nostre parole, sparse nell'etere, sono come quella melassa capace di darci peso”.
La più bella similitudine sulle proprietà del linguaggio che abbia mai letto. L’idea della parola come sfondo che ‘materializza’ la natura ondulatoria, indefinitamente ondivaga dell’esperienza umana. Altrimenti alla deriva nelle quattro dimensioni.
Un caro saluto
s.
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