09 giugno 2011

Knowmark, il radio metering passivo made in Italy

Nella discussione sullo stallo di Audiradio e delle incerte prospettive della misurazione degli ascolti radiofonici in Italia interviene Dario Amata, direttore della società Knowmark, che ha inviato un messaggio molto cortese e fitto di spunti al mio profilo su Facebook. Knowmark è una azienda bolognese che ha sviluppato una tecnologia di classificazione audio che rientra nell'ambito dei già citati sistemi di rilevamento passivo GFK-Eurisko e PPM di Arbitron. Il prodotto Knowmark si chiama Mira ed è già stato citato qui su Radiopassioni, in un commento stilato dagli stessi collaboratori della società bolognese.
Ecco da YouTube la presentazione del sistema, fatta dallo stesso Dario Amata in occasione del Working Capital Tour 2010 a Bologna:




Amata desidera opportunamente integrare quando da me comunicato a proposito dei« risultati dei test della Rajar che comunque fotografavano una situazione tecnologica di qualche anno fa, per cui il parere espresso allora non può avere lo stesso peso, a meno che non si parli delle stesse macchine e soluzioni.» Il direttore di Knowmark ritiene anche che «Arbitron più che innovare sta facendo i salti mortali per salvare il proprio investimento( il PPM) con una trovata che di innovativo ha ben poco, quindi mi sembra quantomeno azzardato parlare di buone pratiche.
«La convergenza verso il "media unico" - aggiunge Amata, non è una visione utopica per cui abbandonare la strada del monitoraggio automatico non è certo un passo in avanti. Purtroppo il mio parere è certamente di parte, noi abbiamo a sviluppato una soluzione inizialmente pensata solo per la radio, ma che oggi è in grado di lavorare almeno sulla trimedialità e di garantire un alto livello di servizio per l'utente monitorato.»
Amata rivendica all'Italia un primato assoluto nel «proporre uno strumento in grado di operare sia in modalità "attiva"( essendo un vero e proprio media) sia in modalità "passiva" acquisendo l'audio dall'ambiente. Abbiamo da poco iniziato la distribuzione del device agli utenti, seppur con una numerosità che non consente ancora la divulgazione di dati statistici, ma le posso anticipare il forte gradimento e la facilità d'uso che gli utenti stessi ci stanno restituendo. Questo ci conforta non poco anche perché siamo una piccola realtà e per noi ha rappresentato già uno sforzo enorme questa realizzazione, ma siamo italiani che non vanno in giro con "scimmietta e organetto", tenaci e convinti delle proprie capacità.»
Grazie a Dario Amata per questo contributo. Ritengo che le tecnologie di rilevamento automatico, con o senza premarcatura attraverso una traccia non udibile restano molto interessanti (personalmente ne sono un convinto assertore), ma continuo anche a raccogliere diverse perplessità tra gli editori. Il mio discorso sul rinnovamento della tradizionale metodologia dei diari mirava semplicemente a ribadire che per quanto controverse e instabili possano essere le varie tecnologie proposte, è sempre possibile innestare la tecnologia su modalità più tradizionali grazie agli strumenti e alle metodologie del Web. Quella appena annunciata da Rajar va esattamente in questa direzione e rispetto all'attuale stato di stallo di Audiradio rappresenta di fatto una pratica buona e, ammettiamolo, discretamente innovativa o comunque in grado di dare forse maggiore autorevolezza a metodiche che oggi ci appaiono invecchiate e sopratutto esposte a condizionamenti. Senza nulla togliere alle capacità tecnologiche di Knowmark, che ritengo un caso estramente interessante, non credo che gli esempi di Arbitron e Rajar nell'ambito della diaristica siano da sottovalutare, specie da un punto di osservazione traballante come il nostro.

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