In Italia non paghiamo più alcun canone per l'ascolto della radio ma in altre nazioni europee, come la Germania, l'imposta viene presa estremamente sul serio e deve essere versata anche da chi si sintonizza sulle stazioni via Web. Ma come la mettiamo con il pagamento, quando il titolare dell'abbonamento è un gatto? Canone in cambio di croccantini? Il Berliner Morgenpost racconta la curiosa vicenda di Lilly, una gatta bianca e nera di Wittenau, sobborgo di Berlino. Tempo fa nella cassetta della posta del suo padrone, il 71enne Karl Heinz Gahlert, è arrivata una di quelle lettere che anche la RAI fa recapitare a pioggia nelle case dei potenziali evasori del canone per chiedere di mettersi in regola. Il risvolto inquietante curioso è che Lilly sembra davvero interessata a certi programmi, specialmente allo yodel della cantante Stefanie Hertel.
E' una cosa normale, dicono i portavoce del GEZ, l'ente preposto alla raccolta dei tributi radiotelevisivi: le lettere vengono inviate proprio allo scopo di individuare chi non si è ancora messo in regola pur possedendo un apparecchio, radio, tv, computer, in grado di ricevere i programmi delle emittenti pubbliche. Una analoga richiesta, aggiunge il Morgenpost, è stata recapitata al "titolare" di un piccolo museo in Sassonia, un tal Adam Ries. Era un famoso matematico, ma per quanto geniale difficilmente avrebbe potuto inventare la radio 450 anni prima di Marconi (Ries è morto nel 1559).
Un caso come quello di Ries si può anche comprendere, ma come fa un gatto a essere registrato all'anagrafe? Secondo il giornale è possibile che il nome di "Lilly Gahlert" possa essere finito nei database di uno dei tanti servizi di mail-marketing, forse Lilly aveva partecipato, per interposto padrone, a un concorso a premi, o era registrata presso lo studio di un veterinario. Intanto però il GEZ non ha ricevuto alcun canone da lei ed è passato alle lettere di sollecito. Karl Heinz spiega di averle intinto la zampa nell'inchiostro per "firmare" una risposta, sperando di convincere gli esattori del loro equivoco. Ma ora teme di ricevere analoghe richieste per i suoi quattro cani, che la radio non l'ascoltano proprio.
E' una cosa normale, dicono i portavoce del GEZ, l'ente preposto alla raccolta dei tributi radiotelevisivi: le lettere vengono inviate proprio allo scopo di individuare chi non si è ancora messo in regola pur possedendo un apparecchio, radio, tv, computer, in grado di ricevere i programmi delle emittenti pubbliche. Una analoga richiesta, aggiunge il Morgenpost, è stata recapitata al "titolare" di un piccolo museo in Sassonia, un tal Adam Ries. Era un famoso matematico, ma per quanto geniale difficilmente avrebbe potuto inventare la radio 450 anni prima di Marconi (Ries è morto nel 1559).
Un caso come quello di Ries si può anche comprendere, ma come fa un gatto a essere registrato all'anagrafe? Secondo il giornale è possibile che il nome di "Lilly Gahlert" possa essere finito nei database di uno dei tanti servizi di mail-marketing, forse Lilly aveva partecipato, per interposto padrone, a un concorso a premi, o era registrata presso lo studio di un veterinario. Intanto però il GEZ non ha ricevuto alcun canone da lei ed è passato alle lettere di sollecito. Karl Heinz spiega di averle intinto la zampa nell'inchiostro per "firmare" una risposta, sperando di convincere gli esattori del loro equivoco. Ma ora teme di ricevere analoghe richieste per i suoi quattro cani, che la radio non l'ascoltano proprio.
Post von der GEZ: Katze soll Rundfunkgebühren bezahlen
Freitag, 13. März 2009
Wenn die glockenhelle Stimme von Stefanie Hertel oder ein Ohrwurm von Florian Silbereisen aus dem Radio erklingen, bleibt Lilly andächtig vor dem Lautsprecher sitzen. Lilly hört gern Radio, am liebsten Volksmusik.
- Für dieses Vergnügen sollte sie GEZ-Gebühren zahlen. Das zumindest sah die Gebühreneinzugzentrale in Köln so und bat Lilly Gahlert in einem Schreiben "ihre Rundfunkgeräte anzumelden". Die zierliche Dame nahm wenig Notiz davon - Lilly ist eine ziemlich eigensinnige Katzendame. Seit zwölf Jahren lebt die schwarz-weiße Hauskatze bei Karl Heinz Gahlert in Wittenau. Für den 71-Jährigen ist es ein Rätsel, wie die GEZ zu ihren Adressen kommt.
Lilly ist kein Einzelfall. Gerade erst hat Adam Ries Post von der Gebühreneinzugzentrale erhalten. Das Schreiben kam in einem Museum in Annaberg-Buchholz (Sachsen) an, das dem vor 450 Jahren gestorbenen Rechenmeister gewidmet ist. Die Museumsleiterin konnte die Kontrolleure vom Tod des Meisters überzeugen.
Die GEZ, so erklärt Pressesprecherin Nicole Hurst, sei berechtigt, im Markt erhältliche Adressen von großen Adressanbietern "zum Zweck der Feststellung, ob ein Rundfunkteilnehmerverhältnis vorliegt, anzumieten". Dabei könne es vorkommen, dass Adressen von Haustieren, die zum Beispiel aus Gewinnspielen, Kundenadressen, Internet-Gewinnspielen und Online-Diensten stammen, in diese Adressbestände einfließen. Denn manche Gewinnspielteilnehmer versuchten ihre Chancen zu erhöhen, indem sie auch den Namen des Hundes oder der Katze angeben. Karl Heinz Gahlert kann sich nur erinnern, Lillys Namen beim Tierarzt angegeben zu haben. Weil er auf das erste Schreiben nicht reagierte, bekam Lilly eine Mahnung. "Sie haben uns nicht geantwortet. Haben Sie unser Schreiben übersehen?", heißt es darin. Karl Heinz Gahlert hat daraufhin Lillys Pfote in Farbe getaucht und an die Stelle der Unterschrift gesetzt. Seitdem hat er nichts mehr von der GEZ gehört. Vielleicht erreicht ihn ja bald ein Schreiben an Aldino, Ramses, Chila und Pluto Gahlert. Das sind seine vier Hunde. Die hören aber nicht einmal gern Radio.
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