La lettura del blog del belga Dirk Rijmenants sul tema dell'intelligence è sempre molto istruttiva. Dirk si focalizza soprattutto sul tema della cosiddetta SIGINT, la SIGnal INTelligence, che nel mondo dello spionaggio fa da contraltare alla HUMINT: la prima riguarda le informazioni che i servizi segreti e di controspionaggio raccolgono attraverso l'attività di intercettazione dei vari canali di comunicazione protetti e no. La seconda pertiene invece alla informazioni raccolte dagli agenti sul campo, alla loro capacità di venire a conoscenza di informazioni o documenti che circolano o vengono prodotti tra esseri umani.
Un post recente di Dirk è dedicato all'analisi di uno dei servizi segreti più temuti negli annni della Guerra Fredda, l'ormai mitica Staatssicherheit (StaSi) della ex Germania orientale. Una organizzazione che a seconda delle fonti reclutava dai 20 ai 30 mila agenti e raccoglieva l'80 percento delle informazioni che i sovietici riuscivano a procurarsi in Germania occidentale e in altre nazioni della NATO. Sulla StaSi sono stati scritti libri, sono stati girati film di successo (come lo straordinario La vita degli altri). E' un mito della seconda metà del Novecento che come tutti i miti forse andrebbe rivisitato in chiave più storicistica, specie se lo si pensa in un contesto politico e culturale che forse puntava un po' troppo su una presunta "invincibilità" di un sistema di controllo rivelatosi - con tutte le sue negatività e le atrocità commesse - del tutto inefficace davanti alla sgretolazione del blocco orientale.
Tornando a Dirk e al suo blog, vi suggerisco di andare a leggere il post intitolato StaSi SIGINT Operations, dove vengono citati libri e studi molto dettagliati sulle attività di intercettazione elettronica (ritenuta a torto da precedenti studiosi meno importante delle attività di HUMINT). La DDR aveva in realtà messo in piedi, secondo i documenti raccolti dopo la caduta del Muro, una poderosa rete di intercettazione radio-telefonica che faceva capo alla III Sezione (Hauptabteilung):
Già che ci siete, in nome di una continuità storica che ha davvero qualcosa di sinistro, andate anche a leggervi il post sullo scandalo spionistico scoppiato in Estonia alla fine dello scorso anno, quando si è scoperto che per anni un funzionario della polizia estone, Herman Simm, ha trasmesso ai russi - utilizzando un apparecchio radio degno dei migliori racconti sulle Number Stations (le stazioni radio che trasmettono lunghi messaggi cifrati verso le centrali spionistiche) - i segreti dell'Alleanza Atlantica. Le informazioni raccolte da Dirk su quella che il tedesco Der Spiegel chiama Pace Fredda, fanno molto pensare al ruolo della Russia post sovietica e a quanto, del "vecchio" apparato di intelligence, sia stato davvero messo in pensione. Secondo quanto scritto dall'Economist a fine febbraio, Simm (qui Radio Free Europe si interroga sulle conseguenze dello scandalo in seno alla NATO) è appena stato condannato da un tribunale estone, ultima tappa di un braccio di ferro est-ovest che sembra destinato a non finire mai.
Domenica scorsa Il Sole 24 ore ha dedicato con Angelo Mincuzzi un lungo reportage al centro anti cyberwar che la NATO sta allestendo proprio a Tallinn, con la sponsorizzazione anche di noi italiani, il Cyberdefence Competence Center. C'è da chiedersi se i paesi baltici siano davvero il luogo più opportuno per istituzioni del genere. Una decina di giorni fa una corrispondenza di Radio Free Europe riportava le ultime rivelazioni sul famoso cyberattacco del 2007 contro i siti Web della pubblica amministrazione estone (e non solo). In particolare i giornali russi hanno denunciato il ruolo, inquietante, di un deputato della Duma, Sergei Markov, molto vicino all'amico Putin.
Un post recente di Dirk è dedicato all'analisi di uno dei servizi segreti più temuti negli annni della Guerra Fredda, l'ormai mitica Staatssicherheit (StaSi) della ex Germania orientale. Una organizzazione che a seconda delle fonti reclutava dai 20 ai 30 mila agenti e raccoglieva l'80 percento delle informazioni che i sovietici riuscivano a procurarsi in Germania occidentale e in altre nazioni della NATO. Sulla StaSi sono stati scritti libri, sono stati girati film di successo (come lo straordinario La vita degli altri). E' un mito della seconda metà del Novecento che come tutti i miti forse andrebbe rivisitato in chiave più storicistica, specie se lo si pensa in un contesto politico e culturale che forse puntava un po' troppo su una presunta "invincibilità" di un sistema di controllo rivelatosi - con tutte le sue negatività e le atrocità commesse - del tutto inefficace davanti alla sgretolazione del blocco orientale.
Tornando a Dirk e al suo blog, vi suggerisco di andare a leggere il post intitolato StaSi SIGINT Operations, dove vengono citati libri e studi molto dettagliati sulle attività di intercettazione elettronica (ritenuta a torto da precedenti studiosi meno importante delle attività di HUMINT). La DDR aveva in realtà messo in piedi, secondo i documenti raccolti dopo la caduta del Muro, una poderosa rete di intercettazione radio-telefonica che faceva capo alla III Sezione (Hauptabteilung):
HA III had 25 departments, over 2000 staff officers and some 80 installations in East Germany. They monitored shortwave transmissions and more than 30,000 West German telephones from military, diplomatic and intelligence personnel from both West Germany and NATO. They also eavesdropped on radio signal paths (telephone relay) used by the Federal Post Office, and on VHF radios of the BND (West German intelligence) surveillance teams. Virtually all West German satellite-based telephone, Telex, fax, and data transmissions were monitored, as well as the MARISAT, FLEETSATCOM, LEASAT, and INTELSAT communications satellites.Dirk cita un articolo apparso nel 2002 sulla rivista Studies in Intelligence pubblicata dalla CIA in cui Benjamin Fischer recensisce un lavoro apparso in Germania nel 1999. Una versione più estesa dell'articolo di Fischer è disponibile a questo indirizzo del sito di Manfred Bischoff sulla SIGINT e la guerriglia elettronica.
Già che ci siete, in nome di una continuità storica che ha davvero qualcosa di sinistro, andate anche a leggervi il post sullo scandalo spionistico scoppiato in Estonia alla fine dello scorso anno, quando si è scoperto che per anni un funzionario della polizia estone, Herman Simm, ha trasmesso ai russi - utilizzando un apparecchio radio degno dei migliori racconti sulle Number Stations (le stazioni radio che trasmettono lunghi messaggi cifrati verso le centrali spionistiche) - i segreti dell'Alleanza Atlantica. Le informazioni raccolte da Dirk su quella che il tedesco Der Spiegel chiama Pace Fredda, fanno molto pensare al ruolo della Russia post sovietica e a quanto, del "vecchio" apparato di intelligence, sia stato davvero messo in pensione. Secondo quanto scritto dall'Economist a fine febbraio, Simm (qui Radio Free Europe si interroga sulle conseguenze dello scandalo in seno alla NATO) è appena stato condannato da un tribunale estone, ultima tappa di un braccio di ferro est-ovest che sembra destinato a non finire mai.
Domenica scorsa Il Sole 24 ore ha dedicato con Angelo Mincuzzi un lungo reportage al centro anti cyberwar che la NATO sta allestendo proprio a Tallinn, con la sponsorizzazione anche di noi italiani, il Cyberdefence Competence Center. C'è da chiedersi se i paesi baltici siano davvero il luogo più opportuno per istituzioni del genere. Una decina di giorni fa una corrispondenza di Radio Free Europe riportava le ultime rivelazioni sul famoso cyberattacco del 2007 contro i siti Web della pubblica amministrazione estone (e non solo). In particolare i giornali russi hanno denunciato il ruolo, inquietante, di un deputato della Duma, Sergei Markov, molto vicino all'amico Putin.
1 commento:
E' difficile spiegare oggi alle persone che non hanno vissuto quei momenti, cosa significava ascoltare le stazioni radio oltre al cortina di ferro. L'apertura di Radio Mosca era un mito. Nel film Quarto Protocollo c'è una scena in cui si ascolta da un Satellit il jingle di apertura di Radio Mosca. Pensa che mi sono registrato il pezzo e lo ascolto ogni tanto. Oppure, quando si udivano le lunghe sequenze di numeri trasmessi da voci maschili e femminili, che nascondevano informazioni in codice. Altri tempi...
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