Occorre essere grandi esperti di economia e finanza per conludere che difficilmente Sirius XM ce la farà? No, non occorre essere grandi esperti. Secondo Business Week l'operatore di pay radio satellitare digitale ha un miliardo di dollari di debiti. Un debito per niente "sano" perché se tra abbonamenti e tutto il resto l'azienda fattura 2,7 miliardi di dollari, deve anche registrare quasi 600 milioni di perdite. Deve raccogliere 800 milioni di prestiti dalle banche per evitare il fallimento. E di questi tempi, cari miei, trovare una banca disposta a prestare soldi a soggetti di questo tipo, è davvero dura. In alternativa, Sirius può sempre cercare di ricapitalizzare in borsa. Peccato che emettere nuove azioni significa inevitabilmente diluire, togliere valore a quelle già emesse. E in questo momento non è che le quotazioni di Sirius in borsa, nella borsa che sta franando, siano alle stelle. Il fatto è che gestire una radio satellitare costa un badalucco di soldi. Un badalucco. Per attirare gli abbonati, Sirius ha coperto d'oro gente famosa del calibro di Howard Stern, Oprah Wimprey, Martha Stewart. Stern e il suo clan ricevono 80 milioni all'anno (e hanno, o avevano, in tasca 56 milioni di azioni: speriamo per loro che siano state vendute perché quelle azioni che nel dicembre scorso valevano 220 milioni di dollari oggi ne valgono 19, sempre un bel gruzzolo ma...). Sirius paga altri 60 milioni alla lega del baseball per trasmettere le partite. E' stato bello ma - oggettivamente - come si può pretendere di andare avanti così?
E come si può prentedere che Worldspace, anzi 1Worldspace riesca davvero a lanciare i suoi servizi in Italia? 1Worldspace in America è entrata in Chapter 11, con prospettive molto anguste. In Italia l'operatore aveva accordi con Fiat per la vendita delle autoradio satellitari, ma mi sembra che Fiat abbia altre priorità in questo momento. Diversi mesi fa era stato annunciato un interesse da parte di Intesa San Paolo che avrebbe dovuto entrare nel capitale. Non se n'è saputo più niente ma mi limito a osservare che: A) Intesa San Paolo ha ben altre priorità, B) chi fa due diligence in queste operazioni Business Week lo legge con attenzione. Spero sempre di essere smentito ma la situazione mi pare molto ben definita: se il settore radiofonico sta cercando di puntare sulle tecnologie e i sistemi di distribuzione digitali satellitari o terrestri per rinnovarsi, finora tutti questi sistemi, quasi senza eccezione, sono serviti solo per bruciare capitali pubblici e privati. Ieri sul Guardian il capo del Guardian Media Group John Myers, che lascerà il suo posto tra qualche mese, commentava il flop dei piani per la radio digitale di Channel 4 affermando che il settore commerciale radiofonico britannico ha speso 100 milioni di sterline nel DAB e che vorrebbe vedere dei ritorni, che i prossimi sei mesi saranno critici (scommetto che non succederà niente nei prossimi sei mesi e il DAB in UK continuerà a essere "ascoltato", sempre che le radio si trovino sulla mensola giusta della cucina, da un misero 14% dell'audience).
In parallelo Internet e la telefonia cellulare si sono sviluppate e hanno assorbito "pezzi" di radio senza che la radiofonia si mettesse seriamente a pensare a uno sforzo coordinato. Non è il caso di cambiare strategia e provare a partire non dall'ultimo anello della catena (la distribuzione digitale) ma dall'inizio? Dalla qualità dell'offerta, dai nuovi linguaggi, dalle sinergie con gli altri mezzi, da una regolamentazione moderna e flessibile ma puntuale, che tuteli sia l'accessibilità, alle risorse spettrali, sia la qualità dell'ascolto della radio così com'è al momento. Quanti soldi deve ancora buttar via un mezzo che già non mi sembra molto ricco?
E come si può prentedere che Worldspace, anzi 1Worldspace riesca davvero a lanciare i suoi servizi in Italia? 1Worldspace in America è entrata in Chapter 11, con prospettive molto anguste. In Italia l'operatore aveva accordi con Fiat per la vendita delle autoradio satellitari, ma mi sembra che Fiat abbia altre priorità in questo momento. Diversi mesi fa era stato annunciato un interesse da parte di Intesa San Paolo che avrebbe dovuto entrare nel capitale. Non se n'è saputo più niente ma mi limito a osservare che: A) Intesa San Paolo ha ben altre priorità, B) chi fa due diligence in queste operazioni Business Week lo legge con attenzione. Spero sempre di essere smentito ma la situazione mi pare molto ben definita: se il settore radiofonico sta cercando di puntare sulle tecnologie e i sistemi di distribuzione digitali satellitari o terrestri per rinnovarsi, finora tutti questi sistemi, quasi senza eccezione, sono serviti solo per bruciare capitali pubblici e privati. Ieri sul Guardian il capo del Guardian Media Group John Myers, che lascerà il suo posto tra qualche mese, commentava il flop dei piani per la radio digitale di Channel 4 affermando che il settore commerciale radiofonico britannico ha speso 100 milioni di sterline nel DAB e che vorrebbe vedere dei ritorni, che i prossimi sei mesi saranno critici (scommetto che non succederà niente nei prossimi sei mesi e il DAB in UK continuerà a essere "ascoltato", sempre che le radio si trovino sulla mensola giusta della cucina, da un misero 14% dell'audience).
In parallelo Internet e la telefonia cellulare si sono sviluppate e hanno assorbito "pezzi" di radio senza che la radiofonia si mettesse seriamente a pensare a uno sforzo coordinato. Non è il caso di cambiare strategia e provare a partire non dall'ultimo anello della catena (la distribuzione digitale) ma dall'inizio? Dalla qualità dell'offerta, dai nuovi linguaggi, dalle sinergie con gli altri mezzi, da una regolamentazione moderna e flessibile ma puntuale, che tuteli sia l'accessibilità, alle risorse spettrali, sia la qualità dell'ascolto della radio così com'è al momento. Quanti soldi deve ancora buttar via un mezzo che già non mi sembra molto ricco?
Sirius XM Radio Faces Sky-High Debt
October 22, 2008
The satellite radio company will owe more than $1 billion next year, marking a sharp reversal from just a few years ago
When Sirius Satellite Radio (SIRI) persuaded Howard Stern to leave traditional radio for satellite a few years ago, the shock jock took a few potshots on his way out the door. He railed against the "censorship" on terrestrial radio, and he vowed never to return. He called Sirius "the future of radio."
It looks like a rocky future. Sirius, which completed a merger with XM Satellite Radio in July, is facing a serious cash squeeze. It has more than $1 billion in debt coming due next year, and it doesn't have the money, at least not yet. Chief Executive Officer Mel Karmazin has tried to reassure investors that the company will find the necessary funding, but the questions keep coming. "Am I going to lend the company the money? I hope not," he joked last month. "I hope we don't get to that."
Investors are skeptical. Despite the merger and a combined 18.6 million subscribers, Sirius XM has seen its stock tumble from 3.94 last December to 31¢ as of Oct. 22. Beyond the funding squeeze, the company faces a tough economy in which consumers may cut back on its service, which costs $7 to $17 per month. "There's hardly a day goes by when I don't ask myself [whether Sirius will survive]," says analyst Tuna N. Amobi of Standard & Poor's (MHP), who rates the stock a buy because it's such a cheap way to profit from any upside. Analyst James Ratcliffe of Barclays Capital (BCS) estimates that Sirius needs to raise $750 million to $800 million to cover its debt repayments, programming costs, and capital spending for next year.
Sirius says it can continue to fund operations and avoid filing for bankruptcy. Executives expect to be able to raise money to meet debt payments due in February and they anticipate that existing lenders will be flexible about an additional $350 million due in May. "We are very confident of taking care of the [$270] million in February, and we are confident the banks will extend the maturity in May," says David J. Frear, chief financial officer for Sirius. The company expects its cash needs to ease next year, when Sirius forecasts it will be able to generate $300 million in earnings before interest, taxes, depreciation, and amortization.
The company has options even if it can't borrow. It can issue more stock, although this would dilute existing shares. In December, Sirius plans to ask shareholders to allow it to nearly double its total shares. "I don't think they want to issue more equity," says Barclays' Ratcliffe. "But given the conditions of the credit market, they may have to."
The company is struggling with a problem of its own making. Sirius signed top talent—including Stern, Martha Stewart, and Oprah Winfrey—to draw in subscribers. But programming costs have triggered heavy losses. Sirius pays $60 million annually to broadcast Major League Baseball games, plus an estimated $80 million yearly to Stern and his team. Goldman Sachs (GS) predicts Sirius will lose $564 million next year as revenues climb 12%, to $2.7 billion.
Even the talent has been suffering in recent months. Stern and his agent received more than 56 million shares of Sirius in 2006 and 2007. It's unclear whether they've held on to them. If they have, the stake's value has dropped to $19 million from $220 million in December. Neither Stern nor his agent returned calls seeking comment.
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