05 ottobre 2008

Heart Defined Radio

Ciao Renon, arrivederci altopiano della radio definita dal software. Ho presentato la mia relazione (niente registrazione audio, ho dimenticato di accendere l'MP3, ma tanto sapete già più o meno tutto se mi leggete). Il succo è che nei prossimi tre anni la radio digitale in Europa dovrà dimostrare la validità della sua proposta o cedere il passo a Internet, al telefonino. La radio analogica avrà ancora molto da dire, nel frattempo.
Ho lasciato la casa alpina che ospitava la conferenza con il simpatico trenino del Renon e la coincidenza con la corriera per il centro. Bolzano festeggia l'autunno dei colori ancora caldi con una fantasmagoria di zucche per la kürbisfest di piazza Walther, sotto i tendoni e al banco di un imbiss preso d'assalto per i suoi tortelli e la Kürbissuppe, i Weisswurst con senape mielata, Bretzen e boccali di Forst. Un po' ti senti straniero in patria. Ma un tempo su questo sentimento - poco nobile per chi straniero non vorrebbe sentirsi mai per le strade del mondo - dominava, almeno per quanto mi riguarda, l'inferiority complex linguistico, l'impaccio nell'esprimersi in quel tedesco che pur non essendo obbligatorio da queste parti faceva spesso la differenza tra una fredda ma inappuntabile cortesia e la piena espressione del senso di complice ospitalità che i sudtirolesi riservano ad austriaci e tedeschi doc.
Oggi il mio tedesco impacciato e lacunosissimo nell'eloquio, mi pesa soprattutto perché Bolzano entra a pieno diritto nel novero di quei posti dove la qualità della vita compensa ampiamente le inevitabili ipocrisie della modernità e ti fa subito pensare come la casa che ritenevi tua, la Milano di Gadda e Buzzati, dei tram dipinti da Sironi sullo sfondo di quelle grige e nude pareti di casa in periferie... Ebbene, la Milano di cui porti, incancellabile ma un po' logoro, l'imprinting, conserva intatte tutte le sue vecchie ipocrisie, ne ha aggiunte tante ancora peggiori e in più, se non bastasse, ti fa vivere da schifo.
Ho parlato di radio digitale in una regione che per prima in Italia ha sperimentato il DAB. Su a Renon avevo trovato una ventina di programmi DAB e un test DMB di RAS, l'ente regionale che ridistribuisce i canali RAI, quelli locali in tedesco, e un'ampia scelta di programmi austriaci, bavaresi e svizzeri. Scendendo a valle sulla mia corriera ho sintonizzato anche il bouquet che RAS trasmette in banda L con i tre canali svizzeri CH-POP, CH-Klassik e CH-Rete 2. Sul canale in banda III 9D opera il canale commerciale DABmedia. Un totale di 26 programmi. La codifica è tutta DAB, non DAB+, e con la musica classica si sente che qualcosa non va. Però rispetto a Milano, la scelta non manca tra Bayern 4 Klassik, CH-Klassik, Radio 3 e Oesterreich Eins - dove mentre scendevo in bus trasmettevano una bella messa di Haydn - ed è un bel sentire. Specie se fuori vedi un panorama da cartolina, fatto di prati, boschi e montagne già innevate.
Su Bayern 4 ho sentito una cosa simpatica, la trasmissione di brani scelti dal pubblico: tre codici numerici per decidere, votando via sms, quale brano ascoltare tra una canzone napoletana cantata da Beniamino Gigli, un'aria dalla Donna del lago e uno di quei magnifici quartetti vocali schubertiani accompagnati dal pianoforte. Non avevo mai incontrato questa formula di interattività con gli ascoltatori di un canale culturale. Sentito così il DAB sembra molto promettente, ma se poi si finisce col ritrasmettere le stesse hit parade e gli stessi spiritosissimi diggei, mi chiedo quanto ne valga la pena.
Al termine della mia relazione sulla radiodiffusione digitale l'amico Beppe Fontana, il distributore ufficiale del ricevitore SDR Perseus, si è avvicinato per dirmi che quello che avevo appena detto lo aveva ancora più convinto. Secondo Beppe avremo ancora per anni a che fare con la radio analogica, anche sulle onde medie. Forse è vero, la radio è pur sempre un mezzo molto vitale, spesso più di quanto immaginino gli stessi tecnici addetti alla pianificazione degli impianti. Ieri sera con Beppe, Nico e gli altri abbiamo ancora tirato le due passate, questa volta cercando di capire i trucchi implementativi degli algoritmi di trattamento escogitati da Nico per il Perseus. Un po' di quella matematica l'ho conservata dagli anni universitari e ho potuto apprezzare parecchie delle sue eleganti scorciatoie, il modo di ottimizzare l'uso della logica programmabile nel calcolo dei filtri e dei metodi di conversione dei segnali analogici campionati in ingresso. Affascinante, soprattutto quando Nico ha cominciato a parlarci delle sue idee sulla discriminazione di due o più portanti modulate in ampiezza su una stessa frequenza. L'idea è arrivare a un software SDR che consenta di "selezionare" magicamente il segnale più debole tra i due generati da due stazioni sullo stesso canale. Un trucco che potrebbe essere affrontato con il calcolo matriciale, il quale tuttavia sarebbe pesantissimo in logica programmabile. Nico al suo posto ha tirato fuori dal suo cappello di mago del DSP un discorso di iperspazi ortoganali, di spazi nulli, che dovrebbe consentirgli di aggirare l'ostacolo... Ma qui ho davvero smesso di seguirlo. Un software che sopprime un segnale dominante e fa saltare fuori quello più debole è un sogno per chi ascolta le onde medie locali. Ma il miracolo rischia di arrivare tardi, il numero di stazioni è in netto calo. Pazienza, almeno abbiamo la fortuna di far parte di una realtà in grande fermento, in compagnia di cervelli che sanno come pochi il fatto loro in materia di matematica applicata (ma ho sentito anche parecchia solida teoria da parte di Nico e Alberto Di Bene, il programmatore di Winrad).
L'altro giorno ho trovato in un newsgroup di appassionati di SDR un'idea che mi ha fatto davvero pensare a Fahrenheit 451. Se le onde medie un giorno spariranno, perché non sfruttiamo la capacità di Perseus di registrare l'intero spettro di frequenze da 300 a 1900 kHz per creare e archiviare verie e proprie fotografie dello spettro attuale? Riversando tutto su disco un giorno sarà possibile accendere Perseus e risintonizzarsi su quelle frequenze, anche tra dieci o cento anni (se i dischi reggeranno ancora). A chi è abituato da sempre a registrare i programmi dalla radio può sembrare un evento scontato. Ma provate a pensarci meglio. Qui si tratta di congelare l'intero spettro delle onde medie, di tuffarsi dentro cento e più canali per riascoltarli tutti, come se fosse dato di rivivere tutto quello che abbiamo trascurato alla sera.. Dieci ore di registrazione equivalgono a oltre mille ore di programmazione, di stazioni che emergono dal silenzio e cedono il posto ad altre. E' come filmare una scena e poterla rivedere anche nei punti nascosti, riprendere l'angolo di una strada e riviverlo potendo cambiare tragitto, entrare in una casa, ascoltare la gente che parla due isolati più in là. L'equivalente archivistico-radiofonico delle fotografie di Harry Potter, capaci di congelare una scena lasciandola popolata per sempre da persone amate e ancora vivissime, che sventolano la mano e continuano a ridere felici, anche se se ne sono andate per sempre e non ritorneranno più. C'è qualcosa di infinitamente nostalgico e delicato in questa versione high-tech della vecchia registrazione, l'ennesimo regalo che i cultori del software come Nico e Alberto hanno fatto alla comunità dei radioappassionati. E poterlo raccontare e discuterne, qui tra voi, è un privilegio.

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