Ieri mattina la rubrica letteraria di Radio Popolare, Sabato libri, ha parlato di un romanzo dello scrittore spagnolo Luis Leante, appena pubblicato da Feltrinelli: "Guarda come ti amo" (Mira si yo te querré). Qui trovate una intervista di El Pais all'autore. Il racconto mi ha incuriosito molto - e sono subito andato a procurarmi il volume - perché la storia d'amore narrata da Leante, un professore di latino murciano, si svolge ai tempi della colonia spagnola del Sahara occidentale, territorio conteso da Marocco e Mauritania con il forte interessamento dell'Algeria, storica sostenitrice del Polisario, il movimento per la liberazione e l'indipendenza del Sahara Spagnolo, fondato nel 1973.
Come sapete quella della decolonizzazione è una storia che mi interessa molto, forse perché è una storia con risvolti radiofonici straordinari. La conquista delle colonie nell'epoca dell'imperialismo moderno europeo fu articolata e complessa, ma non dissimile da tante altre guerra. La decolonizzazione invece è un argomento infinito, che si intreccia spesso con l'autoderminazione e la conquista della democrazia nelle nazioni ex-coloniali. E che lascia dietro di sé un profondo solco sociale ed emotivo in cui affondano i passi strascicati dei coloni che se ne vanno, lasciandosi dietro epopee ed esistenze il più delle volte felici, equiparabili a un soggiorno in un giardino dell'Eden fatto di agiatezza, privilegi, paesaggi indimenticabili.
Ancora non ho letto il libro di Leante, ma immagino che sia molto evocativo. Oggi il territorio ex Spagnolo appartiene alla controversa lista ONU dei territori non autoamministrati (controversa perché elenca territori che si considerano già indipendenti o che non ne vorrebbero sapere di avere uno status autonomo o, peggio ancora, controllato da potenze diverse). A rivendicarne l'amministrazione c'è il Frente Polisario, che ha anche dichiarato una Repubblica araba democratica sarahwi, e il Marocco che di fatto controlla tutto, a parte qualche campo organizzato dal Polisario. La disputa ebbe inizio nel 1975, con la morte di Franco. Gli spagnoli rimpatriarono tutto nel giro di tre mesi, compresi i morti seppelliti nei cimiteri. Marocco e Mauritania, allora molto interessata alla parte più meridionale della ex colonia (ora la Mauritania non rivendica più nulla) , diedero subito inizio agli scontri contro la guerriglia del Frente, che per allora si era assicurato l'appoggio dell'Algeria. Nel 1991 un accordo per il cessate il fuoco coincide con la nascita di una missione ONU - MINURSO - che in teoria avrebbe dovuto organizzare un referendum sull'audotederminazione. Ovviamente non è ancora succeso. Lo stallo va avanti da quasi vent'anni e ormai il mandato del MINURSO viene rinnovato come il contratto dei nostri precari, di tre mesi in tre mesi, un anno se va bene. L'ultimo era scaduto nell'aprile di quest'anno ed è stato rinnovato fino all'aprile del 2009, quando con tutta probabilità ci saranno altre estensioni. Nessuno dei due contendenti riesce ad accordarsi su una possibile lista di aventi diritto al voto referendario, è naturale. Pensate che la lista elettorale preparata a fine anni 90 conteneva solo 85 mila persone. Dopotutto sempre di Sahara si tratta!
La nazione che ancora non c'è e che quasi certamente non ci sarà mai, ha comunque una sua presenza radiofonica, fin dai tempi in cui La voz de Sahara Libre veniva trasmesso, se non ricordo male, dalle frequenze in onde lunghe di Radio Algeri. Oggi la RASD trasmette, sempre da facilities algerine, su 1550 kHz e sui 6300 kHz in onde corte. Su Internet le informazioni si sprecano ma è difficile trovare qualcosa di veramente valido. Forse un buon punto di partenza, a parte Wikipedia, è la pagina della associazione ARSO, un gruppo di volontari che dicono di sostenere il famoso referendum per la autoderminazione. Il sito Western Sahara Online è molto ben fatto, ma è prodotto dagli occupanti marocchini, che hanno anche attivato a Laayoune, capitale marocchina del territorio, un canale televisivo inglobato nell'emittente pubblica SNRT.
A margine di queste note, ricordo che poco più a nord del confine tra l'ex territorio spagnolo e il Marocco si trova l'antica ex provincia di Ifni, che gli spagnoli cedettero al Marocco nel 1969. Proprio in questi giorni, Sidi Ifni è teatro di aspri scontri tra la polizia e i disoccupati locali organizzati, in una regione tradizionalmente povera e marginale del Marocco. Le notizie arrivate dall'area, anche per interessamento delle ONG, hanno spinto il parlamento marocchino ad aprire una inchiesta.
Come sapete quella della decolonizzazione è una storia che mi interessa molto, forse perché è una storia con risvolti radiofonici straordinari. La conquista delle colonie nell'epoca dell'imperialismo moderno europeo fu articolata e complessa, ma non dissimile da tante altre guerra. La decolonizzazione invece è un argomento infinito, che si intreccia spesso con l'autoderminazione e la conquista della democrazia nelle nazioni ex-coloniali. E che lascia dietro di sé un profondo solco sociale ed emotivo in cui affondano i passi strascicati dei coloni che se ne vanno, lasciandosi dietro epopee ed esistenze il più delle volte felici, equiparabili a un soggiorno in un giardino dell'Eden fatto di agiatezza, privilegi, paesaggi indimenticabili.
Ancora non ho letto il libro di Leante, ma immagino che sia molto evocativo. Oggi il territorio ex Spagnolo appartiene alla controversa lista ONU dei territori non autoamministrati (controversa perché elenca territori che si considerano già indipendenti o che non ne vorrebbero sapere di avere uno status autonomo o, peggio ancora, controllato da potenze diverse). A rivendicarne l'amministrazione c'è il Frente Polisario, che ha anche dichiarato una Repubblica araba democratica sarahwi, e il Marocco che di fatto controlla tutto, a parte qualche campo organizzato dal Polisario. La disputa ebbe inizio nel 1975, con la morte di Franco. Gli spagnoli rimpatriarono tutto nel giro di tre mesi, compresi i morti seppelliti nei cimiteri. Marocco e Mauritania, allora molto interessata alla parte più meridionale della ex colonia (ora la Mauritania non rivendica più nulla) , diedero subito inizio agli scontri contro la guerriglia del Frente, che per allora si era assicurato l'appoggio dell'Algeria. Nel 1991 un accordo per il cessate il fuoco coincide con la nascita di una missione ONU - MINURSO - che in teoria avrebbe dovuto organizzare un referendum sull'audotederminazione. Ovviamente non è ancora succeso. Lo stallo va avanti da quasi vent'anni e ormai il mandato del MINURSO viene rinnovato come il contratto dei nostri precari, di tre mesi in tre mesi, un anno se va bene. L'ultimo era scaduto nell'aprile di quest'anno ed è stato rinnovato fino all'aprile del 2009, quando con tutta probabilità ci saranno altre estensioni. Nessuno dei due contendenti riesce ad accordarsi su una possibile lista di aventi diritto al voto referendario, è naturale. Pensate che la lista elettorale preparata a fine anni 90 conteneva solo 85 mila persone. Dopotutto sempre di Sahara si tratta!
La nazione che ancora non c'è e che quasi certamente non ci sarà mai, ha comunque una sua presenza radiofonica, fin dai tempi in cui La voz de Sahara Libre veniva trasmesso, se non ricordo male, dalle frequenze in onde lunghe di Radio Algeri. Oggi la RASD trasmette, sempre da facilities algerine, su 1550 kHz e sui 6300 kHz in onde corte. Su Internet le informazioni si sprecano ma è difficile trovare qualcosa di veramente valido. Forse un buon punto di partenza, a parte Wikipedia, è la pagina della associazione ARSO, un gruppo di volontari che dicono di sostenere il famoso referendum per la autoderminazione. Il sito Western Sahara Online è molto ben fatto, ma è prodotto dagli occupanti marocchini, che hanno anche attivato a Laayoune, capitale marocchina del territorio, un canale televisivo inglobato nell'emittente pubblica SNRT.
A margine di queste note, ricordo che poco più a nord del confine tra l'ex territorio spagnolo e il Marocco si trova l'antica ex provincia di Ifni, che gli spagnoli cedettero al Marocco nel 1969. Proprio in questi giorni, Sidi Ifni è teatro di aspri scontri tra la polizia e i disoccupati locali organizzati, in una regione tradizionalmente povera e marginale del Marocco. Le notizie arrivate dall'area, anche per interessamento delle ONG, hanno spinto il parlamento marocchino ad aprire una inchiesta.
2 commenti:
I couldn't read this but your post about the radio was very interesting. A good read
Monique - is it you, isn't it? - thanks for your comment. I'm not sure exactly if you're referring to this post inspired by Mr. Leante's novel, or the book itself or what else, but I hope - in case you are not able to read my Italian, you'll otherwise enjoy my English and other languages excerpts. People ask me about putting more English content in Radiopassioni, but it wouldn't feel natural enough for me to keep on my rythms. I love to cherry-pick radio related bits in several languages, but commenting them in English would take more time. I'm not saying it'd be going to help, being more selective I mean, but it certainly would lose some fun for me, sorry.
Let me add some words in Italian for the benefit of my readers who don't know about you. I had to digg deeper into Google and Blogspot myself to fetch these informations. Your radio drama-style Internet production is intriguing, are you also storing Middle Ditch's transcriptions somewhere? Are you a professional scriptwriter? And now into Italian:
Middle Ditch (middleditch.blogspot.com/) è un radiodramma a puntate che Monique scrive, interpreta insieme a un cast di amici e pubblica sull'omonimo blog qui su Blogger. Da quello che ho visto Monique scrive anche altre sceneggiature pubblicandole su monique44.blogspot.com. Sono storie minimaliste e un po' misteriose ambientate in piccole cittadine di provincia (immagino inglesi, l'accento degli attori di Middle Ditch è quello). Episodi di pochi minuti, ma l'effetto è ipnotico, c'è tutta la forza del radiodramma. Middle Ditch deve richiedere parecchio lavoro, non è uno dei tanti podcast.
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