19 giugno 2008

L'Espresso riprende le voce dei sequestrati colombiani

Gigi Nadali mi ha fatto notare ieri il reportage di Antonio Carlucci che l'Espresso ha pubblicato sui programmi che le radio colombiane dedicano ai messaggi lanciati dai famigliari delle centinaia di persone ancora ostaggio della guerriglia. Forse ricorderete che anch'io, a febbraio, ne avevo parlato.

C'è una voce nella giungla
di Antonio Carlucci

La Betancourt e gli altri 700 ostaggi nelle mani delle Farc ascoltano ogni weekend alla radio i messaggi dei familiari. È il solo legame col mondo. Siamo stati nella stazione colombiana che li trasmette da Bogotà

Ogni sabato e domenica, quando cala la notte sulla Colombia, suona l'ora della speranza per i quasi 700 ostaggi che sono nelle mani delle Farc, l'esercito narcoterrorista che da quasi mezzo secolo fa guerra al governo centrale. Per politici, militari, poliziotti e comuni cittadini che sono prigionieri nella selva amazzonica - qualcuno da quasi dieci anni - è la sola occasione per avere notizie delle famiglie. Anzi, per ascoltare dalla viva voce di mamme, mogli, padri, fratelli e figli che cosa accade nelle loro case e nel mondo dei liberi.
Quando scatta la mezzanotte di ogni sabato, il giornalista Herbin Hoyos apre i microfoni del programma 'Las voces del secuestro' su Radio Caracol, la prima emittente colombiana. E per sei ore inonda l'etere di messaggi dei familiari dei rapiti, intervallandoli con attualità, cronaca, politica e sport per rispondere alla sete di notizie di coloro che sono stati inghiottiti dalla giungla. E quando scoccano le due della notte tra la domenica e il lunedì, è il turno di Antonio José Caballero di RCN (Radio Colombia Nacional) con 'La noche de la libertad', stesso modulo informativo lungo però quattro ore, con un mix di messaggi registrati dei familiari dei rapiti e di notizie di attualità varia.
(continua)

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