14 giugno 2008

Le radio pirata reinventano il capitalismo


In genere io sono per rispettare le regole. Per rispettarle rigorosamente. Dai limiti di velocità, fino ai reati più gravi nei confronti degli individui e della collettività (evasione fiscale inclusa) il rispetto delle regole ci aiuta a non degenerare, a ricordarci, ogni tanto, che non siamo soli là fuori. Poi ci sono regole più difficili da formulare e applicare e tra queste c'è sicuramente la regolamentazione delle trasmissioni radiotelevisive. Il vero problema di queste regole è che molto spesso una volta che le abbiamo studiate e applicate, ci accorgiamo che abbiamo lasciato fuori qualcosa o qualcuno, che insomma c'è qualcuno più uguale o meno uguale degli altri (cosa che una buona regola non dovrebbe fare). E soprattutto ci accorgiamo che a volte proprio violando le regole si fa qualcosa di molto più bello e migliore di quanto prodotto da chi rispetta la normativa.
Un caso di questo tipo, sostiene lo scrittore inglese Matt Mason, è quello dei pirati radiofonici britannici degli anni 60 (britannici per modo dire, il fondatore di Radio Caroline era irlandese). Mason ha appena scritto un libro che si intitola, appunto, The Pirate's Dilemma, How the youth culture reinvented capitalism. Parlando del problema in un editoriale sull'Independent ("The great British tradition of media piracy"), Mason a un certo punto scrive che "in these cases, what pirates are actually doing is highlighting a market failure and pointing out a better way to do things; they find better ways for society to operate." Violando regole vecchie o semplicemente sbagliate, inadatte a tempi diversi, il pirata contribuisce, in fondo, a scoprire regole nuove e possibilmente migliori. Forse estremizzo un poco, ma probabilmente dovremmo tenere in considerazione quanto scritto da Mason anche quando affrontiamo la moderna discussione sul diritto d'autore nell'era del digitale.
Mason ha iniziato la sua carriera come DJ nelle leggendarie stazioni pirata londinesi, ha lavorato per la rivista di musica e cultura metropolitana RWD e oggi scrive sui giornali più importanti e ha fondato una media company no profit chiamata Wedia (Media con il We, come in "We Think" di Charles Leadbeater). E fedele ai suoi principi, Matt il libro lo distribuisce in versione integrale anche via Internet, lasciando che il prezzo lo decida chi effettua il download.

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