Mi sono impantanato su it.hobby.radioascolto in una di quelle discussioni che non portano da nessuna parte perché nessuno intende cambiare opinione. Chi me l'ha fatto fare di ribattere a un autorevole e stimato radioamatore italiano che aveva definito "inevitabile" la sentenza di condanna dei giornalisti di Merate Online rei di aver utilizzato uno scanner sintonizzabile sulle frequenze della polizia...
Avevo semplicemente detto che una condanna non mi pareva per definizione "inevitabile", soprattutto in Cassazione, una corte abituata a fare giurisprudenza anche in controtendenza rispetto al dettato delle leggi. Le sentenze sono sempre frutto di interpretazioni di come si applicano le regole alle circostanze in cui è avvenuta la presunta violazione delle stesse. Un altro amico di it.hobby.radioascolto è intervenuto sul newsgroup per "interpretare" l'aggettivo "inevitabile", affermando che forse l'autorevole radioamatore intendeva dire che la legge è uguale per tutti. Continuo a non capire che c'entri questo fondamentale principio di legalità con l'ineluttabilità di una sentenza. Non so più se ho a che fare con degli ipergarantisti, con dei paladini della legalità e del rispetto delle regole, o con dei forcaioli particolarmente contenti dell'arresto dei mai troppo amati giornalisti.
Ascoltare le frequenze della polizia non è legale e va bene. Ma per un cronista, essere o meno condannato al carcere (col beneficio della sospensione) per aver utilizzato uno scanner solo per essere tempestivamente presente sul luogo di un fattaccio, a me sembra rientrare perfettamente in quel margine di discrezionalità che avrebbe potuto spingere i giudici a non sanzionare il comportamento in modo tanto severo. Da quello che leggo dai materiali accumulati da Franco Abruzzo, ex presidente dell'ordine dei giornalisti lombardi, sulla questione, i colleghi di Merate Online erano stati condannati in appello per violazione dell'articolo 617bis del Codice penale che vieta l'uso di apparati atti a "intercettare od impedire comunicazioni o conversazioni telegrafiche o telefoniche". Insomma, certo che le norme vanno rispettate, certo che la legge è uguale per tutti (anche al semplice scannerista sorpreso nei pressi dell'aeroporto, allora), ma qui i giudici d'Appello e Cassazione si sono messi d'impegno per esprimere una sentenza esemplare.
Andate sul sito di Franco per leggere gli ultimi contributi sulla questione. Il più recente è un editoriale di Fabio Folisi, direttore di friulinews.it. Metteteci anche le notizie sulla stretta invocata dal capo del governo sulle norme anti intercettazione. Mettiamoci l'imminente cambio di guardia alla RAI. I giornalisti mi sembrano pericolosamente sottotiro, signori miei. E mi fa specie, anzi, diciamo che mi amareggia, che a evitare scrupolosamente di prenderne le difese siano proprio dei radioamatori, i primi - dopo i giornalisti liberi - a diventare bersaglio nei regimi dittatoriali. Chissà come mai la legge per qualcuno è sempre un po' più uguale.
Avevo semplicemente detto che una condanna non mi pareva per definizione "inevitabile", soprattutto in Cassazione, una corte abituata a fare giurisprudenza anche in controtendenza rispetto al dettato delle leggi. Le sentenze sono sempre frutto di interpretazioni di come si applicano le regole alle circostanze in cui è avvenuta la presunta violazione delle stesse. Un altro amico di it.hobby.radioascolto è intervenuto sul newsgroup per "interpretare" l'aggettivo "inevitabile", affermando che forse l'autorevole radioamatore intendeva dire che la legge è uguale per tutti. Continuo a non capire che c'entri questo fondamentale principio di legalità con l'ineluttabilità di una sentenza. Non so più se ho a che fare con degli ipergarantisti, con dei paladini della legalità e del rispetto delle regole, o con dei forcaioli particolarmente contenti dell'arresto dei mai troppo amati giornalisti.
Ascoltare le frequenze della polizia non è legale e va bene. Ma per un cronista, essere o meno condannato al carcere (col beneficio della sospensione) per aver utilizzato uno scanner solo per essere tempestivamente presente sul luogo di un fattaccio, a me sembra rientrare perfettamente in quel margine di discrezionalità che avrebbe potuto spingere i giudici a non sanzionare il comportamento in modo tanto severo. Da quello che leggo dai materiali accumulati da Franco Abruzzo, ex presidente dell'ordine dei giornalisti lombardi, sulla questione, i colleghi di Merate Online erano stati condannati in appello per violazione dell'articolo 617bis del Codice penale che vieta l'uso di apparati atti a "intercettare od impedire comunicazioni o conversazioni telegrafiche o telefoniche". Insomma, certo che le norme vanno rispettate, certo che la legge è uguale per tutti (anche al semplice scannerista sorpreso nei pressi dell'aeroporto, allora), ma qui i giudici d'Appello e Cassazione si sono messi d'impegno per esprimere una sentenza esemplare.
Andate sul sito di Franco per leggere gli ultimi contributi sulla questione. Il più recente è un editoriale di Fabio Folisi, direttore di friulinews.it. Metteteci anche le notizie sulla stretta invocata dal capo del governo sulle norme anti intercettazione. Mettiamoci l'imminente cambio di guardia alla RAI. I giornalisti mi sembrano pericolosamente sottotiro, signori miei. E mi fa specie, anzi, diciamo che mi amareggia, che a evitare scrupolosamente di prenderne le difese siano proprio dei radioamatori, i primi - dopo i giornalisti liberi - a diventare bersaglio nei regimi dittatoriali. Chissà come mai la legge per qualcuno è sempre un po' più uguale.
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