Secondo un rapporto sul consumo mediatico degli italiani appena rilasciato dall'Eurispes, riportato da ADN Kronos, non siamo propriamente un popolo di radioascoltatori...
...Sul versante radio, colpisce la percentuale di quanti affermano di non ascoltarla tutti i giorni (40,7%). Solo il 3,6% la ascolta quotidianamente per più di 4 ore. Il 17,1% lo fa da 1 a 2 ore e il 5,3% da 2 a 4 ore. Più consistente il numero (27,4%) di quanti fruiscono della radio meno di un'ora al giorno. In ogni caso, si ascolta musica (34,7%) o notizie (21,5%), mentre il 20,5% la sceglie per compagnia. Solo il 3,9% accende la radio perché ha un appuntamento col proprio programma preferito...
...Sul versante radio, colpisce la percentuale di quanti affermano di non ascoltarla tutti i giorni (40,7%). Solo il 3,6% la ascolta quotidianamente per più di 4 ore. Il 17,1% lo fa da 1 a 2 ore e il 5,3% da 2 a 4 ore. Più consistente il numero (27,4%) di quanti fruiscono della radio meno di un'ora al giorno. In ogni caso, si ascolta musica (34,7%) o notizie (21,5%), mentre il 20,5% la sceglie per compagnia. Solo il 3,9% accende la radio perché ha un appuntamento col proprio programma preferito...
4 commenti:
"Solo il 3,9% accende la radio perché ha un appuntamento col proprio programma preferito..."
Io sono dell'idea che oggi le statistiche dipendono molto dal momento in cui vengono fatte.
Se questa statistica fosse stata fatta qualche mese fa, oppure tra qualche settimana, quando sono trasmessi programmi tipo Viva Radio 2 questa percentuale sarebbe stata ben diversa.
Il fatto e' che nel mondo di oggi che corre a ritmi frenetici ormai c'e' poco spazio per il ricordo, come ad esempio di quando solo poche settimane prima si accendeva tutti i giorni la radio alla stessa ora per ascoltare Fiorello e Baldini.
Se le statistiche sono ben fatte, devono tener conto di eventi e comportamenti eccezionali. Un po' come quando, calcolando a occhio l'ammontare della tua spesa al supermercato, scarti automaticamente dalla media l'oggetto più caro e quello a prezzo più basso.
Detto questo è assolutamente probabile che quello scarso quattro percento di persone che accendono la radio per un programma preferito sia legato alla scarsità di programmi "preferibili"! Secondo me pesa anche la diversa psicologia dell'ascolto della radio. I programmi preferiti oggi sono più televisivi che radiofonici. A me piace Radio Popolare, la tengo accesa di default, è il "taglio" che mi piace, la personalità dell'emittente vista nel suo complesso, mi aspetto *sempre* di trovare qualcosa di interessante. Mi basterebbe che la gente accendesse semplicemente la radio, senza ambire a emulare stili tipici del piccolo schermo. Come dice Fabrizio, la radio è per molti versi un medium "marginale" se guardi ai raw numbers. Tende a occupare i ritagli di tempo. Ma il peso specifico dei ritagli può essere qualitativamente superiore al tempo televisivo. Se guardi i sondaggi che arrivano dalla Francia, gli intervistati attribuiscono più autorevolezza ai radionotiziari (anche grazie a una tradizione di giornalismo e approfondimento radiofonico assai più radicata che da noi).
visot che vengo citato, devo intervenire :-)
la mia opinione, prima di tutto è che chi scrive e chi legge qui non fa testo: non perchè siamo più intelligenti ma perchè siamo "sbilanciati" a favore della radio.
Se si tenta un'analisi di capire quale medium è centrale, non si può essere sbilanciati a favore di un medium.
Le statistiche quantitative (quanti ascoltano, cosa ascoltano, per quanti minuti) sono interessanti ma si dovrebbero fare anche studi sulla fruizione del medium (cioè interviste agli ascoltatori). Tanto per dire: quanta gente ha mai registrato un programma tv? (per me, tanta). Quanta gente ha mai registrato un programma radio? Quanta gente ha detto "non esco stasera perchè c'è una cosa in tv" e quante gente ha detto "non esco stasera perchè c'è una cosa alla radio"?
Tutto ciò non per dire "w la tv, la radio fa schifo" ma per dire che, per la maggioranza, evidentemente i prodotti della radio non sono pregiati, come dice Andrea è un medium che viene visto come una cosa che riempe i ritagli di tempo. Da qui purtroppo, discende la sua marginalità (nella società italiana) rispetto ad altri media.
per carità, potremmo parlare anche degli aspetti positivi della radio rispetto alla tv
In questi giorni anche la newsletter di Iloveradio ha pubblicato una notizia Asca sulle ricerche Eurispes. Evidenziando - questa volta - l'aspetto positivo di una radio in crescita.
Anche la lettura delle statistiche può essere condizionante. Uno ci legge sempre quello che vuole, esattamente come per i risultati elettorali, che pure dovrebbero essere univoci.
Non so se chiedendosi "quanta gente ha mai registrato un programma radio" Fabrizio si ponga una domanda retorica. Se la domanda è vera a mia volta mi chiedo: perché sui siti Web delle stazioni i programmi in podcasting hanno successo? Ci sono elementi di serialità e fidelizzazione che inducono a una certa regolarità nei consumi televisivi. In questo la tv ha preso il posto della radio (un tempo fonte esclusiva, guardate al radioteatro), che è diventata mezzo molto più occasionale. Ma non è un caso se esperti come Jonathan Marks invocano, a proposito di evoluzione digitale, strumenti come le EPG per le radio. Che integrate in dispositivi di ricezione capaci di registrare possono tornare a indurre, nella radio, meccanismi di tipo televisivo. A loro volta le EPG della tv digitale unite ai decoder con funzionalità PVR stanno promuovendo un maggiore uso di uno stile di consumo differito. Siamo diventati consumatori asincroni di qualsiasi mezzo. Avevo letto da qualche parte che i "vecchi" videoregistratori vengono utilizzati nella maggior parte dei casi non per registrare programmi (le interfacce utente sono complicate), ma per riprodurre videocassette.
Io non sto cercando di capire quale medium sia "centrale", ho già capito che in termini assoluti la lotta è semmai tra la vecchia tv e la nuova Internet. Prima di Internet la tv era già diventata "centrale" rispetto alla radio. E allora? Ipotizzo piuttosto che nell'era della convergenza sia inutile, per certi versi, porsi la questione della centralità o della marginalità di un mezzo. Nonostante il successo del DVD, il cinema, industria nata anche prima della radio, continua ad attirare pubblico nei teatri. Una volta che abbiamo stabilito che la radio è più avanti nella curva della coda lunga, a noi che ce ne viene? Vogliamo spegnerla perché non è più centrale?
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