02 gennaio 2008

Ecco a che cosa servono le onde corte

Enrico Li Perni, il tecnico di radiofrequenza e radioamatore che in Kenya, con la sua ditta, lavora insieme e per conto di un contractor internazionale per la realizzazione di impianti e ponti radio è appena tornato a Nairobi dal villaggio turistico dove è rimasto bloccato in questi drammatici giorni di scontri etnico-politici postelettorali. Enrico gestisce anche una stazione FM rivolta ai turisti italiani. Ecco le considerazioni che mi ha gentilmente inviato via mail. Le sue sono poche righe che descrivono perfettamente una situazione purtroppo niente affatto eccezionale per una vasta parte del mondo. E considerate che in Kenya, come altrove, non è solo questione di tenere calme qualche decina di turisti italiani. Le onde corte potrebbero svolgere una funzione fondamentale proprio su un terreno vitale per l'intero pianeta come il processo di democraticizzazione. Rifiutarsi di prendere in considerazione questo ruolo con i vantaggi di una informazione accurata distribuibile e accessibile con investimenti tutto sommato contenuti o inquadrare il discorso all'interno di un dibattito tra ricchi annoiati sulla superiorità di questo o quell'altro medium, magari digitale, è da incoscienti. Specie quando le nazioni occidentali che fanno le pulci a questo mezzo bollandolo come "obsoleto" sono poi le prime a spendere miliardi di dollari per missioni militari di efficacia alquanto dubbia. E' un bello schifo e Enrico ha ragione da vendere quando parla di vergogna a proposito della sospensione delle trasmissioni di RAI International in onde corte.

Caro Andrea,

Appena di ritorno dalla costa del kenya dove siamo rimasti bloccati fino ad oggi. Viaggio allucinante oltre 600km con l'auto senza freni dopo che all'andata abbiamo centrato una mucca sull'autostrada.
Le uniche notizie che si riescono a sentire sono solo tramite la BBC.
Ero a Watamu 20 Km a sud della cittadina di Malindi, ho dovuto spegnere la radio italiana per via del GR con notizie non controllate dal governo del Kenya; l'unica mia fonte era tramite un giocattolino cinese da 4 euro sintonizzato di giorno a 17.730 Mhz e la sera sui 6.600Mhz [probabilmente Enrico utilizza un piccolo apparecchio a singola conversione e la lettura della frequenza è imprecisa, NdR]
Che vergogna che l'italia abbia abbandonato le OC ( notare la i minuscola). In effetti satellite non ce ne era, corrente neanche, niente benzina, latte pane acqua sigarette, solo la vista dell'Oceano indiano e il cancello del vilaggio turistico che ti catapultava in un mondo di disordini che vedi solo in televisione in qualche paese a te lontano. Il giocattolino sintonizzato sulla BBC era l'unica fonte di notizie obbiettive e non di parte. Facevo il sunto in italiano per i centinaia di turisti che son venuti dall'italia precedentemente ai fatti.
Non ci son balle che tengano, la radio in OC e' di fondamentale importanza per scavalcare i confini policiti e di censura nei paesi di dubbia coscienza.

Enrico
Nairobi 2-01-2008

2 commenti:

Fabrizio ha detto...

Ciao Andrea, penso che potresti fare un trittico.
1^ post: a cosa può servire la modulazione di ampiezza in onde corte
2^ post: come sono state usate le onde corte dalla rai
3^ post: come sono usate le onde corte dalla bbc

a Enrico (e a tutti coloro interessati) consiglio di leggere una discussione iniziata da me sul gruppo di discussione it.hobby.radioascolto il 18 sett 2007 dal titolo "Dopo decenni, la Rai spegne le onde corte". Uno scrive: "Purtroppo - e sottolineo purtroppo - la tendenza allo
smantellamento dei tradizionali servizi per l'estero sulle onde
corte non e' solo italiana." e "(diciamo la verita', i programmi
erano cosi' tremendi che forse facciamo una figura
migliore a spegnerli)."

(se qualcuno non sa come consultare un gruppo di discussione mi può mandare una e-mail che glielo spiego)

Andrea Lawendel ha detto...

Il fatto che la modulazione di ampiezza sia stata inventata cento anni fa non significa che debba andare in pensione per forza, per intervenuta anzianità. La distribuzione dei segnali radio è una catena complessa e la modulazione di ampiezza offre un'ottima opportunità di risparmio ed efficienza sull'intera catena, incluso il debolissimo anello del terminale utente. Non è un caso se il sistema digitale proposto come alternativa oggi, Digital Radio Mondiale, viene strenuamente appoggiato soprattutto da chi costruisce trasmettitori! E che questo supporto - miope, perché ha provocato un'ondata di eterne sperimentazioni effettuate in totale assenza di apparati riceventi - non è ancora riuscito a tradursi in una sana industria dei semiconduttori e dei terminali.
Sembra che trasmettere con una modulazione analogica sia diventato tabù, che l'AM sia ormai una cosa obsoleta. Non è affatto così. Trasmettere in AM a portante soppressa (SSB) porta a sostanziali risparmi in termini di potenza emessa e di occupazione di banda. All'altro capo della filiera c'è il terminale e gli ottimi stimoli che la ricerca di componenti e circuiti davvero ottimizzati potrebbero impartire all'industria dell'elettronica di consumo. Da anni si va discutendo di "esportazione della democrazia" (non sono affatto un marxista ma siamo proprio condizionati dalla merce, noialtri). Ma gratta gratta il nobile intento viene tirato fuori solo in occasione degli interventi militari. Le onde corte andavano bene quando si trattava di fare propaganda pro o contro il comunismo di stampo sovietico, ma oggi tutte le considerazioni che emergono in occasione delle riunioni del Digital Radio Mondiale suonano come l'annoiata discussione in esclusivo club londinese ("rivitalizzare" le onde corte, l'audience in calo nei paesi ricchi, la radio digitale come status symbol). Ci sono decine e decine di milioni di persone fuori dall'Europa e dal Nordamerica (e secondo me anche all'interno delle aree sviluppate) che avrebbero bisogno di buona radiofonia, di notizie imparziali, di dibattito sulla laicità, di cultura, di formazione e non si capisce perché uno non dovrebbe far ricorso a una soluzione così pratica ed efficiente per fare arrivare, con le onde corte, questa radiofonia in area dove tutto le altre tecnologie, il DRM per primo, non possono materialmente arrivare. Enrico che ascolta le notizie della BBC traducendole ai turisti italiani, con un ricevitore da pochi dollari e una piccola batteria a lunga durata, è un esempio perfetto. Su cui chi decide farebbe bene a riflettere.
Sulla qualità dei programmi, mi sembra che non ci sia molto da dire. Fare buoni contenuti (radiofonici, televisivi o giornalistici) costa. Ma costa assai meno di un missile o di un carro armato, che chissà perché non suscitano quasi mai indignazione e campagne a favore del risparmio.