Ieri Repubblica R2 ci ha fatto leggere una straordinaria recensione di Paola Sorge di Das Buch der verbrannten Buecher, Il libro dei libri bruciati, un recente testo di Volker Weidermann, presentato all'ultima Fiera di Francoforte (qui un contributo della Hessicher Rundfunk). Come è facile intuire si tratta di una rievocazione dello choccante episodio del rogo dei libri di Norimberga, nel 1933.
Un bellissimo libro, quello dedicato da Weidermann ai libri bruciati e ai loro autori perseguitati, che cerca di riallacciare i fili di tante vite letterarie condannate all'oblio da una ideologia talmente perversa da essere ancora pericolosa (e, ahimé, mai del tutto debellata).
Mi ha fatto venire in mente un autore tedesco che ho conosciuto grazie a mio padre. Il quale me ne aveva parlato un paio d'anni fa perché diceva di ricordarselo dai suoi anni varsaviani. «In un suo romanzo c'è un personaggio che si chiama Lawendel,» mi diceva. Devo ammettere che sulle prime ero un po' scettico perché già allora mio padre era piuttosto anziano e la sua memoria leggermente ondivaga. Mi sono subito dovuto ricredere perché in pochi minuti Internet mi ha rivelato che autore e romanzo esistevano eccome, così come quel personaggio, chiamato Heinrich Lavendel (o Lawendel non posso controllare l'ortografia). Il romanzo si intitola Die Geschwister Oppermann, I fratelli Oppermann, e descrive la prima fase delle persecuzioni antiebraiche, quel mondo fatto di devoti ebrei e solidi tedeschissimi borghesi, che inizia a sgretolarsi come nel peggiore degli incubi espressionisti. Fino alla soluzione finale che tutti sappiamo.
L'autore Lion Feuchtwanger, si trovava fuori dalla Germania all'epoca del rogo e in patria non tornò più. Divenne esiliato in Francia, poi in California, a Los Angeles, dove mortì nel dicembre del 1958, dopo aver continuato a scrivere in tedesco. Fu grande studioso della figura di Josephus, lo storico ebreo che scriveva in latino. Presso la University of Southern California è conservato un ampio archivio di materiali di e su Feuchtwanger, tra cui numerose interviste e lavori radiofonici. La radio ebbe subito un ruolo importante dopo il triste episodio di Norimberga. L'edizione tedesca di Wikipedia racconta che a Radio Hilversum, dopo quella notte, furono mandati in onda i brani dei libri proibiti, come in una fin troppo realistica anticipazione di quei "custodi" mnemonici dei libri immaginati da Ray Bradbury e François Truffaut in Fahrenheit 451.
Purtroppo sono un lentissimo lettore in tedesco e non ho ancora avuto modo di affrontare il duro scoglio dei fratelli Oppermann. Ma vedo adesso dopo che mi ero procurato il libro su Amazon.de un blogger tedesco che ha studiato in Italia ha pubblicato un ampio estratto nella nostra lingua (il blog di "Gioacchino il tedesco" non viene più aggiornato da gennaio, un vero peccato Gioacchino, spero non sia un silenzio troppo definitivo).
Un bellissimo libro, quello dedicato da Weidermann ai libri bruciati e ai loro autori perseguitati, che cerca di riallacciare i fili di tante vite letterarie condannate all'oblio da una ideologia talmente perversa da essere ancora pericolosa (e, ahimé, mai del tutto debellata).
Mi ha fatto venire in mente un autore tedesco che ho conosciuto grazie a mio padre. Il quale me ne aveva parlato un paio d'anni fa perché diceva di ricordarselo dai suoi anni varsaviani. «In un suo romanzo c'è un personaggio che si chiama Lawendel,» mi diceva. Devo ammettere che sulle prime ero un po' scettico perché già allora mio padre era piuttosto anziano e la sua memoria leggermente ondivaga. Mi sono subito dovuto ricredere perché in pochi minuti Internet mi ha rivelato che autore e romanzo esistevano eccome, così come quel personaggio, chiamato Heinrich Lavendel (o Lawendel non posso controllare l'ortografia). Il romanzo si intitola Die Geschwister Oppermann, I fratelli Oppermann, e descrive la prima fase delle persecuzioni antiebraiche, quel mondo fatto di devoti ebrei e solidi tedeschissimi borghesi, che inizia a sgretolarsi come nel peggiore degli incubi espressionisti. Fino alla soluzione finale che tutti sappiamo.
L'autore Lion Feuchtwanger, si trovava fuori dalla Germania all'epoca del rogo e in patria non tornò più. Divenne esiliato in Francia, poi in California, a Los Angeles, dove mortì nel dicembre del 1958, dopo aver continuato a scrivere in tedesco. Fu grande studioso della figura di Josephus, lo storico ebreo che scriveva in latino. Presso la University of Southern California è conservato un ampio archivio di materiali di e su Feuchtwanger, tra cui numerose interviste e lavori radiofonici. La radio ebbe subito un ruolo importante dopo il triste episodio di Norimberga. L'edizione tedesca di Wikipedia racconta che a Radio Hilversum, dopo quella notte, furono mandati in onda i brani dei libri proibiti, come in una fin troppo realistica anticipazione di quei "custodi" mnemonici dei libri immaginati da Ray Bradbury e François Truffaut in Fahrenheit 451.
Purtroppo sono un lentissimo lettore in tedesco e non ho ancora avuto modo di affrontare il duro scoglio dei fratelli Oppermann. Ma vedo adesso dopo che mi ero procurato il libro su Amazon.de un blogger tedesco che ha studiato in Italia ha pubblicato un ampio estratto nella nostra lingua (il blog di "Gioacchino il tedesco" non viene più aggiornato da gennaio, un vero peccato Gioacchino, spero non sia un silenzio troppo definitivo).
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