10 luglio 2008

Forbidden in Italy


Ieri Giampiero Bernardini ha raccontato sui gruppi di discussione per DXer italiani che le poste gli hanno comunicato di aver rispedito al mittente uno due radioricevitori Degen da lui ordinati in Cina, attraverso uno dei quattro o cinque negozi eBay che trattano tali apparecchi. Motivo di questa decisione: le radioline Degen sono prive del marchio di conformità CE.
Sul piano formale immagino non ci sia niente da eccepire, se il marchio CE è imposto dai regolamenti europei, il costruttore cinese Degen dovrebbe adeguarsi. Ma per molti altri versi è una decisione grave perché Giampiero è un privato cittadino che ha pagato con i suoi soldi un prodotto di per sé non vietato, acquistando su un sito Web perfettamente legale, senza cercare in alcun modo di aggirare le imposte e dazi per piccole transazioni commerciali di questo tipo. Non ha cercato di importare marijuana, uranio arricchito o un prodotto del made in Italy abilmente falsificato. Ha acquistato un apparecchio radio che - e questa è la cosa più odiosa - nessun produttore europeo sarebbe in grado di offrire con le stesse caratteristiche e a quel prezzo. Le radioline Degen sono semplicemente uniche, vietandone l'importazione le autorità doganali italiane tolgono agli acquirenti una possibilità di scelta che non ha nessuna alternativa. Punto. Il motivo del divieto, quel maledetto marchio di conformità pensato per tappare una piccola falla di una immensa diga che si sta sgretolando, può essere validissimo. Ma il risultato finale è un sopruso, una intollerabile angheria che colpisce la nostra libertà di consumatori in un mercato globale che rende queste ridicole barriere sempre più inutili.
Si capisce perfettamente che le autorità debbano rispondere a elettori xenofobi e terrorizzati di perdere privilegi conquistati spesso senza alcun merito, ma sembra francamente di ritornare alle pratiche del tanto criticato blocco ex sovietico. Invece di darsi un insieme di poche regole molto efficaci, che tutti possono rispettare, la politica nostrana sceglie la strada del diktat, delle liste di divieti, in caso di dubbio procede ad excludendum. Non si può fare. E' vietato. Proibito. Verboten. Pubblicare la notizia di uno scandalo? E' vietato, lede la privacy dei cittadini. Processare un'alta carica dello stato per un reato che porterebbe in galera un privato cittadino? E' vietato, il voto popolare corrisponde a una assoluzione preventiva perenne (una bella fortuna considerando che dalle nostre parti aver commesso un reato può fruttare un sacco di notorietà televisiva e parecchi voti). Concedere qualche straccio di diritto a chi si vuole bene ma non vuole o non può sposarsi né in Chiesa né in Comune? E' vietato, i vescovi non vogliono. Essere aiutati ad avere un figlio? Non scherziamo neppure, sarebbe l'eterna dannazione. Scegliere di morire con un minimo di dignità e senza soffrire o far soffrire tutti come cani? E' vietato, per questioni di filosofica lana caprina che non capireste nemmeno tanto siete ignoranti. Ascoltare la chiamata di una volante per poter fare la cronaca di un incidente sul giornale? Non se ne parla nemmeno, le "comunicazioni telegrafiche", in base a una norma di 95 anni fa, sono protette come la corrispondenza privata (la stessa che intercorre tra Giampiero e il commerciante cinese, tra l'altro). E poi vogliamo ancora discutere di intercettazioni? Sono vietatissime.
In mancanza di divieti, alle tante cose che non si possono proprio fare, le regole impositive procedono per vessazioni. Sei nato nel "gruppo etnico" (ma perché non parlate chiaro e usate il termine razza?) Rom? Accomodarsi qui per le impronte digitali, prego. E' per il tuo bene, lo faccio per tutelarti considerando che sei naturalmente propenso al crimine e se ti prendo le impronte potrai andare tranquillamente a scuola. A imparare che cosa, di grazia?

11 commenti:

Anonimo ha detto...

Sei passato da una radiolina alla politica (che ca**o c'entra?)con una facilità che stupisce. Pensavo fosse un blog serio, lo seguivo da molto tempo, invece ho scoperto di leggere un estratto del manifesto scritto da qualcuno con crisi di inferiorità politica. Beh pazienza internet è grande... Grazie di tutto, bella delusione

Andrea Lawendel ha detto...

Che dire, Giovanni, arrivederci e grazie del molto tempo concessomi. Torna pure quando vuoi.
O sono io che proprio non so comunicare, o sei tu che non hai letto granché dei millesettecento post precedenti. E tanti auguri per la tua luna di miele con una politica superiore alla mia. Spero che duri tanto.
Vivi felice.

Anonimo ha detto...

per stemperare un po' il clima teso tornerei alla radiolina,
per aggiungere una cosa divertente che forse non tutti i lettori
conoscono. Ok il marchio CE obbligatorio, ma a me risulta
che una radiolina debba anche avere l'autorizzazione del ministero
PPTT :-)
Sul retro del mio Sony la targhetta Min. PPTT c'e', credo caso unico,
e infatti nella radio non ci sono le frequenze sotto i 75m, che penso
una volta venissero usate dagli agenti segreti del Duce, per cui il
Min. PPTT ha pensato bene di toglierle dalla mia radio per impedirmi
di conoscere in anticipo le mosse delle forze dell'Asse e magari
rivelarle alla perfida Albione :-)
Ce l'avete voi la targhetta ? Nooo ?!? Allora per il Duce siete tutti
fuorilegge ! :-)

Andrea Lawendel ha detto...

Eh, le armi della burocrazia sono sempre a doppio taglio. Servono a tener lontani (per qualche ora) gli orientali e le loro radioline ma bloccano la tua mozzarella per settimane. Non so se il marchio PPTT sia ancora necessario ma è indubbio che almeno una legge violata c'è qualunque cosa facciamo.
Quanto al clima teso, se sono io il primo a stupirmi che qualcuno possa voltare le spalle a RP ritenendola troppo politicizzata (e per giunta del colore sbagliato) non vorrei neppure dare la falsa impressione di un blog votato, d'ora in poi, al dibattito antigovernativo. In altre parole, a me pare di aver sempre avuto un atteggiamento di massima trasparenza sulle mie idee politiche (e perfino religiose) e di averne sempre parlato qui sopra. Che Giovanni se ne sia accorto solo oggi, mi spiace soprattutto perché può significare che in passato non mi sono fatto capire. Un caro amico oggi mi ha scritto chiedendomi se l'ipotesi che qualcuno possa abbandonare il mio blog perché deluso da una eccessiva commistione tra radio e politica non debba indurmi a cambiare qualcosa... Non lo so, mi sembra che in quasi tre anni di assidua scrittura RP abbia distillato una formula abbastanza originale di discussione sulle tematiche afferenti alla radiofonia. Che sono tematiche tecnologiche, tecniche, hobbystiche, ma anche storiche, culturali, geografiche e politiche. Partendo da questo presupposto io ho sempre cercato di mettere perlomeno le mani avanti, di presentarmi con nome e cognome (non Andrea, o Giovanni) e di far capire in modo esplicito che Andrea Lawendel, tra le altre cose, è un evangelico metodista che vota per il Partito Democratico e ritiene che il conflitto di interessi mai risolto dovrebbe tenere Silvio Berlusconi lontano da incarichi di governo. La politica con la p minuscola di casa nostra qui ogni tanto fa la sua comparsa e, mi spiace per Giovanni, non è certo una novità. Scusate se accantono ogni modestia ma mi sembra che l'aperta espressione di come la penso sul piano politico sia un "prezzo" abbastanza equo da versare per la lettura di un blog che qualche informazione la dà. Non vi va di leggere certe cose? Vi trovate su linee politiche opposte alla mia? Reagire come Giovanni, oltretutto diagnosticando, con la sicumera tipica dei nostri tempi (in cui le elezioni sono plebiscitarie e se uno esprime le proprie idee contrarie evidentemente soffre di un complesso), una "crisi di inferiorità politica", mi sembra francamente eccessivo. Non mi pare che Giovanni abbia acquistato Radiopassioni in edicola, il pulsantino dei commenti serve proprio per dirmi che non è d'accordo con le mie idee, non per fare l'offeso.
Non brinderò all'idea di averlo deluso, ma sarei stato ancora più deluso di me stesso se non avessi scritto qua sopra che le impronte digitali prese ai bambini sono una porcata razzista. Radio o non radio. E visto che di porcate ne stanno dicendo e facendo parecchie in queste settimane preparatevi, perché i miei "sfoghi" rischiano di essere ancora più frequenti.
Sto attraversando un lungo periodo di stress emotivo e fisico a causa del lento declino di due genitori anziani, ora entrambi in ospedale. Dove mi reco praticamente ogni giorno per aiutarli nell'alimentarsi e cercare di dar loro un po' di conforto. Non sto chiedendo pietà, sto semplicemente dicendo che scrivere su Radiopassioni assume per me un significato più che terapeutico. E' quasi un farmaco salvavita. Figuriamoci se dopo questa premessa potrei accettare un clima teso tra me e i miei lettori, non ci penso proprio. Ma per come vedo io il fenomeno radio, di politica qui ne troverete sempre, mescolata ai libri, ai transistor, alle antenne e ai front end SDR. Sappiatelo, prima di restare delusi.

Unknown ha detto...

Andrea, tutta la mia comprensione.
Anche se non sei della mia opinione politica, idee espresse con pacatezza e senza offese (come purtroppo si usa ultimamente) sono, se non condivisibili, almeno analizzabili.
Poi si vedrà tra qualche tempo chi avra avuto più o meno ragione (o più o meno torto), ma nel frattempo le opinioni non devono essere nascoste per " complessi politici".

Ti leggerò ancora perchè parli di radio - e la radio è una situazione che coinvolge parecchi aspetti della vita di ogni giorno di tutti ... anche della politica!

Auguri - a presto.

ClaudioB

S ha detto...

Questa misura ci suona odiosa, ma sono sicuro che tutti noi in qualche altro campo magari la sosteniamo.

La conformità CE dovrebbe tra le altre cose assicurarci che non ci fulminiamo toccando il simpatico apparecchietto. Con la Degen non sarà un problema, ma con altri oggetti meno curati può esserlo (lucine di Natale che prendono fuoco...). Chi ce lo dice? Possiamo andare per tenativi oppure affidarci ad un'omologazione (marchio CE).

Alcuni problemi possono essere più subdoli: la Degen sarà conforme ROHS? La salute di chi lavora nella linea di produzione è tutelata? E se prende fuoco a me? Rilascia diossina o vapori di piombo?

Che poi serva anche a contenere le importazioni dall'estero è un dato di fatto.
Ma pure questo può avere connotazioni etiche o economiche più o meno condivisibili.
Proviene da paese dove si sfrutta la manodopera? Sì.
L'industria nazionale non è in grado di produrre allo stesso prezzo, tra le altre cose, proprio perché deve assicurare alcuni standard di produzione e sociali.

"Protezione" del cittadino o "limitazione" delle sue libertà? Mica facile...

Se i signori della Degen volessero vendere in maniera "pulita" sul mercato europeo potrebbero tirar fuori i soldi necessari ed ottenere l'omologazione.

Questo detto, in alcune occasioni io stesso ho importato oggetti senza marchio, argomentando con la Dogana che come radioamatore non sono soggetto ad omologazione delle apparecchiature, essendone io stesso responsabile. E' una mezza verità, ma ci hanno creduto.

Un saluto.
S

Andrea Lawendel ha detto...

Le considerazioni di Sinager sono una lezione di analisi obiettiva di una situazione. Un esercizio in cui dovremmo indulgere più spesso, anche se i collegi di difesa troppo allargati rischiano di confondere la giuria. Sinager ha perfettamente ragione: un marchio davvero rispettato è propedeutico a un mercato più equo, più etico. D'altra parte è anche vero che molte "dichiarazioni di conformità" nascondono stratificati livelli di magagne. Resta, in questa questione tutto sommato marginale (sono solo radioline, e non è neppure detto che l'inconveniente registrato da Giampiero varrà d'ora in poi per tutti), il sapore amarognolo del diritto di un singolo consumatore che non ha potuto essere esercitato fino in fondo. Una trattativa privata che è stata impugnata per un cavillo a guirisdizione limitata. Bastava farsi spedire la radiolina in Svizzera. Oppure acquistarla da un rivenditore che per apporre il marchio CE si fa pagare un cospicuo margine. Non è una legge inevitabile del capitalismo, il mercato veramente libero può e deve imporre meno balzelli. E nel momento in cui impone di acquistare solo da determinati fornitori, deve poi cercare di assicurare una offerta abbastanza diversificata, altrimenti scusate, ma si chiama economia pianificata.
La radiolina rimane la stessa, i materiali pure, tutto esce dagli stessi stabilimenti che sfornano i nostri telefonini e le condizioni dei lavoratori non migliorano perché una scatola porta stampigliate due lettere e l'altra no. Quando imponi una regola come un marchio di conformità (una regola sacrosanta per tutte le cose che ha ben spiegato Sinager), dovresti anche fare in modo di incentivarne il rispetto e minimizzare le vie di fughe attraverso le quali la regola può essere aggirata. Mutatis mutandis, il marchio CE fatto valere a colpi di piccoli soprusi assomiglia ai limiti imposti alla procreazione assistita. Considerati i quali, se hai abbastanza soldi puoi risolvere tutto andando a Londra o a Madrid.

Anonimo ha detto...

Com'è vero che da una radiolina proibita, se ci metti un po' di cervello, poi capire come va il mondo.
ciao
mariu

Anonimo ha detto...

E' toccato alle radioline, a quando i cinafoni i favolosi stereo per la macchina, che con 200euro hai tutto. Coem al solito un peso e dieci misure.

Anonimo ha detto...

Carissimo Lawendel, keep up the good job. All' esimio Giovanni, evidentemente, le sue crisi di superiorità politica impediscono di leggere e/o commentare educatamente qualsiasi cosa che lasci trasparire un certo qual disaccordo con la sua parte politica. Il problema, non esistono dubbi, è suo: auspico che possa risolverlo presto e senza eccessivi traumi.
Quanto all'opportunità delle divagazioni etiche, politiche, religiose o sportive su un blog personale e gratuito, pare che l'esimio Giovanni le ritenga degne di sommo disprezzo. Probabilmente non è in grado di afferrare la differenza fra un blog e un libro di testo scolastico, ma anche questa è una sua lacuna dovuta al complesso di superiorità da cui è affetto.
La radio Degen, comunque, la comprerò facendola recapitare ad alcuni amici residenti a Chiasso. In questo modo eviterò anche che venga "smarrita" nei magazzini delle poste italiane o rubata dagli addetti alla gestione merci di Malpensa, Padany: fulgidi esempi di lavoratori ligi alle norme EU: gente dai pingui stipendi comunitari che ha portato il Paese ai vertici delle classifiche mondiali dei furti in aeroporto - mica come quegli straccioni dei cinesi che producono apparecchi radio di qualità, a prezzo sostenibile ma privi del bollino Chiquita. O era quello delle mele della Val di Non?

Andrea Lawendel ha detto...

Grazie caro Bacigalupo, la sua solidarietà è importante. Ora non vorrei demonizzarlo troppo, il povero Giovanni. Come diceva quell'altro caro amico, un lettore è sempre un lettore e non tener conto dei suoi giudizio è - come minimo - in contraddizione con la voglia, commerciale o no profit che sia, di farsi leggere da qualcuno. Fosse solo per quello, ci sono ancora i diari veri, magari con la chiavetta, da tener chiusi nel cassettino del chevet. Detto questo - e ribadito che questa non è un'isola anti-politica - rifiutare in questo modo il confronto è a mio modesto parere uno dei tanti segnali patologici di un sistema democratico che qui non funziona come dovrebbe (almeno sulla scorta di quanto accade altrove).
Quanto ai bollini, devo sottolineare che la questione della marcatura CE per le radio Degen è tutt'altro che risolta. In giro si leggono caveat che invitano a distinguere tra marcatura CE "vera" e non tarocca, marcature spurie China Export (furrrrrbi, questi cinesi) e veri marchi impressi in rilievo sul guscio in plastica delle radio. Continueremo a monitorare la situazione.