02 febbraio 2008

La canzonetta non piace al Caudillo

Quando va bene, la censura è una pratica riprovevole. Una sua particolare variante, la censura musicale, ci appare col senno di poi (e per fortuna c'è sempre un senno di poi), tragicomica. Oscuri ometti muniti di forbici e sigilli, che in nome di dittatori, giudici e prelati passano il loro inutile tempo a tagliare, oscurare modificare, rimuovere definitivamente dagli scaffali partiture e dischi capaci di compromettere la salute morale degli ascoltatori.
L'etichetta discografica di RTVE ha pubblicato un gustosissimo libro-disco, Una censura musical en la radio española, che raccoglie in un doppio CD una quarantina di canzoni esclouse dalla programmazione radiofonica durante l'era franchista in Spagna. Il testo è stato preparato da un annunciatore di RNE, José Manuel Rodríguez. In un pezzo apparso sulla testata gay Anodis, leggo che "Rodri" era incappato in questo ennesimo esempio della tragica stupidità dei regimi fondamentalisti nel 1972, tre anni prima della morte del Caudillo, quando si era messo a cercare un sottofondo musicale per la notizia del suicidio di un famoso attore. I meticolosi ometti di cui sopra si erano affrettati a rimuovere le tracce musicali di un suicida, pessimo esempio per i giovani falangisti. (A quelli che oggi inveiscono contro l'oscurantismo degli Imam forse varrebbe la pena ricordare che a San Remo, non a Qom o a Kabul, in quegli stessi anni Lucio Dalla non poteva cantare di "puttane del porto".)
Sul sito di RNE ho trovato il podcast di La Madriguera, un programma di Diego A. Manrique che un paio di settimane fa ha dedicato uno spazio al lavoro di Rodríguez. Potete scaricare il file e troverete un'ampia selezione di pazzesche volgarità come Besame mucho (proibita anche nella sola versione orchestrale), I ragazzi del jukebox di un certo Adriano Celentano, lo struggente Inno all'amore di Edith Piaf, o l'intollerabile Tintarella di luna di Marino Marini ("no era tán candida...", commenta oggi il buon Diego, non risparmiando un ironico riferimento ai vescovi che anche oggi pretendono di dirci che cosa dobbiamo ascoltare, guardare e pensare). Con buona pace degli ometti di allora e dei vescovi di oggi, la Spagna dei film di Almodovar e delle leggi zapateriane è un'altra cosa. La Spagna...

La absurda censura musical en la radio franquista
1 de febrero de 2008

Durante el régimen franquista la radio oficial española proscribió varios temas musicales de sus ondas, debido a la “inmoralidad” de sus letras. Entre los censurados se encontraba “Bésame mucho”, también prohibida ¡hasta en su versión instrumental!

por David Rafael Estrada Correa

En Madrid acaba de aparecer el libro Una historia de la censura musical en la radio española (RTVE Música, 2008), que contiene un doble CD con las 29 canciones ‘malditas’ que fueron retiradas de la programación radiofónica durante los 36 años que duró el franquismo (1939-75).
El texto, escrito por el locutor José Manuel Rodríguez, recoge algunas de miles de anécdotas que provocaron que varias canciones populares como “Cachito”, “El preso No. 9” o “Rico vacilón”, fueran retiradas de manera permanente de las ondas de la radio oficial, por lo atrevido o inmoral de sus letras.
Y para estar seguros del puntual cumplimiento de esta medida, los encargados de aplicar estos criterios llegaban al extremo de rayar con una navaja las piezas consideradas ofensivas con unas aspas tan profundas que a veces se rompía hasta la aguja del tocadiscos, o inhabilitarlas con cinta adhesiva.
(continua)


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