E' davvero di straordinario interesse il numero di Unesco Courier appena pubblicato sul sito dell'organismo culturale dell'ONU. Tutto dedicato a Claude Lévi-Strauss, l'"uomo che cambiò il ventesimo secolo", il Courier offre per la prima volta l'opportunità di ascolta la voce di Lévi-Strauss che legge il suo intervento Race and Culture, in occasione della cerimonia inaugurale dell'International Year for Action to Combat Racism and Racial Discrimination. Era il 22 marzo 1971 e da allora questo intervento è rimasto conservato negli archivi dell'Unesco e non è mai stato diffuso. Fino a oggi. Il link al file audio in formato WMA lo potete trovare direttamente qui, mentre l'accesso al numero del Courier con gli altri articoli di Lévi-Strauss e una intervista anch'essa inedita passa da questo link.
Scorrere il sommario del Courier, ascoltare la voce del grande antropologo, che a novembre compirà 100 anni e che ha appena visto pubblicare una parte delle sue opere nella Pléiade, fa pensare alla siderale distanza tra il corpus sterminato del lavoro di questo scienziato sociale, tra il patrimonio accumulato dalla cultura della tolleranza a partire dalla Rivoluzione Francese e il miserevole stato, umano, culturale, politico, dell'Italia emersa dalle ultime elezioni. Non posso smettere di pensare ai volti, alle parole che ascolto queste sere in televisione, facendole scorrere sullo sfondo della mia storia personale meticcia, dei reticolati e delle celle che ho visto in Germania, in Polonia, a Trieste. Che brutto tempo, là fuori, amici miei.
Scorrere il sommario del Courier, ascoltare la voce del grande antropologo, che a novembre compirà 100 anni e che ha appena visto pubblicare una parte delle sue opere nella Pléiade, fa pensare alla siderale distanza tra il corpus sterminato del lavoro di questo scienziato sociale, tra il patrimonio accumulato dalla cultura della tolleranza a partire dalla Rivoluzione Francese e il miserevole stato, umano, culturale, politico, dell'Italia emersa dalle ultime elezioni. Non posso smettere di pensare ai volti, alle parole che ascolto queste sere in televisione, facendole scorrere sullo sfondo della mia storia personale meticcia, dei reticolati e delle celle che ho visto in Germania, in Polonia, a Trieste. Che brutto tempo, là fuori, amici miei.
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