22 ottobre 2010

Il Cda Rai approva la fusione di Rai Trade. E Rai Net?

Il solito, laconicissimo comunicato, per annunciare una decisione importante del CdA della Rai, tenutosi l'altro ieri, 20 ottobre. "Nell’odierna seduta, il Consiglio di Amministrazione, su proposta del Direttore Generale, Mauro Masi, ha approvato il progetto di fusione di Rai Trade in Rai." L'orientamento annunciato a luglio è diventato realtà: la società "Rai Trade", varata 13 anni fa, rientra in seno alla capogruppo. Tutto a posto, sono i classici avvicendamenti tipici della grandi organizzazioni. E allora perché questa sensazione da Aguzzate la vista, da "le due figure, quella di fine luglio e quella di due giorni fa, differiscono per un solo piccolo particolare"?
Il CdA balneare che aveva annunciato l'intenzione di riassorbire Rai Trade aveva detto lo stesso per un'altra società esterna, Rai Net, la controllata al 100% nata nel 1999 e responsabile dei progetti Web della Rai, due scherzetti 2.0 chiamati Rai.it e Rai.tv. Perché il Cda non si è occupata anche di lei? Ci sono ripensamenti su una decisione che nonostante la calura e l'indifferenza estiva aveva suscitato (anche grazie a questo piccolissimo blog) qualche perplessità? Ci sarebbe da augurarselo ma la cosa più probabile, a mio parere, è che non ci sia stato alcun dietro front: Rai Net prima o poi deve tornare all'ovile. Il problema starà nel tracciare il percorso più opportuno, trovare il modo di collocare la strategia Internet della Rai nel grande calderone di viale Mazzini. Come ricollocare le funzioni svolte da Rai Net nel contesto delle attuali divisioni Rai? Dentro alla direzione Nuovi Media affidata peraltro allo stesso Ad di Rai Net? Sarebbe la collocazione più logica, ma come deve essere ingegnerizzato l'innesto di una unità a vocazione tecnologica (specie negli ultimi due anni) in una direzione sostanzialmente editoriale? Che risorse finanziarie allocare, che grado di autonomia offrire a un team che si è mosso bene con gli accordi e le collaborazioni ormai inevitabili nel mondo della "connected tv"?
Tutte considerazioni che gettano una luce ancora più inquietante su una manovra apparsa fin da subito poco sensata. E preoccupantemente foriera di ogni sorta di italica dietrologia. I lettori di questo spazio sanno che ho avuto e continuo ad avere posizioni critiche nei confronti dei prodotti Internet della Rai. Non tutte le scelte del nuovo portale Rai.tv sono condivisibili mentre la presenza Web di Rai.it, malgrado i recenti restyling continua a soffrire di una seria carenza di brand unity, dovuta, chissà, alla difficoltà di coordinare l'azione di Rai Net nei confronti dei vari canali televisivi e radiofonici.
Ma questi punti di criticità sono del tutto normali e non tolgono nulla alla opinione che ho espresso lo scorso luglio: abbandonare il modello di società esterna in grado di agire in sostanziale autonomia è una grande sciocchezza e certo non sarà un rimedio alle eventuali difficoltà di coordinamento. Semmai, in presenza di questi ostacoli si deve intervenire con una ridefinizione dei ruoli e dei rapporti, si deve fare in modo che il dialogo funzioni ancora meglio. Moltissime delle cose fatte da Rai Net negli ultimi tempi sono all'avanguardia, perfettibili quanto si vuole ma valide. E soprattutto mi sembra da autentici sconsiderati azzerare di colpo la strategia Internet - perché di questo si tratta, ora si deve partire da capo - in un momento in cui con il perfezionamento del passaggio al digitale televisivo terrestre esplode in tutta la sua complessità (ma anche in tutto il suo potenziale) il fenomeno Connected Tv, con cui Rai Net stava imparando a famigliarizzare.
Ma qui entriamo veramente nel campo delle illazioni sull'impossibilità per un governo della cosa pubblica (espresso nella sostanza dei fatti dal principale concorrente di Mamma Rai) di occuparsi dell'ente radiotelevisivo pubblico con uno stile e una modalità al di sopra di ogni sospetto. Forse c'è anche un elemento di banale "ignoranza" nel probabile azzeramento di Rai Net, una componente di cultura informatica d'altri tempi, una cultura centralizzata, in cui la risorsa "Edp" è succube di decisioni prese a monte dell'infrastruttura. Comunque sia c'è per l'ennesima volta di che vergognarsi. La vicenda Rai Net sembra sempre più figlia di un padre chiamato conflitto di interessi e di una madre troppo anziana per capire il senso dell'innovazione.

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