03 ottobre 2010

Libri e radio digitali: per entrambi una ripartenza

In molti dei suoi momenti la radiofonia è semplice proiezione nello spazio sonoro della parola o della musica scritte. Negli altri momenti intercetta la parola al suo nascere, prima che possa essere immobilizzata in quella scritta. Una specie di pre-testo, dunque Comunque la si guardi - radio come conseguenza del testo o come indiscreto testimone del pensiero che lo precede - radiofonia e libri condividono una serie di affinità. Una di queste mi è apparsa evidente ieri, mentre nello studio 2 della Radio della Svizzera Italiana a Lugano seguivo i relatori di "Il “libro” del futuro e i media digitali", la tavola rotonda conclusiva del premio multimediale Moebius, un appuntamento ormai tradizionale nel panorama dei titoli "di autore" su DVD, Web e per la prima volta quest'anno e-Book.
L'affinita' riguarda soprattutto i due "media" nella loro versione digitale. Tanto il libro come la radio digitale hanno vissuto, quasi nello stesso periodo, una prima fase quasi del tutto fallimentare e oggi si ripresentano oggi, a dieci o quindici anni (nel caso della radio) a una nuova, ma non troppo dissimile linea di partenza. Il convegno di Lugano ha titolato racchiudendo la parola libro tra virgolette. Gli organizzatori hanno voluto giustamente sottolineare la natura ancora non ben definita del concetto di e-Book, un "oggetto" che come ha spiegato Gino Roncaglia - autore di un indimenticato, pionieristico manuale su Internet e oggi, sempre per Laterza di "sei Lezioni" sulla Quarta rivoluzione del libro - ha assunto una duplice natura legato allo strumento di lettura utilizzato per accedervi. Da un lato il libro elettronico visualizzato su carta e con inchiostri digitali (e-Paper, e-Ink). Dall'altro le opere multimediali prodotte per la nuova generazione di tablet pc inaugurata da Apple con iPad. Due dispositivi con caratteristiche molto diverse, ha ricordato Roncaglia, pensato il primo per uno stile di lettura molto simile alla carta stampata, l'altro derivato direttamente dal computer. Ma anche accomunati da una vocazione abbastanza simile: quella di favorire la cosiddetta lettura "lean back", al contrario dello schermo del pc fisso o mobile, che richiede normalmente una postura "lean forward".
Ma torniamo alle affinità tra libri elettronici e radio digitale. Il primo dispositivo e-Reader specializzato per i formati a stampa come il PDF fu nel 1998 il lettore sviluppato da SoftBook Press. In quell'epoca SoftBook aveva come concorrente NuvoMedia, che aveva progettato un reader molto simile, Rocket. Le due società furono acquisite da Gemstar nel 2000. Per tutto il decennio successivo l'industria del libro digitale in versione vivacchia senza mai provocare quell'onda di piena che secondo i suoi pionieri avrebbe dovuto mandare in pensione il libro di carta.
Cinque anni prima, più o meno, Eureka 147 diede vita a uno standard di radio digitale, il DAB, che avrebbe dovuto dar luogo a una rivoluzione della radiofonia europea e che invece in si arenò quasi ovunque in una serie di sperimentazioni spesso sterili. E' curioso come in questa fine 2010, specie in Itaia, radio e libro digitali si presentano entrambi a una nuova linea di partenza. Il libro, pur rivolgendosi da noi a un mercato di riferimento assai più ristretto numericamente, sembra già essere dotato di maggiori chance di successo. C'è l'impegno degli editori, c'è un buon numero di e-Reader di nuova generazione che a partire dal Kindle di Amazon assicurano davvero una piacevole esperienza di lettura, c'è la forte attrattiva esercitata da strumenti come iPad e dalla curiosità intorno ai contenuti innovativi da sviuppare, sicuramente "diversi" da ciò che siamo abituati a considerare "libro". C'è soprattutto una infrastruttura distributiva, Internet, già consolidata, anche se l'editoria digitale comporta problematiche ancora da risolvere sul piano della gestione dei diritti d'autore.
Davvero felice l'esempio che Gino Roncaglia ha tratto dalla letteratura romantica di E. T. A. Hoffman, con il racconto "La sposta sorteggiata". In esso uno dei tre pretendenti al matrimonio con una avvenente fanciulla, il consigliere segreto Tusmann, nel partecipare al sorteggio che dovrà decidere chi diventerà lo sposo, invece della mano di Albertina riceverà un libro fatato. Le sue pagine immacolate ricevono ogni volta i caratteri dei testi che Tusmann, appassionato bibliofilo, cerca con maggiore accanimento. Una stupenda metafora degli odierni lettori basati su e-Ink, libri che si riempiono dei testi di cui si effettua il download. Pensando a questa metafora e all'altra tipologia di lettori digitali - i tablet alla iPad - a me è venuto in mente il libro interattivo immaginato dal prolifico autoredi cyber-fantascienza Neal Stephenson nel suo The Diamond Age: "Young Lady's Illustrated Primer: a Propædeutic Enchiridion in which is told the tale of Princess Nell and her various friends, kin, associates, &c". E' grazie a questo manuale che la protagonista di questo romanzo, ambientato in una società avanzatissima in campo nanotecnologico ma ingessata in una rigido e oppressivo regime neo-Vittoriano, riceve la sua educazione rivoluzionaria che la porterà a scardinarne gli assetti. Diamond Age è stato scritto nel 1995 e il libro immaginato da Stephenson ricorda molto la tavoletta che Apple ha creato quindici anni dopo.
Insieme a Roncaglia, Andrea Basso dei laboratori multimediali AT&T, Derrick de Kerckhove, l'editore multimediale Gualtiero Carraro e il docente Paolo Paolini hanno provato a ipotizzare l'impatto che le nuove forme di editoria avranno sul mercato e soprattutto sulla nostra identità di lettori. De Kerckhove è partito dalla critica mossa da Nicholas Carr agli effetti di "re-wiring" determinati da Internet sul nostro cervello, riconoscendo che il nuovo modo di leggere e prestare attenzione alle informazioni reso possibile dallo schermo del computer ci sta trasformando (secondo Carr rendendoci irrimediabilmente superficiali). Ma proprio in questo senso il libro non morirà in futuro e proprio grazie al digitale può anzi trovare un riscatto rafforzando il suo ruolo di custode culturale e "identitario".
Potete ascoltare qui l'intero audio del convegno di ieri, sabato 2 ottobre 2010:


Volendo continuare a tracciare un parallelo tra libro e radio nel loro percorso di digitalizzazione, mi sembra di poter dire che anche nel caso della radio il digitale comporterà un certo stravolgimento del "prodotto" originale. Così come avvenne per la prima generazione di e-Reader, così poco attraenti rispetto ai libri "veri", anche la prima generazione di radio digitale e i suoi contenuti facevano apparire la tradizionale radio analogica come uno strumento che non aveva bisogno di essere sostituito. La sfida, per la radio digitale 2.0, sta tutta nel dimostrare che il gioco del cambiamento vale lo sforzo dell'investimento in infrastrutture DAB e quant'altro. A meno che non si finisca per riconoscere che, come per il libro digitale, basta lasciar fare tutto a Internet.

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