31 ottobre 2010

ZImbabwe, la polizia sequestra le radio a onde corte

Malgrado l'annunciata intenzione di riformare la regolamentazione dei media, la presidenza di Mugabe in Zimbabwe non sembra avere intenzione di allentare la morsa sulle emittenti che attraverso le onde medie e corte cercano di portare nella ex Rhodesia una voce alternativa alla radiotelevisione di Stato. Radio Voice of the People denuncia l'attività della polizia che sta confiscando le radio a onde corte che vengono distribuite gratuitamente nelle aree rurali dalle organizzazioni non governative. Nel mirino, oltre alle trasmissioni di Radio VOP, ci sono anche SW Radio Africa e Studio 7, trasmessa dalla Voice of America. Quest'ultima avverte esplicitamente sul suo sito che ad Harare le trasmissioni sui 909 kHz dal Botswana sono disturbate dal jamming governativo.

Zim Police On Radio Sets Raid Spree
29/10/2010
Harare, October 29, 2010 – Police in Mashonaland East have launched a blitz confiscating Short Wave radio sets parcelled out to villagers by non-governmental organisations campaigning for the freeing of the airwaves. Information obtained by Radio VOP on Thursday indicated that the police had been raiding homesteads starting with Murehwa centre in search of the “offending” SW radio sets, in what civil society organisations view as part of a Zanu (PF) strategy to stop rural folk from accessing alternative media sources other than the Zimbabwe Broadcasting Corporation (ZBC).
Due to ZBC’s partisan reporting in favour of President Robert Mugabe and Zanu (PF), Non-governmental organisations have been doling out free SW radios to enable villagers to tune into foreign-based radio stations which beam into the country such as Radio VOP, SW Radio Africa and and the Washington-based Studio Seven run by the Voice of America.
An official with ZimRights told Radio VOP that police officers in the company of members of the dreaded Central Intelligence Organisation (CIO) are going around Murehwa District threatening villagers in possession of the NGO donated sets before proceeding to confiscate them. “Three men from Chitowa village fell victim to this police raid early this week and they have been able to identify the police details as Constables Sibanda and Basopo,” said the source. In a statement to Radio VOP confirming the police actions, ZimRights in Harare said police claimed the distribution of the radio sets were done “behind their backs and without their knowledge.”
“Consequently, they (police) question the motive of the organisations in giving the radios behind their back,” said ZimRights. “They argue that the radios are propaganda driving tools meant to discredit the government. The police claimed that with the radios, the people cannot access official Zimbabwe radio stations. They also cited ZIMRA (Zimbabwe Revenue Authority) complaints about evasion of tax during the importation of the radios,” it added. National police spokesman, Wayne Bvudzijena said he was not aware of the incidents but promised to investigate.
ZimRights said it was demanding an immediate stop to the victimisation of rural people as well as the violation of their right to access to information and freedom of expression. “Police should practice what they are mandated to do instead of pursuing political agendas, an undesirable characteristic of state security,” said ZimRights. Despite media reforms being top of the agenda of the government of national unity, Zanu (PF) is refusing to free the airwaves.

3 commenti:

Anonimo ha detto...

Salve a tutti, la notizia purtroppo è vera, le radio vengono sequestrate e ricevere certe stazioni è diventato difficile anche quì in Malawi. Mugabe e Bingu (attuale presidente delle repubblica malawiana) sono cugini per parte di moglie, ma fratelli come intenti. Lo scorso fine settimana è stato messo sotto sequestro un giornale locale che al sabato esce con un inserto di gossip, un articolo criticava (dire blando è esagerare) la moglie di Mugabe. è scattato subito il sequestro dell'edizione con a scusa che la registrazione della testata che esce da parecchi anni non era regolare. Io vivo in Malawi da sei anni e ce l'ho trovata. penso che si stiano allineando a quello che fa il re del Lesotho che ha fatto condannare pesantemente un contadino perchè ha raccolto lo sterco (avete capito bene) delle reali vacche al pascolo.
Comunque è un fenomeno generalizzato in tutta L'Africa quello di impedire la libera circolazione delle idee, mano a mano che il celeste impero entra impone certi canoni, i dittatori o aspiranti tali si adeguano velocemente anche perchè sanno che quì il ricambio generazionale è veloce, data l'età media della popolazione. Il passo successivo è quello di togliere la memoria inserendo altri miti.
Lobotomizzare le giovani generazioni per poter togliere parametri di confronto purtroppo è molto presente anche in Europa e funziona.
Ciao

Andrea Lawendel ha detto...

Sergio, immagino sia tu, grazie ancora per questo prezioso contributo. La presenza della Cina in Africa è ormai un fatto consolidato, secondo un recente articolo di The Diplomat, ormai la bilancia commerciale tra quelli che possono a buon diritto essere definiti come due continenti raggiunge un valore complessivo di 100 miliardi di dollari. E come giustamente osserva il nostro corrispondente da Blantyre non possono non esserci conseguenze su un piano più politico-culturale. Il primo forum per la cooperazione sino-africana si è tenuto a Pechino esattamente 10 anni fa, nell'ottobre del 2000. Oggi il sito Web del "FOCAC" è diventato un archivio sufficiente per una tesi di dottorato sulla questione. La Cina e - in misura altrettanto importante, ma con meno successo da parte della "concorrente" subcontinentale - l'India non cercano solo sbocchi commerciali in Africa ma soluzioni ai loro crescenti problemi di approvvigionamento, industriali e alimentari. Quali saranno le conseguenze per l'Africa e per i suoi problemi di ridistribuzioni delle sue ricchezze e di sfruttamento dei suoi potenziali, è difficile prevederlo. I cinesi sanno sicuramente curare i propri reali interessi e non è detto che coincidano con quelli degli africani.

Anonimo ha detto...

Salve a tutti, si Andrea, ho fatto un pò di confusione nel postare lo scritto, sono Sergio. La Cina e l'India hanno due obbiettivi diversi ma tutti e due tesi al solito scopo: drenare ricchezza. La Cina preleva le ricchezze dell'Africa legate alla terra (minerali,legname,avorio,ecc.), il tutto viene pagato in perline e specchietti o poco più. Il ministro degli esteri cinese in una intervista pubblica per l'inizio dei lavori del nuovo parlamento malawiano ha definito i lavoratori locali: " gente inetta e vagabonda, incapace di lavorare. per questo il 90% della forza lavoro sarà cinese" e lo hanno fatto senza che nessun commento abbia interferito la cosa. Il governo malawiano ha annuito e applaudito.
Per gli indiani (poco più di tremila famiglie in tutto il Malawi) il discorso è diverso. Incapaci di avviare qualunque iniziativa di tipo artigianale e industriale (sono tutti diplomati in ragioneria), si sono specializzati nel drenare valuta pregiata tramite il cambio nero; un esempio: gli ospedali sono tutti dipendenti dalle donazioni internazionali, che qualche soldo arrivi anche dal governo è secondario. Se il cambio ufficiale è di 200 MKwacha per euro loro offrono 250 MK per ogni euro versato in banche portoghesi e inglesi, va da se che il 90% delle medicine e dei prodotti di consumo (tutti rigorosamente indiani e placebo)vengono acquistati a nero. Di questo scempio sono responsabili i missionari cattolici e le varie organizzazioni benefiche di area cattolica presenti nel paese. Successivamente questi soldi sono stati dirottati in Dubai. Di fatto queste opere missionarie comperano di più a parità di soldi spesi, ma non si fermeno a pensare che questo ha comportato la non presenza di denaro sul tessuto sociale, non ci sono investimenti di nessun tipo e non c'è crescita dei salari. Attualmente il salario medio di un lavoratore è di circa 25 euro mensili.
Le malattie sono aumentate e la loro virulenza è notevole, l'HIV è diventato un affare per il giro delle medicine che devono essere comperate, ma le malattie vere che uccidono sono altre:scarlattina, malaria, ipertensione, avvelenamento da cibo , ecc.. Ma di questo non se ne sente parlare da nessuna parte , neppure dalla BBC o da altre fonti. I nuovi dei sono la Carlsberg (birra), Coca Cola, telefonini cinesi. I media locali si beano di compiacere i nuovi padroni e tacciono sulla guerra civile presente in quasi tutte le nazioni, e su quella politica in atto tra la Libia e la Cina per il controllo dell'Africa. La cosa che circola liberamente non sono le idee magari a cavallo delle onde radio, ma solo l'alcool e la ndjamba (cannabis).
Ciao e grazie dell'ospitalità