Michel Penneroux, che nel DRM Consortium presiede il comitato responsabili delle strategie di commercializzazione, la butta quasi in politica qui a Torino, dove Claudio Re di Radio Maria ha organizzato un seminario a margine della sperimentazione del sistema di radio digitale DRM+ in corso nella banda dei 50 MHz. La radio digitale, ha detto in sostanza Penneroux, è uno strumento di pressione che il mondo broadcast può utilizzare per difendere il suo asset fondamentale, le frequenze di trasmissione, dall'assalto di un mercato - lo spettro RF e gli standard trasmissivi che lo impegnano - sempre più conteso tra mondo broadcast puro e industria della telefonia. Modello "broadcast" significa anche democrazia, partecipazione, libertà di scelta, grauità, ha osservato Penneroux. E' importante poter far leva su sistemi come il DRM+ per affiancare, integrare, sostituire risorse come l'FM analogica. Soprattutto per far passare il fondamentale concetto della contintuità del valore di risorse. La tentazione dei regolatori e dell'industria degli apparati è infatti quella di considerare sempre più obsoleta la radio analogica e spingere in favore di un parziale trasferimento delle risorse spettrali ai "telefonici", in nome del loro successo commerciale e tecnologico.
Il discorso non fa una piega e nessuno ha ragione di dubitare che il DRM+ e gli altri sistemi di radio digitale funzionino. Sono stato a bordo della vettura allestita per la prova di ricezione in movimento di Radio Maria. I risultati sono ottimi (dello stesso parere è Radio Vaticana che ha presentato i suoi test in onde medie, corte e - in collaborazione con Rai Way sui 26 MHz a Roma) e la presenza qui a Torino di diversi costruttori di impianti di trasmissione conferma che il sistema può rappresentare un valido business case. Mancano solo due particolari non trascurabili: la volontà di impegnare lo spettro FM per trasmissioni solo digitali e soprattutto la possibilità di ricevere queste trasmissioni con ricevitori commerciali, fissi portatile e last but not least per "automotive". E qui naturalmente i bei discorsi ingegneristici tendono un po' a impantanarsi. Con il suo esperimento Radio Maria vuole anche dimostrare il potenziale delle frequenze dei 26 MHz per applicazioni locali, che potrebbero consentire di utilizzare il DRM/DRM+ senza disturbare l'FM analogica, ma questo risolverebbe solo uno dei due fattori di criticità. La presentazione del centro di ricerche coreano Keti in questo senso è stata interessante. Il modulo basato sul processore della PNPnetwork Technologies è stato realizzato dal Keti, che come mi ha spiegato Mr. Park è anche in grado di offrire il suo aiuto ai produttori che volessero realizzare, su questa architettura di riferimento, sistemi commerciali. Sono anelli importantissimi nella catena della commercializzazione della radio digitale. Parlavo poco fa con Eugenio La Teana di RTL 102.5, che incontro sempre in queste occasioni. Eugenio mi diceva dell'impegno delle case automobilistiche sul fronte del DAB/DAB+ che in questo momento interessa di più. Ormai tutte le grandi marche di automobili hanno annunciato l'uscita di ricevitori FM/DAB integrati nei cruscotti dei vari modelli di autovettura (l'aftermarket delle autoradio tradizionali è quasi dato per perso, mi pare di capire). Questo potrebbe rendere possibile una esplosione del fenomeno digital radio, finalmente anche tra i consumatori. Silicio come quello sviluppato da PNPNetwork è indispensabile per spostare l'interesse dell'industria dell'auto verso il DRM, e la cosa prima o poi succederà. RTL 102.5 è pronta anche a considerare l'idea di impegnare delle frequenze FM per il DRM+, ma solo quando sarà il momento. Difficile prevedere se e quando arriverà. Nel frattempo, i "telefonici" con LTE non resteranno fermi. Il modello broadcast può ancora contare sulla sua formidabile capacità di servire estesi bacini di utenza impegnando risorse di banda relativamente modeste, ma sarebbe un errore confidare che questa superiorità durerà per sempre.
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