12 settembre 2010

Le clamorose dimissioni al microfono di Pia Beathe

Nel film "Quinto Potere" accade all'incirca una cosa del genere ma ascoltare dal vivo le amare dimissioni lette da una giornalista radiofonica allo stesso microfono da cui avrebbe dovuto dare il notiziario dev'essere stato uno shock per il tranquillo pubblico dell'emittente di Stato norvegese, la NRK. I giornali di mezzo mondo riportano oggi la notizia di questa clamorosa decisione da parte di Pia Beathe Pedersen, da un anno e mezzo in forza - da quanto mi pare di capire con un contratto temporaneo - alle redazioni regionali di NRK P1. Secondo le agenzie di stampa è il risultato di un crollo nervoso, ma leggendo tra le righe si intuisce un malessere assai più motivato. Ed è difficile pensare che il gesto sia solo un banale tentativo di farsi pubblicità, non in una nazione che non ha certo fama di indulgere in cialtronerie all'italiana.
Pia Beathe (sul sito della NRK si possono vedere molte sue corrispondenze con foto, aveva cominciato proprio dalla redazione Web) si è seduta a quel microfono ieri mattina, sabato 11, alle 8. Il blog Radioassistant ha pubblicato su YouTube il testo che la giornalista ha letto al posto del notiziario ("tanto posso dirvi che oggi non è successo niente") con una puntuale trascrizione in inglese.



Good morning..My name is Pia Beathe Pedersen What I am about to do now is really scary.I am being disobedient and I might get a serious bollocking, but I can't see any other alternative way of doing this. This is above all a message to Hans Tore Bjerkås. My chief executive. A fellow I see as cool. I trust him and see him as a man with integrity. Hans Tore you must help.. your employees are not okey. Certainly not here in østlandssendingen. I have written my opinions on østlandssendingen and NRK and that I just published on our website. I have been thinking about how to do this for a couple of days. I considerd sending Bjerkås an email or publish something in the newspaper, but then I thought the only way to make sure its published is to write a blog.
Then I was told that it was me to read the news today. For a couple of days I then considered what to do. I concluded that this is the best way. I asked one person that i completly trust if he thought I should do what I am doing this way. He said no. emh. I am doing this on myown initiative and is fully responsible. I am just doing the best I can do. I am so sick of being angry and upset.
I just dont wont my stomach to hurt anymore. I want to be able to eat properly and to be able to breathe again. I realized that its me that is most important in my life. I have understood that I can expect other people to look after me. I have to do that myself. Thats why I decided to do this. I got nothing to loose. I hope NRK will listen. I hope this will lead to so mething good.
The news will not be read but I can tell you that nothing important happend. I hereby resign and leave the premises. Thanks and good bye.

La Pedersen ha diffuso su Internet una lettera più articolata, che il traduttore di Google rende in modo estremamente efficace
Su Facebook è apparsa immediatamente una pagina di solidarietà, sottoscritta da quasi 1.300 persone in 24 ore. Ovviamente c'è anche la pagina di quelli che non sono assolutamente solidali con quella che viene definita "ex-giornalista", ma gli anti-supporter sono solo quattro.
Pia Beathe, che non è una ragazzina (leggo che avrebbe 43 anni) e ammette di aver toccato il cielo con un dito quando è riuscita a entrare alla radio di Stato, sostiene che in NRK c'è troppo precariato, che il lavoro di tanti non viene adeguatamente tenuto in conto, che ci sono troppe persone "invisibili", in balia di oscuri meccanismi decisionali. Nel suo accorato appello, con la voce rotta dall'emozione, Pia si rivolge esplicitamente a Hans Tore Bjerkås, direttore generale dell'emittente e, dice, uomo di indubbia integrità. Il quale ufficialmente, secondo il sito norvegese di notizie in inglese TheForeigner.no, non ha ancora commentato le dimissioni in diretta della sua sottoposta. "Aiutaci, Hans Tore". Mi chiedo quanti siano, in Italia, i lavoratori delle emittenti pubbliche e private (per non parlare dell'esercito di insegnanti e lavoratori precari) a provare la stessa angoscia, ad avvertire la stessa, claustrofobica mancanza di vie d'uscita.

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