L'ultimo romanzo di Tom McCarthy, quarantenne scrittore e artista londinese (qui un sito non ufficiale molto ben curato da un giornalista cultore del personaggio), si intitola "C". Come il linguaggio di programmazione. E come "comunicazione". Dalla bella recensione di Jennifer Egan sul New York Times emerge l'ossessione dell'autore nei confronti della trasmissione e ricezione dei messaggi. Il protagonista di C, Serge, è il figlio di un patito degli albori della tecnologia radio e si trova a sua volta a utilizzare i primi trasmettitori a bordo degli aerei nella Prima Guerra mondiale.
La voce di Wikipedia dedicata a McCarthy conferma questa ossessione. Nella sua veste di segretario di una semi-fittizia associazione culturale, la Necronautical Society, lo scrittore ha animato una rivisitazione del mito di Orfeo mutuato da una parafrasi dell'omonimo film di Jean Cocteau (disponibile online qui). Nel film Orfeo è un poeta incaricato della sua missione agli inferi da una morte, la Princesa, di cui si è disperatamente invaghito, ma che ha ciònonostante ordinato ai suoi sicari in motocicletta di uccidere Euridice, moglie di Orfeo. I messaggi che coordinano le mosse della Princesa arrivano a loro volta sottoforma di messaggi radio (quella della foto qui sopra è tratta proprio da un fotogramma di Orphée), nello stesso stile delle comunicazioni in codice che Radio Londra faceva pervenire alla Resistenza francese: frammenti di poemi e frasi senza senso. Questa trama è stata ripresa dalla Necronautical Society con una installazione, Calling All Agents, costruita intorno a una Transmission Room da cui partivano veri messaggi radio, sia sulla frequenza low power dell'impianto dell'Institute of Contemporary Arts di Londra (sugli 87,7 MHz) e ridiffusi verso altre stazioni radio che nel mondo partecipavano a quel progetto artitstico.
Le comunicazioni radio, i codici, i significati nascosti, popolano anche un precedente romanzo di McCarthy, Men in Space, ambientato nei paesi dietro una crepuscolare Cortina di ferro.
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