Ascolto, linguaggi, tecnologie, storia, geopolitica, cultura della radio: emittenti locali, internazionali e pirata • Web radio • radio digitale • streaming music • ham radio • software defined and cognitive radio • radiocomunicazioni • regolamentazione
Si potrebbero fare molte considerazioni sulla lettura dell'articolo di James Robinson sul Guardian a proposito dell'incerto futuro del BBC World Service, il servizio radiotelevisivo internazionale della BBC. Il piano di risparmio deciso dal nuovo governo britannico ha colpito anche il Ministero degli esteri, principale finanziatore del World Service (ma anche il British Council viene colpito) che nel 2014 passerà la mano. Il servizio per l'estero ritornerà a essere competenza della BBC, la quale ha promesso che non ci saranno tagli. Non si vede come, scrive perplesso il Guardian, dato che anche la BBC subisce importanti tagli.
La verità è che per una nazione che non esita a spendere somme ben più consistenti per intervenire militarmente in Iraq o in Afghanistan, i programmi per l'estero rappresentano un'arma incruenta, "soft power" lo chiama Robinson, in grado di imporre senza violenza il modo di essere e di pensare di una democrazia matura, informando in modo professionale e a livelli qualitativi riconosciuti da tutto il mondo democratico e no. Un "soft power", aggiungo io, che a differenza della maldestra diplomazia sputtanata in queste ore da WikiLeaks non fa del gossip di bassa lega e lo mette in cifra, ma utilizza al contrario lo strumento della verità, della trasparenza.
Ma forse è proprio questo il punto. Anche nelle nazioni dove la libertà di stampa e l'autonomia del giornalista sono prese molto sul serio, il modello di una azienda pubblica i cui dipendenti non esitano a denunciare la mediocrità della politica che governa lasciando dietro di sé una scia di errori, crisi economica, omissioni, distruzioni, paure e soprattutto silenzi, non viene più tollerato. E' un modello di virtù in sistemi dove la virtù ha smesso da tempo di essere un requisito per entrare a far parte dell'esecutivo. Incapaci di governare, i burocrati ostacolano in tutti i modi chi cerca di svelare la misura ormai allarmante della loro incompetenza.
Ma gli effetti di una contrazione della capacità di fuoco del BBC World Service non saranno trascurabili. Ci sono emittenti internazionali che in questo stesso periodo incrementano i loro budget, la Voice of Russia di Putin, la Voce dell'Iran di Ahmadinejad il nucleare. Gente che di censura preventiva se ne intende davvero e che rischia di restare sola, con i propri megafoni, a fare cattiva propaganda in aree del mondo già abbastanza infiammate.
Non penso ci siano stati problemi di autorizzazione per The Lounge App, l'applicazione iOS che consente di accedere da iPhone e iPad all'aggregatore di stazioni radio di tutto il mondo The Lounge, sviluppato da Pure/Imagination Technologies in abbinamento alla sua offerta di ricevitori digitali ibridi, stile Pure Sensia tanto per intendersi. Non solo The Lounge permette di accedere a migliaia di stazioni su Internet, ma Imagination Technologies è partecipata da un azionista chiamato Apple!
PURE’s world leading internet radio portal, the Lounge, now on iPhone
The Lounge App on iTunes store brings iPhone into PURE’s Flow family of connected radios
London, UK 25th November 2010: PURE, the world-leading radio maker, announces an iPhone App for its world-leading radio and media portal, the Lounge (thelounge.com). The Lounge App enables iPhone, iPod Touch and iPad users to listen to a world of internet radio, podcasts, listen again content and a library of unique and ambient PURE sounds, on the go.
The new Lounge App can be downloaded today at the Apple iTunes App Store in the UK, throughout Europe and in the US for just £2.99, € 3.99 and $ 4.99 respectively.
The PURE Lounge offers the user a world of local, national and global radio content ranging from American country to current events in Poland and from Gaelic football results to Austrian hip-hop. Listen again content allows users to catch up with radio programmes that they’ve missed such as the latest episode of the Archers or Dave Pearce’s dance anthems on BBC 6 Music. Podcasts available on the Lounge give users access to thousands of programmes available anytime whether it’s bedtime stories for the kids, DIY tips or highlights of a favourite breakfast show. There are also over 80 ambient PURE Sounds on the PURE Lounge to stimulate, inspire and relax ranging from ‘babbling brook’ to ‘cicadas at sunset’. The PURE Lounge App delivers a gateway to all of this content on the move.
The PURE Lounge App connects seamlessly to audio content over both Wi-Fi and 2G/3G, and allows Apple iPhone, iPod Touch and iPad users to access the Lounge’s powerful and simple to use search filters and find the content they want. Any combination of name, language, country, genre or audio quality can be entered to narrow down exactly what the user is looking for.
In questi giorni Pure ha anche presentato un ricevitore digitale, Twilight, che conferma il ruolo del costruttore britannico nel "ridefinire" il nostro modo di concepire e utilizzare un apparecchio radio domestico. Twilight abbina alla funzionalità di ricezione un diffusore luminoso elettronico che simula diversi effetti cromatici, per esempio la luce dell'alba. Il dispositivo viene commercializzato con una inedita connotazione "wellness", come strumento per il benessere, ideale anche per la stanza dei bimbi.
Sta riscuotendo un gran numero di recensioni molto positive (e oltre 600 download in meno di due giorni) la release 1.03 di WRPlus, il software di demodulazione che Sandro Sfregola ha sviluppato a partire dal codice di WinRadio, di Alberto di Bene. Le novità più significative riguardano la demodulazione di vari modi FM. Adesso c'è grande attesa per il futuro rilascio di WRPlus 1.04 che implementerà anche la decodifica delle informazioni RDS.
Nuovo algoritmo di demodulazione FM "zero distortion"
Modo FM riprogettato (di nuovo): ci sono ora quattro FM sub-modes: Narrow FM, Medium FM, Wide FM e Stereo Wide FM
Wide BW FM con selettivita' regolabile tra 48 – 192 KHz
Filtri deenfasi per Wide FM (50uS and 75uS)
Broadcast quality FM stereo decoder; con un appropriato front-end WRplus puo' essere impiegato per applicazioni di monitoring professionale
AFC/AFT migliorato e molto piu' efficiente per tutti i sub-modes FM; l'AFC/AFT ha ora un range limitato del 90% della banda passante corrente (+/- 45%)
Tune and LO ranges estesi: in WRplus 1.03 i ranges delle scale Tune e LO sono stati estesi da 100 MHz a 1 GHz con l'aggiunta di una cifra; i relativi valori sono passati all'eventuale extio.dll (se presente) permettendo il controllo dell'hardware esterno anche nelle bande VHF – UHF
Nuovo I/O buffers handling: dopo diversi reports da vari utenti ho rivisto in dettaglio il codice e cambiato radicalmente la gestione asincrona dei dati. Il fractional down-sampler e' ora sempre blocato per evitare effetti "varispeed" o instabilita' di frequenza apparenti
Migliorato il controllo e il range della velocita' di aggiornamento delle finestre SP2/WF2: precedentemente il controllo di velocita' era effettuato in step discreti di 2X e il refresh era dipendente dal Sample Rate interno. Ora e' possibile regolare piu' finemente la velocita' che non e' piu' dipendente dal SR
Questo il parere di Francesco, appassionato di software defined radio molto esperto e motivato dai suoi interessi musicali all'ascolto FM in buona qualità:
A Roma, in casa, in zona semicentrale, senza particolari accorgimenti di eliminazione di rumori
elettromagnetici (la mia E-MU vede due segnali spuri a 54 KHz e 73 KHz, probabilmente originati dal mio laptop). Ho collegato il mio PMSDR prima ad un'antenna stilo, poi ad un folded-dipole. Il sistema non è ottimale, manca un filtro banda II subito dopo l'antenna. Ovviamente il dipolo è decisamente migliore dello stilo, il dipolo risuona a 98 Mhz con impedenza circa 75 ohm, lo stilo invece ha circa 300 ohm mentre l'input a PMSDR è a 50 ohm.
Secondo una lista pubblicata nel giugno 2009 (www.frequenze-radio.it) sono ricevibili oltre 82 stazioni di varia potenza entro il GrandeRaccordoAnulare di Roma. Orbene tutte, dico TUTTE, vengono ricevute e decodificate! Con l' antenna a stilo in modo rumoroso, con il dipolo in maniera più che accettabile, molte stazioni veramente bene. Tenendo conto che PMSDR lavora in terza armonica e senza filtro antenna mi sembra questo di già un risultato notevolissimo!
Poi, ho inserito tra l'antenna e PMSDR lo FMC-108-28 , il downconverter FMtoShortwave di Rudolf Ille, ricevuto da un paio di settimane fa e mai acceso. FMC-108-28 ha ovviamente il filtro banda II in ingresso, PMSDR lavora ora in modo normale, in prima armonica. Risultato stupefacente, decodifica perfetta! Al livello del Sony HDXFDR , il miglior tuner commerciale mai costruito, battendo alla grande Degen, Sangean, tuner Vintage con filtri modificati.
Anche in materia di radio digitale, paese che vai usanze che trovi. Secondo El Universal, citato giorni fa da Radio Magazine Online, l'associazione messicana CIRT, che riunisce le emittenti commerciali, sta facendo pressioni sul locale ministero delle Comunicazione perché il 2015, data fissata per lo switch off della tv analogica, diventi anche una data-soglia per l'avvento ex lege della radio digitale. Ministero e authority rispondono che la sollecitudine non è di per sé sbagliata, ma che è impossibile fissare un termine di legge di chiusura della radio analogica senza ulteriori studi.
Il CIRT è da sempre fautore di un profondo ammodernamento delle infrastrutture radiofoniche in Messico e vede di buon occhio una diffusa adozione di HD Radio, sistema per altro già utilizzato in fase sperimentale da molte emittenti degli stati confinanti con gli USA. E' soprattutto sul passaggio dalle onde medie all'FM che si concentra l'azione dell'organismo. In un suo report pubblicato lo scorso 30 agosto il CIRT scrive che su un totale di quasi 1.700 stazioni, 853 utilizzano ancora le vecchie onde medie. Solo nel secondo semestre di quest'anno, sarebbero però state autorizzate al passaggio dalle medie all'FM altre 126 stazioni. Evidentemente il CIRT ritiene che con l'approvazione di una data di switch off o comunque di adozione forzata di uno standard ibrido come HD Radio, che assicura il passaggio al digitale senza rendere obsolete le vecchie radio, il rinnovamento diventerebbe automatico senza pesare troppo sull'insieme di ascoltatori.
La National Security Agency ha aperto i suoi archivi su un pezzo importante della storia della criptoanalisi della Seconda Guerra mondiale, diffondendo attraverso la sezione dedicata sul suo sito alle iniziative di "declassificazione" (noi diremmo desecretazione), una quantità di documenti prima riservati sulle attività di counterintelligence dell'esercito tedesco.
In pratica si viene a conoscenza di ciò che gli Alleati angloamericani sapevano a proposito dei "concorrenti" tedeschi di Bletchley Park e dei criptoanalisti americani. Sono nove volumi dattiloscritti con riferimenti eccezionali, incluso un lungo capitolo sull'analisi del traffico radio cifrato sovietico. Una lettura difficile, anche per una questione tipografica, ma piena di informazioni che fino a poco tempo fa erano protette dal segreto. I nove volumi risalgono al 1946 e solo nel 2009 sono stati giudicati desecretabili.
Impossibile sfuggire al paragone con quanto sta succedendo in queste ore di attesa delle rivelazioni promesse da Wikileaks, che sul suo canale Twitter il 21 novembre ha preannunciato il rilascio (sette volte più corposo rispetto alle scottanti rivelazioni sulla guerra in Iraq lo scorso ottobre) di informazioni confidenziali elaborate dalla diplomazia americana. The coming months will see a new world, where global history is redefined, scrive Wikileaks denunciando ambizioni che vanno al di là della richiesta (a mio parere sacrosanta) di una maggiore trasparenza nelle relazioni tra gli Stati e tra governi e cittadini.
La rassegna stampa accumulata da WL Central sito "non ufficiale" su Wikileaks, è davvero notevole e include un articolo pubblicato da Radio Free Europe che vi suggerisco fortemente di leggere.
Oggi su Repubblica.it c'è un articolo di un diplomatico italiano, Ferdinando Salleo, intitolato proprio "Quei messaggi cifrati chiave della diplomazia" che raggiunge conclusioni opposte rispetto al commento di RFE. Nel racconto di Salleo trovate uno di quei rari (per la stampa non specializzata) riferimenti alle macchine cifranti come Enigma, che l'autore del pezzo definisce "primordiali" ma che tanto inefficaci non erano se per crakkarle c'è voluto il cervello di Alan Turing. Salleo dice che la crittografia, la segretezza delle comunicazioni tra ambasciatori e ministeri degli Esteri è fondamentale, anche per una questione di sicurezza.
«L'utopica proposta di Woodrow Wilson contro la diplomazia della confidenzialità del tessuto negoziale - open covenants, openly arrived at - è stata discreditata da quasi un secolo per l'inevitabile deriva demagogica e propagandistica che rende più facili i conflitti: il caso del nucleare iraniano o quello della lotta contro il terrorismo e la proliferazione lo mostrano oggi chiaramente, se pur ve ne fosse stato bisogno. Ne impediatur legatio: nell'antica regola che ravvisa nella completa libertà di pensiero e d'azione dell'ambasciatore, nel solco delle sue istruzioni, la necessaria base dell'efficacia della missione diplomatica in cui deve quindi collocarsi la confidenzialità del rapporto con il proprio governo.» Questo Salleo.
Il discredito che avrebbe vanificato la proposta di Wilson non è del tutto ben posto dall'autorevole diplomatico: Wilson nel 1918 parlava di covenants of peace, trattati di pace, in un momento storico molto particolare di un mondo che cercava - come si vide poi, senza successo - di evitare il ripetersi di un conflitto devastante. Oggi il discorso sulla trasparenza nella public diplomacy è molto cambiato. La diplomazia tra Stati ha sicuramente il diritto di mantenere la riservatezza sulle proprie considerazioni interne. La crittografia serve anche per questo. Ma quando questa riservatezza serve ad autoproteggersi da decisioni sbagliate o addirittura dalla menzogna utilizzata come strumento politico e di condizionamento (vedi il caso della guerra in Iraq e della favola delle armi di distruzione di massa di Saddam), il segreto di Stato sconfina nell'omertà e un sito come Wikileaks ha tutto il diritto di provare a scardinarlo.
Il Dipartimento di Stato avverte che le rivelazioni di Wikileaks possono mettere a rischio delle vite umane, che la pubblicazione sarebbe un grave errore. Ma il vago "rischio" si traduce in terribile conta dei morti quando gli errori li fanno i capi degli eserciti e i governi che ne guidano le motivazioni e gli obiettivi. Ancora non si conosce la natura delle informazioni che verranno rese pubbliche, non sappiamo quale sia la loro origine: telegrammi e comunicazioni cifrate, o semplici messaggi di posta elettronica e i loro allegati? Quel che è certo è che se il Dipartimento di Stato considera il segreto un'arma, è suo dovere fare in modo che questa arma sia efficace. Di fronte alle perniciose decisioni di una classe politica molto spesso del tutto inadeguata (quando non platealmente inetta o peggio ancora corrotta), la trasparenza resta l'unica arma nelle mani degli elettori "truffati" ed è loro dovere, nostro dovere, fare in modo che sia sempre la più affilata possibile.
[aggiunta 19.24 - Secondo Ilpost.it ieri Der Spiegel avrebbe pubblicato per errore un primo assaggio delle informazioni rilasciate da WL. L'illustrazione presa dal sito del settimanale tedesco mostra un messaggio telex, dello stesso formato utilizzato per la residua trasmissione via HF di traffico diplomatico]
“Die lineare Radioausstrahlung über Kurzwelle wird - mit Ausnahme Afrikas - beendet.” Ovvero, la diffusione lineare in onde corte cesserà, ad eccezione dei programmi rivolti all'Africa. La Deutsche Welle, prestigiosa emittente internazionale tedesca si appresta all'ennesima ristrutturazione dopo che le risorse fiananziarie sono state ulteriormente limate. Le onde corte resteranno solo per gli ascoltatori in Africa, intere aree, dai Balcani all'Indonesia, non riceveranno più segnali. L'emittente si rifocalizzerà su Internet e produrrà meno programmi, moltiplicando piuttosto le opportunità di ascolto non lineare attraverso i podcast. Ecco un articolo di Meedia.de
DW STEHT VOR STELLENKÜRZUNGEN UND RADIKALEM UMBAU
Strukturreform: Die “Neue Deutsche Welle”
Die Deutsche Welle will sich runderneuern. Und damit einmal mehr gegen den zu geringen Sendertat ankämpfen. Das Programm soll schlanker, die Strukturen straffer und Kosten eingespart werden. Die bisherige Trennung von Fernsehen, Hörfunk und Internet will man schrittweise aufgeben und sich auf digitale Verbreitungswege konzentrieren. Von den Sparmaßnahmen sind vor allem das Rumpfprogramm und die Mitarbeiter in Osteuropa betroffen. Doch bis die Reformen greifen, können noch Jahre vergehen.
Seit Jahren klagt die Deutsche Welle über zu geringe finanzielle Mittel. Jetzt soll das Rumpfprogramm radikal zusammengekürzt werden. Auf eine Stunde pro Tag, die ständig wiederholt werden soll. Bisher waren es zwei Stunden. Wird das Programm tatsächlich verschlankt, dürfte sich das auch auf den Mitarbeiterstamm auswirken. Denn auch dort soll es zu Einschränkungen kommen. Vorrangig bei den ausländischen Redaktionen: So stehe vor allem die osteuropäische Dependance im Fokus der Sparmaßnahmen. Auf dem Balkan, in Indien und Indonesien soll die Deutsche Welle künftig gar nicht mehr zu empfangen sein.
Mehr Podcasts, weniger Programm
Damit nicht genug. Auch die Verbreitungswege sollen optimiert werden. Die Süddeutsche Zeitung zitiert Punkt 12 des 'Eckpunktepapiers', das Intendant Erik Bettermann Anfang November mit seinen Direktoren verabschiedet hat. Darin heißt es: “Die lineare Radioausstrahlung über Kurzwelle wird - mit Ausnahme Afrikas - beendet.” Künftig will man sich verstärkt auf das Satellitenprogramm und Podcasts konzentrieren.
Anders als die Öffentlich-Rechtlichen finanziert sich die Deutsche Welle aus Steuergeldern. Der Senderetat lag bisher bei rund 270 Millionen Euro. Doch schon seit Ende der Neunziger leidet der Sender unter finanziellen und personellen Kürzungen. Von 1999 bis 2004 wurde der damalige Haushalt um rund 75 Millionen Euro zurückgefahren. 1998 beendete sie ihr Angebot auf dänisch, norwegisch, niederländisch, italienisch und sanskrit. Ende 1999 folgten japanisch, slowakisch, slowenisch, spanisch, tschechisch und ungarisch. 2005 wurde der Senderetat dann nochmals erhöht.
Doch das Geld scheint nicht auszureichen. “Wir haben trotz der Rationalisierungsmaßnahmen der vergangenen Jahre nicht das Geld, das wir brauchen”, erklärt DW-Sprecher Johannes Hoffmann im Interview mit der Süddeutschen. Allerdings könne es noch zwei bis drei Jahre dauern, bis die Reformen auch umgesetzt werden. Vorher müssen allerdings erst einmal die Regierung und der Bundestag Stellung nehmen. Und das kann dauern.
Radio app parziale marcia indietro. Dopo aver denunciato in Europa la vicenda di Jim Barcus - lo sviluppatore americano che si era visto rifiutare dall'App Store di Apple l'approvazione per alcune app commissionate dalla sua clientela costituita da stazioni radio locali - la testata Radioszenepubblica la dichiarazione di un responsabile dell'associazione tedesca delle radio e televisioni commerciali VPRT. L'organismo ha ricevuto da Apple in Germania l'assicurazione che le app continueranno a essere approvate a patto che siano le singole stazioni a richiederne l'autorizzazione sullo Store registrandosi (al costo di 79 euro) come sviluppatori indipendenti. Le app potranno però essere realizzate da terze parti. A quanto sostiene Sebastian Artymiak, della VPRT, la regola verrà d'ora in poi applicata anche ad altri tipi di applet, incluse quelle che consentono di accedere ai quotidiani online.
La reale intenzione di Apple potrebbe dunque essere quella di combattere il fenomeno delle app realizzate con lo stampino, da un unico sviluppatore, con poche personalizzazioni. Tra l'altro comincia a diventare un po' sospetto anche il comportamento di Jim Barcus, che come rivela il periodico online Macity ha ritirato dal sito della sua società la pagina in cui, denunciando il niet ricevuto da Cupertino pubblicava una (a questo punto presunta) mail di risposta dall'indirizzo di Steve Jobs (la pagina è accessibile dalla cache di Google, ma senza la riproduzione della mail). Le dichiarazioni fatte dalla VPRT sembrano corroborare la notizia relativa al cambiamento di policy dello Store, ma dicono anche che Barcus forse avrà qualcosa da spiegare a clienti che hanno pagato per entrare in uno schema, quello delle app realizzate in serie, dallo scarso valore aggiunto.
Ciò detto, Apple ha sicuramente il diritto di imporre tutte le misure che vuole per garantire il livello qualitatito del suo store, ma dovrebbe anche comprendere la particolare situazione di un'industria come quella radiofonica, sottoposta a pressioni ben più urgenti. Negli Stati Uniti esistono migliaia di stazioni indipendenti, che cercano attraverso le sinergie con il Web mobile una opportunità in più per mantenere il contatto con la propria audience. Le loro app realizzate in economia devono essere considerate "pubblicitarie"? Sì, in parte lo sono, anche se questo non esime gli editori radiofonici dallo sforzarsi di trovare la formula giusta per dare, attraverso le loro app, qualcosa in più. L'altro giorno Newslinet commentava che un provvedimento come questo può anche avere un effetto positivo, inducendo le singole stazioni a stipulare le stesse forme di alleanza che vengono auspicate qui da noi per le televisioni locali davanti alla prospettiva del calo di risorse frequenziali legato al riutilizzo dei canali ex-analogici per servizi di tipo telefonico wireless. Ma è un paragone che a mio parere non regge completamente: stazioni fortemente urbanizzate come sono le stazioni americane, o i nostri network commerciali nazionali, hanno il problema di tutelare un brand oltre che una modalità di fruizione e le app radiofoniche-contenitore finiscono inevitabilmente per diluirne l'impatto. Limitare per le stazioni radio l'accesso alla piattaforma Apple è una misura comprensibile solo se la si può interpretare come stimolo, per tutto il settore radiofonico, a reinventare attraverso le app la tradizionale esperienza di ascolto, a sperimentare per davvero le opportunità della contaminazione crossmediale. Se è un modo per rafforzare un confine protetto tra media diversi (e per mantenere meglio il proprio ruolo sul mercato della musica digitale) diventa un atteggiamento poco opportuno.
Apple nimmt Aus für Radio-Apps teilweise zurück
Veröffentlicht am 26. Nov. 2010
Apple hat seine Haltung zu Radio-Apps relativiert. Ein Apple-Sprecher teilte dem Verband der privaten Rundfunkanbieter (VPRT), mit, die Sender könnten weiter eigene Apps im App-Store anbieten, sollten sich aber einen eigenen Entwickler-Account zulegen. Diese Meldung widerspricht ein wenig früheren Meldungen. In denen wurde etwa Steve Jobs mit der Aussage zitiert, eine App, die nicht eine Auswahl aus mindestens 100 Sendern biete, habe in Zukunft keine Chance mehr. Im Grundsatz scheibt es aber dabei zu bleiben, dass Apple die wachsende Zahl ähnlich oder gleich gestrickter Radio-Apps aus dem Angebot nehmen will.
Hier das Statement von Dipl.-Ing. Sebastian Artymiak, Leiter Medientechnologie des VPRT (Verband Privater Rundfunk und Telemedien e.V.):
Apple wird keine Radio-Apps löschen oder den Zugang von Radio-Apps zum Apple-Store verweigern. Apple rät aber allen Radiosendern, sich einen eigenen Entwickler-Zugang zuzulegen (79 Euro), um die Apps selber hochzuladen. Diese Apps können auch von Dritten entwickelt sein (White Label Lösung). Neue und zukünftige Apps werden weiter wie bislang behandelt.
Apple bestätigte, dass identische Apps – welche von nur einem Entwickler bereitgestellt werden – nicht mehr aktiviert werden. (Anmerkung: Es hat wohl in der jüngeren Vergangenheit Fälle gegeben, in denen z.T. bis zu hundert identische Apps von einem Entwickler bereitgestellt wurden.) Die Regelung gilt auch für Zeitungen und andere Bereiche. Wird die App aber direkt vom Radiosender hochgeladen, stellt dies kein Problem dar. Auch können Radiosender über den eigenen Account mehrere Apps hochladen.
Non sono ancora disponibili i nuovi testi dei regolamenti Agcom che traducono operativamente i principi delineati dal Decreto Romani in recepimento della normativa europea in materia di nuovi mezzi audiovisivi. Ma in giro si percepisce una certa soddisfazione per la forte attenuazione che il nuovo testo avrebbe subito (a quanto dicono le indiscrezioni trapelate tra ieri e stamane) rispetto a una prima versione che la scorsa settimana Agcom aveva bloccato in seguito alle proteste. Sembra quindi che non ci sarà lo tsunami di burocrazia e balzelli che avrebbe stroncato sul nascere le ambizioni delle 350 micro webtv italiane censite dall'Osservatorio AltraTV e di tantissime web radio (alcune riunite nella WRA, Web radio associate). Ci sarà una netta distinzione tra imprese commerciali e no profit e anzi sembra che i regolamenti non si applicheranno sotto la ragguardevole somma di 100 mila euro (si presume di fatturato), anche se non mi è proprio chiaro se chi opera sotto questa soglia dovrà comunque versare la somma una tantum (non più un canone annuo comunque) di inizio attività: 500 euro per le tv e 250 per le radio.
Molta soddisfazione è stata espressa dall'amico Giampaolo Colletti, di FEMI (associazione delle micro web tv). FEMI si appresta tra l'altro a celebrare a Milano, il 2 e 3 dicembre all'Università IULM, il suo quarto meeting annuale, all'insegna dello slogan "Paese che vai"
I radicali di Agorà Digitali non sono invece contenti, poiché proprio questa distinzione rischia secondo loro di creare un ghetto, e confermano l'intenzione di dar luogo a una manifestazione pubblica per il 30 novembre. Qui di seguito un commento di Guido Scorza, la nota diffusa da Vincenzo Vita e l'appello di Agorà Digitale.
Libera web tv in libero Stato
Se le notizie diffuse nelle ultime ore dovessero risultare confermate, significherebbe che, alla fine, in materia di regolamentazione delle attività di fornitura di servizi media audiovisivi (web radio e web tv) ha prevalso il buon senso.
L’Agcom, infatti, sembrerebbe aver rinunciato al proprio originario proposito di seguire il percorso segnato dal Decreto Romani che avrebbe, inesorabilmente, condotto a una pesante burocratizzazione dell’attività di web radio e tv, rendendola, peraltro, tanto onerosa da non risultare accessibile ai tanti cittadini che oggi utilizzano le nuove tecnologie della comunicazione per fare informazione libera e indipendente e raccontare storie e notizie che i media mainstream non possono o non vogliono – salvo poche eccezioni – raccontare.
Stando ai primi lanci di agenzia, non sarà necessario richiedere alcuna autorizzazione per gestire un’attività di web radio o web tv senza superare la soglia di 100 mila euro, non è ancora chiaro se di fatturato o di ricavi. Soprattutto, non sarà necessario richiedere un’autorizzazione, ma basterà inviare una denuncia di inizio attività.
Se fosse così si tratterebbe di un adempimento certamente alla portata del “piccolo imprenditore web” che ha deciso di investire tempo e risorse in un’attività, evidentemente, ispirata ad un certo modello di business.
Condivisibile l’invito a leggere il testo dei due regolamenti del senatore Vincenzo Vita che esprime soddisfazione per il risultato raggiunto, ricordando come lo stesso sia stato frutto di un’accesa battaglia sia dentro che fuori dall’Autorità garante.
Proprio la circostanza che sia stata necessaria un’autentica sollevazione del “popolo del web” e le dimissioni dall’incarico di uno dei due commissari dell’Agcom per arrivare – se confermato – al risultato odierno, rappresenta l’unica nota stonata della giornata.
***
WEB TV: VITA SU REGOLAMENTI, NECESSARIO CONOSCERE I TESTI
(AGI) - Roma, 25 nov - “Apprendiamo del via libera dell’Autorita’ per le garanzie nella Comunicazione ai regolamenti relativi alla web-tv. A quanto si coglie dalle anticipazioni i rischi censori sembrano un po’ attenuati. Infatti le norme si applicherebbero solo alle strutture con ricavi superiori a 100 mila euro l’anno. Non e’ comunque chiaro qual e’ la fisionomia regolatoria prevista per il social network e per i motori di ricerca. In ogni caso, prima di dare qualsiasi giudizio e’ necessario conoscere i testi e possibilmente ascoltare in Parlamento il presidente dell’Autorita’, Corrado Calabro’. Positiva, invece, e’ la scelta di rinviare la parte che concerne il diritto d’autore, tema talmente delicato da richiedere un vero dibattito pubblico”. Lo afferma in una nota il senatore del Pd Vincenzo Vita, Vice Presidente Commissione Cultura.
***
L'associazione radicale Agorà Digitale lancia iniziativa di disobbedienza civile e chiede un pubblico confronto con i consiglieri di Agcom.
Confermiamo per martedì 30 novembre presso la sede del Partito Radicale e tramite il sito www.hackthegov.it verrà presentata l'iniziativa di disobbedienza civile in violazione del regolamento su Web Radio e Tv approvato ieri dall'Autorità Garante delle Comunicazioni.
Contemporaneamente ci rivolgiamo pubblicamente ai consiglieri Agcom, in particolari ai consiglieri di minoranza Nicola d'Angelo e Michele Lauria che, secondo fonti di stampa, hanno deciso di votare contro il nuovo regolamento. A loro chiediamo di partecipare all'evento per aprire con loro un confronto pubblico sulla portata di tale regolamento.
Purtroppo dalle indiscrezioni di stampa sembra emergere che, come temevamo, l'Autorità tenta di risolvere il problema della regolamentazione creando la riserva indiana delle web tv e web radio amatoriali, nella sostanza applicando però in maniera particolarmente limitante per il web le regole già previste per il sistema radiotelevisivo tradizionale.
Straordinario questo esempio di multidisciplinarietà in una realtà scientifica che si fa sempre più complessa e specializzata, ma anche densa di vere e proprie connessioni neuronali tra le varie discipline. Generando un fascino a mio parere davvero "epico" all'altezza delle grandi narrative che hanno connotato nei secoli l'umanesimo, tenendolo paradossalmente lontano da una scienza "fredda" e senza cuore.
Nelle profondità del Mediterraneo gli "astrofisici particellari" dispongono i loro telescopi per indagare interazioni tra neutrini e materia, mutuate attraverso la luce di Cherenkov (progetto KM3NeT con un interessante documento sui "telescopi neutrinici"). Poi ci si accorge che le lunghezze d'onda in gioco sono le stesse che consentirebbero il monitoraggio delle attività dei cetacei in profondità e la rete di sensori dispiegata per osservare muoni e adroni viene adattata, con l'aggiunta di sensori bioacustici, per ascoltare le balene. Da qui nasce il sito di LIDO, Listening to the Deep Ocean environment, che offre la rara opportunità di entrare in contatto uditivo con la lenta variabilità degli abissi marini (dalla Sicilia sudorientale partecipa la torre del progetto NEMO).
Ecco il comunicato del CERN sul progetto CLOUD (uno studio tra la possibile interazione tra raggi cosmici e formazione delle nuvole) che mi ha rivelato tutte queste meraviglie.
Listening to whales with neutrino telescopes
Whales sing at the same wavelength as the neutrinos emitted by stars. This happy coincidence gave physicists the idea to share their undersea telescopes with marine biologists. By helping the development of a bioaccoustics network to monitor the deep sea environment, they have already enabled the discovery of the unexpected presence of sperm whales in the Mediterranean Sea. It is even possible to listen to the song of whales live from home with a personal computer connected to the web, thanks to the LIDO platform (Listen to the Deep Ocean) : http://listentothedeep.com/
European astroparticle physicists are developing together KM3NeT, a large undersea neutrino telescope in the Mediterranean, dedicated to tracking neutrinos from astronomical sources. The deployment of deep sea neutrino detection lines for current experiments such as Antarès in France, Nemo in Italy and Nestor in Greece has opened up the possibility of also installing monitoring devices for the permanent study of the deep sea environment: studies of ocean currents, of bioluminescence, of fauna and of seismic activity.
Astroparticle physics is a new field mixing both particle physics and astrophysics and offering many new opportunities for environmental disciplines such as oceanography, climate science and studies of the atmosphere, geology…
The ASPERA European network for astroparticle physics and CNRS/IN2P3 invite the media to participate in the workshop « From the Geosphere to the Cosmos » on 1st and 2nd December at the Palais de la Découverte in Paris, where the new synergies and challenges of environmental sciences and astroparticle physics will be presented.
Journalists are very welcome to attend the whole event. A press briefing will be held on the 1st December 16:15 at the Palais de la Découverte in Paris, where the following projects will be presented:
LIDO - for listening to the deep sea environment from home over the internet,
The CLOUD experiment at CERN, which studies the impact of cosmic rays on clouds and climate,
3D-radiography projects for volcanoes, using particle detectors
Probing new territories
Astroparticle physics is an excellent example of interdisciplinarity, combining the research and technologies of both particle physics and astrophysics. Over the last few years, new methods for observing the Universe have been devised. With astroparticle physics, it is no longer a question of simply studying the light that comes from the stars. Rather, the very particles emitted by cosmic bodies can be detected and analysed. Cosmic rays and neutrinos have a whole new story to tell about the violent processes underway in black holes and supernovae. Be it tracking dark matter particles in underground laboratories, or fishing for neutrinos in the ocean’s depths, today’s physicists can appear almost as characters from Jules Verne, modern-day explorers of the wonders of our Universe.
By deploying large infrastructures in unusual places, astroparticle physics offers new opportunities for other scientific disciplines for studying the atmosphere, the ocean, biology in extreme conditions…
Developing new technologies
Astroparticle physics also offers a perspective of extremely promising technologies to come. Just as it is possible to image the human body with X-rays, particle physics detectors should soon be able to make three dimensional images of volcanoes and thus help in better understanding their mechanisms and indeed risk prevention. As they interact very weakly with ordinary matter, some particles such as neutrinos and muons cross huge thicknesses of rock, revealing the densities of the different layers they go through. In addition, geoneutrinos could allow for studies of the Earth’s core.
Better understanding of the atmosphere and climate
Cosmic rays are charged particles that bombard the Earth's atmosphere from outer space. The deployment of large cosmic ray experiments such as the Pierre Auger Observatory in Argentina, or indeed satellite-based experiments, helps to continuously and precisely monitor the atmosphere on a large scale. Such experiments offer the possibility to study the role that cosmic rays could play in triggering lightning in thunderstorms. Moreover, studies suggest that cosmic rays might even have an influence on the amount of cloud cover through the formation of aerosols. CLOUD is an experiment at CERN in Geneva that uses a cloud chamber to study the possible link between cosmic rays and cloud formation. The results could greatly modify our understanding of clouds and climate.
La cosa ha del clamoroso. Apple avrebbe deciso di non accettare più programmini per la ricezione di singole stazioni radio sul suo application store. Niente più singoli canali radiofonici su iPhone! Una emittente locale americana non affiliata a un grande gruppo, per esempio, non sarebbe più in grado di offrire ai suoi ascoltatori una app personalizzata per la fruizione dei suoi programmi.
Sono venuto a conoscenza di questo incredibile fatto da una fonte molto bene informata sui retroscena del mondo Apple, l'amico Fabio Zambelli editore e autore di SetteB.it, uno dei migliori magazine online Mac-oriented sulla piazza. Con grande piacere l'ho rivisto ieri alla conferenza stampa di Diego Piacentini per il lancio di Amazon.it e abbiamo anche parlato di radio perché con Fabio e altri colleghi osservavo che il ruolo di Amazon potrebbe essere molto importante per la promozione degli apparecchi radio DAB in Italia (in effetti ci sono già diversi modelli sulla filiale italiana dello store anche se temo si tratti di versioni britanniche non ancora aggiornate al DAB+).
Qualche ora fa Fabio mi scrive per dirmi che di lì a poco avrebbe pubblicato una notizia sull'incredibile decisione dell'App Store. Il suo post è molto bene informato e cita una fonte tedesca,iFun, che a sua volta ha ripreso la notizia comunicata Radiomag Online, una rivista telematica che cito spesso (Fabio mi ha dato un buco solenne!).
All'origine di questa vicenda c'è l'intervento su Radiomag da parte di James Barcus di DigitalJukebox, una piccola softwarehouse che sviluppa applicazioni radiofoniche. Da sei mesi a questa parte Barcus ha sviluppato decine di app per altrettante stazioni. Il 10 novembre Barcus, mentre era in attesa dell'approvazione delle ultime app caricate, James riceve una risposta dai responsabili dell'App Store: le applicazioni sono state respinte poiché secondo lo Store "non verranno più accettate applicazioni che consentono di ricevere lo stream di una sola stazione, d'ora in poi le app dovranno essere in grado di ricevere centinaia di flussi, altrimenti verranno considerate spam.» L'email contiene anche un paragone francamente offensivo: le app a canale singolo sono equiparate a quelle goliardiche "FART app", applicazioni-scherzo che generano il suono di un peto. La radio è solo robaccia.
Barcus non può credere ai suoi occhi e si rivolge a Steve Jobs in persona, che come avvenuto anche nel recente passato risponde direttamente: ci spiace, abbiamo deciso così. iFun ha successivamente aggiunto una precisazione di un'altra testata tedesca, Radioszene, dove viene citata la dichiarazione con cui Mikko Linnamäki il capo finlandese della società tedesca Liquid Air Lab, creatrice del player radiofonico Spodtronic per telefonini Nokia e nota sviluppatrice di radio app, rilancia la notizia e propone un modo di aggirare l'ostacolo: confezionare app in HTML5 ed evitare così il meccanismo di approvazione dello Store, visto che HTML5 può essere distribuito liberamente ed eseguito direttamente nello schermo di iPhone. Liquid Air Lab ha messo a punto un sistema, Myappstudio per creare app istantanee a partire da una pagina Facebook.
Linnamäki ha preparato un efficace grafico che visualizza le principali app nelle hit parade dell'App Store inglese: senza le app delle singole stazioni radio ci sarebbero decine di buchi.
Ricordo che c'è un nuovo sviluppatore italiano, Radio Touch, che sta scommettendo molto su una tecnologia che passa proprio attraverso le app per smartphone come veicolo di contenuti addizionali per tutte le stazioni radio. Essere esclusi dallo Store sarebbe il colmo per questa startup.
La perplessità di SetteB.it è forte ma io resto basito. Le applicazioni per iPhone sono al centro delle strategie crossmediali di moltissime stazioni americane, che attraverso iPhone cercano di affrontare il calo di interesse da parte di ascoltatori, soprattutto i più giovani, e degli inserzionisti pubblicitari. Le statistiche confermano che gli smartphone grazie ai singoli stream stanno diventando un temibile concorrente di radio e autoradio. Togliere a una emittente questa opportunità può tradursi in un grave danno di immagine. E che dire delle decine di stazioni radio pubbliche che hanno una offerta limitata? Anche la app della nostra RAI mette in stream meno di dieci stazioni. Verranno rimosse anche loro?
Il sistema operativo Android sta già superando le vendite di iOs negli Stati Uniti e in Asia. La stupidità della politica di controllo che Apple sta esercitando sul suo ecosistema lascia completamente senza parole. Una cosa è contestare una tecnologia come Flash per le sue potenziali instabilità tecniche. Tutt'altro è stare a sindacare su quante stazioni radio si possono ascoltare con una applicazione. Ma come, Apple protegge tutto quello che nasce nelle sue fucine e una povera stazione radio deve rassegnarsi ad annegare i suoi contenuti in aggregatori per nulla fidelizzanti?
Sabato scorso ho partecipato, telefonicamente, alla trasmissione di Antonio Pavolini su Radio Popolare Roma dove abbiamo discusso, tra entusiasmi a disillusione, del futuro della radio. La registrazione completa si trova adesso sull'omonimo blog Conversational. Tutto il programma (qui trovate la sezione a esso dedicata sul sito dell'emittente, con i podcast archiviati) mi pare molto riuscito. Del resto stiamo parlando di un esperto vero. Come non ricordare che Antonio, con l'insuperato Pendodeliri, è stato uno dei pionieri del podcasting e della radiofonia asincrona. Lo ringrazio ancora e spero, con la comparsata di sabato, di non essermi definitivamente bruciato ogni possibilità di partecipazione futura alle sue iniziative.
Mi sembra di grande qualità la discussione - nella Napoli assediata dai rifiuti e da un vergognoso gioco al rimpiattino di una politica che sa solo essere complice del degrado - che si sta svolgendo nel quadro del Festival della Traduzione. Oggi si è parlato di plurilinguismo e (in)traducibilità.
Nel corso di "Esistono gli intraducibili?", la filologa francese «Barbara Cassin presenta il meraviglioso Dizionario degli intraducibili letterari, da lei stessa curato, un volume che raccoglie migliaia di parole da tutte le lingue europee impossibili da tradurre in qualsiasi altra lingua che non sia quella che le ha generate. Si affaccia al discorso un’idea non negativa di intraducibile e di differenza, come se il limite al trasporto di un concetto da una lingua a un’altra divenisse l’occasione per un superamento del punto di partenza. Questo perché, in realtà, come sottolinea l’intervento di Barbara Cassin, intraducibile è ciò che non cessa mai di essere tradotto. La traduzione racchiude la semantica del tramandare, concetto chiave per un’Europa ultimamente troppo incline a dimenticare le tragedie che ha dovuto sperimentare nel corso della sua storia.
La lingua, continua Barbara Cassin, citando Lacan, è “l’integrale degli equivoci che la sua storia le ha lasciato decantare”. L’errore, l’angolo preso male lungo il percorso, la deviazione dalla purezza originaria, non sono altro che occasioni di superamento e ripetizione in altra forma di tutto il senso e di tutti i valori di cui una cultura si fa portatrice attiva quando è pronta a non cristallizzarsi in rigidi schematismi nazionalistici.»
Ho ricevuto da Gianna Fusco alcuni comunicati che fanno il punto sui primi giorni del Festival, in programma ancora per tutta la settimana. "Esistono gli intraducibili" ha visto la partecipazione, accanto alla Cassin, anche Franco Buffoni (direttore di “Testo a Fronte”) e Riccardo Pozzo, (Direttore CNR – Lessico Intellettuale Europeo) con la moderazione di Camilla Miglio e per la cura di Daniela Allocca e Domenico Ingenito.
Leggo ancora dal comunicato: «L’intraducibile: confrontarsi con ciò che non può esser detto è il tormento di ogni traduttore, ma anche la forza attiva che mostra, nel suo limite, tutte le potenzialità del plurilinguismo e della differenza culturale.
«Camilla Miglio, project manager del Festival della Traduzione “Tradurre (in) Europa” (Napoli 22-29 novembre 2010) apre di nuovo le porte del Rettorato dell’Università di Napoli “L’Orientale” e, in una sala colma di studenti, studiosi, traduttori e intellettuali fermamente convinti che la rinascita napoletana passi per la commistione culturale e lo sguardo sull’alterità, ci introduce al dibattito teorico sul concetto di intraducibile.»
Dopo la Cassin «Franco Buffoni, poeta, saggista, traduttore, studioso e direttore di Testo a Fronte, la più importante rivista europea di traduzione letteraria, insiste sul significato politico del superamento della purezza intoccabile dei testi originali rispetto alla possibilità della loro traduzione. Il concetto di intraducibile per Buffoni va ridiscusso radicalmente proprio a Napoli, per combattere parte del crocianesimo che negli ultimi anni ha negato l’autonomia estetica del testo tradotto. Riccardo Pozzo, ricercatore del CNR, presenta il "Lessico Intellettuale Europeo", e segnala i percorsi anomali e non immediatamente lineari che hanno contraddistinto la formazione dell’identità culturale europea, parte di quel patrimonio filosofico greco classico tramandato da Averroè e trasportato dal Marocco alla Spagna a dorso di cammello accanto alla salma del filosofo arabofono. Lo studioso chiama in causa direttamente la questione dell’immigrazione, sottolineando quanto sia cruciale che i figli degli immigrati crescano conservando la propria lingua materna.
Abbiamo bisogno di pluralità, lasciare che le parole seducano costantemente gli oggetti che designano, per cambiare gli oggetti stessi, sottolinea ancora Barbara Cassin. Affidare al plurilinguismo il destino culturale dell’Europa significa realizzare una politica concreta già nel rapporto con le lingue e le rispettive letterature, per dare vita a un nuovo programma civile laddove le istituzioni sono immobilizzate nel mutismo, mentre le parole d’altri suoni, d’altri spazi, lasciano che il mondo vibri di rinnovato senso.»
Devo ammettere che comincio a seguire con un certo interesse le iniziative che Ibiquity e National Association Broadcasting stanno costruendo intorno alla piattaforma di radio digitale HD Radio, per promuovere, oltre all'adozione del sistema da parte dei broadcaster locali americani, anche un nuovo modo di concepire l'ascolto della radio, la distribuzione di contenuti, la relazione tra ascoltatore e emittente.
All'ultimo Radio Show è stato presentato il modello di Persona Radio, che ora viene riassunto in un lungo documento scaricabile dal sito FastRoad. Persona Radio sfrutta le potenzialità di HD radio come sistema di diffusione di contenuti digitali per reinventare e personalizzare l'esperienza di chi ascolta la radio. Con un approccio che può ricordare quello di RadioDNS, che in pratica cerca di stabilire una connessione più diretta tra medium diffusivo (la radio) e interattivo (Internet), Persona Radio prevede modalità di interazione molto più etese sfruttando la maggiore capacità di trasporto dati di HD Radio. Come avviene per la televisione digitale, il canale più ampio viene sfruttato per far transitare dall'emittente al ricevitore tutta una serie di informazioni che possono essere testuali o grafiche, ma anche di vero e proprio contenuto. Il concept è anche molto flessibile. I diversi scenari di impiego immaginati prevedono per esempio la possibilità di registrarsi sul sito Web dell'emittente e personalizzare un proprio profilo. A partire da questa profilatura, l'emittente può offrire al singolo ascoltatore informazioni aggiuntive o addirittura "sostitutive". Come? Se il ricevitore non è connesso in alcun modo a Internet, è possibile fargli arrivare queste informazioni con un sistema di codici a barre bidimensionali (QR code) "stampato" sul sito Web della stazione radio e acquisito dal ricevitore equipaggiato con una fotocamera. Una radio dotata di interfaccia Usb o Wi-Fi potrebbe connettersi direttamente al computer.
Ma c'è una terza possibilità, che può comunque entrare in funzione: la deliveri di dati e contenuti Over the Air. E' un'idea molto suggestiva e prevede che il normale segnale trasmesso dall'emittente trasporti nei suoi canali alternativi digitali, continuativamente, una specifica offerta di contenuti (testi, canzoni, messaggi pubblicitari, offerte commerciali) personalizzati in base al profilo-utente, contenuti che vengono archiviati in background sui banchi di memoria del ricevitore. Questa attività di trasporto avviene mentre gli ascoltatori seguono i normali programmi e alla fine ciascuno ritroverà sul proprio ricevitore Persona Radio un contenuto esclusivo che andrà a costituire l'esperienza "personalizzata".
Troppo macchinoso? Il rischio ovviamente è questo, ma è un modello innovativo per trasformare un mezzo broadcast unidirezionale in uno strumento molto più interattivo. Probabilmente non richiederebbe neppure sostanziali modifiche dei ricevitori HD Radio attualmente sul mercato. Ma in fin dei conti il vero problema è che Persona Radio è un concept che scommette molto sulla sopravvivenza del modello broadcast e cerca di estenderlo con una forma intelligente di interattività applicata dall'esterno. Se viceversa - come personalmente ritengo io - continueranno a crescere le modalità di consumo della radio direttamente attraverso infrastrutture digitali interattive, Persona Radio potrebbe diventare solo un artifizio un po' barocco. Ovviamente c'è anche l'ipotesi della fruttuosa convivenza tra modalità diffusive e interattive e in questo caso un modello come questo potrebbe trovare davvero una sua collocazione.
New HD Radio Concept Provides Customizable Listening Experience
With the advent of the MP3 player, especially the popular iPod, consumers have embraced and in some cases come to expect a new level of control over their audio entertainment. Acknowledging this new listening paradigm, NAB FASTROAD and iBiquity Digital Corporation have undertaken a project to explore the concept for a new personalized service for in-band/on-channel (IBOC) digital radio. The results of this work were released today in a report entitled HD Radio System Persona Radio Project Overview, now available for download from the FASTROAD Web page at www.nabfastroad.org.
The Persona Radio is a proof-of-concept advanced receiver design that would allow users to create a customizable listening experience and create opportunities for behavioral targeted advertising. Aspects of the listening experience that are customizable include audio content, text displays and advertisements. The report released today details the concept of how the Persona service could work the necessary supporting broadcast infrastructure and a variety of possible listener use cases.
One of the principal actions upon which the operation of the Persona Radio is based is that of content insertion. The idea is that content would be downloaded to the receiver using the advanced data capabilities of the HD Radio system and then stored in memory on the device, for later use as directed by the listener or in some cases by the station.
Release of this report follows initial discussions of the Persona Radio project by iBiquity in their exhibit at the 2010 Radio Show produced by RAB and NAB, where a mock-up (shown in the images below) of a Persona Radio receiver was featured as part of iBiquity's hospitality suite. This Persona radio mock-up was implemented on an Insignia NS-01 portable HD Radio receiver. Some pictures of the mock-ups receiver display are shown here:
Upper left this is the highest level main menu which allows the user to configure the behavior of the Persona Radio. When each item is selected, it expands to provide the user with options for configuration and action;
Upper right on the My Profile page the listener enters demographic information which will be used to customize the listening experience as well as for targeting advertisements. One of the options found here allows for entering favorite location information, potentially associated with the users home/work/visited categories;
Lower left shows an example of targeted advertising, which would be selected and displayed based on the users profile information;
Lower right this is a QR code which is delivered to the receiver and corresponds to a targeted advertisement. This can be scanned by a retailer and used as an electronic coupon. Additional information on QR codes is available on the Internet at www.denso-wave.com/qrcode/index-e.html.
Non provo neppure a cercare di spiegare tutte le iniziative dell'edizione 2010 del MEI, il Meeting della musica indipendente di Faenza, che dopo l'anteprima di giovedì 25 con il nostalgico omaggio, offre tra venerdì 26 e domenica 28 un fittissimo programma di eventi:
MEI: COS'E' E I NUMERI CHE FA...
Il Mei, Meeting degli Indipendenti, si tiene per la sua quattordicesima edizione dal 26 al 28 novembre 2010 a Faenza presso la Fiera, il Palazzo delle Esposizioni, il Teatro Masini, la Piazza del Popolo, l'Auditorium di Sant'Umiltà e in altri 30 spazi cittadini. Si tratta del primo festival in Italia della produzione musicale, video-cinematografica, letteraria e culturale indipendente e del primo salone della nuova musica italiana. L'edizione 2009 del MEI ha registrato, su oltre 15 mila metri quadrati di spazi espositivi, più di 30 mila presenze, più di 400 artisti dal vivo, 350 espositori, 350 videoclip, 200 media presenti, 150 convegni, presentazioni e incontri e 100 operatori dall'estero. Iscritto e patrocinato da WIN - l'Associazione Mondiale per il settore professionale musicale indipendente e adernte a "La Rete dei Festival aperti ai Giovani" supportato dal Ministero della Gioventù e dall'Anci, il MEI, durante i 3 giorni della Manifestazione, produce nel territorio oltre 3.000.000 di euro di fatturato totale (dati: Terre di Faenza - Sistema di Informazione Turistica della Regione Emilia-Romagna) con una ricaduta mediatica calcolata per la stessa cifra indicativa (dato: Mn Italia - Agenzia di Promozione).
Nello spazio dedicato alla convegnistica segnalo, per sabato 26 alle 16 e 30, l'incontro MusicLab, Internet e Nuove Tecnologie. Ecco la presentazione, la selezione dei premiati sembra molto interessante:
Ore 16,30 "MusicLab - Musica, Internet e Nuove Tecnologie" Incontro incentrato sul rapporto fra Musica e Web, con particolare attenzione alle nuove strategie di comunicazione e marketing musicale online. Inoltre, assegnazione dei riconoscimenti relativi al "Premio Migliore Web Tv" in collaborazione con TiVoglioDigitale(guida alla programmazione delle Web Tv); Premiazione a UStation; Presentazione di "Spreaker", la prima Social Web Radio italiana; Presentazione dei progetti "PopMeUp", Revomuzik, Wikimedia Musica, Sonorika.com, Mint-Lab e Radio FlyWeb a cura di CISL; Cerimonia di premiazione del contest YouZimbalam@MEI a cura del distributore digitale Zimbalam. Ospite dell'incontro Mara Maionchi.
A margine di "Dare voce a una radio" la giornata romana sulla radio come strumento di riscatto delle nazioni in via di sviluppo organizzato da Media Aid, ieri Repubblica ha raccontato di Girls on the air, film realizzato da Valentina Monti sulla storia di Radio Sahar, emittente tutta femminile in Afghanistan, aperta a Herat da Humaira Habib.
Il film è stato prodotto lo scorso anno e questo è il trailer che si può trovare su YouTube (grazie a Gigi Nadali):
Ragazze nell'etere afgano
Storia di una radio al femminile
Un film molto bello, dell'italiana Valentina Monti, racconta la straordinaria vicenda di una dozzina di giovani donne di Herat che hanno fondato e gestiscono "Radio Sahar", un'emittente tutta al femminile. E via etere, molte giovani hanno il coraggio di raccontare le loro terribili vicende
di MASSIMO RAZZI
Volti di donne lontane, immagini ocra in cui terra e muri si confondono. L'Afghanistan come tante altre volte è stato raccontato? Questa volta è diverso: il film-documentario "Girls on the air", della cineasta italiana Valentina Monti (prodotto e distribuito da Fourlab) racconta una storia del tutto eccezionale. Perché quei volti di giovani donne, oltre ad essere incastonati dai tradizionali "hijab" (mai burqa, però) sono anche sormontati da grandi cuffie acustiche e perché queste donne sono riprese (straordinaria la fotografia di Alessio Valori) mentre si aggirano per le strade polverose di Herat con in mano un microfono e perché, infine, le loro voci risuonano nell'etere, via radio. Le voci di radio Sahar, un'emittente comunitaria tutta al femminile che trasmette nel profondo Afghanistan e nella quale lavorano una dozzina di giornaliste e tecniche (nello staff c'è un solo uomo) e in cui la direttrice è una donna Humaira Habib, 25 anni, fondatrice di questa sfida.
Valentina Monti racconta con delicatezza, speranza e un pezzetto di giustificatissima rabbia la loro storia: "Vorrei - dice - che 'Girls on the air" provocasse una riflessione, stimolasse domande sul significato di libertà di espressione, libertà d'informazione e democrazia". Di sicuro, le immagini e le voci suscitano
gli stessi sentimenti: speranza perché è davvero straordinario che questo possa succedere a Herat e perché in qualche modo, Humaira e le altre, con le loro voci, hanno davvero rotto un muro. Ma anche rabbia, perché le storie che il loro coraggio riesce a far uscire allo scoperto sono molto spesso davvero terribili: "Radio Sahar... Radio Sahar... Fm 88,7..." recita la voce lievemente e volutamente distorta della sigla e sembra la voce accattivante di tante altre sigle, di tante altre radio in tutto il mondo... "Mio marito mi picchia, sua madre mi picchia, i suoi figli mi picchiano, le altre sue mogli mi picchiano... Ma io ho deciso che chiederò il divorzio..." racconta concitata la voce di una giovane intervistata dalle giornaliste. E il contrasto è forte ed evidente perché Humaira e le altre, con il loro coraggio, stanno facendo emergere realtà che mai prima una donna afgana avrebbe potuto gridare in pubblico e, men che meno, far correre nell'aria per mezzo di una radio. Ed è pure vero che, paradossalmente, finché, magari, i talebani non si accorgeranno, di questa dirompente potenza, la radio è un mezzo in cui una voce di donna si può fare sentire e toccare temi altrimenti impensabili: "Sentire la parola divorzio detta in pubblico da una donna sarebbe impossibile per altra via".
Radio Sahar e Humaria sono davvero una scoperta. E lo sono state anche per Valentina Monti: "Humaria, un giorno mi ha detto che democrazia non è una parola della lingua afgana, ma è un parola straniera... E mi ha fatto riflettere che forse anche il nostro modello occidentale di democrazia, se non compreso, diventa immediatamente un'imposizione...". E ancora: "... Humaria e le sue colleghe , che lottano ogni giorno per i loro diritti e per i diritti delle donne e degli uomini dell'Afghanistan, mi hanno lasciato generosamente entrare nel loro mondo, dove ho scoperto un forte senso dell'ironia, il loro impegno, i loro dubbi e il loro modo di vivere un Paese in bilico tra modernità e tradizione, paradosso e aspirazioni, lotta per i sogni e libertà".
Il film, uscito alla fine del 2009, ha partecipato a diversi concorsi e festival. Nei giorni scorsi è stato presentato a Roma (convegno di Medi Aid onlus "Dai voce a una radio") e a Parigi. Dal 2 al 10 dicembre sarà a Vienna a This Human World.
La Hoover Institution di Stanford, che raccoglie un imponente archivio di 80 mila nastri di studio delle emittenti Radio Free Europe e Radio Liberty, fondamentali armi propagandistiche all'epoca della guerra fredda, ha reso disponibile in formato digitalizzato le incisioni dei programmi della redazione ungherese trasmessi nelle tre settimane dell'insurrezione di Budapest, nel 1956. Per lungo tempo le incisioni di controllo delle trasmissioni, che avvenivano su bobine di nastro continuamente riutilizzate, sono state considerate disperse. Ma nel caso dei nastri della breve rivoluzione ungherese alla fine degli anni novanta sono comparse le copie conservate in un archivio pubblico tedesco, che 40 anni prima aveva condotto una valutazione delle attività di RFE, essendo quest'ultima ospitata in Germania da infrastrutture in affitto.
All'inizio del terzo millennio una "squadra di recupero" ha riversato il contenuto dei nastri ritrovati in formato digitale e oggi, come racconta la RFE di oggi - ancora molto attiva verso le regioni dell'Asia ex sovietica, sempre alle prese con gravi problemi di democrazia e libertà di espressione - quei contenuti sono a disposizione degli studiosi.
RFE Broadcasts From Hungarian Revolution Digitized
Once thought destroyed, RFE broadcasts from the Hungarian Revolution of 1956 are now available in digital format.
November 14, 2010
The RFE/RL Broadcast Collection at Stanford’s Hoover Institution contains some 80,000 studio tape reels of RFE and Radio Liberty (RL) broadcasts. Now, thanks to the hard work of a dedicated team of RFE affiliates, it also contains rare log tapes (low-quality recordings of short-wave transmitter output) for the crucial three weeks of the Hungarian Revolution (October 19 – November 13, 1956).
During this era, log tapes were routinely reused (no others have been preserved), but thanks to historical accident and modern technology, the complete recordings of every RFE broadcast hour from that momentous period are now available in digitized form at the Hoover Archives at Stanford University and the Hungarian National Szechenyi Library. While the transcripts of many of these programs aired during those three weeks of 1956 have long been available, the recovered 1956 log tapes provide the only complete audio record of RFE’s broadcasts at that time.
Accidental Preservation
During the Cold War, RFE and RL log tapes were retained for only a few months in accordance with German, Portuguese, and Spanish transmitter licensing requirements. However, after public controversy developed around RFE’s 1956 Hungarian broadcasts, the West German Foreign Office borrowed the set of log recordings made at the RFE transmitter station at Biblis in order to conduct a review (which was generally positive). It quickly returned the log tapes to RFE, but, fearing more controversy in the media and labor courts, reclaimed them again in the spring of 1957. Seeking secure storage, the Foreign Office deposited the tapes in the Federal German Archives in Koblenz – where they remained, forgotten until their rediscovery in the late 90s. By this point, the ravages of time and outdated technology had made them all but unplayable.
Archaic Sound Recovered
In 2000, after Hungarian Radio arranged for the copying of the Hungarian broadcasts, RFE/RL and the Federal German Archives decided to recover in digital form all RFE language broadcasts during the period of the Revolution. Manfred Hanspeter of RFE/RL Technical Services and RFE/RL archive consultants Leszek Gawlikowski and Laszlo Rajki oversaw the project, which was epic in scope. The 1956 log tapes alone contained a total of over 6500 broadcast hours, recorded on 60 fourteen-track paper-backed tapes.
Today, much of the restorative work could be done on laptop, but ten years ago the project required more creative solutions. Using two computers, a Network Attached Storage (NAS) unit, a low noise amplifier, and a modified Telefunken tape machine (which reduced the tape speed), former RFE/RL Hungarian Service producer Robert Trunk was able to meticulously transfer the recordings on the tape to MP3 format. In 2001, Trunk spent several months adjusting the audio for each of the 727 tape tracks, transferring the output to the NAS, editing the audio to enhance sound quality, and finally depositing the content onto 60 CDs.
Preserved by historical accident and retrieved with modern technology, this unique record of a key period of RFE broadcast history is now available for research.
Da poche ore (Andrea B me lo ha segnalato stasera), è online un sito "federativo" delle emittenti che in questi ultimi mesi stanno cercando a Roma, a Verona, in altre località, di rilanciare l'uso delle onde medie per la diffusione di contenuti locali, informativi, musicali. Stazioni come Broadcastitalia (1485 kHz su Roma), Ondamedia Broadcast, Challenger hanno dato vita ad Amitaliana.com, un portale che evidentemente cerca di costruire un movimento. E' una decisione relativamente rischiosa perché formalmente le onde medie in Italia non si possono occupare così, senza licenza, e formalmente non si possono ot
tenere licenze in onde medie. Ci sono di mezzo problemi come le interferenze notturne, con le onde medie non si scherza. E' una decisione coraggiosa anche perché pensare di riuscire a sviluppare una offerta consistente, in termini di programmazione e presidio geografico, è una grande scommessa. Gli impianti di cui stiamo parlando sono a bassa potenza, di giorno hanno una copertura scarsa, di sera si perdono in un mare di interferenze dalle altre nazioni. E in molte aree urbane provare ad accendere un apparecchio radio sulle onde medie significa spesso ascoltare una caterva di rumori, fruscii, ronzii.
Per il momento i contenuti de sito sono scarsini, ma in un articolo dedicato alle "valvole" elettroniche si trova quella che può essere assimilata a una dichiarazione programmatica. Chissà se questo nostalgico progetto, questa ricerca di nuove opportunità e spazi negati nell'FM diventerà grande per davvero.
Niente a che fare con le disponibiltà tecnologiche di oggi, dove con l'IPOD ci sceglie la playlist più idonea al nostro umore, dove con uno smartphone si può ascoltare e scaricare la musica di qualunque epoca e di qualunque parte del mondo, vedere video su Youtube o seguire una partita che si gioca dall'altra parte del mondo, così, come niente fosse.
Strumenti fantastici, adeguati alla frenesia che ci attanaglia, dove la velocità di download deve essere 100 volte maggiore della velocità del nostro pensiero, perché non dobbiamo avere il tempo di pensare altrimenti potremmo decidere di premere il tasto OFF e buonanotte ai suonatori per chi su questa tecnologia costruisce imperi e fortune economiche.
Ebbene con le radio a valvole questo non accadeva, il modo di parlare era generalmente slow e sobrio, c'era educazione e rispetto per l'ascoltatore che andava conquistato con la qualità e non con la quantità di informazioni.
E' questo stile che abbiamo nel cuore, e che ci anima nel tentare di ricreare quell'atomosfera di sobrietà, nel trasmettere parole che abbiano senso, a poter dialogare con i nostri ascoltatori con calma, avendo modo di pensare alle cose che diciamo e che ascoltiamo.
E a rimettere "on-air" quelle melodie sempre verdi, quelle atmosfere musicali che hanno segnato epoche e generazioni, swing, jazz, rock and roll, che ci siamo resi conto hanno ancora un fascino immutato e una fortissima presa sulle emozioni che loro stesse ci procurano, anche se sono di generazioni antecedenti alle nostre, non importa, evidentemente sono entrate a far parte di un genoma, sono nel nostro DNA e non possiamo permetterci di perderle.
Un progetto ambizioso, ne siamo consapevoli, sarà molto difficile recuperare un occhio magico per sapere se la sintonia di 1485 khz di Broadcastitalia è corretta, ma di quello possiamo in fondo farne a meno.
L'intento è quello di riportare lo stile ed il sound su qualunque mezzo sia atto alla ricezione del nostro segnale, radio in AM, satellite, streaming internet, non importa. Quel che conta è esserci affinché il passato abbia un futuro.
Lo scorso anno in occasione del Prix Italia avevo visitato il piccolo museo della radio e televisione allestito in una sala del palazzo di produzione della RAI di Torino, di fronte alla storica Casa della Radio ancora oggi utilizzata per le produzioni. Oggi questo spazio, piccolo ma molto denso di materiali storici, è visitabile anche online, per iniziativa di Rai Net e del nuovo curatore del museo Claudio Grivetto. Dalle pagine del museo è possibile accedere all'area del portale Rai.tv con una raccolta di video e fotografie ricavate dai vari elementi della collezione.Il pezzo più imperdibile è la scatola in legno con l'unico, inimitabile, originale "uccellino della radio": potete vedere il relativo filmato a questo indirizzo.
Christian Diemoz ha fatto un gran bel lavoro sottoponendo la sua nuova "ultralight" cinese Degen DE1106, fresca fresca di eBay, a tre giorni di prove intensive e scrivendo, da cronista di razza qual è, una recensione che non potrebbe essere più esauriente e articolata. Lo ringrazio di cuore per aver voluto che la sua recensione del ricevitore portatile apparisse per la prima volta su Radiopassioni.
Da qualche settimana sugli eBay shop del mainland del transistor è apparsa la versione "brandizzata" Degen di un apparecchio già commercializzato recentemente sotto il marchio Grundig G3. Se la ricostruzione mi è riuscita correttamente mi sembra di aver capito che in origine il design della Degen 1106 era stato "ceduto" ai marchi Eton e a Grundig, che avevano sfornato due versioni gemelle E5 e G5. In seguito, al design originale è stata aggiunta la demodulazione AM sincrona e la radiolina si è ripresentata come Degen DE1106 e come Grundig G3. Ancora una volta siamo davanti a un ricevitore 0-30 MHz con FM/RDS e con l'aggiunta della banda areonautica 117-135 MHz in AM. Rispetto alla gloriosa DE1103, la 1106 vanta, oltre all'RDS in FM, la ricezione SSB-synchro in AM e, appunto, la banda areonautica (che purtroppo per gli appassionati di air traffic control sembra piuttosto sorda)
Durante la sua prova Christian ha fatto fare veramente di tutto alla nuova Degen, inclusa la ricezione dei radiofax meteorologici e della televisione a scansione lenta in banda radioamatoriale. Ne sono venute fuori sei fitte pagine di valutazioni e confronti, accompagnate da miriade di foto e filmati YouTube, che potete scaricare da questo indirizzo. Non una recensione strumentale, ma quella, ragionatissima, di uno che con la cuffia in testa e il dial sintonizzato sulle onde medie e corte sa il fatto suo.
Insomma, come funziona l'ultimo nato della mamma di tutti i 1103?
«A parte - conclude Christian - la debolezza sulle lunghe e medie, che fa sfumare, per il DE1106, una valutazione complessiva più elevata di quella attribuita a suo tempo al DE1103, si tratta di una radio in grado di offrire una gamma di possibilità ricettive particolarmente estesa, anzi meravigliosamente estesa in relazione al prezzo. Il nuovo frutto dei cervelloni Degen non solo rappresenta un ottimo approccio per chi volesse avvicinarsi al radioascolto, ma incarna anche un oggetto stimolante per il DXer con già dell’esperienza all’attivo. Come in altre discipline, una volta che si è sviluppata qualche capacità, la vera sfida è ottenere risultati migliori, o uguali al passato, riducendo l’attrezzatura utilizzata. Questo, con il DE1106 si può fare, come si è visto sinora, e il rischio è solo quello di trascorrere qualche ora piacevole. A questo punto, tutti a sgommare su quel dial, un Degen nuovo non è cosa da ogni giorno!»
BBC Radio 3 ha trasmesso sabato il concerto di musica contemporanea del festival londinese "Hear and Now". In programma una rara esecuzione di Kurzwellen di Stockhausen. Link e registrazione da scaricare in Radiopassioni, il forum.
Non avrei mai pensato che il mondo dei cosiddetti "ascoltoni", gli appassionati dei servizi di comunicazione professionale, avrebbe potuto disporre strumenti in grado di affrontare il problema della digitalizzazione di questi servizi. Una digitalizzazione pensata anche per incrementare la riservatezza di queste vitali infrastrutture. Eppure lo scanner HomePatrol, della giapponese Uniden - uno dei leader del settore, con mezzo secolo di esperienza nel mercato dei baracchini CB e dei radioricevitori palmari - è uno dei primi ricevitori a larga banda compatibile con molti protocolli di comunicazione digitale di nuova generazione. Uniden ha pubblicato un tutorial molto ben fatto con molti dettagli su questi sistemi.
La generazione vecchia, quella degli "ascoltoni" nati prima della rivoluzione digitale ha sviluppato un po' dappertutto il culto dello scanner analogico, un ricevitore radio specializzato nell'esplorare ampie porzioni di spettro di solito destinate a servizi di pubblica sicurezza, pronto intervento e soccorso, controllo del traffico veicolare, marittimo e aereo e diverse altre applicazioni delle comunicazioni su frequenze a corto raggio VHF/UHF.
E' una particolare variante tecnica dell'hobby del radioascolto che oltre ad apparati specializzati richiede anche una certa faccia tosta. Nelle nazioni europee il monitoraggio di queste comunicazioni non solo non è consentito, ma può essere perseguito per legge, anche se in realtà è un'attività relativamente tollerata, a patto di non essere troppo sfacciati nel divulgare le informazioni captate. Resta famoso il caso dei due cronisti (e del loro direttore) della testata telematica Merateonline, che nel 2008 sono stati condannati in Cassazione per aver intercettato le forze dell'ordine per riuscire a "dare il buco" ai colleghi (condanna arrivata malgrado il difensore dei due fosse un certo avvocato Antonio Di Pietro. Negli Stati Uniti lo scanner è uno strumento del tutto lecito e anzi il monitoraggio delle frequenze della polizia locale o dei pompieri è sempre stato molto popolare.
Fino alla fine degli anni Ottanta la tecnologia utilizzata in trasmissione non poteva essere più convenzionale. Le comunicazioni avvenivano a "due vie", con ricetrasmettitori che operavano in modulazione di frequenza a banda stretta (tranne le comunicazioni aeree), che sono in modulazione di ampiezza. Fu allora che cominciarono a essere introdotti i cosiddetti sistemi "trunked" a banda condivisa. Uno dei primi standard fu l'MPT-1327, definito dalla British Radiocommunications Agency (oggi confluita in OFCOM). Nei sistemi di radiocomunicazione trunked gli utenti di una infrastruttura possono costituire dei gruppi di contatto ad hoc utilizzando un insieme di frequenze condivise. I singoli canali disponibili vengono impegnati solo saltuariamente, quando gli utenti parlano tra loro e una intelligenza centrale assegna di volta in volta i canali liberi al momento. La capacità teorica di questi sistemi "statistici" è molto estesa, bastano poche antenne per assicurare le comunicazioni tra utenti di servizi diversi e nel corso del tempo sono nati anche sistemi trunked che non richiedono un canale riservato al "segnalamento" o controllo, ma che esercitano un controllo distribuito.
L'evoluzione più naturale dei sistemi trunked non poteva che essere digitale, con l'introduzione, accanto alla logica di segnalamento, di sistemi di modulazione e codifica numerica della voce. Il sistema più importante in Europa, standardizzato da ETSI nel 1995, si chiama TETRA, Terrestrial (prima Trans European) Trunked Radio e consente di implementare infrastrutture di comunicazione voce (digitale) e dati molto somigliante al GSM con le due radicali differenze delle chiamate "push to talk" (si chiama istantaneamente senza attendere il segnale di linea) e di gruppo (un messaggio può viaggiare "uno a molti").
Dal 1995 a oggi l'industria delle radiocomunicazioni professionali ha sviluppato una varietà di soluzioni trunked radio standard o proprietarie, a controllo centrale o distribuito, con codifiche voce digitali (anche loro standard o proprietarie). Una giungla di sigle che Wikipedia classifica in tredici famiglie di sistemi:
1.Ericsson GE
▪EDACS Provoice
▪EDACS
▪GE Mark V
2.Logic Trunked Radio
▪LTR Standard
▪LTR Passport
▪LTR Standard e Passport
▪LTR MultiNet
▪LTR-Net
3.Motorola
▪Type I
▪Type II
▪Type IIi Hybrid
▪Type II SmartZone
▪Type II SmartZone OmniLink
▪iDEN (integrated Digital Enhanced Network)
▪Motorola Harmony (vedere iDEN)
4.MPT-1327
5.OpenSky System
6.APCO Project 16
7.APCO Project 25
8.SmarTrunk
9.TETRA
10.TETRAPOL
11.Kenwood NEXEDGE Digital trunked radio
12.IDAS Digital trunked Land Mobile Radio
13.NXDN protocol
In un sistema di ponti radio o cellule non-trunked, ancora piuttosto diffusi in Italia (dove per stesse forze dell'ordine non si riesce a mettere in piedi la infrastruttura TETRA interforze che avrebbe dovuto essere realizzata da anni), gli enti interessati fanno richiesta di una o più specifiche frequenze che poi verrranno impegnate in via esclusiva. Nei sistemi trunked le frequenze vengono assegnati a operatori, a consorzi o a federazioni di servizi, che costruiscono una unica infrastruttura condivisa. Tale modello si è affermato nelle grandi aree metropolitane americane e lo scanner Home Patrol, in queste aree, consente il monitoraggio dei seguenti sistemi:
-APCO 25 Trunked and Conventional
-Motorola Analog and Mixed Digital
-EDACS Narrow and Wide
-LTR
-Convenzionale
Per funzionare, il monitoraggio di un sistema trunked deve conoscere sostanzialmente quali frequenze sono assegnate a una infrastruttura e quale schema di segnalamento viene utilizzato dal canale o dalla logica distribuita di controllo. Lo scanner Uniden può essere programmato con i piani di frequenza e gli schemi utilizzati nelle diverse aree metropolitane. Informazioni che si possono trovare, nell'era di Internet, su siti come Radioreference.com.
Concepito per il mercato USA, HomePatrol (560 dollari su Amazon) rischia di essere praticamente inutile nelle nazioni europee, dove dominano le installazioni TETRA e TETRAPOL, forse qualche rimasuglio dell'MPT-1327 e a livello radioamatoriale il DSTAR. Ma anche in questo caso Internet può fornire una soluzione molto efficace, grazie agli stream audio che gli "ascoltoni" condividono attraverso il Web dopo aver interfacciato il loro scanner con il computer connesso alla rete. Il sito Radioreference.com fa da aggregatore di questi flussi, ma esistono decine di siti locali, soprattutto americani, che permettono di ascoltare in rete le chiamate della polizia e dei pompieri. Il sito LiveATC è invece specializzato nel monitoraggio audio delle torri di controllo degli aeroporti.
L'esistenza di queste risorse non poteva sfuggire agli sviluppatori di "app" per i telefoni cellulari intelligenti, gli smartphone. Ve ne suggerisco un paio, Scanner Radio di Intersect LLC per iOS e l'omonima app per Android Scanner Radio di Gordon Edwards. Quest'ultima funziona molto bene e riceve gli stream catalogati da Radioreference.com, LiveFireFeeds.com (pompieri), RailroadRadio.net (ferrovie) e Wunderground.com (bollettini meteo nella weather band americana dei 160 MHz).