120 MHz. Una porzione ragguardevole all'interno della banda UHF allocata ai broadcaster televisivi. Ma questo è l'obiettivo del governo americano e della FCC: liberare 120 MHz di spazio per far posto a nuovi servzi a larga banda mobili. Un punto a favore del partito del Broadband nella sua guerra ormai dichiarata al partito Broadcast. Tra i sistemi da adottare c'è il meccanismo dell'asta a incentivi, in cui i broadcaster che cedono le loro risorse frequenziali possono usufruire di una quota dei proventi della vendita. Ma anche tanta tecnologia che renda più facile la convivenza dei servizi e la condivisione delle frequenze. Come ho già avuto modo di segnalare la FCC organizzerà un incontro pubblico il 30 novembre, mentre Policy Tracker organizza a gennaio un seminario sulle aste frequenziali che promette di essere molto interessante.
E' una questione che Agcom farebbe bene ad approfondire in vista delle decisioni che dovremo prendere anche qui in Italia. Ci sono già molte polemiche sull'uso del "dividendo digitale", le frequenze rese libere dalla transizione al digitale televisivo terrestre, tra operatori telefonici che vogliono le risorse senza pagare troppo e televisioni (soprattutto locali) che temono di restare senza più canali su cui trasmettere. Per approfondire il tema ecco un eccellente post sul Broadcast Law Blog. Già nella stesura del regolamento richiesto dal Decreto Romani l'Agcom è stata colta in fallo con una bozza che minaccia di far pesare sui nuovi "broadband broadcaster", in particolare le micro Web Tv (ecco una posizione di Giampaolo Colletti della FEMI a proposito di questa seria questione), oneri finanziari insopportabili. Se per una volta uscissimo dal nostro provincialismo e ci mettessimo a studiare una via d'uscita partecipativa, fortemente tecnologica, al circolo vizioso di "regole" che si traducono immancabilmente in un balzello da versare nelle casse del potente decisore? Balzelli che oltretutto sembrano fatti apposta per premiare gli evasori e punire gli onesti...
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