I concorsi per startup tecnologiche sono situazioni in cui si discute di applicazioni, software, dispositivi della prossima generazione. In genere i protagonisti sono gli smartphone, i chip più avanzati, non le invenzioni dell'inizio del secolo scorso. Eppure non mi ha sorpreso del tutto trovare la case history di Radio-Touch nella documentazione stampa del "Venture Camp 2010" organizzato a Milano da Mind the Bridge, una fondazione creata da "expat" italiani nella Silicon Valley che ogni anno seleziona un gruppo di aziende high tech debuttanti e lo trasferisce per qualche tempo in California per facilitare i contatti tra i giovani imprenditori italiani e il mondo del venture capital.
Anche l'idea di Radio-Touch - si legge ancora nella cartella stampa - consiste in una piattaforma e una app personalizzata che serve gettare un ponte, tra l'ascolto della radio (e potenzialmente della televisione) e le informazioni e l'interattività di Internet mobile. Ho subito chiesto al fondatore Alberto Gasparini, uno sviluppatore Java indipendente, se ha mai sentito parlare di RadioDNS, lo standard per metadati che consente di dimensionare i flussi RDS per stabilire appunto una connessione tra un programma radiofonico e un servizio Web. Lui mi ha risposto che originariamente con i suoi soci Giovanni Agazzi e Paolo Portioli voleva orientarsi verso qualcosa del genere. Ma poi lo sviluppo della tecnologia di Radio-Touch ha preso una strada un po' diversa. Nel suo "sale pitch" di cinque minuti (il tempo riservato ai concorrenti di Mind the Bridge per presentare le loro iniziative ai giurati e al pubblico), Gasparini esordisce dicendo che pur essendo un mezzo molto diffuso la radio non ha nessun modo di stabilire se un brano trasmesso o un libro recensito possono stimolare nei loro ascoltatori il desiderio di acquistarli; o di misurare direttamente l'impatto di una campagna pubblicitaria. Con Radio-Touch la cosa diventa possibile grazie all'integrazione tra radio e cellulari.
Alla fine ho chiesto a Gasparini di spiegarmi meglio il funzionamento di questa integrazione. Invece di fare affidamento su dispositivi smart che possano combinare l'ascolto radio e la navigazione Web o su altri automatismi, il sistema si rivolge da un lato agli editori radiofonici, dall'altro agli utenti di smartphone. Questi ultimi sapranno (perché glielo dice la loro radio preferita) che quando sono all'ascolto troveranno grazie a una "app" sul cellulare un flusso parallelo di dati (per esempio delle informazioni real time sul traffico) e soprattutto la possibilità di interagire con il contenuto radiofonico, sempre sincronizzato con il flusso dati "ricevuto" dallo smartphone. Rispetto al RadioDNS, questo approccio richiede che l'utente si faccia parte attiva. Chi ascolta poniamo l'autoradio deve anche fare riferimento allo smartphone. Il vantaggio è che non occorre chiudere il cerchio con dispositivi "consci" del flusso di metadati RadioDNS. Anche se immagino che in futuro potranno essere apparecchi compatibili con la tecnologia.
Soprattutto gli editori radiofonici saranno più coinvolti, perché a loro spetta il compito di riempire il contenitore sincronizzato che Radio-Touch mette loro a disposizione con la sua piattaforma e le app personalizzate (per le stazioni che dispongono già di una loro app per smartphone è possibile "potenziare" queste ultime in modo che possano usufruire del sistema). Si tratterà tuttavia di un impegno che - è la scommessa di Gasparini & C. - le stazioni radio saranno più che disposte ad accollarsi per offrire ai loro ascoltatori e agli inserzionisti un servizio in più e per integrarsi meglio con gli altri media digitali. Per le radio più piccole Radio-Touch pensa già di offrire delle app "collettive" o una propria app che permetta di seguire i flussi di informazione/interazione dell'emittente.
I fondatori di Radio-Touch hanno già preso contatto con le radio del gruppo L'Espresso e con RDS, che a quanto sembra hanno manifestato un grande interesse per l'iniziativa, ancora in beta (verrà rilasciata a breve). Ma hanno discusso anche con i Centri Media, le società che pianificano le campagne pubblicitarie e anche questi ultimi hanno capito il potenziale della tecnologia come strumento analitico e misuratore dell'efficacia degli spot. In teoria l'interazione che Radio-Touch aggiunge all'ascolto della radio potrebbe servire, secondo me, anche per la misurazione dell'audience, basterebbe creare un campione di ascoltatori-tipo e dotare i componenti di smartphone. In ogni caso è un'idea intrigante e dimostra, come riconosce lo stesso Gasparini, che la "semplice" radio in FM continua ad avere una incredibile vitalità e riesce ad arrivare alle innovazioni prima di altri media.
Potete ascoltare l'audio dell'intervento di Alberto Gasparini al Mind the Bridge qui di seguito:
Qui invece c'è la breve intervista che ho raccolto subito dopo, con il sottofondo del rumore generato dal "networking" di imprenditori, venture capitalist, giornalisti e docenti di innovazione che hanno animato ieri e oggi l'evento milanese, organizzato nella sala Dino Buzzati della Fondazione Corriere della Sera. Tutte le presentazioni e la discussione si sono svolte in lingua inglese:
Radio-Touch aveva già conquistato il terzo posto a Simagine 2010, un'altra gara per applicazioni per la mobilità bandita nel giugno scorso a Roma dalla SimAlliance, l'alleanza mondiale dei fabbricanti di Sim Card per telefonini.
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