17 novembre 2010

L'omicidio che mise fine al monopolio della BBC anni 60

Se l'autocritica della FCC - ne ho parlato qui a proposito di una pubblicazione del regolatore americano che rivede settanta anni di storiche decisioni in materia radiotelevisiva e telefonica - mette in luce i punti deboli di una politica eccessivamente liberista e protettiva degli interessi commerciali, il nuovo libro di Adrian Johns, docente dell'Università di Chicago e autore di Death of a Pirate, denuncia i difetti di una politica di esagerato controllo e centralismo. Il libro parte da un episodio poco noto della storia delle stazioni radio pirata "off shore" attive in Gran Bretagna a metà anni sessanta: il litigio tra due editori pirata che sfociò nell'uccisione di Reg Calvert, proprietario di Radio City, da parte di Oliver Smedley, ideatore di Radio Atlanta. L'omicidio e il processo che ne seguì (Smedley - che prima di quel drammatico scontro aveva assoldato una squadra di camalli per assaltare gli impianti di Radio City a Shivering Sands, la celebre fortezza antiaerea costruita su piattaforme nell'estuario del Tamigi - fu rilasciato per legittima difesa) fu uno dei motivi per cui le autorità britanniche decisero di intervenire in una situazione che stava prendendo una brutta piega. Il Marine Act approvato in tutta fretta portò al sequestro e alla chiusura delle radio pirata. Ma da quel fenomeno sociale, dal gradimento espresso da molti ascoltatori, nacque un vento di libertà che portò al completo rinnovamento della BBC e dei suoi noiosissimi programmi. Oliver Smedley, un ultra-liberista che aveva deciso di fare il pirata radiofonico per ragioni strettamente politiche, per combattere il centralismo della politica Labour, fu un pessimo imprenditore e un violento, ma alla fine ottenne il risultato che gli interessava, mandando in frantumi un monopolio troppo rigido.
Death of a pirate è appena stato pubblicato (qui la recensione del Wall Street Journal firmata da un consulente americano specializzato nel format "talk") ma non è il primo libro di Johns, autore in passato di interessanti lavori sulla proprietà intellettuale e la storia del sapere stampato. Non posso leggere i commenti sulla sua ultima fatica senza pensare alle vicende legate alla lotta contro il monopolio radiotelevisivo in Italia, alle istanze molto positive portate avanti dagli editori radiofonici e dai piccoli e grandi imprenditori televisivi privati e ai loro effetti che come sempre succede una volta entrati in una prospettiva storica hanno anche risvolti profondamente negativi. In campo televisivo la libertà di antenna, viziata nel tempo da comportamenti più illegali che autenticamente liberisti, ha portato alla situazione che conosciamo e a un vistoso caso di conflitto di interessi economico-politico. Il mercato radiofonico privato ha pagato a duro prezzo la vacatio legis seguita alle spallate antimonopoliste e 35 anni dopo deve scontare le conseguenze di una "apertura" imperfetta, che a tratti somiglia molto a una chiusura. Credo che il nostro dovere sia quello di leggere Death of a pirate insieme alla pubblicazione storica della FCC, riflettendo sulle virtù che stanno nel mezzo.

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