Radio app parziale marcia indietro. Dopo aver denunciato in Europa la vicenda di Jim Barcus - lo sviluppatore americano che si era visto rifiutare dall'App Store di Apple l'approvazione per alcune app commissionate dalla sua clientela costituita da stazioni radio locali - la testata Radioszene pubblica la dichiarazione di un responsabile dell'associazione tedesca delle radio e televisioni commerciali VPRT. L'organismo ha ricevuto da Apple in Germania l'assicurazione che le app continueranno a essere approvate a patto che siano le singole stazioni a richiederne l'autorizzazione sullo Store registrandosi (al costo di 79 euro) come sviluppatori indipendenti. Le app potranno però essere realizzate da terze parti. A quanto sostiene Sebastian Artymiak, della VPRT, la regola verrà d'ora in poi applicata anche ad altri tipi di applet, incluse quelle che consentono di accedere ai quotidiani online.
La reale intenzione di Apple potrebbe dunque essere quella di combattere il fenomeno delle app realizzate con lo stampino, da un unico sviluppatore, con poche personalizzazioni. Tra l'altro comincia a diventare un po' sospetto anche il comportamento di Jim Barcus, che come rivela il periodico online Macity ha ritirato dal sito della sua società la pagina in cui, denunciando il niet ricevuto da Cupertino pubblicava una (a questo punto presunta) mail di risposta dall'indirizzo di Steve Jobs (la pagina è accessibile dalla cache di Google, ma senza la riproduzione della mail). Le dichiarazioni fatte dalla VPRT sembrano corroborare la notizia relativa al cambiamento di policy dello Store, ma dicono anche che Barcus forse avrà qualcosa da spiegare a clienti che hanno pagato per entrare in uno schema, quello delle app realizzate in serie, dallo scarso valore aggiunto.
Ciò detto, Apple ha sicuramente il diritto di imporre tutte le misure che vuole per garantire il livello qualitatito del suo store, ma dovrebbe anche comprendere la particolare situazione di un'industria come quella radiofonica, sottoposta a pressioni ben più urgenti. Negli Stati Uniti esistono migliaia di stazioni indipendenti, che cercano attraverso le sinergie con il Web mobile una opportunità in più per mantenere il contatto con la propria audience. Le loro app realizzate in economia devono essere considerate "pubblicitarie"? Sì, in parte lo sono, anche se questo non esime gli editori radiofonici dallo sforzarsi di trovare la formula giusta per dare, attraverso le loro app, qualcosa in più. L'altro giorno Newslinet commentava che un provvedimento come questo può anche avere un effetto positivo, inducendo le singole stazioni a stipulare le stesse forme di alleanza che vengono auspicate qui da noi per le televisioni locali davanti alla prospettiva del calo di risorse frequenziali legato al riutilizzo dei canali ex-analogici per servizi di tipo telefonico wireless. Ma è un paragone che a mio parere non regge completamente: stazioni fortemente urbanizzate come sono le stazioni americane, o i nostri network commerciali nazionali, hanno il problema di tutelare un brand oltre che una modalità di fruizione e le app radiofoniche-contenitore finiscono inevitabilmente per diluirne l'impatto. Limitare per le stazioni radio l'accesso alla piattaforma Apple è una misura comprensibile solo se la si può interpretare come stimolo, per tutto il settore radiofonico, a reinventare attraverso le app la tradizionale esperienza di ascolto, a sperimentare per davvero le opportunità della contaminazione crossmediale. Se è un modo per rafforzare un confine protetto tra media diversi (e per mantenere meglio il proprio ruolo sul mercato della musica digitale) diventa un atteggiamento poco opportuno.
Apple nimmt Aus für Radio-Apps teilweise zurückVeröffentlicht am 26. Nov. 2010Apple hat seine Haltung zu Radio-Apps relativiert. Ein Apple-Sprecher teilte dem Verband der privaten Rundfunkanbieter (VPRT), mit, die Sender könnten weiter eigene Apps im App-Store anbieten, sollten sich aber einen eigenen Entwickler-Account zulegen. Diese Meldung widerspricht ein wenig früheren Meldungen. In denen wurde etwa Steve Jobs mit der Aussage zitiert, eine App, die nicht eine Auswahl aus mindestens 100 Sendern biete, habe in Zukunft keine Chance mehr. Im Grundsatz scheibt es aber dabei zu bleiben, dass Apple die wachsende Zahl ähnlich oder gleich gestrickter Radio-Apps aus dem Angebot nehmen will.Hier das Statement von Dipl.-Ing. Sebastian Artymiak, Leiter Medientechnologie des VPRT (Verband Privater Rundfunk und Telemedien e.V.):Apple wird keine Radio-Apps löschen oder den Zugang von Radio-Apps zum Apple-Store verweigern. Apple rät aber allen Radiosendern, sich einen eigenen Entwickler-Zugang zuzulegen (79 Euro), um die Apps selber hochzuladen. Diese Apps können auch von Dritten entwickelt sein (White Label Lösung). Neue und zukünftige Apps werden weiter wie bislang behandelt.Apple bestätigte, dass identische Apps – welche von nur einem Entwickler bereitgestellt werden – nicht mehr aktiviert werden. (Anmerkung: Es hat wohl in der jüngeren Vergangenheit Fälle gegeben, in denen z.T. bis zu hundert identische Apps von einem Entwickler bereitgestellt wurden.) Die Regelung gilt auch für Zeitungen und andere Bereiche. Wird die App aber direkt vom Radiosender hochgeladen, stellt dies kein Problem dar. Auch können Radiosender über den eigenen Account mehrere Apps hochladen.
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