15 settembre 2008

La triste utopia mediatica di DFW

Mi ha sorpreso la copertura mediatica che persino i nostri giornali hanno dedicato al suicidio dello scrittore americano David Foster Wallace. Il corpo di David, si legge sulle cronache, è stato trovato appeso a una corda dalla moglie Karen, al suo rientro nella casa di Claremont, nella contea di Los Angeles. Questo è l'obituary del Los Angeles Times, mentre qui trovate quello apparso sull'altra costa, per il New York Times che dedica anche una lunga valutazione critica firmata da Michiko Kakutani. La notizia comunicata da All things considered di NPR parla di un Wallace considerato universalmente un grande umorista, e in effetti è vero, il suo stile era travolgente, brillante, nella tradizione americana iniziata da Mark Twain. Ma Wallace si diceva perplesso davanti all'accoglienza di Infinite Jest, il suo torrenziale capolavoro. Un cult book di mille pagine in originale, che alcuni fan si ostinano addirittura a rileggere più volte e a indicizzare su Internet, aggiungendo le loro chiosature alle note a piè pagina (centinaia) che erano la cifra distintiva di uno dei padri del postmodernismo. Alla PBS l'autore aveva dichiarato di trovare strano che tutti ridessero a crepapelle, perché era partito con l'idea di fare un libro molto triste ed era convinto di esserci riuscito E una "distopia" che immagina un mondo in cui uno show televisivo è talmente "divertente" da far cadere i suoi spettatori in una mortale catalessi, dove gli anni non portano numeri ma il brand degli sponsor (fantasia malata, eh? solo un pazzo potrebbe immaginare qualcosa di così irrealistico), non può non essere triste. Spesso, si sa, si ride proprio per non piangere.
Qualche anno dopo l'uscita del libro Wallace fece ancora discutere per un lungo articolo apparso nel 2000 su Rolling Stone (che oggi gli dedica questo necrologio) dedicato a un tal John McCain, candidato, allora respinto, alla nomination repubblicana. Lo presentava come il nuovo in politica, con parole praticamente identiche a quelle che oggi vengono dedicate a Obama.
Non mi sono mai avventurato seriamente nella lettura di Infinite Jest, che pure campeggia nella mia libreria, almeno non con l'intenzione di finirlo. Nella mia relativa ignoranza non sapevo neppure che fosse stato tradotto da noi per Fandango Libri (e le pagine lievitano a 1.440). Leggendo in queste ore i lamenti degli irriducibili, scopro che nel romanzo c'è anche una stazione radio, WYYY sui 109 MHz ("il numero primo più elevato della banda della modulazione di frequenza" è il jingle) dal MIT di Boston. Una stazione che trasmette un programma di previsioni del tempo "per mimesi", facendo ascoltare le scariche elettrostatiche in diretta. Come ascoltatore delle onde medie, disturbate dal più localizzato e distante dei temporali, trovo la cosa a dir poco geniale.
Agli uomini e alle donne che ci lasciano in questo modo e si vedono negare financo la terra consacrata da alcune "caritatevoli" religioni, è bene dedicare un addio o, se si vuole, una preghiera più calorosi del normale. Che tengano conto del freddo che devono aver provato quaggiù. Sleep peacefully, David.

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