Come si comportano gli ascoltatori più affezionati di un programma radiofonico? Quali sono le loro attività di "fan" nei loro rapporti con la stazione ascoltata e come si articola questa relazione, soprattutto oggi e grazie all'esistenza di un mezzo interattivo come Internet e le sue mille occasioni di discussione e, perché no, di creatività parallela, magari alternativa e parodistica rispetto ai contenuti preferiti?
Sono domande per cui la BBC ha cercato una risposta anche con l'aiuto di alcuni istituti universitari britannici, che in questi ultimi mesi hanno portato avanti diverse iniziative di ricerca, come spiega oggi questo post dei BBC Radio Labs (correte sull'originale per non perdere i numerosi link). Un post abbastanza inedito perché per una volta si discosta dalle solite problematiche tecnologiche per affrontare questioni più propriamente sociologiche.
Sono domande che mi pongo evidentemente anch'io, visto che oggi - guarda tu la coincidenza - i forum radiofonici della RAI hanno riaperto, dopo più di un mese, lo spazio "I nostri podcast", dove tanti ascoltatori si scambiano informazioni e file su trasmissioni già andate in onda. Ho scoperto per caso che intorno ai programmi culturali, letterari e musicali esiste una comunità di appassionati che collezionano, riascoltano, commentano... Una piccola folla di persone curiose e speciali unite dalle suggestioni della radio e continuamente impegnate in un dialogo sommesso e gentile attraverso Internet. Nelle settimane di silenzio del forum il dialogo ha subito un rallentamento e da oggi può riprendere. Purtroppo non del tutto indisturbato perché nel frattempo i forum della RAI sono stati dirottati da provocatori animati da dubbie motivazioni politiche, che cercano di occupare tutto lo spazio possibile per sterili polemiche fuori tema.
Ancora una volta che differenza rispetto alla qualità della discussione e dell'analisi in analoghi spazi rivolti a chi ascolta i programmi della BBC. Qui i provocatori vengono tenuti a debita distanza dai moderatori e dalle regole non scritte di una costruittiva convivenza nel cyberspazio. E nei prossimi giorni, annunciano i Radio Labs, un blog di solito schierato sui fronti più avanzati dello sviluppo software per il Web 2.0, la crossmedialità, la radio digitale, ospiterà gli interventi dei ricercatori che hanno studiato i risvolti sociologici della cosiddetta "fan culture". Non stiamo parlando di analisi superficiali, basta guardare ai titoli dei prossimi interventi (che ovviamente riprenderò qui): "Contrasting Interactivities: BBC Radio Message Boards as an Extension of and Break from Radio's History of Listener Participation", "Online fan cultures around The Archers" (The Archers è una soap radiofonica in onda sulla Beeb da più di mezzo secolo), "Specialist Music and Public Service Media"... Tanti preziosi esempi di come un semplice programma radiofonico possa coinvolgerci, farci sognare, mettere in gioco la nostra intelligenza, darci lo spunto per inventare cose nuove (come nei forum non ufficiali di The Archers, dove gli ascoltatori riscrivono e trasformano le trame). Esempi di come funziona quella "cultura della convergenza" analizzata nell'omonimo testo di Henry Jenkins, direttore del Convergence Culture Consortium del MIT di Boston.
E invece i forum riservati all'eccellente programmazione di RAI Radio 3, fino a l'altro ieri frequentati dalle gentildonne e dai galantuomini de I nostri podcast, non possono volare altrettanto alti, appesantiti come sono da un fango che puzza di squadrismo lontano un miglio, il sintomo più desolante della malessere che ci sta trascinando via.
Sono domande per cui la BBC ha cercato una risposta anche con l'aiuto di alcuni istituti universitari britannici, che in questi ultimi mesi hanno portato avanti diverse iniziative di ricerca, come spiega oggi questo post dei BBC Radio Labs (correte sull'originale per non perdere i numerosi link). Un post abbastanza inedito perché per una volta si discosta dalle solite problematiche tecnologiche per affrontare questioni più propriamente sociologiche.
Sono domande che mi pongo evidentemente anch'io, visto che oggi - guarda tu la coincidenza - i forum radiofonici della RAI hanno riaperto, dopo più di un mese, lo spazio "I nostri podcast", dove tanti ascoltatori si scambiano informazioni e file su trasmissioni già andate in onda. Ho scoperto per caso che intorno ai programmi culturali, letterari e musicali esiste una comunità di appassionati che collezionano, riascoltano, commentano... Una piccola folla di persone curiose e speciali unite dalle suggestioni della radio e continuamente impegnate in un dialogo sommesso e gentile attraverso Internet. Nelle settimane di silenzio del forum il dialogo ha subito un rallentamento e da oggi può riprendere. Purtroppo non del tutto indisturbato perché nel frattempo i forum della RAI sono stati dirottati da provocatori animati da dubbie motivazioni politiche, che cercano di occupare tutto lo spazio possibile per sterili polemiche fuori tema.
Ancora una volta che differenza rispetto alla qualità della discussione e dell'analisi in analoghi spazi rivolti a chi ascolta i programmi della BBC. Qui i provocatori vengono tenuti a debita distanza dai moderatori e dalle regole non scritte di una costruittiva convivenza nel cyberspazio. E nei prossimi giorni, annunciano i Radio Labs, un blog di solito schierato sui fronti più avanzati dello sviluppo software per il Web 2.0, la crossmedialità, la radio digitale, ospiterà gli interventi dei ricercatori che hanno studiato i risvolti sociologici della cosiddetta "fan culture". Non stiamo parlando di analisi superficiali, basta guardare ai titoli dei prossimi interventi (che ovviamente riprenderò qui): "Contrasting Interactivities: BBC Radio Message Boards as an Extension of and Break from Radio's History of Listener Participation", "Online fan cultures around The Archers" (The Archers è una soap radiofonica in onda sulla Beeb da più di mezzo secolo), "Specialist Music and Public Service Media"... Tanti preziosi esempi di come un semplice programma radiofonico possa coinvolgerci, farci sognare, mettere in gioco la nostra intelligenza, darci lo spunto per inventare cose nuove (come nei forum non ufficiali di The Archers, dove gli ascoltatori riscrivono e trasformano le trame). Esempi di come funziona quella "cultura della convergenza" analizzata nell'omonimo testo di Henry Jenkins, direttore del Convergence Culture Consortium del MIT di Boston.
E invece i forum riservati all'eccellente programmazione di RAI Radio 3, fino a l'altro ieri frequentati dalle gentildonne e dai galantuomini de I nostri podcast, non possono volare altrettanto alti, appesantiti come sono da un fango che puzza di squadrismo lontano un miglio, il sintomo più desolante della malessere che ci sta trascinando via.
Fan cultures in radio
(from Radio Labs by Tristan Ferne)
TOGs, Bourdieu, habitus, mirroring, fan-tagonism, cultural capital, Mustardland and Chuffer Dandridge. Do these mean anything to you? Sound interesting?
This week the Radio Labs blog is going to be leaving the world of technology we normally write about and will look at another side of the internet. For the past year or so I have been working with three universities on a study of the online behaviours of listeners and fans of BBC radio and over the rest of this week we're going to be publishing guest posts from each of the researchers on their case studies; interactivity on the BBC Radio messageboards, the off-BBC activity of fans of Terry Wogan, fan cultures around the Archers and how the BBC serves specialist music fans.
The project has been jointly funded by the BBC and the Arts & Humanities Research Council (AHRC) in an initiative aiming to enable collaborative arts and humanities research between the BBC and universities in the UK. At the beginning of 2007 the BBC's Innovation Culture team sent out a Call for Proposals. I had just read Henry Jenkin's Convergence Culture and I was interested in how fans of TV and radio programmes (but BBC Radio in particular) use the internet to interact around programmes and potentially extend the experience of the programme. Things like discussion forums speculating about the plot, fan fiction or user-generated videos based in the fictional world. I was hoping to answer questions like what benefit and value do the fans derive from this behaviour? Does it make them love the programme more? How can fans affect what programmes are made or how the story goes? What benefits are there for the programme makers? And what happens when programme makers try to stop fans making this kind of material?
I was then lucky enough to get into contact with a number of leading researchers in the fields of radio, music and fan studies and we were successful in our bid for funding. Many rail journeys between London, Birmingham and Cardiff ensued and we've ended up with four linked case studies - linked but running fairly independently and using different methods. The culmination of the project happened last week when we had a day presenting the findings to my BBC colleagues and now, over the course of this week, there will be four Radio Labs posts, one from each of the case studies...
"Contrasting Interactivities: BBC Radio Message Boards as an Extension of and Break from Radio's History of Listener Participation"
Bethany Klein, University of Leeds
"TOGs - 'This Ordinary Group'" - Official and Unofficial Listener Activities around Wake Up to Wogan
Matt Hills, Cardiff University
"Online fan cultures around The Archers"
Lyn Thomas, London Metropolitan University
"Specialist Music and Public Service Media"
Tim Wall and Andrew Dubber, Birmingham City University
I hope you enjoy them.
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