26 settembre 2008

Il museo online delle trasmissioni di navi, spie e militari

Per chi ha ascoltato quelle trasmissioni e forse anche per gli appassionati di oggi c'è da rimanere un po' storditi davanti al Virtual Museums of Communications appena aperto da Rainer Brannolte all'indirizzo Utilityradio.com. Questa raccolta di dati, registrazioni d'epoca e materiali illustrativi come lettere e cartoline di conferma e mappe Google dei siti degli impianti trasmissivi (siamo ancora agli inizi, speriamo che ci siano tanti collaboratori) è un monumento alla radio dei professionisti: dei ponti radiotelefonici che instradavano le chiamate là dove il cavo non arrivava, delle navi mercantili e da guerra, della navigazione aerea civile e militare, delle ambasciate in contatto con i loro ministeri, delle agenzie di stampa più esotiche. La collezione che Rainer sta lentamente accumulando insieme ad alcuni amici (si leggono nomi di DXer di prim'ordine come Michael Oexner) comprende liste di frequenze, audioclip e altro materiale sul traffico radio che fino a relativamente pochi anni fa brulicava nell'etere delle frequenze comprese tra 3 e 30 MHz, fuori dalle normali bande assegnate alle emittenti di radiodiffusione internazionale e locale in onde corte.
In gergo si chiamano ancora oggi stazioni "utilitarie" e i collegamenti sono quasi sempre di natura punto-punto, non diffusivo. In quegli anni, diciamo fino quasi alla fine degli anni '80 molto di questo traffico era in fonia, un'altra grossa parte, soprattutto marittima, era in codice Morse, e il resto utilizzava i primi sistemi di trasmissione radiotelegrafica che noi appassionati cercavamo di codificare adattando alla ricezione radio delle telescriventi normalmente in funzione per il servizio telex via filo (io per esempio ho ancora la mia, letteralmente rubata da un armadio di rottami di una agenzia di stampa milanese). Oggi il traffico utilitario esiste ancora, in parte ancora in fonia, ma molto spesso vengono usati sistemi radiotelegrafici che richiedono sofisticati terminali e software di decodifica.
Con i satelliti prima e Internet poi questo mondo, che ci faceva trascorrere ore di grande emozione e non pochi guai con le autorità postali e perfino con la polizia perché con perfetta faccia di bronzo ci ostinavamo a scrivere a stazioni militari per avere le nostre QSL, le "conferme di avvenuta ricezione", è diventato archeologia. Un nostalgico ricordo che una piccola armata di ultracinquantenni mezzi rimpirliti si passa come un prezioso testimone attraverso - guardate l'ironico paradosso - le pagine dei blog e i messaggi di posta elettronica. Gli stessi strumenti che hanno contribuito a spegnere le loro amate stazioni.

2 commenti:

Anonimo ha detto...

fenomenale ... chiedere ad una stazione militare la QSL !
Immagino per una comunicazione ricevuta di straforo, magari
segretissima :-)
Ma non e' la stessa cosa che denunciarsi da soli ?
Se non ricordo male il codice postale vieta anche solo di annotare
o rivelare a terzi comunicazioni che non si e' autorizzati
a ricevere, in onde corte non si potrebbe ascoltare nulla
oltre alle BC (anche solo per ascoltare gli OM ci vuole
l'autorizzazione SWL).

Andrea Lawendel ha detto...

L'aneddotica in materia è sterminata e la cosa più interssante è che in molti casi i guai arrivavano più facilmente dalle amministrazioni civili. I militari erano spesso più che contenti di confermare i rapporti di ricezione. Scrivere a una stazione costiera come Malta Radio era invece, notoriamente, segno di masochismo inguaribile: il personale prendeva il tuo indirizzo e lo girava direttamente ai carabinieri italiani. Erano tempi molto diversi, a dispetto del clima di guerra fredda, e le raccolte di QSL utilitarie che molti DXer anche italiani custodiscono gelosamente stanno lì a testimoniare che leggi e regolamenti non devono essere interpretati senza un grano di comprensione per il contesto. Di trasmissioni "segretissime" non si faceva ovviamente menzione (anche perché il traffico cifrato è sempre stato fuori dalla portata di noi hobbysti, nove volte su dieci privi anche dei più rudimentali strumenti matematici e incapaci di condurre una criptanalisi sensata). I rapporti riguardavano sempre e soltanto i "voice mirror" e le stringhe di testo con le espressioni standard usate nella fase di sintonia tra le stazioni. Nel caso delle telescriventi era diffusa la formula "The quick brown fox jumps over the lazy dog", una frase che "impegna" tutte le lettere dell'alfabeto inglese. Anche se la quantità di informazioni accumulate dagli appassionati più esperti e motivati era notevole e di ottimo livello, non c'erano, almeno nei nostri circoli, cattive intenzioni. Certo, nell'oscuro mondo dell'intelligence gli strati visibili e invisibili sono numerosi e altrettanto intricati sono i collegamenti e i canali di drenaggio tra loro. Non posso escludere nulla. Bisogna anche considerare che avevamo a disposizione strumenti enormemente più rudimentali rispetto agli apparati professionali su cui gli operatori di telecomunicazione civili e militari in HF potevano contare allora. E d'altra parte, erano anni in cui i cittadini americani che inviavano i loro rapporti di ascolto a Radio Pyongyang o Radio Habana Cuba si vedevano arrivare in casa gli agenti dell'FBI. Ci fu a un certo punto l'episodio particolarmente gustoso di un ascoltatore delle onde corte che fu convocato dai federali desiderosi di capire come potevano procurarsi regolarmente i materiali informativi che arrivavano copiosi da Radio Habana. Alla fine il DXer scrisse un rapporto a nome degli agenti, fornendo l'indirizzo di un ufficio FBI che continuò a ricevere le copie di "Gramma" e dei discorsi di Fidel...