24 novembre 2010

Assurdo: Apple Store esclude le radio app "non collettive"

La cosa ha del clamoroso. Apple avrebbe deciso di non accettare più programmini per la ricezione di singole stazioni radio sul suo application store. Niente più singoli canali radiofonici su iPhone! Una emittente locale americana non affiliata a un grande gruppo, per esempio, non sarebbe più in grado di offrire ai suoi ascoltatori una app personalizzata per la fruizione dei suoi programmi.
Sono venuto a conoscenza di questo incredibile fatto da una fonte molto bene informata sui retroscena del mondo Apple, l'amico Fabio Zambelli editore e autore di SetteB.it, uno dei migliori magazine online Mac-oriented sulla piazza. Con grande piacere l'ho rivisto ieri alla conferenza stampa di Diego Piacentini per il lancio di Amazon.it e abbiamo anche parlato di radio perché con Fabio e altri colleghi osservavo che il ruolo di Amazon potrebbe essere molto importante per la promozione degli apparecchi radio DAB in Italia (in effetti ci sono già diversi modelli sulla filiale italiana dello store anche se temo si tratti di versioni britanniche non ancora aggiornate al DAB+).
Qualche ora fa Fabio mi scrive per dirmi che di lì a poco avrebbe pubblicato una notizia sull'incredibile decisione dell'App Store. Il suo post è molto bene informato e cita una fonte tedesca, iFun, che a sua volta ha ripreso la notizia comunicata Radiomag Online, una rivista telematica che cito spesso (Fabio mi ha dato un buco solenne!).
All'origine di questa vicenda c'è l'intervento su Radiomag da parte di James Barcus di DigitalJukebox, una piccola softwarehouse che sviluppa applicazioni radiofoniche. Da sei mesi a questa parte Barcus ha sviluppato decine di app per altrettante stazioni. Il 10 novembre Barcus, mentre era in attesa dell'approvazione delle ultime app caricate, James riceve una risposta dai responsabili dell'App Store: le applicazioni sono state respinte poiché secondo lo Store "non verranno più accettate applicazioni che consentono di ricevere lo stream di una sola stazione, d'ora in poi le app dovranno essere in grado di ricevere centinaia di flussi, altrimenti verranno considerate spam.» L'email contiene anche un paragone francamente offensivo: le app a canale singolo sono equiparate a quelle goliardiche "FART app", applicazioni-scherzo che generano il suono di un peto. La radio è solo robaccia.
Barcus non può credere ai suoi occhi e si rivolge a Steve Jobs in persona, che come avvenuto anche nel recente passato risponde direttamente: ci spiace, abbiamo deciso così. iFun ha successivamente aggiunto una precisazione di un'altra testata tedesca, Radioszene, dove viene citata la dichiarazione con cui Mikko Linnamäki il capo finlandese della società tedesca Liquid Air Lab, creatrice del player radiofonico Spodtronic per telefonini Nokia e nota sviluppatrice di radio app, rilancia la notizia e propone un modo di aggirare l'ostacolo: confezionare app in HTML5 ed evitare così il meccanismo di approvazione dello Store, visto che HTML5 può essere distribuito liberamente ed eseguito direttamente nello schermo di iPhone. Liquid Air Lab ha messo a punto un sistema, Myappstudio per creare app istantanee a partire da una pagina Facebook.



Linnamäki ha preparato un efficace grafico che visualizza le principali app nelle hit parade dell'App Store inglese: senza le app delle singole stazioni radio ci sarebbero decine di buchi.
Ricordo che c'è un nuovo sviluppatore italiano, Radio Touch, che sta scommettendo molto su una tecnologia che passa proprio attraverso le app per smartphone come veicolo di contenuti addizionali per tutte le stazioni radio. Essere esclusi dallo Store sarebbe il colmo per questa startup.
La perplessità di SetteB.it è forte ma io resto basito. Le applicazioni per iPhone sono al centro delle strategie crossmediali di moltissime stazioni americane, che attraverso iPhone cercano di affrontare il calo di interesse da parte di ascoltatori, soprattutto i più giovani, e degli inserzionisti pubblicitari. Le statistiche confermano che gli smartphone grazie ai singoli stream stanno diventando un temibile concorrente di radio e autoradio. Togliere a una emittente questa opportunità può tradursi in un grave danno di immagine. E che dire delle decine di stazioni radio pubbliche che hanno una offerta limitata? Anche la app della nostra RAI mette in stream meno di dieci stazioni. Verranno rimosse anche loro?
Il sistema operativo Android sta già superando le vendite di iOs negli Stati Uniti e in Asia. La stupidità della politica di controllo che Apple sta esercitando sul suo ecosistema lascia completamente senza parole. Una cosa è contestare una tecnologia come Flash per le sue potenziali instabilità tecniche. Tutt'altro è stare a sindacare su quante stazioni radio si possono ascoltare con una applicazione. Ma come, Apple protegge tutto quello che nasce nelle sue fucine e una povera stazione radio deve rassegnarsi ad annegare i suoi contenuti in aggregatori per nulla fidelizzanti?

3 commenti:

Anonimo ha detto...

Ciao Andrea!Che possa piacere o meno,Se android mantiene le promesse,potrebbe diventare l'anti apple per eccellenza.E me lo auguro vivamente.Io sono stato utente apple e ho strapagato prodotti che non avevano ( allora) programmi e applicativi,e quei pochi costavano a caro prezzo.Non sopporto questa imposizione dall'alto di regole a volte assurde ( ma essenzialmente di natura corporativa economica)
che ha sempre caratterizzato le scelte apple.Per cui un iphone anche regalato,non lo desidero avere.Mai.
Vittorio T.

Andrea Lawendel ha detto...

Mah, sai, quando le scelte le imponeva (e con pratiche forse anche più discutibili) Microsoft, eravamo in pochi a lamentarci. E i prodotti Microsoft lasciavano davvero a desiderare, mi spiace dirlo. Oggi Apple ha un certo dominio su certi mercati e comincia a dare segni di comportamento altrettanto arrogante, ma lo fa comunque partendo da un portafoglio di grandissimi prodotti. Io, che ancora non ho acquistato un iPhone o un iPad (ma penso che li acquisterò entrambi) non rinuncerei mai, e sottolineo mai alla piattaforma Mac OS X, anche se ammetto che se fossi un programmatore di ultima generazione o un creativo mi divertirei ancora di più. E' una grande piattaforma, un grande ecosistema e l'esperienza utente è unica e inimitabile.
Detto questa mi sono invece procurato prima di iPhone un telefonino Android economico e mi piace moltissimo (è un Samsung, ha qualche magagna ma il sistema è notevole e le app interessanti, anche su App Store ho visto cose all'altezza o migliori). Ho dato un'occhiata sommaria a Windows Phone 7 e devo ammettere che hanno fatto un lavoro interessantissimo, sul piano delle metafore utilizzate.
Sono stanco delle guerre di religione, ma poco abituato ad avere in mano un sistema maggioritario. Passerei volentieri a Linux, ma francamente: se non sei uno che come minimo sa compilare e barcamenarsi tra fogli di inizializzazione, command line e repository svn rischi di diventare matto al primo intoppo.

Andrea Lawendel ha detto...

Nella fattispecie della questione legata alle app radiofoniche, oggi ho letto con interesse l'opinione espressa su Newslinet, in cui provocatoriamente si ipotizza che la scomparsa delle app a singolo canale potrebbe avere effetti molto positivi, inducendo le stazioni a un atteggiamento più consortile.
E' una opinione interessante, appunto, ma non mi convince. E' un modo di vedere palesemente influenzato dalle polemiche sulle frequenze da togliere/assegnare alle numerose televisioni locali italiane, che dovrebbero trovare nel digitale terrestre un'occasione per fare piattaforma comune. Ma quello che vale per le tv locali non vale per la singole stazioni locali radiofoniche, per le quali il consorzio è un concetto del tutto improponibile. La radio locale, della tua città, non si mette insieme per creare il portale delle voci delle città. In compenso con una app ben confezionata potrebbe offrire una miriade di informazioni e servizi locali. E' una visione molto miope, o molto interessata a salvaguardare il proprio modello di music discovery o il futuro schema basato sull'informazione rinchiusa in una offerta (la "mia" offerta) a chiusura ermetica. Una decisione oltretutto che non vede a un palmo di naso americano. Non cononcepisce l'esistenza di network nazionali mono-programma ma con brand molto forte e sicuramente escluso da ogni forma consortile. Non riesce bene a capire il concetto di emittenza pubblica che abbiamo in Europa (in America NPR è finanziata per distribuire programmi in syndication, il suo network è costituito da stazioni autonome che trovano forza nel consorzio). Gli enti radiofonici pubblci europei hanno due, tre, quattro, cinque, programmi nazionali e se escludiamo prodotti tipo il radio tuner britannico, non hanno nessun motivo per mettersi insieme.