A volte la democrazia è una strana cosa. Uno si fa eleggere, democraticamente, ma sfruttando qualche conflitto di interesse, o qualche condizionamento, che equivalgono alla morte della democrazia ma che la democrazia non può facilmente prevenire onde evitare di passare per non-democrazia (un bel paradosso); e dopo essersi fatto eletto fa approvare leggi che anti-democratiche, esercitando indebiti controlli e censure sulla libertà di espressione. Possiamo fingere che non sia così, fosse solo per rispetto di elettori di destra sicuramente più distratti che antidemocratici, ma il discorso dovrebbe purtroppo essere applicato all'Italia governata da Berlusconi.
Questa però volta il protagonista della storia di censura mediatica (segnalatami da Marco Allaria Olivieri attraverso il link ad Andrea Tarquini su Repubblica), è il governo ungherese di Viktor Orban. Utilizzando come una vera e propria scure l'agenzia ungherese di regolamentazione dei media, la Nemzeti Média- és Hírközlési Hatóság, Orban ha fatto togliere la frequenza utilizzata a Budapest dalla popolarissima emittente privata Klubradio, che dava voce nei suoi dibattiti alle forze di opposizione. Una decisione presa con la risibile scusa dello scarso fervore nazionalistico della stazione radio, colpevole di non aver trasmesso un volume sufficiente di contenuti originali magiari (e quei pochi, aggiungo io, evidentemente "sbagliati"). Questo insopportabile atto di censura, che sta già suscitando scandalo dentro e fuori l'Ungheria, non è affatto casuale: giunge infatti nelle stesse ore in cui la Corte Costituzionale ungherese ha sollevato numerose eccezioni di costituzionalità nella famigerata Legge dei Media del 2010, un obbrobrio giuridico che toglie ogni forma di garanzia agli ungheresi che cercano di produrre giornalismo indipendente. L'OSCE aveva già lanciato l'allarme lo scorso anno e Radiopassioni lo aveva puntualmente segnalato in un post che univa le vicende ungheresi a quelle bielorusse. Ieri la stessa rappresentante OSCE per la libertà dei media, Dunja Mijatovic, ha emesso un indignato comunicato sulla chiusura di Radioklub, congratulandosi con la Corte Costituzionale ungherese per la sua sentenza.
In base a regole assurde - credo di capire dalla traduzione Google dell'articolo pubblicato dal giornale Népszabadság - la NMHH ha tolto le frequenze a Klubradio riassegnandole a società che avevano presentato una domanda di licenza ma sembrano praticamente sconosciute, entrambe fondate quest'anno con strani giri di proprietà : Prodo Voice Studio e una certa Autórádió Műsorszolgáltató, un marchio registrato a febbraio dal gruppo polacco Tunnel Media e ora in mano a investitori ungheresi. Alle due nuove entità sono state assegnate due frequenze nella capitale ungherese prima occupate da Klub e Juventus Radio. Mentre quest'ultima dovrà spostarsi su una frequenza diversa (e sfavorevole), Klubradio rischia di rimanere a bocca asciutta perché sono in dubbio le sue chance di successo nella riassegnazione della frequenza di 92.9, in seguito al ritiro dell'originario pretendente. La stazione ha già fatto sapere che continuerà a trasmettere su Internet nell'interesse di quasi mezzo milione di ascoltatori, ma è chiaro che una nazione UE come l'Ungheria non può ammettere il verificarsi di fatti del genere.
Oggi pomeriggio, giovedì 22 dicembre, alle 16 accanto al Museo Nazionale in Pollack Mihaly è prevista una manifestazione di solidarietà e su Facebook è stata aperta la pagina Mentsük meg a Klubrádiót (Salviamo Klubradio). I sostenitori di questa vittima della censura sottolineano che da qui partirono i moti indipendentisti di due secoli fa.
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